Beh, l’intenzione era scriverlo ieri il post, visto che stanotte ne uscirà un altro, ma non ce l’ho fatta, ho scritto il titolo e lì è rimasto (ma non sia mai che mi rimetta a rimpinguare le bozze!).
Quello che volevo dire è che su un altro blog sono stata rimproverata di essere troppo legata al passato: “Nooooooo”, direte voi sarcasticamente, “ma cosa dici mai!”.
Beh, a parte che io credo che il passato sia sacro, e che nessuno dovrebbe mai dimenticarlo, pena dimenticare chi si è, quello che nella vita si è costruito, le prove che si sono affrontate, le persone che abbiamo incontrato, tutti fattori che sono le colonne portanti del nostro presente, il mio problema è semmai che non guardo il futuro, ma le cose non sono assolutamente collegate.
Anzi, sì, nel mio passato si può trovare la radice di questo disincanto, di questo mio navigare a vista, indubbiamente godendomi il paesaggio, ma assolutamente senza meta.
Pur ben conoscendo le motivazioni di questo mio agire (o non agire, a seconda dei casi), non credo che la memoria del passato c’entri niente, tutt’altro: se riaffondassi ben bene le mie radici nei punti giusti, potrei anzi far nascere nuovi rami, con nuovi frutti.
Il problema è che non ne ho voglia, perché sarebbe un processo doloroso, e non ho la benché minima voglia di provare alcun dolore. Sono anestetizzata, lo so, ma l’anestetico funge al suo scopo.
Un giorno, forse, non ne avrò più bisogno, e allora sì che aprirò gli occhi e guarderò alla vita con un sorriso e tanta energia, ma ora no.