Archivio | 19 Maggio 2018

Israele: purtroppo, devo tornarci su

 

Golda Meir, donna e laburista, nel novembre 1972: “Io credo che la guerra nel medio oriente durerà ancora molti, molti anni. E le dico perché. Per l’indifferenza con cui i capi arabi mandano a morire la propria gente, per il poco conto in cui tengono la vita umana, per l’incapacità dei popoli arabi a ribellarsi e a dire basta”. Ancora Golda Meir: “Alla pace con gli arabi si potrebbe arrivare solo attraverso una loro evoluzione che includesse la democrazia. Ma ovunque giri gli occhi e li guardi, non vedo ombra di democrazia. Solo regimi dittatoriali. E un dittatore non deve rendere conto al suo popolo di una pace che non fa. Neppure dei morti”. Sempre Golda Meir: “Noi vi potremmo un giorno perdonare per aver ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremo mai per averci costretto ad uccidere i vostri. Una possibilità di pace esisterà quando gli arabi dimostreranno di amare i propri figli più di quanto odino noi”.

Rabin o Peres, Ben Gurion o Sharon, Barak o Netanyahu, Eshkol o Begin, socialisti o conservatori, sottoscrissero tutti queste frasi, o le avrebbero sottoscritte. Con le azioni conseguenti, Gaza compresa con i suoi orrori, credo, e il passato lo conferma. Bon. Ma ancora Israele non compare sui libri di testo delle scuole elementari di Ramallah, pagati dall’Onu e dall’Europa. L’odio di là resiste. (da fb, ne ignoro l’autore)

I fatti del 14 maggio hanno scatenato una serie di reazioni e commenti, sui social e fuori. Qui ho visto diminuire il numero dei follower, certo non posso conoscerne la ragione ufficiale, ma noto la coincidenza dei tempi.

Parlo spesso con persone del fronte opposto e ammetto che, con l’informazione che arriva qui, quasi esclusivamente da una parte sola, è facile far parlare la pancia. La mattanza d’innocenti non piace a nessuno, ma passa in secondo piano il fatto che questi “innocenti” stessero tentando di andare a “mattare” altri innocenti, come già accaduto in passato, nelle proprie case e spesso durante il sonno (ricordo il recente sgozzamento di una sedicenne israeliana mentre dormiva nel proprio letto nella propria casa, senza parlare della tragica fine della famiglia Fogel, tanto per fare due esempi).

Leggo di gente che si definisce pacifica (sic!) che inneggia all’olocausto, parlando addirittura di “classe e bellezza” dei nazisti:

I miei amici non particolarmente schierati con Israele, del quale anzi giudicano la politica, non si rendono conto di queste posizioni che affrontiamo quotidianamente.

Tornando ai fatti del 14 maggio, qualcuno ha precisato che la sede della nuova ambasciata è a Gerusalemme Ovest, cioè in quella parte di Gerusalemme universalmente riconosciuta e accettata come israeliana. Io da parte mia vorrei sottolineare solo che per Israele era un giorno di festa, quanto di più lontano da una qualsiasi intenzione di “mattanza”: si celebravano i 70 dalla fondazione di Israele, da pochi giorni era partito da Gerusalemme il Giro d’Italia, come tributo a un altro difensore della vita, il ciclista italiano Gino Bartali, cui è stata conferita la cittadinanza onoraria israeliana come ringraziamento per le numerose vite di nostri correligionari che ha contribuito a salvare a rischio della sua stessa vita. Non ultimo Israele ha vinto la competizione canora dell’Eurofestival, con una canzone che, per carità, neanche mi fa impazzire, ma che per Israele è stato un altro motivo di innocentissima gioia.

Ecco, il 14 maggio in Israele si stava festeggiando la vita, l’operosità, quello che si è costruito e che si sta continuando a costruire. Sull’altro fronte, “i giorni della rabbia”, le manifestazioni cosiddette “pacifiche”, di povera gente disperata mandata con molotov, coltelli e tutto quello che si potevano procurare, a sfondare i confini di questo stato in festa. Gente talmente disperata, o con un codice morale talmente diverso dal nostro, da cimentarsi in quest’impresa con i bambini in braccio.

Israele doveva difendere i propri confini e fermarla oppure permettere che altre famiglie israeliane facessero la fine della famiglia Fogel e di tante altre come loro?

Riporto ancora delle parole della saggissima Golda Meir: “Sta bene che ci vogliono trucidare, ma non si aspettino la nostra collaborazione”.

Ora, vediamo se i follower diminuiranno ancora….

Ne approfitto per riproporre questo servizio Rai già postato in un commento, con un servizio tutto sommato obiettivo e improntato al buon senso, anche se cita la bambina di otto mesi che sembrava morta per i lacrimogeni, mentre si è poi saputo che era già morta per una malattia terminale opportunamente strumentalizzata.

https://www.raiplay.it/video/2018/05/Le-vittime-sacrificali-Del-17052018-c0f88c30-0b91-4b0f-947a-a55825591c91.html