Archivio | 23 Maggio 2016

E se fai confusione…

Sto leggendo una quadrilogia di Elena Ferrante, “L’amica geniale”.

Quattro volumi che ti avvolgono, ti prendono per mano e ti conducono nel sentiero della vita di due ragazzine, anzi di più, di loro e di tutte le loro amiche e i loro amici, in un crescendo di sogni e di dolori, di forza per reagire e spugne gettate, inaspettati colpi di fortuna, meriti riconosciuti e talenti sprecati, prepotenze subite, rivincite e ritorsioni, illusioni e abbandoni, fino a che ritrovi tutti vecchi e stanchi, senza capire neanche come sia successo.

Non so che effetto potrebbe fare questo racconto a un giovane, ma io non riesco a non vederci la mia vita, che nei fatti specifici è stata magari diversa dalla loro, ma nell’altalena della vita, dei sentimenti e delle alterne fortune, appare invece simile.

Non so come siano passati i miei anni, io non me ne sono accorta, ma non che questo sia un buon segno. Faccio parte di quelli la cui vita è trascorsa in fretta, senza noia, intensa in fatti e situazioni che mi hanno fatto perdere di vista il tempo che passava, e la possibilità di viverlo.

Vivo come strano non essere più giovane, non certo perché mi senta in forze o piena di progetti, ma nel senso che sto ancora aspettando quel treno che mi porterà ad iniziare la vita. Ho stretto i denti per sopravvivere, per superare il momento critico, li ho stretti talmente tanto da essermi fatta davvero male, ma quel momento difficile si è dilatato enormemente, fino a che ha perso senso aspettare quel treno, non c’è più un inizio che devo raggiungere, semmai una fine dignitosa, raschiando il fondo del barile per raccontarmi di non avere vissuto invano.

Tante volte ho pensato a mia madre, che ho conosciuto ovviamente da grande, e ho cercato di capirla immaginandola bambina, che non capiva quello che le accadeva intorno, il rimanere orfana e poi la guerra, e poi ancora ragazza piena di sogni, giovane sposa che ben presto ha dovuto affrontare una realtà difficile. Ho cercato di immedesimarmi in lei per capirla, e ora cerco d’immedesimarmi in me per capirmi, per decidere cosa fare di questo scorcio, speriamo ampio, di vita, per capire soprattutto se abbiamo il potere di decidere, o se invece non si può fare altro che affidarsi agli eventi.

Leggo la storia di queste bimbe con le treccine, poi le ritrovo d’improvviso canute e stanche, il filo rimasto della loro amicizia, il non dover raccontarsi e il non aver voglia di farlo.

Alzo di colpo il capo e m’impongo di pensare ad altro, di rivolgere lo sguardo a chi, con gli stessi miei anni, è pieno di entusiasmo e progetti nonostante… nonostante che?

Attila è tornato

Stavolta ha battuto ogni record, non mi parlava più dal giorno di Pasqua, quasi due mesi. Non telefonava al fisso per paura che rispondessi io, accompagnava la bimba fino alla porta ma se ne stava in disparte per non vedermi nemmeno quando aprivo.

Poi ieri semplicemente ha chiamato e ha avvisato che stava arrivando.

Hanno vinto tutti quelli che hanno scommesso che sarebbe tornato, ma purtroppo per noi non c’è nessuno a pagarla la scommessa, in quanto nessuno aveva scommesso contro…

Naturalmente, non è che è tornato cambiato, è tornato e basta.