Quello che mi ha fatto più piacere nei commenti al post per il bloganniversario è stato il riconoscere a questo blog schiettezza e sincerità.
Questa è una dote che mi riconoscono anche nella vita, ma con mio grande stupore, perché la domanda che mi sorge spontanea è: “Ma gli altri come sono?”. Cioè, se la mia sincerità è una cosa che viene subito notata, addirittura con stupore, praticamente da qualsiasi interlocutore e indicata come nota caratteristica, io cado dalle nuvole: ma viviamo in un mondo di bugiardi? Voi mi direte “Certo che sì, bella scoperta!”, ma possibile che questi bugiardi siano una tale stragrande maggioranza?
io i bugiardi, ogniqualvolta li scopro, li elimino dalla mia vita, non posso sopportare le persone la cui parola non vale niente, ma non è che questo mi abbia creato il vuoto attorno, continuo a pensare che anche la gente che frequento sia sincera eppure… continuano a stupirsi e a considerarmi una perla rara.
Una mia amica ebbe a dirmi “Certo che se esistesse la telepatia a te non cambierebbe la vita di una virgola”. Un’altra amica, con cui andai in vacanza, mi disse, a sorpresa “Mi stai abituando male, perché con te posso dire la verità, ma quando ritornerò in mezzo agli altri non è una cosa che potrò permettermi di fare”, e anche questa affermazione mi creò molto stupore: ma se la vita ti “costringe” a mentire, io dove vivo?
Fatto salvo il minimo fisiologico necessario all’autoprotezione (chi dice *sempre* la verità è uno stolto, far finta di non essere sole ma che nelle prossimità ci sia un fratello/marito è una bugia che ha salvato molte donne, proteggere i fatti propri dal naso – e cattive intenzioni – altrui è un atto dovuto), ma per il resto, dove sarebbe questa costrizione a mentire?
Secondo me la gente se la racconta, se la racconta per tanti motivi, ma mentendo si costruisce una gabbia in cui rimane rinchiuso. Lasciamo pure per un momento stare la bugia detta per ingannare, che sia quella dell’adultero o del truffatore, ma pure la cosiddetta “bugia per quieto vivere”, non ci chiude in gabbia? Questo gioco poi di manipolatori e manipolati, che è spesso un gioco di “io so che tu sai che io so”, ma non vi stanca, non vi snerva, non vi fa perdere tempo?
Per esempio, molti usano il sistema di non dirti niente per non farti preoccupare: questa non è una bugia bianca, è un ignobile sopruso con due grandi controindicazioni:
1) L’interlocutore molto probabilmente sa che sei uno che “non dice per non far preoccupare”, quindi non è tranquillizzato dalle tue parole ed è preoccupato sempre (e quindi l’effetto è esattamente il contrario di quello voluto, l’altro non è tranquillo mai perché sa che le nostre parole possono essere priva di qualsiasi attendibilità).
2) La persona prende per buone le nostre parole e si regola di conseguenza, perdendo per esempio l’opportunità di dare un estremo saluto a un caro, mantenere una promessa troppo a lungo rimandata, prendere una certa decisione, una cosa qualsiasi che farebbe SE sapesse come stanno realmente le cose.
Mentire all’altro è sempre un atto manipolatorio, quali che siano le intenzioni.
Un’altra controindicazione delle bugie è che, come giustamente faceva notare un mio amico, sono come le ciliegie, una tira l’altra. Si comincia con una bugia, magari piccola, poi se ne deve inventare una per sostenere la prima, poi una terza per coprire la seconda e così via, fino a che uno si trova avviluppato in una rete soffocante, una situazione da cui non riesce a uscire e, in questi casi, nasce persino il desiderio inconscio di venire scoperti, perché essere scoperti rappresenterebbe la liberazione.
L’ipocrisia fa parte ovviamente delle menzogne manipolatorie: fingiamo di essere amici di qualcuno per approfittarne, o fosse pure solo per non farsi nemici, ma anche questa è un’arma a doppio taglio, non fosse altro perché, quando diciamo peste e corna di una persona e poi ci andiamo a braccetto, gli altri vedono e traggono le proprie conclusioni, bollando l’ipocrita come tale.
L’ipocrita poi si costruisce attorno un mondo di ipocrisia, se non altro per il vecchio adagio “chi si somiglia si piglia”, mentre la verità fa una scrematura, una sorta di selezione naturale, delle nostre frequentazioni.
Inoltre chi dice sempre la verità non ha il problema di doversi ricordare le varie versioni propinate a questo e quello, attività che ritengo molto stancante.
Arriviamo all’ambiente familiare, dove la bugia “per quieto vivere” è molto spesso la regola e così, per “quieto vivere” con una persona cui la verità non può “forse” essere detta, ci impediamo sia di percorrere nuove strade con il partner attuale, che magari ci sorprenderebbe pure, o di trovare un partner che ci sia davvero complementare e con cui poter vivere nella libertà della verità (che, badate bene, non significa dirsi tutto, e anche qui la linea di confine tra omissione, che è comunque una forma di menzogna, e legittima protezione del proprio spazio privato è molto sottile…). Ho parlato di partner, ma lo stesso è con i figli: dirsi la verità potrebbe aprire strade meravigliose da percorrere e offrire orizzonti sorprendenti…
Come vedo il bugiardo…