Sans paroles

Mio vecchio amico di giorni e pensieri, da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni son tanti e diciamo un po’ retorici che sembra ieri.
Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato:
io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai.

Ma d’illusioni non ne abbiamo avute, o forse sì, ma nemmeno ricordo,
tutte parole che si son perdute con la realtà incontrata ogni giorno.

Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,
fino al disgusto di ricominciare perchè ogni volta è poi sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti.

Ma più che triste ora è buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.

Dopo l’inverno e l’angoscia in città quei lunghi mesi sdraiati davanti,
liberazione del fiume e dei monti e linfa aspra della nostra età.
Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita,
come l’avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.

Il mio Leopardi, le tue teologie: “Esiste Dio ?” Le risate più pazze,
le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze.

Poi quell’amore alla fine reale, tra le canzoni di moda e le danze:
“E’ in gamba sai, legge Edgar Lee Masters. Mi ha detto no, non dovrei mai pensare”.
Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire,
sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l’ estate.

Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo e che senso ha mai questo
nostro cammino di sogni fra specchi, tu che lavori quand’ io vado a letto.

Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso,
più mi ritrovo questo vuoto immenso, e per rimedio soltanto il dormire.
E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male…

(Francesco Guccini – Canzone per Piero)

21 thoughts on “Sans paroles

  1. Una delle canzoni di Guccini che più amo: c’è dentro tutto, passato, presente, una crescita, una maturità, speranze, delusioni e riflessioni…tutta la vita, insomma.
    Come mai ti è venuta in mente?

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  2. Mi è venuta in mente…

    Ci sono momenti nella vita in cui ti riscorre davanti tutto il passato, e sono proprio quelli in cui capisci che stai voltando pagina, e dai un’ultima occhiata a quello che lasci, magari sperando di trarne il coraggio, ma non lo trovi.

    Indugi sulla porta, e ti accorgi di cose che non ricordavi di avere, o che forse ricordavi, ma non hai avuto modo di godertele appieno, magari le hai date semplicemente per scontate. O forse non sei tu che ti sei dimenticata di qualcosa, è il qualcosa che ha “mollato la presa”, e forse è giusto così, perché la vita scorre, va avanti.

    Mi è venuta in mente per un’amica (il sans paroles “esotico” non è né un caso né un vezzo), e non è l’unica cosa che mi è venuta in mente. Mi sono ricordata del film “I dieci comandamenti”, in cui il faraone padre, che aveva amato Mosè quanto e più di un figlio, fa cancellare il suo nome da ogni luogo, e ordina che mai più venga pronunciato. In fin di vita, vuole infrangere quella legge da lui stesso emanata, e pronunciare quel nome che comunque dal cuore non aveva mai cancellato.

    E’ un momento questo in cui sento scuotere le fondamenta della mia vita: non mi fa paura, anzi, amo questi momenti di rinnovamento, che promettono una vita nuova; amo questi momenti in cui, come un rito di capodanno, si getta (metaforicamente) dalla finestra tutto il vecchio (non tutto, solo quello che non serve più), e si guarda avanti con una nuova energia.

    Li amo, ma non sono momenti facili: come un terremoto, un uragano, ti devi tener stretta a qualcosa, ma a qualcosa di stabile: e allora ti guardi intorno alla ricerca di questo punto fermo, e… ricordi la mia poesia “Momenti“, che pubblicai qualche tempo fa?

    Ecco, ogni tanto succede

    *** stavolta non è proprio così, ma insomma, più o meno… ***

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    • @Piemme: questo è il link alla canzone di cui parlavamo oggi: http://www.youtube.com/watch?v=5RE5egJ1Fak , in calce ti riporto le parole del testo.

      Guccini è il cantante della mia adolescenza, ma dell’inverno, mentre Baglioni era dell’estate.

      Guccini era quello cantato con la chitarra insieme ai compagni di scuola, insieme alle canzoni di protesta, o ascoltato chiusa nella mia stanza, al riparo di occhi (ma non orecchie) indiscreti, mentre Baglioni era il cantante la cui voce, che usciva dal juke box, imperversava sulla spiaggia, quale colonna sonora dei nostri sogni.

      Ad ogni modo, queste sono le parole del testo:

      E correndo mi incontrò lungo le scale, quasi nulla mi sembrò cambiato in lei,
      la tristezza poi ci avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due.
      Il sole che calava già rosseggiava la città
      già nostra e ora straniera e incredibile e fredda:
      come un istante “deja vu”, ombra della gioventù, ci circondava la nebbia…

      Auto ferme ci guardavano in silenzio, vecchi muri proponevan nuovi eroi,
      dieci anni da narrare l’uno all’ altro ma, le frasi rimanevan dentro in noi:
      “Cosa fai ora? Ti ricordi? Eran belli i nostri tempi,
      ti ho scritto è un anno, mi han detto che eri ancor via”.
      E poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia, stoviglie color nostalgia…

      E le frasi, quasi fossimo due vecchi, rincorrevan solo il tempo dietro a noi,
      per la prima volta vidi quegli specchi, capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
      I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway,
      il sentirsi nuovi, le cose sognate e ora viste:
      la mia America e la sua diventate nella via la nostra città tanto triste…

      Carte e vento volan via nella stazione, freddo e luci accesi forse per noi lì,
      ed infine in breve la sua situazione, uguale quasi a tanti nostri films:
      come in un libro scritto male, lui s’era ucciso per Natale,
      ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio:
      povera amica che narravi dieci anni in poche frasi ed io i miei in un solo saluto…

      E pensavo dondolato dal vagone “cara amica il tempo prende il tempo dà…
      noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa…
      restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento,
      le luci nel buio di case intraviste da un treno:
      siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno…”

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  3. Allora, commentando la tua poesia, dissi che bisognava essere felici d’esserci, per continuare a vivere e ovviamente lo penso anche adesso.

    E’ vero, alle volte si ha bisogno di un appiglio per cambiare pagina, ma lo scorrere delle pagine in fondo è anche un momento di riflessione, di ritrovarsi con se stessi e decidere di darsi un’altra opportunità, che poi è soltanto voglia di buone nuove.

    Quante volte abbiamo parlato di queste cose in quest’ultimo anno e quante volte queste buone nuove le abbiamo cercate!

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  4. “E’ un momento questo in cui sento scuotere le fondamenta della mia vita: non mi fa paura, anzi, amo questi momenti di rinnovamento, che promettono una vita nuova; amo questi momenti in cui, come un rito di capodanno, si getta (metaforicamente) dalla finestra tutto il vecchio (non tutto, solo quello che non serve più), e si guarda avanti con una nuova energia.”
    Ti ho linkato……

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    • @Raffaele: se io ho messo un filtro, questo dovrebbe essere pure un messaggio chiaro e le persone, se vogliono essere ben accette, dovrebbero proporsi e non imporsi, cosa che tu, invece, fai regolarmente.

      Secondo te, perché ho messo il filtro? Io qualche domanda me la porrei…

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  5. Anche se hai messo quel giusto filtro al tuo, dal mio sincero/testardo cuore Un caloroso saluto e una fantastica giornata alla tua persona, alla Carissima Lady Ginevra

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  6. Diemme cara,

    Guccini nel mio cuore, nella mia adolescenza, nel mio diventare grande. Sogni che si rincorrevano, lacrime, sorrisi.

    Oggi, forte sono diventata grande, Guccini mi è tornato nul cuore.

    Noi siamo cio’ che siamo grazie al nostro passato. Il passato scorre come un film. Una scelta sul futuro. Una porta che apriremo. Una porta che forse è troppo presto aprire.

    Per alcuni non è facile capire la differenza tra proporsi e imporsi. Sono sfumature che cmq fanno soffrire cuori troppo sensibili.

    Un abbraccio Monica

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  7. Carissima Lady Ginevra,
    non è nelle mie più sincere intenzione condurre, ne tanto meno imporre, ma solo far conoscere certe celate verità. Perchè sono le verità che renderanno l’essere umano libero di manifestare quella innata oppressa occultata celata umile regale divinità che è in ogni cuore umano.

    Spesso, nel dire comune si dice che se hai un male, un problema dillo a tutti perchè qualcuno di sicuro lo conosce, lo ha vissuto, lo ha risolto e potrà aiutarti e suggerirti come affrontarlo. Ed io mi sono chiesto perchè allora non bisogna parlare anche e soprattutto del bene che qualcuno ha sperimentato nel proprio cuore e che vuole trasmettere, esternare senza nessuna egoistica intenzione?

    Quale potrebbe essere il giusto dire nel parlare di certe verità? Supposto che si vuole ricercare le verità.

    Ti ringrazio per tutto quello che mi hai permesso di dire nel mio apparente, inconsapevole impormi. Forse è perchè ho contemplato troppe cose e troppe riscoperte verità fanno anche male al cuore.

    Affettuosamente
    Raffaele

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  8. Diemmuccia ma stiamo perdendo i colpi??? tu che arrivi ancora prima della battuta…sarà che in questi giorni non ci siamo sentite via mail…dai, di la verità, senti la mia mancanza!!!!! provvedo subito con una bella mail

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