Archivio | 19 marzo 2014

Ciao, papà mancato…

Padre-bimbo

Ciao.

Mi dispiace se oggi non hai chi ti fa gli auguri. Se non hai chi ti somiglia. Se non hai qualcuno per cui lottare.

L’hai scelto tu, non io. All’epoca ti sembrava la strada più facile, in fondo mica eri tu ad avere la pancia, a te bastava sparire, o una dichiarazione d’intenti, “Non lo voglio”.

Il problema lo lasciavi tutto sulle spalle a lei, spesso l’hai lasciata completamente sola ad affrontarlo, senza neanche l’aiuto economico: me lo ricordo sai, a scuola mia, che ogni tanto passavano per una colletta, per raccogliere i soldi per una “compagna” che “doveva” abortire.

Va beh, sul “doveva” avrei le mie eccezioni da sollevare, ma certo che non era in una condizione facile. Lei avrebbe dovuto portare in giro il pancione, lei partorire, lei eventualmente, in mancanza di aiuto, rinunciare a studiare, lei si sarebbe dovuta piegare a ogni mestiere per dare da mangiare a vostro figlio: e già, per te era decisamente più facile.

Non so se tu abbia una coscienza o meno, non so se poi hai avuto altri figli – qualche volta sì qualche volta no suppongo – o se hai vissuto di rimpianti ma, tutto sommato, di questa seconda ipotesi dubito assai.

Una volta ti ho conosciuto sai? Conosciuto uno di voi intendo. Studiavi medicina, pensa tu quale incoerenza, pensa tu che schifo. Studiavi in teoria per salvare vite umane, in pratica avevi una donna accanto che hai fatto a pezzi. E lei che ci si faceva fare. Che obbligavi a fare a pezzi i tuoi figli. E lei che lo faceva.

Ma, come si suol dire, se un uomo ti picchia la prima volta è colpa sua, la seconda è colpa tua. Se un animale fa male a un uomo la prima volta è colpa dell’animale, la seconda del padrone.

Insomma, lei rimase incinta, e tu sparisti. Non ricordo se abortì o se era un falso allarme; nel tempo – poiché tu continuasti a tornare a ogni cessato allarme e lei continuò a riprenderti – le situazioni si verificarono entrambe, più volte, ora l’una ora l’altra, e tu ogni volta sparivi, e ogni volta lei ti richiamava a cessato allarme.

Io proprio non la capivo, evidentemente vi meritavate. Io, uno come te, se mai mi fosse capitato, non lo sarei certo andata a ricercare, la prima fuga sarebbe stata sicuramente pure l’ultima.

E invece voi siete abituati così, che le donne vi tolgono le castagne dal fuoco, che contribuiscono a deresponsabilizzarvi ancora più di quanto non abbiano fatto le vostre sciagurate madri.

Le donne, abbandonate che siano oppure semplicemente di fronte a una manifestazione di rifiuto, “Devi abortire”, “O me o il bambino”, “Non lo voglio”, si caricano tutto il peso, vi sollevano da ogni responsabilità fisica e psicologica: suicide!

Persino con la 194, che tante femministe ritengono una grossa vittoria, viene sancita l’estraneità dell’uomo alla vicenda, sottolineando il suo non diritto a intervenire: stolte, davvero l’ufficializzazione della sua deresponsabilizzazione è da ritenersi una vittoria?

Comunque, caro uomo, ringrazia (oppure no…) di non avere incontrato me sulla tua strada. Perché io, il figlio, me lo sono tenuto. E oggi  quel padre-per-sbaglio mi ringrazia, ha una figlia che lo adora, lo idolatra, ed è il bene più grande che ha al mondo.

Perché io le castagne dal fuoco non gliel’ho tolte. E lui ha imparato a cucinare.