Archivio | gennaio 2015

Più grande dell’amore

collezione armi

Non illudetevi, niente di buono, parlo del rancore.

Ricordo una volta che litigavo con Attila e mia figlia, era piccola all’epoca, era spaventata. Io guardavo questa creaturella piangere spaventata e tremare, e continuavo a urlare e litigare, mentre mi dicevo: possibile che la rabbia nei confronti di quest’uomo sia più forte dell’amore per mia figlia?

Quando apparve un uomo nella mia vita, del quale sicuramente mi sarei innamorata (quello che era nell’aria era così forte!) ho subito realizzato che, in caso di sua incompatibilità col mio amico del cuore, avrei rinunciato all’amore, senza pensarci due volte, e mi sarei tenuta l’amico.

In questo caso, era l’amicizia ad essere più grande dell’amore.

Ora un nuovo caso: odio e disprezzo la sua compagna, mi fa proprio venire l’orticaria e, anche in questo caso, è il disprezzo a essere più grande dell’amore, dell’amicizia, di tutto, perché sarei disposta anche a perderlo, se questo fosse il prezzo da pagare per continuare a schifarla con tutte le mie forze, con tutto il mio cuore, con tutte la mia anima, e pure con tutta la mia collezione di armi bianche e armi da fuoco, qualora le avessi. E perdere il mio amico alimenterebbe ancora di più il disprezzo che provo, e che so benissimo neanche vale la pena di provare, tanto ne è indegno l’oggetto.

 PS: non sono particolarmente buonista, vero? Manco ci provo!

Tristezza

mano roccia fatica

Sono infinitamente stanca, ma questa non è la prima volta che ve lo dico.

Mia figlia ieri piangeva accoratamente, colpevolizzandomi del fatto che a casa non ci sto mai. Oltretutto, dice lei, neanche ho la mamma in carriera, che pensa solo al lavoro e però abitiamo in una megavilla con tutti i comfort. E non ho la mamma con l’impieguccio modesto che però a un certo punto fa cadere la penna e torna a casa, a preparare il ciambellone per merenda e tutto il resto.

Ok, ma hai 21 anni. Insomma, dovresti avere un tuo giro di amicizie, la tua vita sociale non può venire da mammà.

Il papà non ce l’abbiamo, questo oramai è appurato. Hai questo fratellone maggiore che ogni tanto, quando ha bisogno di ammazzare il tempo, capita, ma sostanzialmente non è di nessun supporto.

Tutti gli altri familiari sono lontani, quando non direttamente all’estero e allora? Questa è la vita che abbiamo, questa dobbiamo vivere.

Ho comprato qualche anno fa una poltrona, sono riuscita a sedermici, per la prima volta, due anni dopo (tanto per rendere l’idea della vita che faccio).

Mi sveglio alle cinque, prima di uscire generalmente o rigoverno la cucina, o preparo un bucato, o lo stendo, o due o tre delle cose prima elencate, butto due o tre sacchi di rifiuti (differenziata) e alle 7 e un quarto già sto per la strada verso il lavoro. Lavoro in multitasking, esco stremata all’ultimo momento col fiato sul collo, e verso le 19:30, 20:00 sto a casa, distrutta (ma anche più tardi se devo fare un po’ di spesa).

Ecco, in quel momento avrei bisogno di una sedia su cui sedermi, magari pure di trovare un boccone pronto, invece di trovare una figlia ingrugnata che mi colpevolizza per la troppa assenza, e per la troppo poca dedizione al mio rientro, causa sfiancamanto.

Io capisco che il calore umano è importante, però vorrei pure che lei capisse che se lei può fare la principessa è grazie a questa madre che si spacca la schiena e che, se invece di trovarmi il caos mi trovassi una situazione appena un po’ più umana, magari avrei pure la voglia e la gioia di ascoltare la sua giornata, preparare qualcosa, vedere un filmetto insieme, cosa che peraltro tento di fare, ma inevitabilmente dopo cinque, dieci minuti al massimo crollo in un sonno profondo.

E’ allora che incomincia a colpevolizzarmi anche perché dormo, e mi sveglia, e mi sveglia, e mi sveglia… provocando in me quella voglia di farla finita, che così almeno non mi possono svegliare più.

Stanca

Giorno della Memoria e la Shoà, quale il messaggio agli studenti

Ho risposto a un post di Marisa, sull’opportunità di parlare di Shoà a scuola, con queste parole, che condivido con voi:

La mia impressione è che il Giorno della Memoria venga gestito davvero male e che, non essendone gradita la formulazione di legge a certe fasce della popolazione, ne venga stravolto il senso.

Ti posso assicurare che partecipano alla giornata della Memoria anche frange antisemite, che salgono sul palco a dire che quello da commemorare è l’olocausto del popolo palestinese (sfugge alla gente comune che tale olocausto semplicemente non esiste), e comunque c’è una gara a dire “il mio genocidio è più importante del tuo”.

Io sono stata a un evento organizzato da una scuola per dar luogo alla commemorazione di questa giornata, e ho sentito fare un elenco di stragi e genocidi, senza peraltro ulteriori approfondimenti. Ho sentito dire “parliamo dell’olocausto ma non è stato l’unico genocidio”, e lì a parlare del Rwanda e di non so che altro, fino all’immancabile “E non dimentichiamoci del genocidio del popolo armeno, di cui nessuno parla”, e di cui continuano, fatta questa premessa, a non parlare, perché io è una vita che sento questa frase, ma nessuno che mi abbia poi illuminato ulteriormente sul come, perché, per mano di chi.

Insomma, la platea di studenti mi ha dato l’idea di dormire, parlottare, giocare con lo smartphone, e di essere totalmente disinteressata all’elencazione paranoica delle stragi nel mondo. Secondo me si perde una buona occasione per mandare messaggi sulle dinamiche attraverso cui si arriva all’orrore, come è possibile arrivare dal pregiudizio alla persecuzione, coltivando il seme della discriminazione. Si perde l’occasione per dire che si può essere diversi, che tante sono le voci che si sono alzate contro l’abominio, anche a rischio della propria vita. Io ritengo che i due messaggi da inviare sono:

1) Non lasciare che il seme della discriminazione venga seminato e germogli: siate critici, siate giusti, siate menti pensanti.

2) Nel caso vi doveste trovare in una situazione del genere, non dalla parte dei perseguitati, ricordate che essere diversi si deve e si può.

Ecco, questo secondo me è il significato della memoria, indicare i comportamenti da tenere per evitare che si ripeta: l’elenco delle stragi, tipo elenco della spesa, non credo che giovino alla causa, e chiaramente non destano l’attenzione degli studenti.

E voi che ne pensate?

So che vi chiedo troppo…

Sette ore e mezzo. Pensate però che per noi è durata di più. Mentre lo guardavo, non potevo non pensare a come oggi vengono considerati gli stranieri in Italia, giudicati per categoria, centinaia e migliaia di persone giudicate non per le proprie azioni, ma magari per la delinquenza di un connazionale.

Non è uno scherzo, la storia è piena di follie collettive che si sono accese cavalcando l’onda del pregiudizio, con esiti fatali.