Art. 10: noi, lo straniero e il resto del mondo

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Art. 10

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

 

L’argomento è più che mai attuale, anzi, ora più di allora.

Quando fu scritta la Costituzione, credo che nessuno immaginasse lo scenario attuale, l’orda di stranieri che avrebbe scelto come meta il nostro territorio, sottoponendo a forte pressione la compagine sociale e scatenando quella che è, di fatto, una guerra tra poveri, un’emergenza umana per loro, sociale, economica e culturale per noi, nonché una minaccia terroristica il cui allarme risuona in tutta Europa e non solo.

Noto subito una falla nell’enunciato dell’art. 10: qui parliamo di accoglienza di quegli stranieri che non possano esercitare nella propria patria le libertà enunciate nella Costituzione ITALIANA: questo, a occhio e croce, comprende tutta il resto dell’umanità o poco meno, in quanto credo che ogni nazione abbia i propri principi, la propria cultura e la propria peculiarità per cui, molto facilmente, almeno una delle libertà concesse in Italia non è concessa in un’altra nazione, per civile e progredita che sia.

Quella dell’immigrazione d massa in Italia in teoria è un’emergenza, ma in pratica, si può chiamare un’emergenza un fenomeno continuativo che dura da decenni, più o meno con le stesse caratteristiche?

L’immigrazione in Italia è un fenomeno non so se ingestibile, ma sicuramente ingestito: manca la volontà politica? Mancano la coscienza civica, sociale, umana e umanitaria?

Mancano i mezzi per gestirla?

Sicuramente ne mancano le capacità.

Io vedo un’Italia stolta, divisa tra buonismo e pregiudizio, un atteggiamento di sbraco contrapposto a uno forcaiolo, senza che sappia trovare un sistema costruttivo per aiutare chi è in difficoltà senza farsi fagocitare, trasformando gli apporti esterni in ricchezza umana e sociale (nel frattempo l’hanno trasformata in ricchezza economica per chiunque sfrutti il fenomeno dell’immigrazione e l’emergenza umana), rispettando l’altro senza rinunciare né alla propria sicurezza né alla propria cultura.

Ed ora, come sempre, l’opinione di Aida:

Parto con una considerazione: l’Italia, fin dalla notte dei tempi, è sempre stata un crocevia di stranieri. Se fino a qualche secolo fa lo Stivale era diviso fra potenze spagnole e austriache, non bisogna dimenticare le invasioni saracene, quelle arabe e le contine peregrinazioni di culture che, nel corso dei millenni, ci hanno lasciato un patrimonio storico difficile da trovare in altri paesi del mondo.
Ovviamente tutto questo è storia, e l’immigrato attuale sceglie l’Italia per altre ragioni, diverse dalla necessità di conquistare un territorio nuovo (o forse sotto sotto è così?). L’Italia è la nazione più vicina all’Africa, ma è anche quella che, come l’America, trasmette un messaggio di ricchezza e di opulenza. Non c’è programma televisivo dove non passa la ricchezza e il lusso del Made in Italy, mentre la maggioranza dei mass media sottolineano l’aspetto superficiale di un paese che va a rotoli. Proprio in questi giorni, random, le pubblicità e i servizi su un S. Valentino di lusso occupano radio e televisioni e, se lo straniero capta un messaggio del genere, è pur sempre attirato dalla ricchezza ostentata dall’Italia.
E’ anche vero che passa un secondo messaggio, dettato, a mio parere, sia dalla Chiesa che purtroppo soverchia ancora la politica, sia dalla Politica perbenista che per farsi bella agli occhi del mondo continua a massacrare i suoi cittadini. L’accoglienza, l’obbligo a concedere case popolari o stanze in alberghi di lusso, le future agevolazioni fiscali in caso di assunzioni di immigrati e, soprattutto, la mancanza di una prassi seria che selezioni il profugo bisognoso da quello che vuole lucrare sull’ingenuità dell’italiano. Certo, a sbarcare sono tutte persone misere, ma basterebbe girare in un Comune italiano per trovare ciondolare gruppi di immigrati senza nulla da fare tutto il giorno.
Proprio l’altro giorno, l’articolo di un giornale dipingeva l’Italia come un paese razzista, poiché alla domanda “sei disposto a fittare casa ad un immigrato” (sottoposta ai possessori di seconde case sfittate) quasi la totalità ha negato ogni possibilità.
Ovviamente più che razzismo parlerei di tutela della proprietà, perché è facile gestire i beni degli altri per apparire belli dinnanzi l’Europa, ma è pur vero che una posizione ferma andrebbe presa, per lo meno a tutela di chi scappa dalle guerre e non di chi pretende pasti stellati e suite confortevoli.

 

23 thoughts on “Art. 10: noi, lo straniero e il resto del mondo

  1. Argomento molto complesso dove qualsiasi opinione può essere tacciata di razzismo o buonismo e non solo le opinioni ma anche quello che si fa per gestire il”problema”. Anni fa qualcuno provò a gestire qualcosa di simile che riguardava gli ebrei e mise a disposizione una regione sulle rive dell’Amur , esperimento non ebbe i frutti sperati per motivi vari . La regione è attualmente poco abitata …ripetere l’esperimento?

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  2. “L’immigrazione in Italia è un fenomeno non so se ingestibile, ma sicuramente ingestito: manca la volontà politica? Mancano la coscienza civica, sociale, umana e umanitaria?
    Mancano i mezzi per gestirla?
    Sicuramente ne mancano le capacità.
    Io vedo un’Italia stolta, divisa tra buonismo e pregiudizio, un atteggiamento di sbraco contrapposto a uno forcaiolo, senza che sappia trovare un sistema costruttivo per aiutare chi è in difficoltà senza farsi fagocitare, trasformando gli apporti esterni in ricchezza umana e sociale (nel frattempo l’hanno trasformata in ricchezza economica per chiunque sfrutti il fenomeno dell’immigrazione e l’emergenza umana), rispettando l’altro senza rinunciare né alla propria sicurezza né alla propria cultura.”

    Hai espresso in modo chiaro il mio pensiero per cui l’ho copiato. Tu hai dei dubbi e poni delle domande? A me data la situazione viene da dire che …….MANCA TUTTO ( la volontà politica, la coscienza civica, sociale, umana e umanitaria, i mezzi e le capacità) Non ci sono uomini politici di spessore, sono tutti o quasi personaggi che esercitano la politica non come un servizio reso al popolo ma come mezzo per arricchirsi e far parlare di sé. Un’ amarezza infinita!!!!!

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  3. Il sistema Trump dimostra come non è possibile essere proprietari di una nazione impedendo agli altri di accedere sul proprio territorio. Una persona può essere padrona di un pezzo di terra, di una casa, ma un popolo non può dichiararsi proprietario (godendo quindi in maniera piena ed esclusiva – art. 832 del c.c.) di uno Stato. La sovranità è dettata da regole che amministrano l’andamento della nazione (regole legate al lavoro, alla sanità, alla pubblica sicurezza) ma dichiararsi proprietari è a dir poco assurdo. Se Trump è un eccesso, l’opposto è proprio l’Italia. Non si tratta di bloccare, di impedire l’accesso, ma di adottare una politica che aiuti EFFETTIVAMENTE chi scappa dalle guerre, ponendo sullo stesso piano anche i suoi cittadini e non discriminandoli a favore dello straniero “perché rende di più”. Se il razzismo, oggi, si genera è proprio perché lo Stato Italiano discrimina il suo popolo a favore dell’altro, senza trovare un punto d’incontro fra le due realtà. Ed è questo che più mi duole.

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    • “l’opposto è proprio l’Italia” è un’affermazione inquietante, ma probabilmente vera, come è vero che lo Stato italiano, non gestendo il problema, sta di fatto scatenando una guerra tra poveri.

      Cerchiamo di impegnarci per un futuro migliore (non so come, intanto diffondo le idee che mi sembrano più giuste, magari saranno un seme che germoglierà, chi può dirlo?).

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    • E quali potrebbero essere le idee giuste? Se per me andrebbe offerto aiuto a chi viene dalla guerra, qualcuno preferirebbe salvare anche i poveri dei paesi africani, e qualcun altro ci metterebbe anche gli indiani e i pakistani, e andremo all’infinito. Che idea diffondere? Un’equità? O cercare di trovare un sistema dove accogli ma in maniera automatica se non riesci a stabilirti in modo fisso ritorni (da solo) al tuo paese?

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    • Bella domanda.
      Intanto però sarebbe a mio avviso necessario far passare il messaggio che parliamo di persone, e non di sette e categorie: gli stranieri non sono una massa uniforme tutti buoni o tutti cattivi, e quasi ogni caso fa a sé. In secondo luogo l’accoglienza va gestita, e un cordone sanitario immediatamente e prontamente allestito: se queste persone hanno diritto o meno sarà un discorso che si farà successivamente (anche se “dopo” deve significare “subito dopo”, e non dopo qualche anno, forse, con calma).
      Gli immigrati vanno identificati, subito, e le informazioni devono essere prontamente disponibili in tutta Europa (banche dati e rete servono a questo). Mi hanno spiegato che c’è un interesse delle nazioni a non identificarli, perché pare che poi chi li identifica se li debba sobbarcare, e questo è un vincolo che deve essere superato. I delinquenti vanno rimpatriati, prontamente e incondizionatamente, laddove come delinquente non s’intende ovviamente chi ha rubato un pezzo di pane per fame o una coperta per freddo.
      Tutta l’Europa si deve far carico del problema.
      Ogni stato poi si deve impegnare nel processo di integrazione di questi immigrati, ma davvero, non facendo inutilmente arricchire onlus e istituti/istituzioni vari.

      Per quanto riguarda le pretese degli immigrati, prima di scrivere (cosa che penso) che non devono avanzare pretese cerco di spiegarmi con un esempio.

      Ammettiamo che io ospiti in casa mia una persona che è in stato di bisogno. Gli do quello che posso dargli, se ho la stanza dell’ospite magari gliela metto a disposizione, ma se non ce l’ho si dovrà accontentare di un sacco a pelo all’ingresso (gli va bene? Se sta meglio altrove vada altrove).

      Io farò di tutto per assisterlo e anche onorarlo, ma lui deve sempre essere ben cosciente che questa è casa mia. Puoi chiedermi una coperta in più se hai freddo, ma non puoi chiedermi di togliere un quadro perché ti dà fastidio, o di non ascoltare un certo tipo di musica o non uscire vestita in un certo modo, perché in quel caso diventi un ospite che manca di rispetto, meritevole solo di essere messo alla porta e invitato a trovare alloggio dove si senta più a suo agio.

      Per stabilizzare la posizione si un immigrato, ovvero la sua effettiva integrazione, bisognerebbe organizzare corsi di lingua italiana (o insomma, dello stato ospitante), nonché di educazione civica: credo che conoscere quello che stiamo rivedendo qua, cioè i principi fondamentali su cui si fonda la nazione di cui stanno chiedendo di far parte e conoscere i diritti e i doveri dei cittadini sia davvero il minimo.

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    • E come la mettiamo la questione del lavoro? Lascia stare l’italiano che vuole vivere di assistenzialismo dicendo che lavoro non ce ne sta (basterebbe cercare e anche un minimo per campare alla giornata lo trovi), ma come la mettiamo con il parere di alcuni che vogliono le agevolazioni fiscali per assumere lo straniero a danno di tutti quei cittadini onesti che perdono il lavoro proprio per assenza di agevolazioni fiscali? Io credo che (d’accordo con tutto ciò che hai scritto), bisognerebbe essere ragionevolmente proporzionati sia con l’italiano che con l’immigrato. Oggettivamente parlando con le mie tasse non posso dare da campare ad un profugo e poi, quando chiedo un’agevolazione fiscale, mi sento dire che non ne ho diritto (pur pagando le tasse). Ogni situazione è a se, io non pretendo la casa popolare (magari mi rimboco le maniche e mi pago un affitto senza pretendere che, da disoccupata, mi spetta un tetto sulla testa), però se faccio una visita medica, vorrei per lo meno accedere al servizio sanitario, e non dovermi rivolgere al privato perché tu Stato non hai i soldi per garantirmelo. Ed è qui che si genera discriminazione fra l’italiano e lo straniero.

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    • Chiaro che lo Stato non deve discriminare (e, semmai, dovrebbe valere il principio “prima i tuoi e gli altri se tu puoi”). Io sono dell’idea, da una parte, che al mondo ci sia posto per tutti, sono d’accordo che chi è in stato di necessità debba avere il necessario prima di dare ad altri il superfluo, ma è vero pure che, a parità di bisogno, dovrebbe avere una corsia privilegiata l’italiano, in quanto si presuppone che lui, la sua famiglia e i suoi avi abbiano contribuito alla costruzione di questa nazione (nel senso che le case popolari magari sono state costruite anche con le nostre tasse, e la nostra libertà la dobbiamo anche ai nostri avi); al massimo potrei (sia chiaro, obtorto collo, non certo per discriminazione etnica ma, come spiegato prima, “contributiva”) accettare un trattamento alla pari: invece come sono messe le cose ora proprio non va. Qui c’è un proverbio che esprime questa situazione e che recita “fuori i caldi e dentro i freddi”, il cui significato credo sia chiaro. Insomma, voglio dire che se, per esempio, non ci fossero mezzi per tutti e si dovesse scegliere, la pensione dovrebbe andare prima a chi ha versato quarant’anni di contributi, e solo dopo si può pensare a elargire quella sociale a chi non ha versato mai nulla. Poi ogni affermazione che facciamo è troppo semplicistica di fronte alla realtà, di questo mi rendo conto, però intanto bisognerebbe mettere dei paletti.

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    • Ho modificato leggermente il mio commento, senza però alterarne la sostanza. Mi pareva corretto avvisarti, visto che ti dichiari allineata al mio pensiero (a me successe una volta che una tizia cambiò il pensiero, e io mi trovai con delle dichiarazioni scritte da me che, rispetto al nuovo testo, non erano più aderenti al mio pensiero: molto, molto scorretto!)

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    • Letto, molto interessante, purtroppo non c’era il pulsante di reblog su wordpress.

      La questione immigrati però è ancora più vasta. L’Africa è il continente più ricco della Terra, abitato dalla gente più povera. Sono stata recentemente a un corso per i diritti dei migranti, ed è intervenuto un africano facendoci notare che noi europei (lui parlava di “uomo bianco”) abbiamo sfruttato la sua terra, e ora facciamo cadere l’assistenza dall’alto: se non li avessimo colonizzati, sfruttati, depredato la loro terra, molto probabilmente non avrebbero neanche bisogno della nostra assistenza.

      Ciò premesso, grande è sempre stata l’opera dei missionari, sulle ONG non sarei altrettanto fiduciosa e ottimista. Certo è che il mondo intero non ha una strategia per questo fenomeno, e le missioni rimangono realtà isolate e poco strutturali, spesso anche in grosse difficioltà economiche perché il denaro destinato agli aiuti viene dirottato altrove.

      Ciò premesso, purtroppo è tutta la vita che continuo a constatare quanto l’uomo sia razzista, razzista perché stupido, abituato a (non) ragionare per categorie e stereotipi, ciechi di fronte a qualsiasi evidenza: ah, quanto è vera la frase “Non confondermi le idee coi fatti!”, pare davvero che i fatti non interessino a nessuno!

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    • Magari cercherò di metterne uno originale… appena riuscirò (tu forsi sei un nuovo lettore, non so se sai quanto io sia strangolata dal tempo e tradita dalla memoria, faccio quel che posso che, ahimé, non è tutto quello che vorrei!).

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