Bimba dimenticata in macchina

Tante polemiche sulla piccola Elena Petrizzi, ma come si può accanirsi contro quel padre come se fosse un assassino?

Che significa “Non può accadere?” . Se accade è perché può accadere. Qualcuno può dire che non è come dimenticare la macchinetta sul fuoco, e dov’è la differenza? Certo che un figlio non è una macchinetta del caffè, ma la nostra testa è la stessa.

Siamo soli, soli, stressati, stanchi, ci muoviamo per automatismo, senza connettere.

Io “forse” avevo un tumore, e dimenticavo di fare le analisi, di prenotarlo, continuavo a dimenticare che “forse” avevo un tumore: rimozione? Non è così facile, il problema è che non siamo più presenti a noi stessi, che abbiamo staccato la spina, non ce la facciamo più a far quadrare un bilancio che non quadra.

Quando la bimba era piccola avevo il terrore di dimenticarmela, tanto terrore, da avere gli incubi notte e giorno: un pensiero continuo, ossessivo: ero cosciente dello stress cui la vita mi sottoponeva, della stanchezza abnorme che mi faceva perdere qualsiasi concentrazione. Quel padre non è un assassino, è una vittima. La vita che conduciamo ci aliena, e l’unica soluzione è rivedere la scale dei valori e delle priorità, e soprattutto non lasciare nessuno da solo.

Se io vedo un bambino in macchina, mi fermo e piantono la macchina. Finora, le volte che l’ho fatto, è sempre arrivato il genitore (Avrà pensato male di me? Mi avrà preso per una malintenzionata che voleva ghermire il piccolo?), ma se non fosse arrivato nessuno non avrei schiodato, e se avessi dovuto per forza schiodare per impegni miei avrei chiamato il 113 e l’avrei avvisato.

Mi ricordo, non molto tempo fa, un caso analogo: stavolta fu la madre, un’insegnante, a lasciare la piccola in macchina, e durante la ricreazione gli studenti videro la bimba in macchina e la salutarono, ci giocarono e… se ne andarono: quello mi sconvolge!

Non potevano sapere, ma secondo me è su quel fronte che va fatta opera di sensibilizzazione: se vedete un bimbo piccolo da solo, allertatevi!

“Ci vuole un intero popolo per crescere un bambino”, ma i genitori di oggi questo popolo a disposizione non ce l’hanno, sono soli, fanno i salti mortali, stringono i denti, e poi da qualche parte il nostro organismo fa sabotaggio, stacca la spina, e ci presenta un conto atroce.

Probabilmente anche io, come la moglie, avrei difeso quell’uomo: a patto che il dolore m’avesse lasciato la forza di vivere e di parlare.

Il mio conforto ai due genitori e la mia partecipazione al loro incommensurabile dolore.

43 thoughts on “Bimba dimenticata in macchina

  1. Riporto qui il commento che ho appena lasciato sul blog di Marisa Moles:

    Anche su questo la pensiamo uguale.

    Ho pubblicato il mio post credo poco prima del tuo, ribadendo lo stesso concetto.

    E’ il terzo caso che sento. Dopo il primo si disse che a una madre non sarebbe successo, e invece la seconda volta fu proprio una madre: siamo alienati, viviamo una vita che non appartiene all’essere umano, e siamo sordi a tutti i campanelli d’allarme che stanno suonando.

    Questi i risultati, una sconfitta dell’intera società che, in nome del benessere materiale, ci costringe a ridurci larve, senza attenzione, senza concentrazione, senza volontà.

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  2. Riporto anche qui, visto che mi hai citata, il commento che ho lasciato sul mio blog in replica al tuo:

    «E’ tutto il giorno che penso a questa tragedia, anzi ci penso da più giorni. Volevo scrivere un post ma ero via e quando sono rincasata l’ho scritto di getto. Tutti i miei pensieri, però, si sono annullati nella partecipazione al dolore che questa vicenda penso porti nel cuore di tutte le mamme. Di tutti i genitori, dovrei dire, perché credo che ogni padre si stia interrogando: “ma a me potrebbe capitare?”. E suppongo che nessuno possa rispondersi “no” con assoluta certezza. Perché, come ho scritto e come hai detto anche tu, nessuno è infallibile e lo stress sta rischiando di schiacciarci.

    Ho letto il tuo post e, anche se la pensiamo allo stesso modo nel ritenere quest’uomo una vittima e non un mostro, una cosa, credo, differenzia il nostro pensiero: io non penso avrei incassato il colpo come ha fatto quella povera madre e probabilmente avrei odiato quell’uomo, pur difendendolo dal punto di vista umano. Ma il pensiero che, seppur involontariamente, abbia ucciso la figlia, mi avrebbe portata a dimenticare l’amore e le promesse di condividere ogni attimo di vita, nella gioia e nel dolore. Questo è, secondo me, un dolore troppo grande.

    C’è una cosa che, tuttavia, in questa vicenda sta giocando a favore, se così si può dire, dell’uomo: il prossimo arrivo di un’altra bambina. Forse questa circostanza ha spinto quella madre a non condannare il padre della bimba che porta in grembo. Ma in futuro sarà facile per lei affidare la nuova venuta alle cure del marito? Io credo che il sospetto aleggerà su quella coppia per il resto della loro vita, sempre che non la schiacci. Forse è solo questione di tempo.»

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    • Guarda, una cosa del genere persino io la perdonerei, io che ho così poca dimestichezza col perdono da renderlo una parte quasi inesistente della mia vita. Ma forse è perché in questo caso non si tratta di perdonare, non c’è colpa. Sarebbe come condannare una persona per un colpo di sonno alla guida, laddove non c’è guida in stato d’ebbrezza, non si è di ritorno da notti brave, ma semplicemente si conduce una vita fatta di dovere e basta, e il colpo di sonno ci coglie all’improvviso, incolpevoli, e potrebbe ben costarci la vita.

      Si può rimproverare “il logorio della vita moderna”? In effetti dovremmo tutti ribellarci, fermare questa macchina schiacciasassi che è la società moderna, con le sue pretese disumane che, come ho detto, ci rendono larve. Io non stralavoro per permettermi lussi, ma semplicemente per vivere, eppure la sera torno a casa che il più dele volte non mangio perché non ce la faccio neanche ad aprire il frigo, e se pure lo trovo in tavola, non ce la faccio neanche a portare la forchetta alla bocca: ma è vita questa?

      Io guardavo un mio capo, che non faceva mai un pasto (io almeno in ufficio mangio regolarmente, seduta in tavola, pasti variati e gustosi), sempre un pezzo di pizza in piedi di corsa in pizzeria, o uno snack davanti al pc. E’ morto d’infarto, tutto sommato giovane, e ditemi voi a cosa gli è servito guadagnare il pacco di soldi che guadagnava: era vita quella?

      E l’aria che c’intossica? Quanto smog inquina il cervello, quanta parte ne disattiva? Avete presente quello che respiriamo? Secondo voi, non annebbia la testa? Secondo me sì.

      Dobbiamo cambiare vita. Dobbiamo cambiare vita.

      Dobbiamo cambiare vita. Questa è inaccettabile. Con SUV o senza.

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    • @Marisa, Luisa, Semprevento: quella donna conosce suo marito, e sa che è un uomo buono e un padre che amava la figlia, che non le avrebbe fatto mai nessun male, e l’avrebbe protetta a costo della sua vita. La differenza, secondo me, non la fa che aspetta un altro figlio, ma che ha quell’uomo distrutto davanti ai suoi occhi: entrambi hanno perso un figlio, ma lei senza colpa, mentre lui dovrà convivere tutta la sua vita con questo fantasma in un incubo senza fine.

      Come ha risposto a Marisa un suo lettore, quanti cortocircuiti cerebrali ognuno di noi è stato sottoposto, con la sola fortuna che non ha avuto conseguenze? Siamo stanchi e intossicati.

      Certo, quella madre forse non affiderà mai l’altro figlio al padre, se non seguito de duecento telefonate magari sia a lui che alla scuola, e chi potrà giudicarla?

      La piccola Elena ha sofferto per cinque ore, ma chi soffrirà per sempre sarà proprio il padre. Mi pare cinico e fuori luogo pensare in questo momento alle vite di altri bambini che sono state salvate in seguito a quanto successo e alla grande generosità e umanità di quei genitori, ma anche questo è successo, e che il Signore gliene renda merito. Possibilmente, su questa terra.

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  3. Scusa, Diemme, nella fretta ho dimenticato di osservare una cosa. Anch’io, come te, mi sono chiesta come mai in cinque ore nessuno abbia segnalato la presenza della bambina sola in macchìna. Io, certamente, mi sarei fermata ad aspettare un po’, quindi avrei allertato il 113, come minimo.

    Oltre che schiacciati dallo stress e ridotti ad automi, con il cervello scollegato, siamo circondati da persone egoiste e insensibili. Ma è la società che ci ha costretti a comportarci in questo modo. Ognuno si fa gli affari propri, questa è la triste verità. Anche perché non puoi mai sapere le reazioni degli altri. Magari ti dai da fare, ti preoccupi e poi il diretto interessato ti dice “fatti i ca… tuoi!”.

    Io una volta ho chiamato un vigile urbano per segnalargli la presenza di un cane che abbaiava disperato in un’auto. Come si fa a non accorgersi di una bambina? Avrà pianto, urlato, prima di perdere conoscenza? Quel padre avrà le sue colpe ma noi tutti dobbiamo farci un esame di coscienza.

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    • @Marisa: “Fatti i ca@@i tuoi” forse è la frase che più mi sento dire in vita mia, e la cosa non mi sconvolge. Tanto non me li farò, mai.

      Forse ci passerò pure qualche guaio, perché quando uno si interessa agli altri è sempre un po’ sospetto, e questo la dice lunga sul modo in cui viviamo e su come abbiamo ridotto questo mondo.

      Farsi gli affari proprio è quello che permette ogni abominio, ed è il più fedele alleato del male: hai visto le parole di Einstein che ho riportato in calce al mio blog?

      “Il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori, quanto per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare.” Albert Einstein

      Lasciamo pure stare i malfattori. Fossero pure persone incapaci, o distratte, o senza mezzi fisici, psichici, intelletuali, il male viene permesso da chi gira la testa dall’altra parte.

      A me dicono spesso “Tu al letto tuo non ci muori”, come si è soliti dire a chi s’immischia dei fatti altrui, al che io rispondo “Beh, almeno non sporco le lenzuola!”.

      E, magari, non faccio morire qualcun altro.

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  4. La bimba doveva essere addormentata per non emettere nemmeno un gemito durante il viaggio. Io ci credo che suo padre fosse stressatissimo, e che di certo non voleva farle del male… Credo pure che in questo momento la moglie sia sincera nel dirgli che non l’accusa di niente, aspettano pure un’altra creatura. Ma ora sono intontiti dal dolore, quando realizzeranno veramente cos’è successo, credo che lei avrà problemi anche a guardarlo in faccia, altro che affidargli la nuova bimba. Quale sia la punizione per lui, non sarà mai grande quanto i sensi di colpa. Dubito che entrambi dimenticheranno mai perchè Elena non è più con loro.

    Sul farsi gli affari propri e quelli degli altri…ho visto due donne adulte che caricavano oltremisura il bagagliaio e il sedile posteriore dell’auto. I due bambini avrebbero dovuto sedere in braccio alla nonna nel sedile del passeggero. Ho commentato a voce alta che era pericoloso. La madre si gira e mi dice di farmi i fatti miei. Come preferisce, tanto se ha un incidente sono i suoi figli che escono dal lunotto anteriore, non i miei…

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    • @Luisa: io spero che la bambina sia rimasta addormentata, e che non abbia sofferto. Al momento, è l’unica cosa che ci possiamo augurare. Per quanto riguarda la moglie, ti rimando alla mia precedente risposta a Marisa.

      Quando certa gente, come nell’eèisodio che hai riportato, mi dice di farmi i fatti miei, io spero che non si debba mai pentire di quanto detto, e che non debbano mai rimpiangere la signora che non si faceva i fatti suoi. Direi che le rispostacce mi scivolano addosso, se posso dare una possibilità in più a un bambino di salvarsi, che vuoi che m’importi delle rispostacce? Magari invece ti capita quella che ti ascolta, e magari si evita un incidente.

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  5. Sai, proprio stamani mia figlia ed io parlavamo di questo accaduto veramente terribile…e press’a poco Sara ha espresso lo stesso concetto.
    Mia figlia ha 22 anni, eppure si rende conto quanto questa società sia indifferente
    al mondo che vive.
    Ora mi domando da madre, quale coraggio abbia avuto quella mamma a scrivere una lettera così toccante…credimi l’ho sentita a pezzi..perchè fa un male terribile…scappo in camera per non ascoltare…
    Da ieri la vita di quei due genitori cambierà radicalmente…e sarà un dolore costante. dal mattino alla sera…non ci faranno mai l’abitudine…
    Un errore umano imperdonabile a se stessi. Una dimenticanza terribile a cui Dio , secondo me doveva porre rimedio….ecco perchè la mia fede non ha fede…ecco perchè a tragedie di questo genere non riesco a pensare a nulla se non alla disperazione di un uomo che ha ucciso la sua bambina.
    Il perdono verrà da chi lo conosce, da chi sa che padre è stato sino a quel momento…il resto saranno solo parole…e la gente si sa è talmente avida e cattiva che sarà messo alla berlina da una morale che non ha morale….
    Dire che poteva accadere a chiunque ..forse è un pò troppo grossa..ma che poteva capitare, lo ritengo più accettabile.

    Stasera Sara mi ha detto che gli organi di quella bambina hanno contribuito a salvare 4 bambini…
    è una cosa bellissima..ma ha un prezzo davvero troppo alto.
    Mi stringo nel dolore di questa famiglia. Tutto il resto è un inutile parlare…

    Ciao Diemme

    vento

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    • @semprevento: non è “un uomo che ha ucciso la sua bambina”, ma un uomo che ha causato, del tutto involontariamente, la morte di sua figlia, che è una cosa diversa.

      Purtroppo, temo proprio che poteva capitare a chiunque, nessuno di noi può prevedere il momento in cui la nostra attenzione verrà meno, la nostra concentrazione ci tradirà.

      Una povera disgraziata di una bidella, con un sacco di problemi economici, prese il suo stipendio, lo mise nel portafogli, poi lo posò sul tavolo dell’atrio e si allontanò per commissioni. Naturalmente al ritorno non lo trovò più, e fu presa da attacchi di disperazione. La scuola organizzò una colletta a cui io non partecipati, perché non mi pareva giusto rimborsare una tale idiota che lascia un portafogli con un milione e mezzo abbandonato su un tavolo nell’atrio della scuola. Mi fecero notare che “il momento del fesso passa per tutti”, e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Non era una persona che solitamente lasciava il suo stipendio abbandonato così, semplicemente stava mettendolo a posto quando qualcosa ha richiamato la sua attenzione, si è distratta un attimo, forse allontanata mezzo metro, e poi ha rimosso completamente il fatto del portafogli, ricordandosene solo ore più tardi.

      Siamo umani, il che alle volte è difficile, a volte insostenibile.

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  6. Mi sono chiesta cosa avrei fatto in una situazione come questa; avrei capito, perdonato???
    non lo so, non credo!!!
    Il dolore è più grande di qualsiasi comprensione razionale, è l’amore che fa perdonare??? ma è l’incommensurabile amore per i figli che però non fa perdonare!!
    Come te non mi sento di fare di quest’uomo un mostro, la sua vita adesso è un dolore indescrivibile.
    Ma dove viviamo, può essere che davvero nessuno gurda e vede nessuno???

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    • @Sabby: cara Sabby, mi raccontava un mio amico, venuto a mancare recentemente, che la moglie lo accusava per essere malato, e lo colpevolizzava perché di lì a poco sarebbe morto lasciandola solo: io allibivo a questo racconto, come si può rimproverare a un uomo di essere malato, oltretutto di un male che certo non si era andato a cercare, e non dovuto a negligenza di nessun tipo? Le colpe si perdonano, non le disgrazie che ci colpiscono.

      Mi racconta giusto Attila che, quando aveva due o tre anni, il padre lo lasciò sul bordo del marciapiede, raccomandandogli di non muoversi, e fece una corsa all’edicola sul marciapiede di fronte a prendere un giornale. Ecco, metti che il bambino avesse attraversato per raggiungere il padre, e fosse stato investito: lì davvero la moglie avrebbe potuto rimproverarlo per la sua negligenza, e invece non accadde niente (e il bimbo fu talmente obbediente che, prudendogli il naso, non se lo grattò perché il padre gli aveva ordinato di non muoversi, e rimase immobile sopportando il prurito fino a che il padre non tornò).

      Attila, sulla spiaggia, andò a farsi il bagno con la figlia e tornò senza: mi prese un accidente, urlai dove l’avesse lasciata, e mi rispose di averla affidata a un tizio, totalmente sconosciuto, che stava là con sui figlio. Lo mandai di corsa a riprendere la figlia, col cuore in mano, e ti assicuro che se fosse accaduto qualcosa l’avrei ucciso con le mie mani: quelle sono colpe, superficialità, negligenza, non un black out cerebrale totalmente indipendente dalla nostra volontà.

      Non è l’amore che le fa perdonare il marito, ma la coscienza dei fatti. E poi, certo, ci sarà anche l’amore.

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  7. Sai che non sono uno dal complimento facile…. eppure stavolta devo davvero congratularmi con te per aver espresso con profondità – e lontano dai luoghi comuni che, ahinoi, ci investono giornalmente – dei concetti che mi sento di condividere pienamente.
    Davvero complimenti.

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    • @Kalos, caro Kalos, io vivo una vita davvero pesante, e in più conosco centinaia di persone, raccolgo quotidianamente testimonianze della loro vita, e nessuno è indenne da fatti del genere o simili: solo che, generalmente, la sfortuna non si accanisce.

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  8. Concordo anch’ io con Ser @Kalo, cara e controcorrente @Donna&Madre, e plaudo a ogni tua umanissima riflessione su questo accorante argomento, in cui, lodevolmente, sei andata di proposito oltre la retorica del luogo comune … per arrivare alla radice stessa del dolore senza redenzione con una ‘humana pìetas’ sincera che ti fa onore !
    Brava @Diemme !!!

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    • @Ser Bruno: io difficilmente seguo la corrente, anche perché a nessuna corrente appartengo.

      Ringrazio tutti voi dei complimenti, che però mi trovo in imbarazzo ad accettare perché a fronte di riflessioni su un episodio così tragico.

      Ora, se potessi esprimere un desiderio, vorrei che quella bambina apparisse ai loro genitori come in sogno, dicendo loro che sta bene, e di non soffrire per lei. E che magari, con una prossima gravidanza, tornerà con loro (avete presente quei bambini, nati dopo la morte di un altro figlioletto, che venivano chiamati Renato o Renata, per significare che era il figlio precedente tornato alla luce?). Questo sì, può sembrare retorica, e anche semplicistico, perché ogni bambino è unico, rappresenta se stesso, e nessun figlio è sostituito da un altro, però si vuole credere ad ogni costo che il figlio amato e perduto sia davvero tornato, ed è un modo per tornare a vivere.

      Auguro a quel genitori tanti bambini, ognuno un po’ coi tracchi della loro sorella maggiore

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  9. Sono d’accordo con te. E’ ovvio che per fortuna non succede frequentemente ma.. può succedere a chiunque.
    Se ne parla tanto di questa tragedia e le opinioni sono diverse. C’è chi è convinto che è successo a lui perchè già aveva qualche problema di suo, come se ci fosse qualche motivo patologico.. No, io non credo affatto. Poteva succedere a chiunque.
    I miei pensieri sono andati molto spesso a quest’uomo in questi giorni, chiedendomi se riuscirà mai a superare questa tristissima vicenda. Certo non riuscirà mai a dimenticare o mettere da parte.. ma riuscirà mai a tornare a sorridere? E il bimbo in arrivo? Ce la farà a risentirsi papà? E’ terribile. Gli auguro di tutto cuore di farcela..
    E riguardo al perdono. Grande ammirazione per questa donna. Sicuramente c’è un grande amore fra di loro. E se c’è l’amore una tragedia riesce ad unire ancora di più. Se l’amore invece non è così grande, una tragedia separa inesorabilemente..

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    • @Dani: non importa chi lo perdonerà, sarà lui a non perdonarsi mai.

      Ho letto che a metà mattina era pure riandato un momento in macchina, forse per prendere qualcosa. Ne ho visti tanti di genitori, nonni, consorti, maestre, non accorgersi di tante cose: lui è stato sfortunato.

      Mia figlia andava al doposcuola. Un giorno la vado a prendere (parliamo della scuola materna) e, mentre parlavo con l’assistente del post scuola, esce da una classe un bambino, di cui lei ignorava la presenza.

      Ricostruiamo quello che è successo: poco prima della fine del normale orario scolastico il bambino chiede di andare al bagno ed esce. Di lì a poco finisce l’orario, tutti i genitori sono già tornati a riprendere il proprio figlio e, o non era rimasto più nessuno, o erano rimasti solo quelli che dovevano andare al post scuola e che la maestra si reca ad affidare all’assistente prima di andare via: comunque la maestra si dimentica del bambino mandato al bagno e se ne va.

      Il bambino ritorna, trova la classe vuota, e tranquillamente si mette seduto a giocare, assolutamente senza nessuna sorveglianza. Esce dalla classe e va ad unirsi agli altri (assistente con gli occhi di fuori quando si accorge della sua presenza) esattamente un attimo prima che arrivi la madre a prenderlo, la quale dunque lo trova regolarmente con l’assistente e gli altri bambini.

      La mamma non sa, l’assistente fa finta di niente, il bambino sano e salvo viene regolarmente preso e portato a casa.

      Ripeto, la maestra l’aveva abbandonato là, dimenticandosene completamente. E’ andata bene. Poteva non andarci.

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  10. è brutto da dire, ma può accadere. so che non è la stessa cosa ma qualche giorno fa, (l’ho raccontato sul blog) salgo in macchina ed ero in rosso fisso, dovevo fare benzina e c’era un rifornimento nei 4 km che mi portavano all’autostrada, dopo esattamente 100 metri dalla mia partenza avevo dimenticato tutto e mi sono immessa in autostrada senza fare il pieno e con la prima stazione di servizio a 30 km…la testa va altrove, presa da mille pensieri e preoccupazioni…e si dimentica tutto

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    • @Gabry: io sono una persona attenta e scrupolosa, e quando facevo la baby sitter usavo ogni attenzione e riguardo nei confronti dei bambini a me affidati.

      Una volta ne tenevo una che un giorno alla settimana andava a musica, e in quel giorno, anziché recarmi a casa sua, dovevo andarla a prendere a musica: una volta, semplicemente, non realizzai che era “quel” giorno, e mi recai a casa: solo trovandola vuota mi resi conto che la bambina era alla scuola di musica che mi aspettava.

      Telefonai, mi precipitai, la bambina rimase tranquillamente con la maestra di musica che la trattenne fino al mio arrivo; non accadde nulla, ma il meccanismo credo sia stato lo stesso.

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  11. Vedi cara @Diemme, i complimenti che hai ricevuto, non devono imbarazzarti, per la ragione che li hai ottenuti riflettendo su un episodio tragico … quello ahinoi è insanabile, è inesprimibile, e per quanto oggi se ne parla sappiamo tutti che, già a sera, sarà presto dimenticato con la consueta improntitudine e buttato nel dimenticatoio dove già altre terribili vicissitudini umane, giacciono dopo aver conosciuto l’ amara notorietà sui mass-media .
    Nella mia metafora del @Cavaliere Errante, che riflette come uno specchio fedele la mia esistenza quotidiana, non di rado parlo di lande solitarie e di rive di mare sconosciute ai più, che attraverso sotto piogge ventose senza riparo alcuno tranne le stelle …
    Quelle lande solitarie, quelle rive di mare sconosciute, sono in realtà il dolore che ci avvolge tutti, senza nessuna esclusione alcuna, sia che lo si soffra nostro malgrado, sia che lo si procuri, volontariamente o involontariamente, agli altri . Ed ogni volta che incontro questo irrifiutabile compagno, resto attonito nel constatare come le persone – anzichè vivere il dolore fino in fondo come una realtà lancinante che appartiene a tutti, piuttosto che sentirlo come proprio e, attraverso questa autentica condolenza, curvarsi su chi lo provi per restituirgli, non la pietà frettolosa o il perdono d’ accatto, ma la consapevolezza che, quel suo dolore, è anche il nostro – preferiscono invece rifugiarsi dentro l’ illusoria sicurezza della retorica, del luogo comune, del giudizio fasullo, e non poche volte in un “perdonismo di facciata” che umilia chi soffra per una perdita e, soprattutto, umilia la vittima cui la morte ha cancellato ogni tempo, ogni possibilità di evoluzione, ogni sogno .
    Nò, neanche la Fede deve far dire che una vita stroncata è un bene, poichè una Divinità ha richiamato a sè l’ innocenza per farne un angelo . Questo sentimento, che giudico – e non con parere “errante” – superficiale e figlio della retorica di cui parlavo sopra, deve rimanere avvolto nel suo mistero, e mai rivolto, sia pure a fini consolatori, a chi soffra per la perdita di un figlio o di una persona amata : di quella povera ed incolpevole bambina, se non abbiamo una Fede religiosa, sappiamo solo che non c’ è più ed ignoriamo dove sia, e se invece abbiamo una Fede, possiamo solo esprimere una umanissima e scontata speranza, poichè del Dio in cui crediamo non ne conosciamo i pensieri, essendo noi soltanto in grado di immaginarli alla luce della nostra miserabile vita precaria .
    Una cosa tuttavia la sappiamo, e se ci leggiamo dentro, anche a costo di farci del male, la sappiamo con certezza, ed è che quel dolore del Padre e della Madre è nostro, ed è nostro per sempre, comunque noi si reagisca esso ci appartiene, come ci appartiene la vita e la morte .
    Questa certezza, cara Amica, ho letto nei tuoi pensieri, e questa certezza ho lodato come tuo ‘compagno di viaggio’, al di là del tragico episodio !

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  12. dal primo momento le mie parole sono state di vicinanza e affetto per quest’uomo, mentre la televisione dava notizie pensavo al padre della bambina, che potrebbe essere uno di noi, però penso anche che il dolore corre su due binari, quello della coscienza dei fatti, che oggi fa parlare la madre in questo modo nobile, vicino al marito, però nel tempo il dolore si insinua nelle vite e le parole di comprensione potrebbero poi essere di accusa, accusa magari anche inconscia, e queste diventare frattura.

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    • @Sabby: io non so se un giorno lei l’accusera, questonon posso prevederlo, so solo che oggi, in coscienza, l’unica persona che sta peggio di quella madre è proprio quel padre.

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  13. Di fronte a queste vicende, dovremmo avere tutti l’umiltà di fermarci a riflettere e risponderci che “Si, ahimè, può succedere”.

    E poi provare ad intraprendere la strada che ci allontani dal farlo succedere.

    Almeno provarci.

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  14. Meno male che al piccolino non è successo niente…la gente ha fatto bene ad allertarsi. Siamo rimasti colpiti in tanti da questa triste vicenda. Negligenza, black-out, sia quello che sia, le persone indifese vanno protette ed aiutate da tutti.

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  15. Mi stavo dimenticando. Non sai quanto ho gradito quando hai detto che speravi che la bimba gli apparisse in sogno per sollevare un po i genitori dalla loro pena. Mi associo a quell’augurio.

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  16. pensando al bimbo lasciato dalla maestra, mia cara, sai cosa si dice? Che santa Pupa è sempre all’erta!! Infatti troppi ne succederebbero di incidenti gravissimi con bambini se non ci fosse una misteriosa protezione nell’aria.. Chi ha fede crederà a santi protettori, angeli etc.. e chi no si affiderà al fato o chissà cos’altro di più razionale.
    Fatto sta che non è sempre possibile poter prevedere ogni cosa quando si ha a che fare con i bambini in genere. La capacità di concetrazione ha bisogno di staccare almeno qualche secondo.. E in quelle frazioni di tempo può succedere di tutto ma per fortuna la percentuale delle probabilità non lo consente.. 🙂

    Speriamo che questo uomo riesca di nuovo a sentirsi padre..

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  17. @ Diemme

    Grazie per aver linkato il mio post. Sono felice che questo bambino non abbia avuto problemi seri. Anche se “solo” per venti minuti, con una temperatura di 50° C nell’abitacolo, è da pazzi lasciare un neonato in auto. Meno male che ha avuto la forza di piangere a pieni polmoni e che la macchina non aveva i vetri oscurati.

    Come dice Dani, santa Pupa è sempre in allerta. Per fortuna.

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    • @Marisa: se non ci fosse santa Pupa non si riuscirebbe a tenere il conto delle tragedie.

      Per fortuna non ogni distrazione si trasforma in dramma, ma quando ci si trasforma, non per questo è più colpevole di quella che non ha avuto esito infausto.

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  18. buongiorno, mia cara, sono ritornata su questo post perchè sconcertata dalla nuova vicenda simile a questa. Un altro bimbo di soli 11 mesi è morto perchè lasciato in macchina sotto il sole. E tutto questo dopo solo 10 giorni della drammatica fine della piccola Elena.
    A tal proposito ho sempre sostenuto che purtroppo poteva accadere a chiunque. Ma adesso non so più cosa pensare. Io credo che chiunque dopo aver vissuto indirettamente la tragedia dei primi genitori abbia sentito un maggior senso di responsabilità o, come tu hai detto, la disponibilità…. ad imparare la lezione!
    E invece..
    Ma dove andrà a finire questa nostra società?

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    • Ti riporto qui un commento, credo al momento ancora in moderazione, scritto in risposta a un post di Marisa, che parlava appunto di suest’ultima vicenda:

      No cara Marisa, non credo assolutamente in “Santa Pupa”, che s’invoca ogni volta un bambino scampa un pericolo.

      In tutto il mondo i bambini sono vittime di torti e soprusi, e se esistesse una santa Pupa non lo permetterebbe.

      Comunque mi stupisce questo ripetersi del copione, come se fosse la paura stessa che possa succedere a provocare la disgrazia; quanto è successo dovrebbe allertare tutti, e forse dovremmmo trovare un sistema affinché questo non si verifichi, anche se al momento non mi viene in mente nulla: forse una macchinetta che avverte di una presenza nella macchina, che quando sente un respiro diventare appena più flebile cominci a suonare all’impazzata?

      Sarebbe diverso se il seggiolino stesse avanti? Se le scuole chiamassero i genitori non vedendo il bimbo arrivare, per accertarsi che l’assenza sia giustificata?

      Una lotta allo stress, e anche all’inquinamento che sono sicura ci avveleni, lotta che non dovrebbe consistere nel fare una multa spropositata a una massaia che ha gettato per errore un rifiuto nella busta sbaagliata, ma agli inquinamenti industriali, discariche abusive, senza contare i rifiuti tossici e addirittura radioattivi che ogni tanto si scoprono sotterrati qua e là (e poi noi magari ci mangiamo la fresca insalatina cresciuta in quei paraggi).

      Mercoledì avevo appuntamento dal dentista, e me ne sono completamente dimenticata. Il fatto è che proprio quel giorno il dente ha iniziato a farmi male, insistentemente, e io pensavo che non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dell’appuntamento, che cominciavo ad avvertire fastidi. Ripensavo all’appuntamento che lui aveva rimandato due volte, e mi dicevo: “Ah, se disdice anche questo m’arrabbio!”, dimentica totalmente che “questo” appuntamento era proprio in quel giorno.

      Sono troppo frequenti questi “sequestri” della mente, troppo. Dobbiamo capire a cosa sono dovuti, dobbiamo fermarci. O fermarli.

      Io sono davvero amareggita e sconfortata. Ho sempre sostenuto che la vita che conduciamo non è a misura d’uomo, e purtroppo cominciamo a toccarne gli effetti con mano.

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  19. Ancora non ho preso (e penso che nn la prenderò mai) una posizione riguardo questa faccenda…forse perchè so che certe cose possono capitare, forse perchè uno che sa che possono capire dovrebbe starci attento o forse perchè in tutta questa storia di dolore ora 3 famiglie hanno riacquistato la pace grazie ad un pezzetto di quel piccolo angelo nei corpi dei loro bimbi…
    Non penso che prenderò una posizione. So solo che una cosa: non si può giudicare il dolore di un padre e di una madre! (e chi lo fa dovrebbe essere preso a calci in bocca) .

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  20. Scusa, Farnocchia, ma non capisco che cosa intendi con «non si può giudicare il dolore di un padre e di una madre! (e chi lo fa dovrebbe essere preso a calci in bocca)».

    Non ho riletto tutti i commenti ma, da quel che ricordo, tutti noi, che siamo intervenuti nella discussione, abbiamo manifestato soprattutto la vicinanza a queste persone. Non si può giudicare il dolore? In che senso? Penso che nessuno abbia giudicato il dolore di questi genitori, nel senso che nessuno può effettivamente sapere quanto sia grande, immenso, sconfinato. Credo che un dolore lo si possa condividere: capita di essere colpiti da una notizia di cronaca e, pur senza conoscere le persone interessate, si condivida il loro dolore perché, come succede spesso, ci si immedesima. Ma un dolore non si può giudicare nemmeno quando apparentemente una persona colpita da una tragedia enorme – come ad esempio la mamma di Sarah Scazzi – non lo manifesta in modo aperto. Perché il dolore è prima di tutto un fatto interiore e il manifestarlo apertamente o meno è una scelta individuale che, come tale, non va giudicata.

    Non mi sembra nemmeno che qualcuno abbia giudicato il padre di Elena. Tutti abbiamo concordato sul fatto che una tragedia simile poteva essere evitata ma che può capitare. Forse qualcuno è convinto che una cosa simile a lui/lei non potrebbe mai succedere, ma io ho imparato dai fatti della vita che non si deve dire “a me mai”. Quindi non si può nemmeno giudicare chi ha commesso un errore, anche perché errare è umano.

    Ciao.

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    • @Marisa, sarà che io ho molta poca coda di paglia, ma non ho letto il commento di Farny come riferito a noi e fuori, nel resto del mondo, c’è chi li ha giudicati questi genitori, eccome!

      Un signore giorni fa, incontrato in un negozio, gridava contro quel padre assassino cui dovrebbero dare l’ergastolo. Se questo è quello che intendeva Farny, credo che dobbiamo darle ragione, proprio per tutti i motivi che tu elenchi.

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  21. @marisa: scusami se hai male interpretato ma ragionavo in generale, non sui vostri commenti. Più che altro era riferito a quei geni del male che commentano in tv pur di apparire. Come ha detto Diemme la mia era una presa di posizione verso imbecilli che mai avrò la sfortuna di conoscere, non verso i commentatori di questo post!

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  22. @ Farnocchia e Diemme

    Mi scuso con entrambe se ho frainteso. Non ho molto tempo per seguire i dibattiti in tv, ma dalla gente comune, dai discorsi captati qui e là, ho sentito solo parole di pietà nei confronti di entrambi i genitori e nessuna condanna del padre.

    I friulani sono gente di buon cuore. 🙂

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    • @Marisa: non hai bisogno di scusarti, qui si chiacchiera e il fraintendimento è sempre in agguato, l’importante e chiarirsi.

      Io non ho seguito dibattiti in tv, ma dall’ “uomo della strada” di giudizi negativi ne ho sentiti, quindi capisco Farnocchia.

      Comunque è terribile la recidività dell’episodio, dovrebbe veramente scaturirne un’analisi più approfondita di come siamo e come stiamo vivendo.

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