Archivio | febbraio 2014

Grande Costanza, grandissima B.Bianchi!

Genitore Mamma

Oggi Costanza Miriano ha pubblicato su fb quest’immagine con questo commento:

Voglio diventare amica di questa genitore 1 che ha così coraggiosamente firmato il documento scolastico del prodotto del suo concepimento.

Bellissima l’ironia sul modo “politically correct” di chiamare un figlio “prodotto del concepimento”: ma che vadano a c….

Evviva la mamma “conservatrice”, e vai col sostegno a chi del politically correct ha piene le tasche!

PS: Post scritto in trenta secondi mentre stavo uscendo, mi riservo di tornarci su per aggiornamenti successivi  😉

Che rissa ragazzi!

La paura bussò alla porta il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno

Ieri stavo per perdere l’autobus (more solito), ma quel che è peggio stavo per perdermi quello che è successo a bordo dello stesso.

Dunque, riesco a prenderlo al volo, correndo a piedi fino alla fermata successiva a quella in cui l’avevo perso (evviva la mia agilità! 🙂 ), e quando entro c’era un tipo che cantava a squarciagola: diciamocelo, non si presentava esattamente come persona “normale”, o “in condizioni normali” che dir si voglia.

Io sto al telefono, il tizio imperversa.  Si alza, si sbraca su due sedili, ha in mano una bottiglia credo di limoncello, continua a bere e si rivolge a me dicendo: “Sì, sono ubriaco, e allora? Non me ne frega un cazzo!”, e continua a bere e a cantare. Chiaro che sono tutti impauriti, io mi chiedo perché devo fare questo viaggio con questa tensione, in realtà sarebbe proibito entrare in quelle condizioni sull’autobus e molestare il prossimo, ma chi interviene? Mi è capitato altre volte di chiedere denunciare all’autista comportamenti non consoni (tipo quando un altro ubriaco mi tampinava dicendo “Io voglio mettere mio c@@@@ in tua f@@@”), e mi è sempre stato risposto “E io che posso fa’?” ma ieri…

Entra a un certo punto un anziano signore con un’altra signora, e l’ubriaco si rivolge a lui farfugliando qualcosa. Il signore anziano lo guarda dritto negli occhi e gli intima “Alzati da lì, vattene!”.  “Oddio,” penso io, “ora questo gli spacca la bottiglia in testa!”. E invece no (e qui torniamo all’adagio dell’incipit), quello piglia e si alza.

Peccato che il signore non si sieda e vada avanti. L’ubriaco lo segue, e stavolta è lui che intima “Siediti, tu e tua moglie”, quello si scansa e l’ubriaco insiste “Vatti a sedere, tu e tua moglie!”. L’anziano ci prova a ignorarlo, ma l’ubriaco non vuol saperne di desistere, allora l’anziano gli prende la faccia con una mano, lo guarda dritto negli occhi e gli dice “Smettila!”.

Lui non la smette e a un certo punto non so cosa succede, interviene un’altra persona, e un’altra ancora: “Scendi da qui!” gli viene detto, uno dichiara di essere della polizia, l’ubriaco oscilla la bottiglia, non si capisce bene se la sta brandendo tipo arma o che. Quello che ha detto di essere della polizia insiste che scenda, che lui quella bottiglia gliela frulla. L’ubriaco si oppone, l’uomo gli prende la bottiglia e la butta fuori dall’autobus. Viene invitato (invitato per modo di dire, gli viene detto a brutto muso) nuovamente a scendere, ma quello si oppone, e allora lo prendono mi pare in tre e lo portano giù. Quello si dimena, scalcia, la scena ormai è fuori dall’autobus e concitata, vengono chiamate le forze dell’ordine che, devo dire, accorrono prontamente, lo ammanettano e lo portano via. Quando lo tirano in piedi ha il sangue che gli esce da un lato della fronte ma la mia impressione, che ho visto la scena dall’esterno e mi pare che le persone che lo tenevano si limitassero a bloccarlo, è che la testa l’abbia sbattuta da solo, non so se nel divincolarsi per liberarsi o volutamente per accusare di essere stato percosso.

Insomma, cose che capitano tornando a casa dopo una giornata di lavoro…  😯

Questione etica

giusto-o-sbagliato-dilemma-etico

Tante volte fanno dei giochetti con delle domande volte a misurare l’eticità dell’interlocutore tipo: “Trovi un portafogli con 10.000 euro dentro, lo tieni o lo restituisci?”.

Oggi però voglio porvi un altro quesito. Mettiamo due padri di famiglia, A e B, amici per la pelle ed entrambi con famiglia, disoccupati e in difficoltà economica.

Mettiamo che entrambi concorrano a un posto di lavoro, e che B vinca il concorso.

Mettiamo che A si renda conto che c’è un errore nella correzione del suo elaborato e possa impugnare il ricorso, il che comporterebbe la sua regolare assunzione ma la perdita del posto di lavoro da parte dell’amico del cuore, come lui con famiglia e in difficoltà.

Le mie domande sono:

1) cosa fareste se foste A.

2) cosa fareste se foste B.

Anzi, mettiamaola così:

1a) cosa fareste se foste A nel caso non aveste in nessun caso l’opportunità di un altro lavoro.

1b) cosa fareste se foste A nel caso potesse esserci l’opportunità di un altro lavoro.

2a) cosa fareste se foste B e perdeste il lavoro a causa del ricorso di A.

2b) cosa fareste se foste B e foste voi ad accorgervi dell’errore, e quindi di avere usurpato il posto ad A che invece non si è accorto di nulla.

Ma quale motivazione?

Ogni giorno è più difficile andare al lavoro. L’atmosfera da me è avvelenata e, a mio parere, tanti certificati che arrivano, tante defezioni, sono di gente che la mattina si alza e capisce che proprio non ce la fa, non ce la farà ad aggiungere alla propria vita un’altra giornata così.

Ricordate la persona con cui discussi? Mi sono sempre rifiutata un “chiarimento”, un “accomodamento”, che forse secondo qualcuno sarebbe opportuno, ma uno arriva pure a un certo punto della propria vita a capire che il proprio tempo è prezioso, e non lo vuole sprecare con chi non lo merita.

La mia soglia di sopportazione è generalmente alta, io sono quella che capisce i momenti, le situazioni, si mette nei panni degli altri, contestualizza… io sono quella che non se ne va mai (ma mai dire mai!), che non si sognerebbe mai un bel giorno di sparire dalla vita di chicchessia così, senza rispondere neanche più al telefono, taglio netto, senza una parola e senza un perché. Lo fanno, lo fanno, in tanti, in troppi, ma io no, io questo non lo faccio.

Tutto però ha un limite. Qui non si tratta di quello che una persona ha fatto, ma di quello che è: una volta che io ho un’opinione di una persona, precisa, circostanziata, inossidabile, e questa opinione non è certo esaltante, di che cosa dobbiamo parlare? Che cosa dobbiamo chiarire, quello che da vent’anni vedo coi miei occhi e sento con le mie orecchie? Grazie, non ne ho bisogno.

E poi, la persona in questione è stata giustamente definita “Il dottor Jekill e Mr. Hide”: io posso pure chiarirmi con Jekill, che tra le altre cose è una persona amabile, ma poi all’improvviso esce Hide, e ti massacra: non è possibile tenere lontano mr Hide, sono inscindibili, come si suol dire “un pacchetto”, prendere o lasciare. E io ho lasciato.

Mi alzo ogni mattina, chiedendomi come cambiare vita (in meglio, s’intende), e come un automa mi alzo, mi vesto, esco, e vado. D’altra parte, i soldi a casa li devo pur portare.