Di fronte alla strage di Crotone non ho parole. La questione migranti è un problema enorme, e a parte le semplicistiche – e spesso disumane – argomentazioni delle tifoserie, credo nessuno abbia una soluzione su come uscirne.
Io non credo assolutamente che queste persone che fuggono sappiano a cosa vanno incontro imbarcandosi, anche se entrare in 200 in un’imbarcazione malridotta di 20 metri avrebbe dovuto metterli in allarme, persino non conoscendo le previsioni meteo che erano avverse. Il fatto è che quando uno si affida a qualcuno e paga pure una barca di soldi, tende a pensare che questo qualcuno sappia il fatto suo, e magari ne riceve pure rassicurazioni.
Mi ricordo quando, in una casa famiglia, mi occupavo di ragazze tolte dalla strada e mi chiedevo se, alla partenza, sapessero ciò cui andavano incontro e no, spesso e volentieri non lo sapevano.
Qualcuno dice che l’unico modo per evitare queste stragi sarebbe non partire, ma come evitare che partano? Altri dicono che preferiscono affrontare questo rischio piuttosto che rimanere in Paese dove sono privati delle più elementari libertà personale e dove sono calpestati diritti basilari e dignità della persona ma io mi chiedo, di fronte alle immagini del disastro, se è veramente questa la scelta che fanno.
I soccorritori hanno la voce rotta dalle lacrime quando ricordano lo spettacolo che si sono trovati davanti, piccoli corpi inerti prontamente coperti da enormi lenzuoli e genitori disperati che continuano a chiedere dove siano i loro figli.
Ovviamente l’Italia non può ospitare tutta l’Africa (e l’Asia), forse neanche tutta l’Europa potrebbe, aiutarli a casa loro che significa? Questo può andare bene per chi fugge dalla povertà, forse persino dalla carestia, ma certo non per chi fugge da guerre e dittature, che cosa potrebbe fare mai il mondo per eliminare le une e le altre, ammesso che ce ne sia la volontà?
Rimango senza risposte, solo con tanto dolore e un’insostenibile sensazione di impotenza.