Archivio | 15 giugno 2013

Teatro in(sieme)

Teatro in folle - hf

Ieri sono andata a teatro, a vedere il saggio di fine anno di due amici.

Me l’aspettavo una cosa carina, nonostante non fossimo nello spirito più adatto, io sempiternamente stanca, mia figlia sotto esami, e chiaramente Attila, ma lo spettacolo è stato davvero delizioso, molto più di quanto potessi aspettarmi.

I pezzi recitati erano dei pezzi classici, ma quello che più mi ha colpito è stato lo spirito del gruppo, affiatato, uno spirito goliardico e mattacchione.

Non so gli altri, ma sicuramente i miei amici conducono una vita “impegnativa”, nel senso che si spaccano la schiena dalla mattina alla sera, e dalla mattina alla sera combattono con mille beghe, però hanno deciso di ritagliare uno spazio anche allo svago, di non dimenticare che nella vita non c’è solo il dovere, di fare qualcosa che gratifichi l’anima, dopo aver pensato ai bisogni più materiali, quelli da cui nessuni ci esime.

Ho degli amici che vanno a scuola di ballo, per esempio. Due ci vanno da soli, e a me la cosa dà un po’ tristezza. Loro si trovano benissimo, amano quest’appuntamento e ne escono carichi e gratificati, anche se li sento sempre lamentarsi per la difficoltà di trovare una partner adeguata (uno è solo, l’altro ha una moglie con cui non è riuscito ad avere mai troppo in comune).

Un’altra mia amica invece, sistemati i figli, ci va insieme all’adorato marito. Sapete chi è lei? Una nostra vecchia conoscenza, una che presi ad esempio quando scrissi un post sull’amore: ricordate quella di cui dicevo che mi mostrava la foto del marito settantenne accanto a quella di lui diciassettenne e, guardandole con gli occhi gonfi d’amore, mi diceva “Vedi? E’ uguale, non è cambiato per niente!”.

Ieri, vedevo la mia amica – mia coetanea – e suo marito, complici su quel palco. Li  vedevo abbandonarsi allo spettacolo, buttate dietro le spalle tutte le seccature della vita, che usciti dalla scena torneranno ad affrontare.

Erano belli. Erano proprio tanto belli. Belli per quello che rappresentavano, che erano, che facevano.

Mi manca tanto l’essere “insieme”, invecchiare insieme, “fare” insieme, che sia il teatro, il ballo, il puzzle o rimbiancare la casa. Mi manca tanto il “facciamo”.

Ricordo mamma e papà, con tutta la loro vita davvero difficile, quante risate che si facevano quando si cimentavano in qualcosa, che magari neanche gli riusciva. Ridevano.

Insieme.