Archivio | 20 Maggio 2014

Attila e la famiglia del Mulino Bianco

Ieri è stata una giornataccia, tanto per cambiare. Corri corri, gira uffici a vuoto, parla con uffici a vuoto, a un certo punto interviene il mio avvocato (che ogni tanto sentirsi sostenuti fa bene alla salute).

Lui ha avuto modo di conoscere Attila e, ahimé, je piace (non nel senso omo, intendiamoci!). Continua a dire che è una persona deliziosa, che con tutto quello che ne ho detto io chissà che si pensava, mentre quando è entrato da lui la prima volta, timido e indifeso, e la seconda volta, con la figlia innamorata che gli stava appiccicata guardandolo con gli occhi da pesce lesso, si è intenerito.

Insomma, ieri siamo stati a pranzo insieme con mia madre, e lui se l’è presa sottobraccio e piano piano l’ha accompagnata alla macchina, mentre la figlia da dietro mi diceva: “Guarda che dolce papà!”. Pomeriggio al servizio della “bimba”, accompagnamola qua, accompagnamola là, e poi la sera, mentre aspettavamo che tornasse dalla palestra, qualche partita di Ruzzle, facendoci anche due risate.

Poi mi sono accasciata a dormire sul divano, su cui lui era seduto, e di lì a poco Sissi è tornata dalla palestra e si è messa lì a raccontare.

Il quadretto era proprio da Mulino Bianco, anche se tra me e Attila non c’è e non potrà mai esserci nulla. Il fatto però è che io sono sempre andata avanti col vessillo della verità, i miei rapporti con le persone sono chiari: ci siamo scannati, anche trascinati in tribunale, ma alla fine dei giochi non c’è mai stata nessuna ipocrisia, nessun rapporto superficiale solo per salvare la forma, vuoi “per la bambina”, vuoi “per l’occhio della gente”.

Oggi rancori ne ho tanti, ma sospesi nessuno. A bocce ferme, nessun fantasma aleggia nell’aria.

E noi siamo, tutto sommato, sereni.