Archivio | 13 Maggio 2018

E poi madri per sempre

Ha ragione chi dice che le grandi decisioni della vita bisogna prenderle a freddo, quando non si è coinvolti, perché poi quando ci si è dentro non si ragiona più lucidamente.

Io lo ricordo quel giorno, quando lui, che non accettava di essere lasciato, mi saltò addosso mentre io piangevo, urlavo no, davo pugni… mia figlia dice che ci ha visti litigare da quando è nata, e io le ho ribattuto che abbiamo litigato anche durante tutta la gravidanza, quando ho realizzato che litigavamo anche durante il concepimento.

Non ne volli sapere di lui, né lui mi amava alla follia, intendiamoci, voleva solo avere l’ultima parola, più da bambino viziato che batte i piedini che altro.

Di fronte al risultato positivo del test di gravidanza fui in dubbio se dirglielo o meno: io di lui non ne volevo sapere, ma ho sempre pensato che, insomma, uno che ha un figlio ha pure diritto a saperlo. E così alla fine glielo dissi, sperando che mi rispondesse che non ne voleva sapere, così mi sarei tenuta il figlio con la coscienza a posto e senza dover più combattere con lui.

Non andò così. Dopo un attimo di disorientamento, pure con un vago invito ad abortire, si calò in questo nuovo ruolo, persino con qualche timido tentativo di cambiare.

Io da parte mia ero disperata, non sapevo “come” fare, ma non ho mai avuto dubbi sul “cosa” fare, perché quando un bambino è stato concepito per come la vedo io la scelta non c’è, e l’unica cosa da fare è aspettare nove mesi.

Oggi che mia figlia è una brillante studentessa universitaria, innamorata di madre e padre e che riempie la mia vita di felicità, mi chiedo cosa sarebbe stato invece della mia vita se non avessi avuto convinzioni così ferme da farmi affrontare ogni difficoltà: sarebbe stata un deserto in cui sarebbe stato molto più difficile far nascere un qualche fiore che desse uno scopo alla mia vita.