Grande Willyco!

silenzio angelo

E’ un tema che ricorre qui frequentissimamente, troppo direi, tant’è vero che mi ero ripromessa, almeno per un po’, di non parlarne più.

Me l’ero ripromessa per non ripetermi, perché è pure inutile se non controproducente e, a dirla tutta, anche un tantino noioso.

Me l’ero ripromessa perché, leggendo nei vari blog delle medesime esperienze e quindi, realizzando che non si trattava di un problema mio ma del fatto che “il mondo va così”, mi ero pure un po’ rasserenata.

Ancora di più mi ha consolato Enrico (lo adoro quell’uomo!) quando mi ha fatto presente che, col numero di persone che frequento io, il numero di “incidenti” in assoluto può sembrare rilevante ma, in percentuale, è persino più basso della media.

Insomma, parlavo dei rapporti finiti, io personalmente soprattutto della amicizie finite, nel silenzio, senza un perché dichiarato. Ho sempre sostenuto (se ne discusse tempo fa anche da Pattibum, ma adesso così su due piedi non saprei rintracciare il post) che un rapporto profondo, spesso di lunga o lunghissima durata,  non si può chiudere e basta, senza una parola, non può finire nel silenzio, un giorno, all’improvviso, addirittura pretendendo che l’altro, insomma, non rompa l’anima chiedendo spiegazioni (che cos’è, coda di paglia? E’ la vostra cattiva coscienza che vi fa parlare?).

Mi ha un po’ ritentato a riparlarne una blogamica, fbamica e, grazie alla sua costanza, da qualche tempo amica anche nella vita reale, che ha scritto che vorrebbe tanto dire grazie a tutti quelli che se ne sono andati, si chiama selezione naturale, sono restati i migliori, e queste defezioni le hanno permesso di non perdere tempo con chi non lo merita.

Ora arriva – e  questo punto non resisto – il grande post di Wyllico: intervengo, e la sua risposta mi fa l’effetto degli spinaci di Braccio di Ferro, mi ridà grinta ed energia. Questa la sua risposta:

@ Diemme: credo che in tutti i rapporti ci sia lo stile della fine. A partire da quelli amorosi per finire in quelli più banali dell’incontro casuale. Le relazioni meno importanti si lasciano semplicemente sfumare, le altre hanno bisogno, nella mia grammatica, di chiarezza. Che può essere anche racchiusa in due parole: e’ finita. Restare e’ il mio modo per testimoniare a se stessi ciò che si è, non aver timori inutili.

Lo dissi una volta a quello che chiamavo “Il grande B.”: nessuno è obbligato a frequentare nessuno, ma dopo una frequentazione e un affetto profondi, assidui, speciali, uno ha il dovere di comunicarlo, il coraggio di guardare l’altro negli occhi e dirgli “E’ finita, non me la sento più, non mi va più”, con o senza aggiunta di motivo.

Sarebbe meglio “con”, e sapete perché? Perché comunicando all’altro dove ha sbagliato, qual è stato il suo comportamento/atteggiamento ritenuto insopportabile, imperdonabile, lo si aiuta a crescere, a meditare su se stesso, eventualmente a scegliere di cambiare, evitando in futuro di ritrovarsi nella stessa situazione. Se invece ce ne andiamo senza pagare questo tributo dovuto, noi, quell’amicizia, quell’affetto, il tempo di quella persona, l’abbiamo rubato.

44 thoughts on “Grande Willyco!

  1. Concordo con te, carissima @Diemme, un minimo di buona educazione dev’essere sempre usato!
    Anche se ho idea che rapporti che si esauriscono con questi gusti avessero già in precedenza esaurito, almeno per quanto riguarda chi tronca tutto, un po’ prima della loro effettiva conclusione.
    Quindi, il non essere schietti, probabilmente risale a tempo prima, del momento finale.
    Forse c’è stata, anche da parte della persona che rimane con la bocca amarissima, l’incapacità di percepire segni premonitori, che non possono non esserci stati!
    Per quanto mi riguarda, anch’io ho subito una rottura di quel tipo, e mi sto ancora ponendo domande e perché, ma sempre meno, finché riuscirò a voltare la pagina definitivamente, ma sempre col dubbio di cosa sarà stato sbagliato ed un po’ con una minor voglia di intrattenere legami troppo forti!
    Un abbraccio a te, amica mia!

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    • @Sergio: secondo me alcune persone sono molto brave a nascondere i segni premonitori, dicendosi tra sé e sé “lo capirà”, mentre l’altro non lo potrà capire mai se non suona dissonante con la sua di mentalità!

      Io di rottura di questo tipo ne ho subite un po’ più di una ma, ha ragione Enrico, in fondo in proporzione sono picciola cosa… 😉

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  2. A volte applico la selezione naturale quando mi rendo conto di aver impegnato il mio tempo e il mio cuore per qualcuno che mi considera solo una tacca in più nella sua collezione di pseudo-amicizie. Prima ci soffrivo, o per meglio dire, ne rimanevo stupita, mi sembrava assurdo. Poi ho imparato a tener chiuse le porte, ad aprirle solo quando il mio istinto percepisce un flusso di energie che non sia solo quello di avere un numero in più sulla lista dei contatti.
    Da quello che leggo tra le righe non puoi rimproverarti nulla, hai fatto quello che potevi, smetti di farti domande e lascia andare. Lasciali andare. Concentrati su quelli che ami.

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    • @rossodipersia: può darsi, io rimasi quasi scioccata da una persona che mi disse “Sei l’unica che mi chiama solo per sentire come sto”. Può darsi che il mondo sia opportunista, ma io questa ipotesi non voglio neanche prenderla in considerazione. Il fatto è che spesso, le perdite, sono dovute a chiacchiere senza nessun fondamento, oppure ad azioni male interpretate, ad autosobillamento che magari trova terreno fertile in un nostro momento difficile, insomma a cose che non si sanno gestire, o che capitano in un momento in cui non si hanno la forza e la serenità necessarie per gestirle.

      Ecco, quando tu ti lasci con una persona in ottimi rapporti, e nel frattempo non interviene – ufficialmente – nessun fatto nuovo, come puoi farti una ragione che le cose siano cambiate? Il fatto è che la gente è anche invidiosa delle amicizie, e una parola velenosa non manca mai di mettercela, o forse è solo sciocca.

      Tempo fa mi riferirono delle cattiverie che sarebbero state dette sul mio conto da una persona che stimavo e a cui volevo un gran bene. Fosse stato per me, avrei chiarito, ma non potevo senza mettere in mezzo la persona che aveva riferito “per amicizia e in gran confidenza”. Beh, sai cosa feci? Decisi che non avevo sentito. Se non potevo chiarire, non era giusto condannare.

      Questa persona, questa che avrebbe “chiacchierato”, è a tutt’oggi una carissima amica, e non manca di manifestare mai la sua amicizia, il suo affetto, e anche la sua schiettezza, cantandomele chiaro e tondo quando vede qualcosa che non le piace.

      A un certo punto la curiosità si era fatta forte, e così chiesi alla persona che mi aveva riferito la chiacchiera che cosa avesse detto di preciso. Sapete quale fu la risposta? “Mah niente, veramente era stata un’altra a chiacchierare, e lei semplicemente si era messa a ridere senza replicare”.

      Ecco.

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    • Ecco vedi, se avessi chiarito subito non saresti stata in dubbio e male per tutto il tempo. Io sono dell’idea che chiunque debba assumersi la responsabilità delle chiacchiere che racconta e del veleno che sparge anche in buona fede. Se ti racconto una chiacchiera fatta su di te, mi aspetto anche di aver acceso una miccia che devo aiutarti a spegnere/chiarire.
      Io ho un gruppo di carissime amiche, stiamo insieme da circa 35anni. Ci amiamo, ci odiamo, a volte ci evitiamo per brevi periodi ma mai, e dico mai, è mancata la chiarezza e il dirsi tutto in faccia. Anche quello che fa male. Loro sono la mia forza e non sarò mai grata abbastanza alla vita per avermele donate.

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    • @rossodipersia: tu hai ragione, ma se una persona ti fa una “confidenza” raccomandandosi di non riferire, tu a questa cosa sei legata. A questo punto le scelte sono “tradire” la confidenza, affrontare l’altro e chiarire, oppure prenderla per buona senza contraddittorio, oppure ignorarla. Io ho scelto la terza via, e ritengo di aver salvato capra e cavoli. Sono stata in dubbio e male per tutto il tempo? Direi di no, avovo deciso di fidarmi. Avevo deciso che, fidandomi di lei, doveva trattarsi di malinteso o di cose di minima importanza.

      Ho avuto ragione.

      Amiche di vecchia data, come quelle di cui parli tu, anch’io ne ho, con le stesse modalità (che forse sono le uniche per restare amici per tanto tempo, “patti chiari amicizia lunga”). Anch’io sono grata alla vita per avermele date ma, tutto sommato, le sono grata anche per tutti gli altri.

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  3. Dopo un abbandono puoi sopportare le parole più crudeli, ma niente ti uccide più del silenzio. Perché il silenzio ti dice che è finita con uno sparo nel buio che stenti a riconoscere, e t’illudi continuamente che quel colpo non sia indirizzato a te. Solo con il tempo comincerai a perdere sangue, piano piano, ma in cuor tuo avrai sempre la sensazione che avresti potuto tentare qualcosa.
    Luca Bianchini, “Se domani farà bel tempo”

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    • @luporenna: “puoi sopportare le parole più crudeli, ma niente ti uccide più del silenzio”. Ecco, è proprio così. C’è gente poi che lo fa proprio apposta per ferirti, e usa il silenzio come un fioretto per infilzarti ben bene.

      Bravo Luca Bianchini, vorrei solo aggiungere che prima, è vero, avrai e per lungo tempo la sensazione che avresti potuto fare qualcosa, poi realizzerai che l’altro è una merdina, punto.

      Grazie del tuo contributo, apprezzatissimo! 🙂

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  4. Mia nonna amava dire “meglio rossi subito che smorti dopo”…l’arte di comunicare non solo dicendo “è finita” ma aggiungendo i motivi è un compito davvero delicato e complicato!

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    • @Fabio: rossi nel senso di rabbia, lite, passione, o proprio di sangue – metaforico – che scorre? In effetti, io litigo molto, ma non abbandono mai nessuno. Le canto, e “cantarle” è comunicazione, è tentativo di chiarire, è una mano tesa.

      Le parole, anche le più arrabbiate, sono dialogo, e quindi ponte. Il silenzio è un muro, alto, invalicabile.

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    • Più che altro rossi di vergogna. Almeno questo era il rosso di mia nonna che, come puoi capire dal detto, peli sulla lingua ne aveva ben pochi… 🙂
      Io, invece, sono stato cresciuto con la “logica” del silenzio e del “quieto vivere”… a lungo andare mi sono reso conto che, tutto sommato, togliersi qualche sassolino dalla scarpa, può dare le sue soddisfazioni anche se uno, magari, può avere remore in proposito. Fai quindi bene ad esprimere ciò che pensi, anche se le parole sono dure. Chi ti ama, ti accetta per ciò che sei realmente!

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  5. Io sono divisa. Nelle relazioni amorose, ho sempre lasciato con spiegazione accurata. Nelle amicizie, ho lasciato in silenzio. La questione è che le cosiddette “amicizie”, nel momento stesso in cui non si rivelano tali, persone che hanno tradito la mia fiducia a volte nel peggiore dei modi (leggasi ad esempio il “cercare di fottermi il moroso”, tanto per dirne una), ecco ritengo che queste persone non meritino neppure una parolina. Anzi, godo nell’averle lasciate senza un perchè, senza una parola, e sono sinceramente convinta che sappiano benissimo il motivo, anche senza spiegarglielo nei dettagli. E se non lo sanno o non lo hanno capito da sole, mi importa ben poco… l’importante è che mi girino molto ma molto lontano!

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    • @Bia: mi verrebbe da dirti hai ragione, ma poi ricordo come il malinteso sia sempre in agguato, e come tante azioni possano essere male interpretate.

      C’era una tizia, amica di una mia amica, che stava con un emerito mascalzone. Detto mascalzone, ogni volta che lei temeva di essere rimasta incinta, scompariva nel nulla (a volte mandando messaggi dalla legione straniera che dicevano “abortisci, abortisci!”).

      Una volta “risolto” il problema, o con l’aborto – cui io sono ferocemente contraria – o perché trattavasi di falso allarme, lui ritornava e lei – mai capirò le donne! – tutta felice se lo riprendeva. Io sapevo di tutto questo dai racconti della mia amica, ma non conoscevo i due soggetti. Una volta, alla mensa universitaria con la mia amica, li incontriamo. Io, una volta realizzato chi fossero, mi misi a guardare lui del tutto disgustata, chiedendomi cosa lei ci trovasse. Era un essere orribile, brutto d’aspetto, volgare negli argomenti e nei modi, e se poi pensavo ai precedenti… blah!

      Beh, lo sai che la mia amica e la tizia litigarono furiosamente a causa mia, per come io avevo guardato “intrigantemente e voluttuosamente” quell’uomo, insomma, per come ci avevo provato? Non ti dico cosa mi disse la mia amica, e come io caddi dalle nuvole, perché l’ultima cosa di cui mi si sarebbe potuto accusare è di provare interesse per l’individuo! E comunque, a parte l’episodio in oggetto, chiarisco che per me gli uomini delle altre sono intoccabili, non mi sono mai avvicinata a nessuno che fosse men che libero.

      Ecco, io, a parte quelle che ho subito, ne ho sentite raccontare tante, non solo da chi l’abbandono l’aveva subito, ma anche da chi l’aveva operato e no, continuo a pensarla nello stesso modo, un processo senza capi d’accusa, anzi, una condanna senza processo, è una violenza che nessuno dovrebbe mai subire: il “deve capirlo da solo/a”, perdonami la schiettezza, ma mi sa tanto di alibi per non guardare in faccia la realtà.

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    • Non fraintendermi, io sono daccordissimo con te!
      L’abbandono senza spiegazione è quanto di più vigliacco ci possa essere.
      Nel mio caso, riferisco all’*amica* che mentre ero in vacanza con i miei genitori, si è presentata alle 11 di sera a casa del mio moroso per “farsi consolare perchè il suo tizio l’aveva lasciata”. Ecco, a lei ho detto una volta di smetterla con questi atteggiamenti. Poi due. Alla terza piazzata che ha fatto, ho smesso di risponderle al telefono.
      Ecco, io sono sparita, chiuso i ponti, fine. Senza aggiungere altro, ma solo perchè mi pare evidente dal fatto che avevo già parlato con lei non una volta sola… se non ha capito in quelle occasioni, non capirà mai più ed è inutile aggiungere altro ti pare? 🙂

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    • @Bia: d’accordo con te, però, se permetti, in questi casi dipende anche dall’atteggiamento del moroso, ferme restando le responsabilità dell’infame amica. Il marito di una mia amica è stato assediato da una tizia, e lui cercava di tutto per liberarsene, non le dava il minimo spago, e la mia amica dormiva tra quattro guanciali, infischiandosene delle maldestre avances della signora nei confronti di suo marito. In un altro caso, l’ “amica” aveva addirittura detto al marito della sua “fraterna amica”, il quale le aveva fatto presente che lui amava sua moglie, “Ma io mica voglio che a lasci, solo qualche scopata e via!”. Che poi, non era neanche una cattiva amica, solo che per lei andare a letto con uno era come prendersi un cappuccino al bar, lei e suo marito erano una coppia aperta, e la pensavano nella stessa maniera… 😯

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    • aaahhh ma il moroso in questione non le dava corda, ma neppure le rispondeva in malomodo, per non creare disagio tra me e la mia amica (!!)
      Che fra parentesi, il moroso in questione è poi colui che ho sposato e dal quale sono stata malamente mollata…. avrei dovuto capirlo già da allora, che ne dici??? 😉

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    • @Bia: beh, dico di sì… non voleva creare disagio tra te e la tua amica? Penso che ne abbia creato di più non rimettendola subito al suo posto (ma, probabilmente, non ne aveva la minima intenzione… ).

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  6. purtroppo penso invece che non ci sia una regola aurea per finire una relazione, qualunque essa sia. L’unica speranza è che per entrambi ci sia la volontà di finirla nello stesso modo, parlandone apertamente o con un tacito addio…..i problemi invece nascono quando le modalità e soprattutto le aspettative sono differenti…..

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    • @ilgattosyl. A volte la stanchezza si respira. Può essere vero che a un certo punto sia chiaro che le cose non vanno e forse, dico forse, dirselo diventa superfluo, ma io mi riferisco soprattutto ai fulmini a ciel sereno. Ti faccio un esempio. Ho aiutato molto una persona in difficoltà, nel modo in cui potevo farlo, cercandola, essendole vicina, impiegando il mio tempo – e anche qualche euro – per farle da ponte tra lei e il mondo da cui – in quel momento e per cause contingenti – era esclusa.

      L’ultimo messaggio da parte sua è stato questo: “Grazie Diemme di tutto…lo dico col cuore…quando questa avventura sarà un ricordo e sarò in grado di spostarmi vengo a Roma e finalmente ti abbraccerò forte forte. Un’estate ospito te e tua figlia e ce ne andiamo al mare… vacanze in […]”.

      Non credo ci siano stati contatti da allora, so solo che uscì da quella situazione e io le preparai un comitato d’accoglienza che bellamente snobbò. A una mia e-mail privata rispose con un post pubblico pieno d’insolenze e di veleno, e non ti racconto il resto: ma dico, ti pare una cosa normale? Ma che mai dovrei capire e immaginare? Rimane per buono quello che mi raccontarono di lei, che ti porta in paradiso e poi all’inferno, che t’incensa e ti demonizza, e che nessuno si salva dalla sue proiezioni: insomma…

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  7. Ma di che Enrico parli? Non credo di me perché non ricordo di aver detto ciò che hai anzi scritto… boh?
    Relativamente al resto vorrei aggiungere, estensivamente, che in tutto è il germe della fine e che quindi questo è un criterio universale a cui nulla si sottrae, e men che meno lo fanno le sottili conoscenze immateriali nate attraverso il web.
    Quanto alla comunicazione all’altro del rapporto finito, questo è un in più che può essere, come mia convinzione già nota.. 😉 evitato, ciò per non aggravare ulteriormente il peso di una fine, già di suo spesso dolorosa se pur, almeno in quel momento, inevitabile, con un campionario orribile di parole, spiegazioni, rimpianti, rimorsi, sensi di colpa, accuse, ecc. ecc..
    D’altronde lo spiegarsi non sempre potrebbe indicare all’altro dove ha sbagliato (sempre che ammettesse l’errore e questo gli giovasse)… perché un distacco può anche essere dettato dall’insopportabilità dei propri errori, per aver portato il rapporto su una strada ( ferrata ? 😉 ) sbagliata, che non porta da nessuna parte o porta proprio dove non avremmo voluto andare.
    Peraltro, forse, uno spiraglio, anche quando un rapporto pare finito (o improseguibile) e conseguentemente si interrompe, sarebbe opportuno lasciarlo perché… la vita è strana, le situazioni possono cambiare, noi stessi cambiamo, per cui… una porta socchiusa o chiusa senza mandate, è, anche “egoisticamente”, una soluzione preferibile, non rappresenta la fine assoluta, non è la negazione dell’ancora possibile, al quale invece dobbiamo rimetterci, evitando di coltivare incrollabili certezze.. 😀

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    • @Enrico: sì, parlavo di te, ma contavo sul fatto che non mi avresti letto 😳

      Ma come, dici sempre che non capiti più da queste parti e poi, che mi fai, Jo Falchetto? Sì, lo dicesti, non ricordo le esatte parole ma il senso era questo, e mi hai fatto mettere in prospettiva una questione che per me era importante e spinosa, e te ne ringrazio con tutto il cuore.

      Per il resto non sono d’accordo, o forse lo sono in parte, magari non la spiegazione, ma la comunicazione sì. Il muro del silenzio, da un momento all’altro è, come ho detto io, una violenza, una condanna senza processo e senza appello (e anche senza comunicazione dei capi d’accusa).

      Per il resto invece hai ragione tu, è inutile sfinirsi, si perdono anche quelle poche possibilità che si hanno di riprendere il rapporto, però una cosa voglio dirti: persone che se ne vanno così non sono persone con cui IO sono interessata a riprendere il dialogo e, anche se lo riprendessi, non sarebbe mai la stessa cosa.

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  8. …e, aggiungo, il modo o un modo per lasciare uno spiraglio, è proprio quello di non approfondire, non scavare, con le parole, un solco ancor più grande, ancor più incolmabile.
    Quindi, un rapporto interrotto con “leggerezza” è più (eventualmente in un futuro) recuperabile di uno che è stato sottoposto a defatiganti approfondimenti…. e ora esco e ti saluto! Ciao! 😉

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    • @Enrico: hai ragione in parte, l’interruzione “con leggerezza” è una porta lasciata aperta, ma il muro del silenzio senza perché, insisto, è una violenza.

      Anche sugli approfondimenti ritengo tu abbia ragione, approfondire significa stigmatizzare la situazione, etichettarla, cristallizzarla, ma sant’Iddio, c’è anche una via di mezzo tra snervanti e infinite spiegazioni e la sparizione di botto, ingiustificata e improvvisa. Insomma, ieri mi amavi, oggi mi odi, io non so perché e devo stare zitta e buona e non agitarmi? Per lasciare lo spiraglio aperto? Ci vuole una bella faccia tosta poi a ripresentarsi come se nulla fosse successo, contrariamente al caso in cui un minimo di comunicazione, nel rispetto dell’altro, sia stata fatta.

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    • @ilgattosyl: quello che mi hanno detto persone a lei vicine, più che cafona è completamente pazza – geniale, ma pazza, e che è una sua costante prendere a calci in bocca e accusare di tutti i crimini del mondo le persone che più le sono vicine e più le vogliono bene. Vedendomi molto vicina a lei, alcuni suoi amici che avevano ricevuto questo trattamento di favore si sono sentiti di venirmi a dare la loro versione dei fatti, e dirmi che non erano i mostri che lei descriveva. Beh, io decisamente non lo sono…

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  9. Nel mondo virtuale ci si scorda spesso che questo è un mondo fatto di persone, persone reali che passano del tempo dietro ad uno schermo di plastica, persone che schiacciano tasti per comporre parole, pensieri, anima. Un click, basta un click per sparire.E di questo alcuni se ne fanno forti. Aggiungiamo la superficialità di altri, la diversità di intenti, la facilità di incomprensioni…insomma, un bel calderone di umanità celata e confusa. E in mezzo c’è chi ci crede, chi si affeziona, chi è coerente, chi è leale, anche brutalmente, ma leale.
    Quindi? Quindi le delusioni sono da mettere in conto: possono avere breve durata o stare conficcate in noi in eterno.In entrambi i casi fanno male. In entrambi i casi si andrà avanti. Con passo diverso, magari, ma avanti.
    Il silenzio è una delle scelte del the end che qualifica chi lo sceglie.

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    • @ili6: è così, ma io non parlavo solo di questo mondo virtuale, parlavo della gente in genere che, non a caso, è esattemente la stessa, con senza computer, davanti o dietro di esso.

      Hai ragione, il silenzio, ma in genere il modo in cui uno va via, in cui uno mette fine a uno storia, è quello che più lo qualifica.

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  10. bella, bella risposta quella di willyco@ mi ci ritrovo tutta….
    sono per la chiarezza, per le cose dette, anche se fanno male, almeno si capiscono i perché!!!!!

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    • @Sabby: sì, Willyco ha espresso esattamente quello che penso anch’io, e con cui concordo a 360° (non di calore). Andarsene senza spiegazione è vile, ma oltretutto a volte significa pure che non ci rendiamo conto di quanto siamo importanti per l’altro (se ce ne rendessimo conto, sarebbe invece crudele).

      Comunque io vedo che le persone che se ne vanno via così di rapporti ne chiudono tanti, e qualche problemuccio di relazioni umane ce l’hanno!

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    • non solo qualche problemuccio…di più…
      questo si riflette anche in questo mondo apparentemente virtuale, le persone spariscono o per un nulla rompono il legame…le stesse dinamiche della vita di tutti i giorni!

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    • @Sabby: ci sono persone, tantissime, tra cui anche la Lobot, il cui modo di rapportarsi è “Mi offendo e me ne vado”, e passano la vita a offendersi e andarsene, chiudendo un rapporto dietro l’altro: contenti loro… e sfortunati coloro a cui capita di legarsi a queste persone, e di voler loro sinceramente bene.

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    • @Enrico: quando hai ragione hai ragione. Scopro ora, sempre googolando, che “defaticare” con la “c” significa togliere la fatica, ma con la “g” invece significa causarla! A me piace un sacco scoprire queste cose, anche oggi non sono vissuta invano 😉

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  11. Vedi, da qualche anno a questa parte credo così poco all’amicizia che se una persona per la quale provo dell’affetto e dell’amicizia non si fa più sentire né vedere non mi meraviglio più di tanto! Non so nemmeno se ho degli amici veri, infatti mi sono un po’ rinchiusa in me stessa e uso la parola amicizia con molta moderazione.
    Qualche anno fa, nel mio ambiente di lavoro, ero molto amica di una mia collega, molto più giovane di me, lei mi raccontava tutto della sua vita ed io facevo altrettanto, ogni tanto si discuteva, come è normale, ma restavamo sempre amiche e così andò avanti anni. Poi un giorno, per un motivo che non sto a spiegare perché troppo lungo, io la ripresi, forse un po’ troppo pesantemente, lo ammetto, ma lei aveva proprio superato i limiti e qualcuno doveva diglielo, lo feci io, anche se tutti la pensavano come me, ma nessuno glielo avrebbe mai detto, io invece lo feci proprio per amicizia, per metterla in guardia; lei la prese così male che da quel giorno, tranne un ciao quando ci si incontrava, non scambiammo mai più nemmeno una parola a meno che non dovessimo parlare di lavoro.
    Ci sono rimasta molto male per questo fatto, anche perché lei continuava a dire che ero una delle sue migliori amiche.
    Io quando devo dire qualcosa che mi sta sul gozzo devo dirlo e chiarire la cosa, pensavo di poterlo fare anche con lei ed invece ….
    Quella comunque non fu l’unica volta, dai cosiddetti amici me la sono presa nel culo più di una volta (chiedo scusa per la volgarità, ma rende troppo bene l’idea) ecco perché la parola amicizia la uso con molta moderazione. Al posto di amico o amica preferisco usare la parola conoscente, anche se ogni tanto la uso ancora …… Le abitudini, in fondo, sono dure a morire 😊
    Ciao un abbraccio
    Marta
    P.S. Dimenticavo di dirti che ho postato il premio che mi hai dato, se vuoi passare a leggere ne sarò felice 😘

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    • @dupont651: guarda, è vero che la fortuna aiuta gli audaci, io dagli amici ho avuto tanto, però è pure vero che mi sono esposta tanto. Ogni tanto qualcuno si perde per strada, e prima mi spezzava il cuore molto di più: ora sono corazzata, il dispiacere c’è, ma non mi strappo più i capelli per nessuno: vuoi andare, vai.

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  12. Tornando a defatigare, la mia impressione è che anche defaticare (indicato da Treccani come “non com.”, che immagino possa significare non comune) avesse in origine lo stesso significato (con de inteso come rafforzativo e non come privativo) ma che, in tempi recenti, sia invalso l’uso, diciamo più “grossolano” e più facile, letteralmente accessibile (adatto a una tisana, a un prodotto dietetico o un bagno schiuma) che preferisce attribuire a defaticare il significato di lenire, attenuare la fatica. Forse… 😉

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