Quando gli alunni insegnano ai docenti

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Da una segnalazione sul blog di Barbara arrivo a leggere questo articolo.

L’episodio è presto raccontato, un’alunna ebrea è distratta – presumibilmente per un mal di testa, ma direi che il motivo qua è ininfluente – e l’insegnante la rampogna con la frase a dir poco pessimo gusto:  “Ad Auschwitz saresti stata attenta”.

L’esistenza (in vita) di docenti a dir poco inadeguati – che sporcano una categoria di per sé invece nobilissima – è cosa tristemente nota. Tra i comportamenti poco adeguati ogni tanto spiccano quelli di chiara matrice antisemita.

In classe di mia figlia l’insegnante di lettere disse che gli ebrei l’olocausto “in fondo un po’ lo meritavano” (ma sì, proprio il “compagno sessantottino” di cui ampiamente parlammo qui, quello che del programma non svolse niente ma parlava tanto del libero amore e del suo uccello al vento, quello che protesse a oltranza le due bulle obbligando un’intera classe a subire le loro percosse, distruzione libri e ogni altro tipo di soverchieria).

Un altro caso fu quello di una maestra elementare che, rimproverando la bambina ebrea che sbagliava le doppie, le disse che si vedeva che era ebrea, pure sulle lettere risparmiava!

Ora, davvero, mi chiedo che cos’abbia questa gente da insegnare ai nostri figli: forse come NON si deve essere?

Comunque al liceo Caravillani, dove si è svolto l’episodio, sono stati gli studenti a dare una lezione di civiltà, schierandosi apertamente a fianco della studentessa: c’è del buono nel mondo, l’ho sempre detto io…  😉

(Qui il ringraziamento della Comunità ebraica alla classe).

33 thoughts on “Quando gli alunni insegnano ai docenti

  1. E’ davvero impossibile pensare che succedano davvero queste cose!!!
    Ed è in questo che dovrebbe intervenire la meritocrazia, di che altro c’è bisogno per dire che costoro non sono adatti?

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    • @Monique: io insisto a dire che degli esami psicoattitudinali seri dovrebbero essere previsti per i docenti: hanno in mano decine e centinaia di ragazzi da plasmare, e quanto influiscono nella loro vita! Davvero vogliamo farli formare dal primo sciroccato di passaggio?

      Laurearsi è un conto, essere degli esseri umani di valore, capace di trasmettere insegnamenti validi, è tutt’altra cosa.

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    • @Patrizia: se leggi i commenti a quell’articolo la tristezza aumenta pure. C’è chi ha osannato quell’insegnante, come una che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno!

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    • @Patrizia: meno male che c’è tanta gente meravigliosa che riscatta questa manica d’idioti, con i quali comunque ci ritroveremo ad avere a che fare per tutta la vita.

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    • @unanuovavita: già! La cultura non è fatta di nozioni, ma è la crescita dell’essere umano nel corso della storia, che cresce come uomo sociale, nel rispetto della vita, della terra, dei suoi simili e dei suoi dissimili.

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    • @Fab: e infatti. Considerando che tutti hanno diritto a vivere, anche questi, sarebbe opportuno metterli in condizioni di non nuocere, tipo leccare i francobolli in uno scantinato… oops, ma adesso ci sono le e-mail, ‘nnaggia, toccherà trovargli un altro impiego!

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  2. Non riesco a capire come ci possano essere ancora persone così, cosa possono avere contro gli ebrei, che fastidio possono fare loro, che motivo c’è per discriminarli!
    Come possiamo sperare nella pace nel mondo se ci sono persone così imbevute di inspiegabili e inutili (anche per loro) pregiudizi.
    Come potrà un palestinese, o mussulmano in generale, guardare con occhio amichevole un ebreo, se nemmeno una persona di cultura (si presume) e pure occidentale, proveniente da un mondo che, caso mai, dovrebbe avere scrupoli per quello che è successo loro, manifesta così apertamente, a sproposito e nell’esercizio di una funzione pubblica educativa, una simile malevolenza?
    Forse io non faccio regola perché sono sempre stato un filoisraeliano (direi ancora di più da quando ho conosciuto una nobile esponente di quel fiero popolo) però mi guarderei sempre dal dare giudizi simili, a maggior ragione svolgendo quel ruolo: stavolta la lezione è stata impartita a lei, e le sta molto bene!
    Ciao carissima, buon weekend!

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    • @Sergio: non si tratta neanche d’avercela con gli ebrei, con gli alieni o col pulcino Pio, si tratta di non avere capito neanche la portata umana di una sciagura che pesa nominare persino nei contesti idonei, figuriamoci così gratuitamente.

      Io non amo neanche le barzellette sull’argomento, ci sono cose su cui non è lecito ridere, perché in quei casi diventa vilipendio, profanazione anche della memoria di un orrore di cui neanche chi c’era, ma non l’ha subìto, può capire l’entità.

      Persino una guardia SS, parlando con Wiesenthal che gli giurava che lui di lì sarebbe uscito e avrebbe raccontato, rispose: “Non ti crederanno. Io stesso, che lo sto vivendo, che lo sto facendo, non ci credo”.

      L’olocausto non dovrebbe mai essere materia di gag ed “esempi” di pessimo gusto.

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  3. Ad Auschwitz nessuno poteva controbattere per nulla. Due anni fa ho visto lo speciale del 27 gennaio sui sopravvissuti di quell’orrore e non ci sono parole. Rispetto per tutti. Sempre e comunque.
    P.s: Popolo Eletto è bello, nobile e fiero.
    L’ho sempre pensato.

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  4. Io a quell’insegnante farei fare un bel giro ad Auschwitz e ce la lascerei, anzi la murerei viva da qualche parte. Di solito non sono così spietata ma certe persone che, come dici tu, cara Diemme, gettano fango su una categoria che, fortunatamente, è costituita per la maggior parte da brave persone, io le licenzierei in tronco.

    Bravi i ragazzi che hanno difeso la compagna. Sicuramente più intelligenti della loro docente.

    Se non dispiace a te e a Barbara ne scriverei un post su laprofonline. Questa notizia mi era sfuggita, in questo periodo sono un po’ … distratta. 🙂

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    • @Marisa: scrivi pure, a me farà piacere e suppongo a Barbara pure, e comunque sono notizie pubbliche, ci mancherebbe.

      Un grazie fin da ora e sì, quell’insegnante ci sarebbe dovuta andare ad Auschwitz, all’epoca, e dirci oggi se è quella la disciplina esemplare che vuole insegnare ai suoi studenti (magari lo è, visto il soggetto).

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  5. La cosa sconvolgente, nelle spiegazioni di quella donna e nei commenti all’articolo, è l’argomentazione che “oggi non c’è più disciplina”, mentre ad Auschwitz c’era, ossia la rappresentazione di Auschwitz come di qualcosa che, pur coi suoi difetti, ha comunque degli aspetti positivi, più o meno come quando io racconto che a mia cugina, per un unico atto di indisciplina, è stata fatta ripetere la classe e, secondo me proprio grazie a quel severo provvedimento, è diventata una persona molto matura e molto responsabile: nessuna distinzione fra una sana severità e l’orrore assoluto, il male assoluto, l’inferno in terra. Di gente così comunque in cattedra ce n’è un bel po’. Ricordo per esempio una collega, per fortuna rimasta da noi solo un anno, che alla riunione di inizio d’anno per delineare il programma ha detto che lei le persecuzioni antiebraiche non le avrebbe fatte “perché, insomma, ‘sti ebrei…” facendo con le mani il gesto di “che due coglioni”. Ricordo la notizia letta anni fa di uno studente che normalmente veniva accompagnato a scuola dalla madre; una mattina la macchina non ha voluto saperne di partire ed è andato in autobus; ovviamente a causa del tempo perso è arrivato in ritardo, e ha presentato all’insegnante la giustificazione scritta dalla madre con le motivazioni del ritardo. E l’insegnante si è messa a strillare: “Non ti credo, ebreo falso e bugiardo come tutti gli ebrei!” Per non parlare del famigerato professor Damiani, insegnante di storia al liceo, che propone ai suoi studenti libri “alternativi”, ossia quelli che spiegano che il cosiddetto olocausto è una balla colossale, che le camere a gas non sono mai esistite eccetera eccetera. Lo sta facendo da decenni, e nessuno lo ha mai toccato. Dice: la libertà di insegnamento. Dico: scusate, ma se io da una cattedra di medicina insegnassi che la sifilide non è contagiosa e si cura con la vitamina C, mi lascerebbero continuare in nome della libertà di insegnamento?
    PS per Marisa: sì, certo, più si diffondono queste notizie e meglio è.

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  6. Pingback: ANTISEMITISMO IN CLASSE: LA PROF RICHIAMA L’ALLIEVA (EBREA) DISTRATTA RIEVOCANDO AUSCHWITZ | laprofonline

    • @Marisa: io ti ringrazio, ma purtroppo credo che nessuno cambierà idea. Episodi così sono all’ordine del giorno, e purtroppo le cose sono difficili da capire da parte di chi non le prova sulla propria pelle. Un po’ come un’automobile lasciata davanti a un passaggio per disabili: un conto è guardarla e pensare “che incivili!”, oppure “Che vuoi che sia, ci sta poco!”, un conto è essere disabile e rimanere lì, bloccato, completamente impotente.

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  7. Ho letto l’altroieri questa notizia, e ovviamente ho pensato che il tuo commento non si sarebbe fatto attendere. Quello che mi ha fatto ancora di più “prudere le mani” è che la insegnante in questione, a sua discolpa, ha detto che la sua affermazione non voleva essere antisemita, ma voleva evocare un luogo dove regnava l’ordine.
    Onestamente anche io penso che questa cosa vada al di là dell’antisemitismo, del razzismo, e di ogni -ismo. Credo che si tratti di una questione di ignoranza o di offuscamento delle facoltà mentali.
    Dalle cronache intuisco anche che questa insegnante avesse avuto già qualche problema e, essendo prossima alla pensione, non hanno voluto rovinarla completamente. Questo invece credo che sia un errore, un errore tipicamente italiano. Non so se questo è il caso, ma troppe volte ho assistito (nella mia “carriera” di genitore di ragazzi in età scolare e di figlio e nipote di personale della scuola e dirigenti scolastici) alla quasi totale impossibilità a valutare o a intervenire disciplinarmente su docenti (o non docenti) che hanno un comportamento non consono al ruolo FONDAMENTALE che la società ha assegnato loro. Ci dimentichiamo che a ogni gesto di compassione nei confronti di un insegnante che ha comportamenti immorali fanno seguito potenziali effetti disastrosi sulle sue potenziali vittime.

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  8. A me sembra di avere capito che l’incidente a cui si fa riferimento sia qualcosa di fisico, che giustificherebbe la messa in malattia per finire di curarsi. Quello che non ho capito è in che modo un mese di malattia a ottobre servirebbe ad “anticipare” l’andata in pensione il settembre successivo, ossia undici mesi dopo. Secondo me comunque una bella incriminazione per istigazione all’odio razziale in base alla legge Mancino – anche se i ragazzi non ci hanno pensato neanche di striscio a lasciarsi istigare – ci starebbe tutta.

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  9. Sì, Barbara, credo tu abbia ragione. Ho riletto e probabilmente si parla di un malanno fisico. Spero che in ogni caso, se proprio non si vuole espellerla con biasimo, si faccia in modo di non far tornare questa persona dietro una cattedra.

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    • Letto. Peccato che non si possa rispondere, ma dati i tempi, data la “massa”, tre studenti che si alzano e si rifiutano di seguire la lezione sono tantissimi. Il mondo non è pieno di Giusti e di eroi. In molte classi neanche uno avrebbe protestato, e al massimo qualcuno, in privato, in assenza dell’insegnante, avrebbe biascicato qualche sillaba di solidarietà.

      Tre persone con carattere, personalità, voglia di combattere le ingiustizie, fanno la maggioranza, il resto è tappezzeria.

      La maggioranza della classe si è alzata e si è rifiutata di seguire le lezioni dell’insegnanti.

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    • Servono, servono, perché, come tutti gli esseri umani, avremmo una spiccata tendenza all’assimilazione: io per esempio, sono nata in Italia, da genitori italiani, nonni italiani, bisnonni italiani, e indietro indietro per decine di generazioni tutti italiani, ho studiato a scuola statale, l’unica religione che io avessi mai studiato era quella cattolica, se non avessi incontrato nella mia vita qualcuno che ogni due per tre mi faceva presente di essere diversa, non sarei mai andata alla ricerca della mia storia, delle mie radici, non avrei mai avuto bisogno di capire chi, come, quando, cosa e perché.

      E poi, sentire le loro argomentazioni, mi scatena un tale senso di superiorità, così gratificante che, davvero, è un’emozione da non perdere!

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  10. @Diemme: sì, purtroppo la vera consapevolezza nasce dalla sofferenza. Onestamente preferirei di no, ma se questa è la via c’è poco da fare…

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