24 errori logici conversazione: 6°, Domande accusatorie…

fallacie-logiche

Riprendiamo la nostra analisi delle fallacie logiche, tecniche di manipolazione linguistica, tratta da questo interessante articolo.

Siamo arrivati al sesto, quello che qui chiamano “domande accusatorie”, ma che non necessariamente accusano. Diciamo che sono domande che danno per scontata una certa realtà, praticamente senza possibilità di replica. Mi ricordo una volta che si parlava di tecniche di interrogatorio dei testimoni e l’articolo sottolineava che, dando per scontato un qualsiasi particolare, il teste tende a confermarlo.

Per esempio, se si chiede “L’uomo aveva i baffi?”, il testimone potrà rispondere affermativamente o negativamente, ma chiedendo “Che tipo di baffi aveva l’uomo?” tutti risponderanno indicando un tipo di baffi, e nessuno dirà che non li aveva.

Nel nostro articolo questa modalità è stata ulteriormente circoscritta, con riferimento speciale alle domande accusatorie, che spiazzano l’interlocutore e lo mettono sulla difensiva:

6. Domande accusatorie. Fare una domanda che contiene un’affermazione, in modo che l’intervistato non possa rispondere con un sì o con un no, ma debba contestare la domanda e apparire così sulla difensiva o addirittura colpevole.

Hai smesso di picchiare tua moglie?

Fonte: http://www.ilpost.it/2014/01/03/lista-fallacie-logiche/

 

Io credo che quanto sia insidiosa e manipolatoria questa modalità di porre domande sia piuttosto palese…  😯

9 thoughts on “24 errori logici conversazione: 6°, Domande accusatorie…

  1. Mi viene in mente il classico indovinello che gira da noi a Parma… “nella statua di Garibaldi in piazza omonima, il cavallo è girato verso Via Mazzini o verso Via Farini?”
    Sapessi quante risate nel vedere la gente che ci pensa e poi risponde convinta…
    …inutile dire che no, non ha il cavallo quella statua!! 😀

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  2. Domande fuorvianti, altrimenti non verrebbero poste. Durante i processi vengono talvolta poste per cercare di far cadere in contraddizione Testimoni o imputati, ovviamente gli avvocati ed i procuratori non sono così ingenui da lasciare che la domanda ottenga risposta.
    Altro elemento fuorviante è la ricerca del perché. Chiedere semplicemente perché durante un interrogatorio , ma anche semplicemente mentre l’interlocutore sta parlando di ricordi o testimonianze di altri, ebbene chiedere perché è urticante, e spesso chi parla tende a deviare il discorso, non risponde, come se intuisse un trabocchetto….
    In effetti alcune tecniche oggi adottate per interrogatorio, o semplicemente per il quieto vivere, tendono ad escludere ogni perché, sostituendo con altre parole o addirittura perifrasi.
    Es: Perché sei andato …. meglio come hai trovato.. (il posto /la persona ecc) oppure cosa ne pensi ….
    La psiche umana interpreta parole ed atteggiamenti. Le domande e le modalità in cui vengono poste, spesso vengono strutturate in modo da confondere o schiacciare il ragionamento.

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    • Eppure per me il perché è un invito a spiegare, non un giudizio. Il perché l’ho sempre vissuto come un’apertura, la strada per un’illuminazione dell’altro, ma anche di noi stessi. Certo, anche quello, cambia valore a seconda del modo e del tono di voce: per esempio, “E perché saresti andata via così?” suona molto più accusatorio di un “Perché sei andata via?”

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  3. questa manipolazione comunicativa mi sta facendo riflettere particolarmente. mi sto chiedendo se quando sono nervosa non mi esprimo utilizzando inconsciamente questo meccanismo con le persone a me vicine…

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