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Ode al formaggio

Raccolgo con piacere il guanto di sfida che Sara Ferraglia ha lanciato sul blog dell’amica Antonella Pizzo, e rispondo con degli estemporanei (e quindi chiudete un occhio sul fatto che non siano tutti endecasillabi) e chiaramente scherzosi versi sul poeticamente vituperato formaggio.

Ode al Formaggio

Tu pensi che ci voglia un gran coraggio,
a scriver qualche verso sul formaggio?
Beh, dipende di quale cacio parli,
perché i caci, si sa, bisogna amarli!

Per esempio, è fuori discussione,
che come il cacio sta sul maccherone
è invero segno di grande affinità
che altri cibi non hanno a parità.

Se parliamo di cacio stagionato.
è il reggiano quello più gettonato,
ma forse preferite quelli freschi,
(che non manchino mai sui vostri deschi!).

Che sia un tripudio di bufala e ricotta,
di primosale, stracchino (e mai caciotta),
formaggi che si sciolgon nella bocca,
e la mia parte, guai a chi me la tocca!

Amo di meno il verde gorgonzola,
che devo dirvi, non m’ha mai fatto gola:
vedere quella muffa non m’attira,
e certo non ci spenderei una lira.

Mi dicono però che in qualche parte,
il formaggio coi vermi è quasi un’arte:
ma dico, amici miei, siete impazziti?
Che c’è di buono nei cibi inverminiti?

Mi fermo qui che devo lavorare,
ma se qualcuno si vuole cimentare
in un’ode, che so, al caciocavallo,
io fin da adesso, amici, gliel’avallo!

(Patrizia Vivanti – 26 maggio 2010)