Archivio | 23 giugno 2013

Commento o non commento, questo è il dilemma…

undicesimo-non commentare

… se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniquo blogger, o prender l’armi contro un mare d’ingrati e combattendo disperderli. Sparire, ignorare, nulla di più, e con l’oblio dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio degli stolti, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Sparire, ignorare, leggere forse: ma qui è l’ostacolo, quale prurito possa assalirci in quel blog ormai morto, quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: è la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le omissioni e lo spammar del blogger, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi dell’affetto, la tracotanza degli stolti, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due clic assestati? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d’altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell’azione perdono anche il nome…

Scherzi a parte, capita che in queste lande internettiane si creino, più o meno motivatamente, correnti di pensiero o, per meglio dire squadre: per la verità anche squadracce, né manca il vendicatore solitario, il cecchino in guerra con il mondo che, francamente, non si capisce perché abbia messo su un blog, il cui fine ultimo sarebbe il dialogo e non il lanciare bombe dalle barricate.

Io però ho fatto mio quell’affermazione di Exodus (forse non era sua originale, non so, ma in questo momento non ha importanza), “ponti, non muri” (nei limiti del possibile, s’intende) e, se qualcuno ha un blog e scrive un post, io mi sento autorizzata a commentare. Se il blogger i miei commenti non li gradisce, li metta pure in spam, mica m’offendo (e non entrerò certo dalla finestra con un altro nick) per me non è neanche una particolare perdita di tempo scrivere un commento, se lo faccio è perché ho qualcosa da dire, quando l’ho detto (scritto) sono contenta e per me la cosa si ferma lì. Oltretutto, poiché oramai sto a quota 1060 e-mail ancora da aprire, non richiedo neanche più, fino a cessata emergenza, la notifica degli ulteriori commenti quindi, salvo notifiche dirette wp, che mi rispondano o no oramai è questione che mi sfugge completamente.

Cionostante ci sono dei casi in cui, per pregressi rapporti ben diversi dall’essere semplici sconosciuti blogger che operano sulla stessa piattaforma, a qualcuno caso ci fai.

Ecco, anni fa un tizio si lamentava  di essere passato da una blogger e di aver lasciato un commento (pacifico, amicale). Si lamentava perché la tizia non aveva risposto, e lui avrebbe preferito a questo punto che la blogger l’avesse direttamente cancellato, perché quel commento così, solo soletto, appeso nel vuoto, gli dava un po’ tristezza e senso d’abbandono. Un altro, nella medesima condizione, si lamentava che il commento fosse stato rimosso, sostenendo che avrebbe almeno potuto lasciarlo là, seppure ignorandolo.

Ora, io, cosa preferirei? Francamente, me ne infischio. Che tu m’ignori in maniera aggressiva, facendo saltare il ponte che io ho lanciato (e quindi cancellando), o in maniera passiva, semplicemente non attraversandolo, a me non cambia la vita, e non cambia il messaggio: il ponte che io ho lanciato, la possibilità di dialogo con me, non t’interessa. Io continuo a stare nella mia bella, fertile e rigogliosa landa, tu nella tua (generalmente piuttosto solitaria, se tanto mi dà tanto e quella è la capacità di comunicare che hai… ).

E voi? Credo che la maggior parte di voi risponderà “Io non perdo neanche tempo a commentare”, e qualcun altro aggiungerà “E’ pure una questione di dignità”. Considerando che per me la dignità è una cosa seria, che non citerei neanche per queste questioni da asilo infantile, voi che ne pensate?