Minoranze discriminate

E proprio vero, chi poco sa, presto parla.

Oggi non ce l’ho qualcuno, ce l’ho con me stessa.

Da un po’ di tempo (da sempre, ndr) ho il dente avvelenato con certi atteggiamenti delle minoranze discriminate, compresa quella cui appartengo, causa l’insopportabile coda di paglia, la continua accusa di discriminarli anche se non ci pensi per niente e non ne hai la minima intenzione, ce l’ho con loro per il fatto insopportabile di trovare nelle tue parole, pure se parli del prezzo delle zucchine, qualcosa contro di loro, qualcosa di pesantemente allusivo e offensivo. 👿

Sul blog di Marisa, parlando di gay, uno cominciò ad attaccare una solfa che non la finiva più. Io non ho alcun pregiudizio, suppongo neanche Marisa, ma vi giuro che alla fine ti levava dalla bocca il dirgli “Ma vaff… brutto frocio, levati dalle balle che non ti reggo più!”, il che probabilmente avrebbe avuto su di lui un effetto liberatorio, avrebbe potuto dire finalmente “Ah, vedi che avevo ragione che pure tu hai pregiudizi e discrimini, sotto una finta facciata liberale come tutti blablablablà?”

Famosa nel mio blog l’interpretazione del mio post sulle domestiche  di Valentino (scusa Vale se la ritiro fuori, ma ci rimasi davvero molto male!). Valentino espresse rammarico per avermi sentito tuonare contro dei comportamenti di certe domestiche, interpretandolo come una manifestazione di discriminazione razziale in quanto al momento le domestiche sono solitamente straniere.

Sono stata accusata anche di essere antisemita (“Tu?” commenterete voi: ebbene sì). Ero sull’autobus – tanti anni fa – e parlavo della necessità di ristrutturare la sinagoga. Parlavo con una mia amica della difficoltà a reperire fondi, che magari le persone di condizioni economiche più modeste facevano donazioni, mentre quelle più ricche non avevano la stessa generosità (e semmai discriminavo tra la generosità delle persone più modeste rispetto al braccino corto di quelle un po’ più in grana). A un certo punto una signora – dalla cui reazione deduco fosse ebrea – scattò contro di me inveendo “NOI non abbiamo i soldi del Vaticano, perché noi di qua e noi di là, non come VOI DEL VATICANO che blablablablablablà”.

La mia amica mi guardava stupendosi del fatto che non reagissi: “Ma perché non le hai detto che sei ebrea?”. E perché mai glielo avrei dovuto dire? Devo forse rendere conto a lei di quello che penso e che sono? Devo farmi un problema io dei suoi processi alle intenzioni altrui?

Ancora, un’altra signora, parlando di tutt’altro argomento, mi ripeteva ogni due per tre di essere medico. Non capivo il motivo di questo suo dover sottolineare in continuazione il suo titolo, avevo una gran voglia di dirle che stavo benissimo, grazie, ma nel caso avessi avuto problemi di salute l’avrei senz’altro tenuta in considerazione.

A un certo punto – parlava perfettamente italiano, e fino a quel momento avrei pensato che fosse italiana – una piccola sfumatura linguistica mi fa sorgere il dubbio che non sia di lingua madre italiana. Mi si accende una curiosità linguistica e le chiedo se è straniera: l’avreste dovuta sentire come ha ringhiato! “Perché lo vuole sapere?”

“Così, rispondo io, ho sentito un accento particolare e mi è venuta la curiosità di sapere se fosse madrelingua italiana, tutto qui”.

“Vabbè, se è per quello allora glielo dico: no, non sono italiana”.

Punto.

A me, al suo posto, sarebbe venuto spontaneo dire di dov’ero. No, sono inglese, no sono americana, svizzera, cinese… e invece no, un’incredibile fretta di chiudere il discorso e non specificare. Dico a una mia amica: “Quella è o albanese, o rumena, o ucraina, o comunque di una minoranza che si considera malvista in Italia”.

“Perché dici così?”.

“Perché è complessata. Se non lo fosse stata, non avrebbe sottolineato ogni due per tre di essere medico. Se fosse stata americana, alla mia domanda avrebbe risposto semplicemente No, sono americana, non mi avrebbe aggredito come per difendersi, non avrebbe tagliato corto con un no secco, chiaramente manifestando di non avere intenzione di aggiungere altro”.

E’ venuto fuori che era albanese e, come volevasi dimostrare, l’unica differenza tra lei e una di una nazione non discriminata era il fatto di essere sulla difensiva, null’altro.

Ho sempre ritenuto questo comportamento davvero fastidioso, è pesantissimo gestire le accuse ingiustificate, i continui processi alle intenzioni da parte di chi si sente discriminato e ti azzanna ritenendosi attaccato a prescindere ma poi ieri, all’improvviso, una persona mi ha detto:

“Siamo come cani ridotti all’angolo, punzecchiati e feriti da tutte le parti! Finiamo col ringhiare a chiunque si avvicini!”

e finalmente ho capito.

80 thoughts on “Minoranze discriminate

  1. Prima cosa, manca una t: hai scritto ceri invece di certi.

    E poi, venendo al contenuto, non saprei che commento fare, se non prendere atto che talune persone hanno dei punti o argomenti sensibili, toccando i quali reagiscono, anche a sproposito, ritenendosi attaccati.

    Evidentemente essi individuano in sé delle “zone deboli” che tendono a proteggere in modo anche abnorme… che poi questo nasconda un senso di inferiorità o “anormalità” è possibile.

    Va anche detto che questo difendersi, se fatto in modo che suscita clamore, può essere anche un sistema per trovare alleati alla “propria causa”, per avere visibilità: ci sono sempre il gruppo politico o il sindacato o l’associazione religiosa e non, pronti ad assumere pubblicamente le difese del presunto discriminato, singolo o gruppo che sia.

    Trovare alleati, suscitare consensi ed eventualmente indurre indignazione in taluni “settori sensibili” della società, è anche un modo per acquisire potere, diritti, a prescindere della fondatezza delle rivendicazioni avanzate o dalla concretezza del torto che si sostiene subìto.

    😉

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    • Sì avevo visto e corretto (o ce n’è un altro ancora?).

      Non so se sia come dici tu, forse sì, cercano di capire chi è amico e chi nemico, ma in questo modo tracciano la linea di separazione, si può essere solo o di qua o di là.

      Invece, a molta gente non importa niente di razza, colore, religione, orientamento sessuale dell’altro, ma se tu mi esasperi tastando il terreno, per sapere se sono amica o nemica, non credendo fino in fondo che sia amica, non permettendomi di essere neutrale o indifferente, rischi di essere pesante…. 🙄

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  2. No …. questa volta concordo con te, cara @Diemme, al 1000×1000, o se preferisci …. ehm …. “parametri angolari” … a 360°, il che significa, in base alla geometria euclidea, una mia condivisione con te estesa “all’ intero piano” ! 😀
    Non che alcune riflessioni del caro @Enrico non contengano elementi di verità ( quello che afferma, talvolta accade e le cause non solo lontane da quelle che ipotizza lui …. ), ma come si dice a Roma ER TROPPPPO STRUPPPPJA 😯 , ed una cosa è la giusta rivendicazione dei diritti da parte delle minoranze o dei “cosiddetti” diversi ( ( diritti che spettano a tutti, ed a tutti ugualmente posti sullo stesso livello etico, in uno Stato civile ), per le quali minoranze e/o diversi giudico opportuno da parte nostra batterci sempre, altra cosa è la pretesa ad avere diritti che esulano rispetto a quelli di tutti gli altri cittadini . A mio modo di vedere, se è nobile e giusto che debbano essere abbattute tutte le barriere che limitino i diritti naturali “anche di una sola persona”, non altrettanto nobile e giusto è “pretendere” che TUTTO sia dovuto, poichè si è diversi !!!
    @Bruno ….

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    • @Bruno: e poi, io capisco che la vita di una persona possa ruotare attorno al suo problema, ma non può pretendere che tutto il mondo abbia come centro della propria vita il suo problema! Io difendo qualsiasi minoranza, e sicuramente non mi tirerei indietro (non mi sono mai tirata indietro) se vedessi qualcuno attaccato, ma veramente la discriminazione ci sarebbe se pensassi tutto il giorno ai “diversi”!

      Hai ragione, la pretesa di pari diritti e pari dignità è sacrosanta, quella che il mondo ruoti attorno a loro (attorno a noi) davvero no.

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  3. Sono d’accordo con te Diemme, in linea di massima. Ma umanamente ecco, è come quando hai la pelle scottata dal sole, anche una carezza può fare male… Così nascondi la parte ipersensibile e tendi a non porgerla al contatto. Ho provato anche io la sgradevole sensazione di essere sotto osservazione, di ricevere ‘attenzioni malevole’ e di essere troppo debole e depressa per avere la forza di reagire e rispondere per le rime lasciandomi scivolare addosso la stupidità. Certo, oggi è diverso, oggi la penso come te, ho sviluppato gli anticorpi e le autocommiserazioni infastidiscono anche me, ma so che certi atteggiamenti di autodifesa perenne, anche quando non ce n’è alcun bisogno, possono essere la conseguenza di ferite profonde, quindi non mi sento di essere troppo severa. Le rifuggo, si… Ma perchè riaprono in me il ricordo doloroso di quando anche io mi sentivo attaccata da tutti e non comprendevo che invece ero io il mio peggior nemico. Ciao!

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    • @fiverspao: capisco tutto, però mettiamoci pure nei panni di chi viene attaccato senza motivo, accusato senza ragione… diventa una spirale! Discriminato perché, in quanto appartenente a una maggioranza, viene considerato sicuro portatore di pregiudizi: se facciamo così non la finiamo più!

      Una giusta prudenza d’accordo, ma così le “vittime” diventano “persecutori” a loro volta: anche il considerare che uno non appartenente al proprio mondo sia per forza ottuso e prevenuto è discriminazione!

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  4. Bellissimo finale, proprio vero.

    Una bellissima ragazza di 28 anni lavora con un contratto da schiavi moderni presso la stessa mia azienda, è albanese ma vive in Italia da quando aveva 8 anni e posso assicurare che è una meneghina in tutto e per tutto. Non ringhia, anzi è dolcissima, ma rivela le sue origini solo se qualcuno lo chiede. Senza imbarazzo ma non è di certo la prima a parlarne. E’ andata a scuola in Italia, ha lavorato, sta per laurearsi sempre lavorando.

    Non ha diritto di voto. Né del sindaco, né dei consiglieri, né del Parlamento, del premier, niente. Vive, lavora, contribuisce, studia, non può decidere chi deve amministrare i soldi che lei versa allo stato, non è rappresentata nella vita sociale e politica, niente.

    In queste condizioni, è c’è di molto peggio, come si fa a non riunirsi solo con altri “outsider” etnici, come si fa a non sentirsi tagliati fuori, minacciati, esclusi, di serie B?

    E magari molti vogliono che loro rimangano di serie B. Fra qualche anno, trenta-cinquanta, gli “straniera” saranno INEVITABILMENTE la maggioranza della popolazione giovanile italiana, dato il tasso di crescita demografica ridicola nel nostro paese. O arrivano giovani stranieri o l’Italia muore, saranno i vecchietti a tenere in piedi la nazione? E chi glieli paga poi le pensioni?

    Immaginate una maggioranza di giovani che è cresciuta nella convinzione di essere “diversa”, disprezzata, dal paese che li ospita. Che non è riuscita a diventare e non si sente “italiana”. La storia insegna che in queste condizioni la devastazione che ne può conseguire è inimmaginabile.

    Per fare un esempio banale: l’Impero Romano è crollato così. I barbari erano nel territorio ma non erano integrati.

    E si discute ancora se dare la cittadinanza a bambini che sono già nati sul territorio della Repubblica, che parlano italiano, frequentano le nostre scuole e, crescendo, non possono neppure distinguersi dai loro coetanei dell’inno di Mameli.

    Anche in questo campo siamo drammaticamente miopi.

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    • @Exodus: quella di fare delle comunità a parte è una tentazione forte, ma anche una trappola, significa autocondannarsi a essere diversi, sempre, significa autoetichettarsi.

      Mi ricordo un giorno mio padre, andando a trovare una vicina, quando quella aprì e noi bambini stavamo già entrando per unirsi ai suoi di bambini, ci tenne fermi con le braccia e disse alla vicina: “Prima che noi entriamo dentro casa sua, sappia che siamo ebrei”.

      La vicina lo guardò esterrefatta, osservo il gesto che aveva fatto di impedirci il passaggio con le braccia, e rispose balbettando: “Ma… ma… che significa? Mi dovrebbe importare?”.

      Certo, io capisco chi come lui ha passato la guerra, le leggi razziali, e che tanto bastava per essere evitati come la peste, ma a volte si perde la percezione della realtà, e questo diventa pesante per chi sta dall’altra parte.

      Comprensibile, ma pesante e, a lungo andare, asfissiante.

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    • @Enrico: ti riferisci a “lei hulk”, l’avatar del mio blog? Quando linko un altro articolo, è come se fosse il blog che commenta quell’articolo, e così appare il “blavatar”, l’avatar del blog.

      Lei, la donna verde, l’ho scelta io, e mi ci sento proprio 😀

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  5. Riprendendo dal commento di Exodus, la ragazza che lui cita, attualmente potrebbe, se non erro, diventare cittadina alle condizioni individuate dall’art. 5 della legge che ho prima linkato:

    1. Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’e stero, qualora, al momento dell’adozione del decreto di cui all’articolo 7, comma 1, non sia intervenuto lo scioglimento, l’annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio e non sussista la separazione personale dei coniugi.
    2. I termini di cui al comma 1 sono ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi (1).

    😉

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  6. Il caso che cita @Exy ( tralasciando il suo esempio dell’ attuale imbarbarimento della società italiana con il crollo dell’ impero romano, che avvenne per una serie di motivazioni tuttora all’ esame degli storici, ma fra le quali NON ci fu, e questa è una verità documentata, “il non aver esteso il diritto di cittadinanza ai barbari”, poichè fu vero il contrario : fu proprio l’ aver diffuso ‘a gogò’ il diritto di cittadinanza romana, una delle concause del suo progressivo indebolimento …. ) andrebbe valutato a fondo : è vero, esiste una numerosa popolazione ( e forse, è la maggioranza … ) di stranieri che, pur partendo dalla loro patria a seguito di drammatiche circostanze ( guerre spietate, genocidi, povertà disumane insostenibili, tragedie personali …. ecc. ), sono venuti in Italia esprimendo il meglio delle loro culture, studiando, prestandosi a svolgere anche i lavori più umili ( e non di rado sfruttati da bastardi ai quali è difficile associare la qualifica di “esseri umani” ….. ), cercando di dare sempre il meglio di sè, riconoscendosi nel bene e nel male con gli italiani …. ed a molti di questi, come ci racconta @Exodus, è tuttora negato il riconoscimento pieno dei loro diritti, ed ai figli stessi di costoro, che frequentano con profitto le stesse scuole in cui vanno i nostri figli, si impedisce di esprimere la loro “italianità” per bassi motivi di razzismo, di pretese superiorità nostre, e per altre infami riflessioni !
    C’ un solo titolo che spetta a chiunque respiri su questa Terra, ed è lo stesso che vigeva millenni fa : essere “persona”, libera in quanto tale, meno libera quando si inserisce in una società organizzata, dal momento che la sua libertà finisce dove inizia quella di un altro .
    Ma questa limitazione ( dovuta alla scelta, qualunque ne sia stato il motivo, di far parte di una collettività ) DEVE essere compensata dall’ acquisizione paritaria di altri diritti che consentano di condurre una esistenza migliore, non già – a mio errante parere – dall’ arroganza di PRETENDERE che tutto sia loro dovuto .
    @Bruno ….

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  7. La DONNA VERDE …. ehmm …. sei Tu ?!?
    TUUUUUUUUUUUUUUUUU ?!? 😯
    E … ehmm … ti ci senti proprio ???
    Ommioddio !!! 😦

    “Verde que te quiero verde,
    verde viento verde rama
    el barco sobre la mar,
    el caballo en la montaña
    verde yo te quiero verde, sí sí
    yo te quiero verde ay ay
    yo te quiero verde ……”

    Ah …. se non fossi già sposato ( e fedele …. ) @Diemme …. !!!!
    Verde sirena che emergi dal mare greco …. talattiana venere pugnace e sagace …. e chi ti mollerebbe più ?!? …. Verde @caballerovagabundo quale sono ! :mrgreen:

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    • @Bruno: sei sposato, ho avuto pure modo di parlare con la tua signora, che ci vuoi fare, anche se il verde mi dona moltissimo, ‘un se po’ fa’! 😆

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  8. # Cavaliere:

    continui a sfidarmi sul terreno storico ed è bene che tu sappia che sono un mastino che non si tira indietro.

    Non l’ho scritto per non essere prolisso, cmq mi riferivo, per quanto riguarda lo sgretolamento progressivo dell’Impero Romano ad un fatto specifico, che secondo molti, moltissimi, storici, diede il via ad una serie di eventi che costrinsero svariati imperatori a cercare di tamponare una falla ormai letale. Presero delle misure che riuscirono a spostare avanti nel tempo il crollo dell’Impero, ma, come il Governo attuale, erano costretti a navigare a vista.

    L’episodio è la battaglia di Adrianopoli: Goti (profughi) in fuga dagli Unni a cui viene permesso di passare in Danubio e entrare in territorio romano. Buone braccia per un impero che ne ha carenza. Ma una volta dentro, qualcosa non funziona, non sto a dire cosa, diciamo che questa massa di persone dentro il territorio, gente forte, valorosa, combattenti, vengono discriminati, lasciati a marcie nei centri di accoglienza, non trovano l’integrazione cui credevano poter aver diritto. Diventano bande di criminali.

    In breve, in una battaglia campale contro un esercito di “straccioni”, di profughi, di gente non integrata, l’esercito romano d’oriente viene annientato, l’imperatore d’oriente ucciso.

    Toccherà a Teodosio (sì, vado a memoria, credo sia lui) sanare la situazione. Come? Condono. (Era spagnolo ma sembra un romano per come agisce :-)). Inserimento dei barbari, non solo Goti. E poi non allungo altro…

    Consiglio i libri di Alessandro Barbero, ci sono anche una serie di trasmissioni radiofoniche, la storia insegna a vivere, ciò che è successo state sicuri si ripeterà.

    Morale: prima di far entrare frotte di persone di cultura diversa dalla nostra ed omogenea, assicuratevi di trattarli in maniera adeguata, di permettere la loro integrazione, perché verrà un momento in cui saranno talmente numerosi ed incazzati, se li discriminate, che faranno a pezzi tutto quello che si trovano davanti. L’integrazione non è un regalo, è una necessità vitale per le società vecchie come la nostra.

    # Enrico: non ho capito, la ragazza dovrebbe sposarsi per ottenere la cittadinanza? Cos’è la Green Card? E dovrebbe sposarsi, tra l’altro, con un italiano in possesso dei diritti adeguati, se sposa un altro che non ha la cittadinanza non va bene.

    In Francia, chi è cresciuto sul suolo nazionale (anche non nato), a sedici o diciotto anni, non ricordo, può chiedere la cittadinanza francese, è un suo diritto, e viene invitato a farlo. E quello Stato riesce a stare in piedi con il 50% della popolazione ormai non più di etnia francese, anzi. Lo stesso presidente Sarkozy, padre ungherese trasferito, ha potuto assurgere alla massima carica. Immaginiamo noi un presidente della repubblica, eletto e inamovibile per cinque anni, che si chiama, non so, Romanov o Bukorin?

    # Diemme: sai cosa ha detto la ragazza? “Non m’importa che chi mi sta vicino sia milanese o siciliano, m’importa avere delle persone che mi stiano vicine”. E’ tutto qui, se ci sono persone che lo meritano, e gli stai vicino, stai tranquilla che si integrano tutti, se non ci sono, è una sofferenza dover frequentare gente che in fondo ti considera estranei frequentabili, ma estranei. Infatti credo che la maggioranza del loro gruppo di amici sia composta da non italiani, fanno gruppo, solidarizzano, si deve pur avere qualcuno su cui contare che non ti guarda come un corpo estraneo.

    Ciao!!!

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    • @Exodus: meravigliosa digressione storica, eccellenti deduzioni, trascinante il racconto… che dirti, penso che siamo davvero fatti l’uno per l’altra 😳

      Scherzi a parte, è proprio come dici tu, l’essere umano ha bisogno di essere inserito in un contesto sociale, sentirsene parte, vivere in un ambiente solidale. Se così non è, non potrà vivere a lungo contro la sua natura, si ribellerà, e quel giorno preferirei non esserci…

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    • Decisamente no… chi la studia e ci ragiona sopra, ovviamente: le deduzioni sono sempre le stesse, l’essere umano è uno da quando esiste al mondo, e le dinamiche umane sempiternamente le stesse.

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  9. @Exodus, continui, come suol dirsi, “a menar il can per l’ aia” …. 😀
    Mi chiami infatti @Cavaliere, quando io mi sottoscrivo con @Bruno che è il mio vero nome … e questo passi, ma definirmi @Cavaliere …. e non @Cavaliereerrante, è una ‘diminutio’ che, francamente, non mi rallegra, essendo da me “questa qualifica” distante assai !
    Inoltre : mi parli di moltissimi storici ( ma chi ??? ) che accreditano alla circostanza dell’ aver Roma NEGATO il diritto di cittadinanza ( in parallelo a quello che sta facendo lo Stato Italiano che nega – almeno fino al governo del @pornonano ed alle leggi ispirate dal razzismo della @legaladrona – la cittadinanza anche a chi in Italia c’ è nato …. questo dicevi Tu nel tuo primo commento ed a questo mi sono riferito io nel mio controcanto ), quando invece è vero il contrario, e cioè che fra le “concause” ( attenzione : fra le “concause”, e non l’ unica causa ) che determinarono lo sgretolamento del potere imperialistico di Roma ci fu proprio l’ aver concesso Roma, improvvidamente, a tutti “òi bàrbaroi’ il diritto di cittadinanza romana !
    A che gioco giochiamo ??? E mi parli della battaglia di Adrianopoli ?
    Direbbe @Di Pietro : “E che ci azzecca” ???
    Mi dici infine che continuo sfidarti e che sei un @mastino ??? 😯
    E allora ???
    Chi mi legge, dai due anni che commento in un blog, sa ormai con certezza che per me NON E’ MAI UNA SFIDA CON CHICCHESSIA, quanto invece è un leale confronto con un interlocutore che, esattamente come me, desidera sempre – e lo desidera lealmente – CRESCERE IN DIMINUENDO !
    Certo, perchè questo avvenga è necessario – così almeno credo – che “se si bussa a picche si risponda a picche” e non ripetendo una storia della caduta dell’ impero romano d’ occidente che, seppur in grandi linee veritiera così come l’ hai ripetuta Tu, nulla ha a che vedere con il “picche” da te bussate prima !!! 😀
    @Bruno ….

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  10. # Cavaliere, la finisci di scrivere in Provenzale???

    Cmq, la battaglia di Adrianopoli é famosissima e perfino una fonte “popolare” come Wikipedia (senza scomodare gli storici come Barbero ed altri) fanno risalire ad essa la fine dell’Impero Romano d’Occidente.

    Riporto qui un estratto dal già citato wiki:

    “La battaglia di Adrianopoli segnò l’inizio del percorso che porterà alla caduta definitiva dell’Impero e al suo sfaldamento. L’elemento della dipendenza dell’impero dalle forze mercenarie che ebbe assunto le dimensioni e le caratteristiche di una vero eccesso mercenaristico, determinò un fatto fondamentale: l’incapacità di gestire un tassello basilare come quello militare, a causa delle sempre più frequenti pressioni che i militari stranieri esercitavano sull’autorità imperiale, in termini di concessioni, privilegi e richieste le quali, a vario titolo, i vertici dell’esercito insistevano a pretendere dagli imperatori. L’incapacità di far fronte a queste richieste, il rafforzarsi della posizione dei comandanti barbari i quali disponevano, spesso, di un proprio e autonomo esercito all’interno dell’impalcatura militare romana, l’acuirsi della forma del ricatto, cui sempre maggiormente ricorrevano i generali mercenari, costituirono i punti deboli essenziali e determinanti del potere romano il quale, nel momento in cui non poté fare più affidamento sull’arma di un esercito preparato, pronto e asservito, mostrò tutta la sua manifesta e evidente fragilità. Questo processo fu contrastato e arrestato con successo alla metà del V secolo nella Pars Orientis dell’impero mentre in occidente si svilupperà incontrastato fino alla presa di potere di Odoacre nel 476, diventando una delle maggiori cause, se non la causa, della fine dell’impero romano d’occidente.”

    Vista la mia passione per questo evento, in quanto figlio di immigrati Goti (siciliani :-)) potrei parlarne per giorni, ma non credo che verrei ascoltato perché hai idee precise in merito. Anche delle ripercussioni che costrinsero a riempire l’esercito di extracomunitari (barbari) per combattere altri barbari, potrei parlare, ma a che serve, ci sono già libri e testi. Per me il quadro è molto chiaro. E credo di essere anche troppo preciso nel riferire i fatti, tanto che mi si rimprovera spesso troppa schiettezza e mai troppa ambiguità.

    Se non ci comprendiamo, non è perché non sono chiaro, ma semplicemente, perché ognuno vede le cose in modo diverso e la storia, aihmé non fa eccezione, ognuno la vede in modo diverso e non comprende come mai l’altro arriva a conclusioni diverse dalle sue. Siamo extracomunitari linguistici insomma.

    Ti chiamo Cavaliere perché ti logghi così. Mi chiamano Exodus perché mi sono loggato così. Dal mio punto di vista è di una logica ineccepibile. Chamo Diemme, Diemme, perché si logga così. 🙂

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  11. 🙂 Facciamo passi avanti eh?

    Non distrarmi, devo consegnare un lavoro sul’Africa Sub-Sahariana entro breve, le belle donne on line e il duro lavoro di ricerca e scrittura non si conciliano 🙂

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  12. Ragazzi, sto’ blog sta diventando meglio di supercuarche 🙂
    battute a parte, penso che chi si è scottato, ha paura anche di avvicinarsi al fuoco…
    anch’io – che vivo oramai al nord da un paio di decenni e, magari, sono il primo a fare battute di un cereto tipo nei confronti di certi comportamenti un po’ più “mediterranei” – mi incavolo come una iena se solo avverto un commento vagamente “antimeridionale”…
    ma probabilmente, l’ultima frase del post di Diemme può spiegare il tutto.

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    • @Kalos: grazie, i tuoi complimenti al blog – come i tuoi commenti – sono preziosi.

      Già, è vero, anche tu al momento fai parte di una minoranza, e mi fa piacere che tu sia intervenuto: io qui avrei voluto sentire soprattutto la voce delle persone appartenenti, a qualsiasi titolo, a una minoranza; tra le persone che mi leggono, ci potrebbero benissimo essere neri, rossi, gialli, disabili, gay, extracomunitari, terroni al nord, polentoni al sud, poveri in mezzo ai ricchi, ricchi in mezzo ai poveri, insomma, sono mille le forme e le situazioni in cui uno può essere o solo sentirsi un pesce fuor d’acqua: volete dire la vostra?

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  13. # Diemme: mi spiace dirlo ma vedi, se qualche persona davvero si sente “esclusa”, magari non ne parla, ne su un blog né altrove. Sarebbe un rigirare il coltello nella piaga e non è mai bello. Però aspetta, mi correggo, ripensandoci forse proprio l’anonimato della rete permette di dire certe cose che di solito ti tieni dentro. Magari funziona…

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    • @Enrico: no, la ragazza non si deve sposare un italiano, perché di uomini qui già ce ne abbiamo pochi e non vogliamo cederli a terzi (terze intendo).

      “Mogli e buoi dei paesi tuoi”, f.to, Comitato contro l’espropriazione indebita di uomini italiani.

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  14. @Exodus …. quanti errori commetti : così tanti che potresti assumere nel tuo nick, come appare nel mio, la qualifica di “errante” !!! 😆
    Scrivi infatti riferendoti a me : “Ti chiamo @cavaliere perchè ti “logghi” ( 😯 ) così” !!! E quando mai ??? Il mio nick è @cavaliereerrante ! 😀
    Poi, continui a svolgere, più o meno appropriatamente, la storia della decadenza dell’ impero romano che, come già detto “non ci azzecca nulla col tema del post” ( ma sul quale possiamo continuate a confrontarci, per “crescere in diminuendo” entrambi, in privato . Ti verrò infatti a trovare nel tuo blog, in modo che Tu possa leggere la mia e-mail e su questo sito paritario potremo confrontarci sulle ragioni dell’ indebolimento, imbarbarimento ed infine caduta, dell’ Impero Romano d’ Occidente, il cui inizio – in base ai documenti ‘originali’ che ho letto in latino ed in greco, ed alle riflessioni degli storici antichi e/o moderni – va collocato qualche secolo primo della battaglia di Adrianopoli ) che è – e rimane – MINORANZE DISCRIMINATE !
    E veniamo al punto : nel tuo primo commento ( che ho apprezzato …. tranne l’ accostamento dell’ attuale situazione italiana con la decadenza di Roma imperiale ) hai scritto : “Per fare un esempio banale: l’Impero Romano è crollato così. I barbari erano nel territorio ma non erano integrati.” e questa frase non mi è apparsa in linea con l’ accaduto della storia, poichè – e questa non è soltanto la mia opinione, ma è l’ opinione dei massimi storici che ho letto ( antichi o moderni ) – una delle “concause” ( che sono svariate e complesse, e fra le quali spicca indubbiamente l’ avvento del cristianesimo … ) della decadenza dell’ Impero romano “fu proprio l’ aver concesso, da qualche secolo prima della battaglia “famosissima” di Adrianopoli, il diritto di cittadinanza a troppi barbari” !
    Questo, e solo questo, è l’ argomento in cui ho dissentito da te, mentre sul resto ho condiviso ed apprezzato il tuo testimoniare la posizione della tua amica albanese, un esempio classico della situazione di molti stranieri discriminati, e del fatto che è quella la discriminazione, ignobile, che tutti/tutte noi dobbiamo combattere, anzichè calarci le brache ( per timore di passare per razzisti ) per assecondare le pretese di alcune minoranze che, più che l’ equiparazione dei diritti, pretendono di essere mantenuto dallo Stato !
    Tutto qui !
    Quindi, perchè accreditarmi l’ intenzione di sfidarti ( cosa di cui non me ne potrebbe fregare di meno … ) ed autoviolare la tua privacy informandoci che sei un @mastino ?!? 😯
    Per me, è sufficiente sapere che sei …. @Exodus ! :mrgreen:
    @Bruno …
    ovvero …. @cavaliereerrante ! 😀

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    • Caro Bruno, anche se le intellettual tenzoni mi piacciono e m’intrigano, vedo che ogni tanto calchi un po’ il tono con Exodus, e sai che io questo non lo gradisco: ora, siccome Exodus è una persona tranquillissima e davvero non dà adito, mi sto montando la testa e sto pensando, non è che c’è un pizzico di gelosia per le nozze che sono nell’aria?

      Deponete le armi, lorsignori, ve lo chiedo per favore: mi piace quando si esprimono le proprie idee senza insolentire l’altro, al massimo vi concedo un “@Ser Exodus (@Ser Bruno), mi duole comunicarle che mi trovo in totale disaccordo con lei”.

      Ok? Siete in totale accordo con me? 😀

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  15. Sono italiana, nata a Trieste e residente a Udine. Sessanta chilometri dividono le due città eppure qui sembra di vivere in un altro mondo. Io mi ci trovo bene, naturalmente, però adattarsi non è stato facile e ho dovuto fare un bel po’ di fatica per combattere contro i pregiudizi. Tuttavia, non mi sono mai difesa prima dell’attacco semplicemente perché mi sentivo discriminata.

    Forse non tutti sanno che nella mia regione, quel trattino che divide il Friuli dalla Venezia Giulia conta molto, moltissimo. Per molti anni ho dovuto fare i conti con i pregiudizi; ho rinunciato per lungo tempo alla mia identità, cercando di mascherare la mia origine (fortunatamente ho una buona dizione e nessuno crederebbe che sono triestina) per non essere emarginata, per essere considerata per quello che sono e non per la mia provenienza. Non è stato facile perché, sembra incredibile, ma l’intolleranza nei confronti dei triestini è sempre viva, si trasmette per via ereditaria. Il popolo friulano, popolo di emigranti, non è ancora riuscito a mandar giù il “boccone amaro”: la convivenza con i triestini, per di più “subendo” le direttive di Trieste che è il capoluogo di questa regione con il trattino (ciò vale, naturalmente anche per le altre regioni come il Trentino – Alto Adige o l’Emilia – Romagna: provate a dare dell’emiliano ad un romagnolo e viceversa 🙂 ), non è mai stata facile. Più volte ho cercato di capire la ragione di questo atteggiamento, senza risultato. Ovviamente non mi è capitato spesso di sentirmi a disagio rivelando la mia origine, ma so che alla classica e scherzosa domanda “Chi vuoi buttar giù dalla torre: un extracomunitario o un triestino?”, molti sceglierebbero la seconda opzione. Non devo investigare tanto per averne la certezza: mio nipote, mezzo carnico e mezzo triestino (avendo mia cognata sposato un abitante di Arta Terme) non ha mai perdonato sua madre di averlo fatto nascere a Trieste, nonostante la scelta fosse stata determinata da una cosiddetta “causa di forza maggiore” (l’ospedale di Tolmezzo era, infatti, inagibile a causa del recente terremoto). Certo sua madre avrebbe potuto scegliere di partorire a Udine, ma a Trieste risiedeva la sua famiglia, quindi per lei era la soluzione migliore.

    Ecco, allora credo che la difesa prima dell’attacco esisterà sempre, a maggior ragione quando si parla di stranieri. Io non mi sono mai sentita diversa perché risiedo a Udine, sono gli altri che credono che io sia diversa. 😦

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    • La tua ultima frase vale praticamente per tutti i casi di discriminazione: se solo la gente imparasse a impostare i discorsi su ciò che accomuna anziché ciò che divide!

      Io sono stata per molto tempo a Trieste, non l’ho notata questa avversione, forse perché non c’era lo scenario adatto. A Trieste ho vissuto di più la divisione tra Triestini e “Iugo”, gli Jugoslavi, ma non ho sentito acrimonia o discriminazione, solo un dato di fatto, quello è nostro e quello jugo, punto.

      Io forse sono stata discriminata, non lo so, ma sono fatta in un modo che neanche me ne accorgo: ho il “non ragioniam di lor ma guarda e passa” congenito, e sapeste quanto mi salva! 🙂

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  16. Calcare il tono ?!? 😯
    Non mi sembra …. e basta – come raccomando sempre, “specialmente a me stesso” – andarsi a rileggere i commenti miei e quelli di @Exodus ….
    Inoltre, nessuna gelosia per le nozze, che anzi ho caldeggiato e caldeggio !!! 🙂
    Per te, poi, sarebbero una delizia …. ed anche per lui, suppongo ! :mrgreen:
    @Bruno ….

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  17. # Diemme:

    sono discriminato perché troppo bello, profondo, intelligente, distratto e amato 🙂

    Sembra una boutade, in realtà, a parte la discriminazione verso chi sentiamo inferiore, estraneo, etc…, esiste anche la rabbia, l’odio addirittura, per la più bella della classe, per il secchione che prende sempre dieci, per la persona in gamba, troppo in gamba nell’azienda che non farà mai carriera, per quei pochi che non scendono a compromessi e che tutto considerano altezzosi, per la persona ad alto potenziale a cui tutti cercano di segare le gambe affiché la meravigliosa atmosfera di mediocrità rassicurante permanga e tutti possano sentirsi in qualche modo al vertice, alla pari, cosa che non succede quando in un ambiente siffatto entra qualcuno di davvero speciale.

    Detto in altri termini, è questo l’uomo, geloso, invidioso, che cerca i suoi simili per non sentirsi sminuito, estraneo, disarmato, impaurito, e per simili intendo non solo di uguale etnia, ma anche di capacità, cultura (sottocultura), lingua… non ci si difende solo da chi si percepisce “inferiore”, ma anche da chi fa balenare lo spettro di essere noi inferiori.

    Cmq, in famiglia sono sempre stato discriminato perché ero il bambino più amato della cucciolata, quindi egoista, troppo amato, sognatore, pigro, e tutto l’armamentario. E quell’odio sordo mi ha allontanato per sempre dalla mia famiglia. Come a dire che la discriminazione è un fatto biologico, non culturale. Non si combatte apprendendo più cose e spesso neppure frequentando i diversi. O meglio, la frequentazione del “diverso” è un balsamo risanatore per chi non prova questi sentimenti ostili ma vive in un ambiente che lo costringe a provarli, ma dentro di sé non ha ostilità. Per gli altri invece, quelli sempre pronti alla critica, al dileggio, perché è nella loro natura, nel loro istinto, allora non c’è cultura che tenga, non c’è niente da fare: si inquinano e purtroppo inquinano anche gli altri.

    Occorre solo stargli lontano, e a volte amputare parti di sé che niente c’entrano con la situazione in questione, ma la cancrena si estende sempre.

    Ciao e buona serata 🙂

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    • @Exodus: anch’io sono stata sempre discriminata per gli stessi motivi, e non sto scherzando. Poi, se si trattasse solo della bellezza, avresti comunque quelli dell’altro sesso a difenderti a spada tratta e a compensare tutto il resto, ma quando il motivo della diversità sono le capacità, veramente la mediocrità fa fronte comune, fa muro, e tutto quello che hai detto sul come tale mediocrità sia rassicurante, e anche tutto quello che hai detto su tutto il resto, su cui non mi posso soffermare perché sono veramente in volata, è tragicamente vero.

      Non si tratta solamente d’invidia, c’è davvero una componente di paura, di terra che manca sotto i piedi al confronto con un “diverso”, e il diverso viene isolato, e non può far altro, se riesce, che “associarsi” coi suoi pari, pochi che siano.

      Tornerò sull’argomento, ora scappo.

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  18. Dimenticavo:

    Se qualcuno è appassionato di storia, ho omesso una cosa molto importante per quanto riguarda la battaglia campale di Adrianopoli la quale, credetemi, cambiò le sorti del mondo conosciuto in più di un modo. Come ho avuto modo di dire è lo sgretolamento del primo mattone, della struttura imperiale che impiega cmq due secoli a collassare, si aggiunga che da allora i mercenari vennero impiegati contro i goti e alla fine i goti stessi divennero mercenari e magari se vendevano al nemico nel bel mezzo della battaglia, ma quelli erano i tempi e data la distruzione quel giorno dell’esercito imperiale, non ci fu alternativa ad inserire uomini di ogni etnia purché combattessero, era un momento drammatico in cui non esisteva più l’Impero.

    D’altronde quando il governo precedente foraggiò i libici (mercenari) contro i migranti (goti), per me fu chiaro che la storia non interessava oppure non la si conosce, oppure non frega niente. Teodosio fu costretto ad usare i mercenari e rendersi in qualche modo ricattabile, ma il Cavaliere non era obbligato a stringere accordi coi libici, credo l’avesse fatto per imparare le tecniche del bunga-bunga. Cmq, usare i mercenari per difendere il territorio italiano è stata una follia, proprio in prospettiva di quanto già successo, e la storia è ciclica. Ma la stessa storia ha deciso diversamente e sappiamo com’è andata in quella parte del mondo. E forse li stavamo pagando più di quanto fece Teodosio.

    Dicevo però che ci fu un’altra conseguenza, una serie per la verità, ma questa fu eclatante, anche se nessuno lo ricorda. Questa ci coinvolge tutti.

    Teodosio “eredita” un Impero in sfacelo, con un imperatore morto assassinato, senza esercito, con un disperato bisogno di uomini e di fiducia, di… unità. Ora, in quell’epoca, a parte forme residue di paganesimo, la religione ufficiale dell’Impero Romano d’Oriente era o era stata a secondo del credo dell’imperatore di turno, non il cattolicesimo, ma l’arianesimo. La quale negava la divinità di Cristo. Ora, Teodosio voleva unità e andava per le spicce, aveva un impero da dirigere lui, mica preoccuparsi delle quisquiglie. Metà della Cristianità dell’Impero era Ariana, non Cattolica. Teodosio fa redigere l’Editto di Tessalonica, e in un solo giorno, sparisce l’Arianesimo.

    Non so se mi spiego.

    Tutto frutto di quel giorno ad Adrianopoli. Della morte dell’Imperatore. Della chiamata in causa di un militare di carriera interessato a salvare l’Impero e non alle dottrine. In un solo giorno, la fede cattolica diviene la religione unica e obbligatoria dello stato. Obbligatorio, con Teodosio non si scherza. Chiese sotto il diretto controllo imperiale, che nomina e destituisce i vertici della chiesa di Costantinopoli. Tutti gli altri culti vengono nel tempo proibiti, aboliti, la Cristianità ricondotta sotto un vessillo unico.

    Ora, ritornando all’argomento del post: se quei profughi non fossero stati fatti entrare, considerandoli carne da macello a basso costo nei campi, e se non si fossero incaxxati al punto di rovesciare l’esercito imperiale, la storia avrebbe preso un corso diverso, ma la forma religiosa del mondo non sarebbe stata quella che conosciamo oggi.

    All’università i movimenti dei popoli venivano paragonati ai grandi cataclismi, come terremoti, maremoti, alluvioni. Ma questi fenomeni una volta completato il loro ciclo permettono la ripresa delle condizioni naturali ante-cataclisma. I movimenti di popoli no. Conviene non scherzarci troppo.

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    • @Exodus: rispondo alla tua parte “storica”, non aggiungendo elementi, ma semplici osservazioni, perché non mi pare che quello che avete scritto tu e Bruno sia in contrasto.

      Dunque, barbari discriminati o integrati?

      Beh, direi che conferire la cittadinanza non significa integrare, se una persona viene discriminata, se è o si sente discriminata, non c’è carta bollata che tenga.

      Io sono cittadina italiana, italiani i miei genitori, nonni, bisnonni, trisnonni, bisavoli e arcavoli, ma una mia vicina di casa un giorno se ne uscì che aveva parlato di me con sua madre “a proposito degli stranieri in Italia”, insistendo sul fatto che, in fondo, insomma, mica ero come gli altri!

      Dunque, che i barbari avessero o no cittadinanza romana direi che è un dettaglio formale di nessunissima importanza, perché intervengono altri due fattori: come si vivevano loro e come li percepivano gli altri.

      Io ricordo benissimo di aver studiato all’epoca che la debolezza dell’impero romano fu dovuta al fatto che l’esercito non era più formato di soli romani orgogliosi e cazzuti, ma di molti soldati stranieri, provenienti dalle terre conquistate, che di combattere per la grandezza dell’impero romano “nun je ne poteve frega’ de meno”.

      Dati e luoghi non li ricordo, ma i concetti li ho ben chiari.

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  19. Carissima Diemme, mi piacciono i tuoi spunti di riflessione, che sono sempre posti con grande chiarezza ed i contenuti molto coinvolgenti, difficile non senitirsi toccati nelle proprie esperienze di vita quotidiana.
    Anche stavolta concordo completamente con le tue conclusioni e con i giudizi che esprimi, riscontrando pure io comportamenti analoghi, seppure in ambiti differenti.
    Credo che la grancassa dei media su certe problematiche abbiano finito col creare delle fisime da una parte, delle preoccupazioni eccessive da altre.
    Parlo di quest’ultime, che un pò mi riguardano, che talvolta mi creano preoccupazioni, inimmaginabili in altri tempi.
    E’ il bollare, il classificare a priori che fa diventare difficili, talvolta anche le cose semplici, così io, trevigiano, certe volte mi devo difendere dall’essere etichettato di verde politico, con tutto quel che ne può conseguire, in termini di considerazione.
    Oppure, se al parco incontro un bimbo a passeggio con la mamma, devo star attento a non fargli un sorriso, cosa che a me verrebbe del tutto spontaneo fare, per non esser guardato male, come se fossi un potenziale pedofilo.
    Eppure non mi sento nemmeno di dire che non serve tenere erette certe barriere, inutili per certi aspetti, ma mai abbastanza alte per altri, come vediamo dalle situazioni che accadono sempre più frequentemente!
    Ma forse ho spaziato troppo…ma mai quanto quelli che hanno parlato di Teodosio ed Adrianopoli (da prendere come una battuta)!
    Un abbraccio cara Diemme, con l’augurio di una serena settimana!

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    • Caro Sergio, intanto ti ringrazio del tuo apprezzamento, che non nego mi lusinghi.

      La discriminazione, purtroppo, sempre c’è stata e sempre ci sarà, dovuta soprattutto a complessi d’inferiorità, paure ancestrali, scarsa elasticità mentale per interagire col diverso.

      Qui stavamo parlando però del problema opposto, quello da te giustamente chiamato “fisime”: ora, è vero, per i motivi di cui sopra, che potrebbero etichettarti come camicia verde o pedofilo, ma non credo che tu vada in giro ad asfissiare la gente accusandola di ritenerti un celodurista o un maniaco!

      PS: ho corretto il tuo “mai abbastanza altre per altri” in “mai abbastanza alte per altri”, spero di non aver sbagliato a interpretare il tuo pensiero e a ritenere quella r un semplice refuso.

      Ricambio l’abbraccio, e buona settimana anche a te! 😀

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  20. # Diemme:

    per quanto riguarda la parte storica, non c’era più l’esercito, quindi vigeva l’anarchia nell’Impero Romano d’Oriente, seguito ai fatti che ho citato. Non esisteva alternativa ad integrare i barbari, altrimenti sarebbero state bande di predoni che devastavano l’impero. non potendo vincerli li paghi per stare con te. Ma perché questo? Per il motivo di cui ti ho parlato.

    Tra l’altro i Goti vivevano in “centri di prima accoglienza” ai margini dell’Impero e non venivano lasciati entrare aumentando il malcontento. Erano utili ma temuti.

    come adesso insomma, gli extracomunitari sono molto utili ma una parte è nei centri di accoglienza, il resto non è integrato.

    E’ utile capire che a certe cose si pensa prima, non c’era alternativa ad integrare i barbari nell’esercito, stavano distruggendo l’impero d’oriente come cavallette impazzite, non c’era più l’impero da un lato perché la corruzione aveva portato ai vertici degli incompetenti impreparati, dall’altro perché l’esercito era stato sgominato e l’imperatore ucciso. Venne allora chiamato Monti, scusate Teodosio, ma è lo stesso, per risanare la situazione. Ma cosa poteva fare? Provò anche a tornare indietro e costruire eserciti “romani” ma era troppo tardi.

    O integravi i goti che lavoravano per te, o si facevano pagare dal tuo nemico e ti facevano fuori. non ci fu nessun errore in questo. L’errore fu a monte: permettere che una popolazione numerosa ma disprezzata passasse il danubio, aiutata dagli stessi romani che vedevano in loro manodopera a buon mercato. come oggi.

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    • @Exodus: mi è venuta in mente uno cosa, che ritengo sia on topic.

      Nel mio palazzo abitano alcuni stranieri: non so se siano filippini o indiani, alcuni sono sicuramente asiatici, ma non importa. Mi ha spesso stupito, nei loro modi, una gentilezza eccessiva (e per eccessiva intendo eccessiva), un essere “servizievoli” che manifestava, secondo me, il desiderio e il bisogno di essere accettati. Mi è sembrato quasi che si mettessero un gradino più in basso, come se questo gradino più in basso fosse dentro di loro, metabolizzato.

      Mi imbarazza questo eccesso, quasi un servilismo, e mi chiedo se anche questo non nasca da un sentirsi rifiutati, guardati con sospetto, dal voler dimostrare che sono brava gente, che vengono in pace, che non hanno cattive intenzioni.

      Mi dispiace che mi facciano sentire “sopra”, non so come comunicare loro che sono “persone tra le persone”, e non “stranieri in terra straniera”.

      Torniamo allora al discorso della “liberazione” interiore di cui ai quarant’anni nel deserto di cui parlammo in occasione del Pesach, e a un’altra storia che mi ha recentemente raccontato mia figlia, una novella letta su un bambino nero, che sognava in una prossima vita di poter servire il bambino bianco.

      Io credo che è vero che i pregiudizi esistono, ma non soltanto in chi ci sta intorno, esistono anche dentro di noi, contro noi stessi: sia che reagiamo aggredendo, sia che reagiamo con un atteggiamento dimesso e sottomesso, il senso d’inferiorità è spesso soprattutto “dentro” al discriminato, prima ancora che fuori.

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  21. @Diemme …. ehmm …. questa volta voglio giocarmi una parte del tuo affetto per me, affermando “qui da te ed ora”, dopo aver letto “ora” il tuo commento delle 10,52, CHE SONO COMPLETAMENTE D’ ACCORDO CON LA TUA @VICINA DI CASA 😯 che affermò che TU ERI DIVERSA !!!
    Aveva ragione lei, ad esprimere quel giudizio nei tuoi confronti, poichè Tu eri – ed obiettivamente sei – diversa !!!
    Ed infatti :
    1) Ami essere indipendente economicamente, anzichè farti mantenere appetendo il maschio !
    2) Ami – e lotti ogni giorno – per essere libera nel giudizio e nelle tue scelte, e laddove la tue scelte ti avessero condotto in una posizione scomoda, anzichè piangerti addosso, preferisti – e preferisci – rimboccarti le maniche ed andare avanti rimanendo te stessa, costi quel che costi !
    3) E soprattutto, pur Tu Ebrea di religione, e pur essendone fiera, Tu conservi la MEMORIA dell’ orrore a cui la tua Famiglia fu sottoposta per le nefandezze bestiali dei @nazisti ( e ti batti a che non abbiano mai più a ripetersi, nè contro gli @Ebrei, nè contro qualunque altra Popolazione inerme … ), ma non discrimini, nè sottovaluti, nessuno di religione diversa dalla tua, e più che PRETENDERE, cerchi di meritare, o giustificare, un diritto che a te, come ad ogni altro tuo concittadino, Ebreo o non, sia dovuto, esprimendo sempre il meglio di te stessa !
    @Bruno ….

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    • @Bruno: io non sono ebrea di religione, ma semplicemente di origini, dal momento che non seguo nessuna religione, pur proclamandomi credente, e credente sono: ho elementi sufficienti per ritenere che non siamo venuti dal caso e destinati a finire nel nulla, siamo tutti legati l’uno all’altro e facciamo parte di un disegno ben più ampio. Credo in questo disegno, credo in questo legame tra tutti gli esseri umani, credo che abbiamo un’anima che la sa molto più lunga del nostro corpo, e che di lui vita più lunga ha: questa è l’unica mia religione, e l’unico mio credo.

      Per il resto, ti ringrazio di tutti i complimenti, ma ti faccio presente di essere già abbastanza pompata, potrebbe essere rischioso farmi camminare a troppo metri da terra! 😀

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  22. # Diemme:

    tieni presente che in molte culture asiatiche c’è questa “gentilezza” ma non è ciò che pensiamo noi, non è sottomissione, siamo noi a vederla così;

    gli statunitensi non sopportavano che i giapponesi non li guardassero negli occhi, li consideravano infingardi, insinceri, la verità è che per un giapponese guardare negli occhi è maleducazione (per motivi storici e culturali che non sto a esporre);

    magari non sono loro sottomessi, siamo noi che parliamo lingue e usiamo simbologie, modi di vedere i rapporti sociali, diversi.

    Talmente diversi che venire a conoscenza della struttura sociale di altri popoli ci sgomenta, disorienta, spaventa.

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    • @Exodus, sì, è vero e mi è noto quanto affermi, però mi è sembrato eccessivo anche per la loro cultura.

      Per il resto, se a scuola invece che fiumi, capitali, e produzione di ortaggi ci facessero studiare un po’ di usi e costumi degli altri popoli non farebbero un soldo di danno: ma in questo le classi multietniche, e l’interazione tra ragazzi con meno pregiudizi degli adulti, già possono rappresentare un primo momento di confronto, un primo tassello di comprensione.

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  23. Trovo che l’assurdità sia di dover far sempre attenzione a come parlare per non urtare nessuno, così come trovo stupidissimo attribuire delle caratteristiche alle persone in base alla loro nazionalità, religione, colore, ecc.

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    • @Ludo: sì, la paura di passare per razzisti sta generando dei mostri (mi facevano notare che nei film americani ci devono essere sempre un tot di un colore e un tot di un altro, e il negro buono non manca mai): devo dire che sono gli stessi stranieri a volte che usano come paravento la discriminazione, pretendendo che vengano avallati dei comportamenti inaccettabili per ben altri motivi, pena l’essere tacciati per razzisti.

      Anche quando ci fu la storia delle bulle in classe di mia figlia si provò a far passare la denuncia del loro comportamento come una manifestazione di razzismo, peccato che in quella classe ci fossero parecchi altri studenti stranieri, perfettamente allineati con gli altri, che ce l’avevano con loro esattamente allo stesso modo.

      Io che so di non avere neanche una cellula razzista, se devo mandare qualcuno al diavolo ce lo mando indipendentemente dal colore e da qualsiasi altra variante etnico/religiosa.

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  24. Io ho provato l’esperienza sia della prima della classe che della schiappa cronica. Antipatica ero, e antipatica ero rimasta. Poco da fare. Era l’eccessiva timidezza che mi allontanava dagli altri e mi faceva assumere, inconsapevolmente, atteggiamenti antipatici. Spaventata a morte mi chiudevo sempre più in me stessa, ne soffrivo, ma non sapevo come venirne fuori. C’era stata qualche molestia alla quale avevo reagito con calma con frasi tipo “io non ti ho fatto niente, perchè mi tratti così?” MI aveva guardata schifata. Una bambina timida fa schifo, evidentemente. Poi c’era stato l’isolamento, una profonda solitudine durata tanto tempo. Il mio mondo e il loro non trovavano punti di contatto. Negli anni ho mantenuto lo stesso atteggiamento timido e riservato, stavo lontana e risultavo ancora antipatica. C’è voluta pazienza,un affetto inaspettato,un carattere profondamente gioioso per tirare fuori un po di luce pure da me. Io non ringhio verso chiunque mi si avvicini, non permetto direttamente che mi si avvicinino, se vogliamo è una forma di violenza-autoviolenza pure quella. Non voglio mi si faccia del male. Seleziono quanto meglio mi riesce chi voglio vicino a me. Sarò ancora antipatica, o fredda, sembrerà che “me la tiri” , pazienza.
    Sono andata OT?

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    • @Luisa: io credo che i miei compagni di classe mi avrebbero fulminato, soprattutto per le loro mamme che, molto maldestramente, facevano continui confronti e le rampognavano con le odiosissime parole “Hai visto Diemme quanto è brava?”, “Perché non sei come Diemme?” “Perché non inviti Diemme a casa così studi con lei e ti fai mostrare come si fa?” e così via.

      Non c’è cosa più antipatica e controproducente da fare che i paragoni, e così io finivo per essere inevitabilmente “fuori” da ogni loro iniziativa e ogni loro giro.

      Devo dire che non ne soffrivo affatto, sono sempre stata così, sto benissimo con gli altri e benissimo per conto mio, amo la gente e amo pure me stessa e mi faccio compagnia alla grande.

      Come mi comporto ora? Direi che cerco di essere impegnata e affettivamente autonoma. amo chi m’ama e seguo chi mi chiama.

      Siamo andate OT? Direi di sì 😆

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  25. # Luisa:

    io invece ringhio. non credo di essere timido, anzi, è bella la tua frase “Il mio mondo e il loro non trovavano punti di contatto”.

    Ecco, non ne trovano neanche adesso, non riesco a farmi interessare il mondo “medio” degli altri e sì che per anni ho provato ad accontentare il mondo intero cercando di essere interessato, ma niente, “mondi diversi”.

    Poi ho scoperto che non ero apatico, solo che uso canali sensoriali diversi rispetto agli altri, siamo 10-15% della popolazione mondiale così, ma la maggior parte sono repressi, “corretti”, come i mancini obbligati ad utilizzare la destra. Non sto a tediarvi in quanto in passato si faceva presto, venivamo definiti “capricciosi”, poco duttili, e poi venivamo “corretti” o isolati.

    Oggi una branca della neurologia si occupa di queste apparente “diversità”, in realtà non cìè niente di diverso in quanto la “normalità” non è tale, si tratta dell’85-90% delle persone che usa canali neurologici simili e si è praticamente imposto uno “standard”.

    zac, sono un extracomunitario neurologico!!! 🙂

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    • @Exodus: “extracomunitario neurologico” è davvero grande, fa scopa col mio “psicologicamente ermafrodita” o “emotivamente emofiliaca”. 😳

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  26. Devo precisare che (in quello che dirò) non scuso ma spiego. Esiste un aggressività dello straniero? Una di quelle cose (chiamate) razzismo al contrario? Un’avversità per italiani?
    SI.
    Purtroppo esiste. Non mi nascondo dietro il dito. Lo sentita pure io a volte. “E perché mai?” potrete chiedermi. Per poter farmi capire devo spiegare prima che cos’è uno straniero. Cosa sente lui. Cosa si trasforma dentro di se.
    L’extracomunitario.
    Vi siete mai posto la domanda “Che cosa sente uno straniero quando è associato a questa parola?”.
    Extracomunitario vuol dire DIVERSO.
    Vuol dire INCOLTO.
    POVERO.
    L’extracomunitario vuol dire “colui che ha lasciato suo paese”. Un paese “indietro”.
    L’extracomunitario vuol dire quello che RUBA. Ed anche se onesto, lui ruba lo stesso (il lavoro).
    L’extracomunitario è colui che (se vuole lavorare) debba lasciare le sue impronte digitali. Perché lui, E’ un potenziale delinquente. Chiedetemi quanto odiavo l’Italia quando sono uscito dalla questura con le dita sporche di colore. Riuscite a capire la mia rivolta interna? Il mio rivoltarsi contro un sistema che mi chiedeva di identificarmi come un malvivente (senza aver motivo).
    L’extracomunitario e quello che non può scioperare.
    Non può esprimersi politicamente. (“Se non ti piace qui, vattene nel tuo paese, rumeno”)
    Non può essere pro o contro il nucleare.
    Lui……. non è ITALIANO.
    L’extracomunitario deve portare più credenziali se vuole un prestito (mutuo).
    L’extracomunitario (al inizio) non può comprare prodotti a rate. Lui deve dimostrare prima che sia un buon cittadino.
    L’extracomunitario è quello che sa sempre se un altro extracomunitario ha fatto qualcosa di male. I Tg riescono a tenerlo informato.
    L’extracomunitario non può fare postino, non può fare carabiniere, non può fare poliziotto. Ma può fare buttafuori.
    L’extracomunitario è colpevole di non aver pagato i contributi.
    L’extracomunitario è un bastardo perché VUOLE pagare contributi.
    L’extracomunitario vuol dimostrare che c’è qualcosa di buono anche nelle abitudini o mentalità del suo paese. Soltanto che…. nessuno è disposto ad ascoltarlo.
    L’extracomunitario…………………………

    P.S. A volte…. con tutta la sua pazienza…… esplode. Anche se, poi, si rende conto di aver sbagliato.

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    • @Valentino: i miei parenti, che mi raccontano del periodo delle persecuzioni razziali e delle deportazione, mi dicono di come videro gli “amici” trasformarsi in nemici e delatori (spie), e di come questo lì lasciò esterrefatti e disorientò.

      Capisco che uno non può sapere chi ha di fronte, e mi paiono inevitabili cautele e timori, però neanche puoi dare per scontato che l’altro sia sicuramente pieno di pregiudizi e non ti consideri invece un fratello a pieno titolo (oppure né l’uno né l’altro, che le sfumature in mezzo sono tante).

      Capisco la paura, capisco pure un primo moto di difesa, sia pure inopportuna, ma è l’insistenza esasperante quella che non capisco, e che oltretutto è anche controproducente.

      Comunque grazie con tutto il cuore per volerci aprire così il tuo mondo, la tua esperienza, i tuoi sentimenti, spero che aiutino chi legge a capire, e a schierarsi ancora di più al fianco di chi è in difficoltà.

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  27. Mio padre e tutta la mia famiglia sono stati extracomunitari in Francia, molti anni fa, quando rubavano il lavoro ai francesi, abbassavano i salari medi e nessuno gli affittava le case (neanche i garage o i sottoscala, se non a prezzi esorbitanti). Poi torna in Sicilia e a volte mi sembra razzista verso gli extracomunitari. Mi chiedo come mai una persona che ha conosciuto il dolore diventa intollerante. E poi capisco che ogni giorno si parla di extracomunitari solo per dire che hanno commesso un reato. E guarda oggi, guarda domani, lui che non ha mai commesso un reato finisce col credersi un ex-extracomunitario diverso da tutti gli extracomunitari moderni, i quali invece commettono reati.

    I media gli hanno spiegato questo, che gli emigrati siciliani di un tempo immigravano per lavorare e quelli moderni emigrano per delinquere. E dato che il suo livello di istruzione si è fermato molto presto, ascolta oggi, ascolta domani, si convince che la realtà sia questa.

    Magari anche oggi, gli extracomunitari tornati nei loro paesi giudicheranno criminali altri ancora più poveri che cercano un tozzo di pane.

    Non sarà che gli uomini sono proprio cattivi dentro, pronti più a credere al male che a qualunque altra cosa?

    E c’è rimedio a questo? Credo di no. Si possono cambiare le leggi ma non la natura umana.

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    • @Exodus: a un corso rivolto ai docenti sui problemi dell’integrazione multietnica, parlando delle varie fasi dell’integrazione, un docente affermò che l’ultima fase dell’integrazione è il diventare i vecchi immigrati razzisti e insofferenti verso i nuovi arrivati e quindi, per quanto riguarda la natura umana, concordo perfettamente con te 🙂

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  28. Caro @Exodus.

    Alla prima vista gli avevo dato retta (sulle leggi e la natura umana). Soltanto che ripensando, mi trovo davanti ad una dilemma. Perché anche le leggi sono fatte dalla stessa natura umana in fondo, no? Se l’X politico dichiara che l’emigrazione d’oggi E’ DELINQUENZA non lo fa che per racimolare elettori. Quindi sono l’elettorato stesso a imporli di affacciarsi come “combattente contro loro”, i “delinquenti”. Che sia Hitler, Napoleone, Mussolini, Berlusconi o Bossi, hanno avuto un grande supporto delle masse. Certo…. dicono sciocchezze, si potrà (sempre) dire. Ma sono le sciocchezze che la gente, la “loro natura umana” vuole sentire. Non nascondiamoci dietro il dito.
    Tutto il mio rispetto per suo nonno che avrà sofferto (penso) ancor di più di quello che ho patito io. C’erano tempi ancor peggiori di quelli d’oggi. Ma se (dopo tutto) ha raggiunto la conclusione che lui lo ha fatto perché voleva lavorare, ed uno come me lo fa perché vuole delinquere, mi dispiace.
    Non mi resta altro sperare che – arrivando anch’io alla sua rispettabile eta – avere un’altra concezione sulla immigrazione di allora.

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    • # Valentino:

      è uscito un libro intitolato “L’orda – quando gli albanesi eravamo noi”. Se hai il tempo di leggerlo vedrai come i giornali esteri del ‘900 dipingevano gli italiani immigrati, ladri, bestie, delinquenti, molto peggio di quello che succede adesso insomma. Sembra che il mondo cambi, invece è sempre quello. Se il tuo paese di origine godesse di improvviso benessere, come è successo al mio, e si affacciassero alla porta altri poveracci che chiedono una parte di quella ricchezza, credo che anche gli ex-poveri reagirebbero allo stesso modo, si sentirebbero derubati.

      Mio nonno? E’ mio padre che fa quei discorsi (non suoi, non del suo cuore, ma se continui a ripetergli che ti stanno derubando prima o poi ci crede).

      Ma non è tutto così, in Sicilia gli abitanti di Lampedusa erano pronti a linciare i tunisini perché non ce la facevano più ad accoglierli, poi una sera è avvenuto un naufragio e la stessa folla di manifestanti ha usato i propri corpi per formare una catena umana nell’acqua gelida, rischiando in prima persona perché non c’erano politici, barriere all’umanità, idee di mezzo, si sono tenuti per mano, lanciati in acqua e raccolto TUTTI coloro che rischiavano di essere portati via. Grazie a Dio a volte l’uomo sorprende, quando lo costringi ad essere un uomo che sceglie, e non uno che delega ad altri le proprie scelte. E’ facile dire “ributtateli a mare”, ma difficile stare lì a guardare mentre muoiono.

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    • @Exodus: e infatti, di fronte a una stessa situazione, ci sono persone che assumono ben altro atteggiamento e a volta, addirittura, sono le stesse persone a cambiare atteggiamento anche perché, come hai giustamente ribadito, “altro è parlar di morte altro è morire”. O veder morire.

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  29. Anche mio padre fa gli stessi discorsi del padre di Exodus. Lui, in quanto terrone, è stato extracomunitario in patria. Viveva in alloggi precari, mangiava quello che poteva, risparmiava fino all’osso per mandare i soldi a casa. La vita di tanti poveri, ne più ne meno. Altri sono stati in Germania, Olanda, dove c’era lavoro, hanno vissuto gli stessi patimenti, le stesse diffidenze. Alla fine però si riconosceva il (terrone) che voleva solo lavorare da quello che non ne aveva intenzione e “rubava” lo stipendio e non solo. Già allora si capiva che c’era terrone e terrone. Forse era solo più facile notare le pecore nere e pensare che fossero tutti così. Anche un mio amico ha tanti colleghi extracomunitari, dice che forse c’erano stati incentivi per assumerli e li si era preferiti ai locali. La sua conclusione? finchè lavorano per me va bene. Viviamo tempi più difficili rispetto a quando emigrò mio padre, allora potevano pure disprezzarli, ma li aspettavano alla stazione perchè servivano operai, e quelli buoni come il mio, erano particolarmente contesi. Ora abbiamo paura di non riuscire a sopravvivere noi stessi, e chiunque arrivi è una potenziale minaccia. Non molto tempo fa il tg aveva raccontato che i clandestini approdati in America erano entrati in sciopero. Se loro non avessero più lavorato più di un settore sarebbe andato in crisi. “Brutti, sporchi cattivi”, ma tanto utili, per cui…

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    • @Luisa: ricordo un mio collega, davvero razzista, che mi disse, tuonando contro gli extracomunitari: “Tu hai una figlia, ti immagini se un domani arriva un negro e le ruba il posto, lui lavora e tua figlia ha difficoltà?”

      Se invece glielo ruba il Trota allora va bene.

      Se la Minetti fa il ministro e la laureata con 110 e lode la telefonista nel call center va bene.

      Ma come fai a ragionare con certa gente???? 😯

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  30. ognuno si chiude nel suo guscio
    a me da fastidio chi continua a fare l’emarginato in qualsiasi situazione
    io non mi sento razzista e a volte se giudico qualcuno non lo faccio per la razza ma per la persona che è

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    • @mauri53: ci sono degli stranieri che fanno setta, che neanche ci provano a vivere in mezzo agli altri: come dici tu, si chiudono nel loro guscio, che per carità, liberissimi di farlo, ma poi non si lamentano se continuano dopo trent’anni a percepire gli altri, e ad essere percepiti dagli altri, come “altro da sé”.

      A proposito di quello che hai detto, io la soddisfazione con la madre di una delle bulle a scuola di mia figlia me la sono tolta: mi aveva accusato di avercela con lei perché era straniera (che poi era francese, puoi immaginare che razzismo ci sia contro i francesi) e senza problemi le risposi: “No, ce l’ho con lei perché è str@@@a, se lei fosse stata italiana sarebbe stata str@@@a lo stesso, se fosse stata italiana/romana/dello stesso quartiere/dello stesso palazzo sarebbe comunque stata irrecuperabilmente str@@@a (scusate il mio di francese! 😆 ): e son soddisfazioni! 😀

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  31. @DM. Come dicevo al inizio, spiego ma non scuso. Che ci sono anche tra di noi quelli che sbagliano giudicando male italiani, non c’è dubbio. Purtroppo esistono, e come. E debbano essere criticati, com’è giusto.
    @Exodus. Chiedo scusa avendo cambiato i personaggi da te raccontati (padre-nonno). Il fatto sta che io leggo i commenti e poi cerco di opinare in base a quello che imi rimane nella testa. Ed a volte, mi capita di mischiare i personaggi. Chiedo scusa di nuovo. E spero di non averli offeso in alcun modo. Quello che critico io è il “essere aperti al idea di essere derubati”. E se dico di sperare di non diventare cosi, lo faccio perché, chissà, potrei diventare anch’io, no?
    @Mauri53. Potrei stupirti ma….. hai ragione. 100%. 1000%. Sai quante volte ho voluto essere guardato in base a quello che sono, e non al’ appartenenza geografica? Sai quante volte ho desiderato essere criticato in base agli stessi principi quando ho sbagliato? (mi capita… errare humanum est).
    E sopratutto, sai quanto fastidio mi danno i emarginati perenni della mia etnia?

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  32. Semplicemente non ci ragioni perchè inutile. Tante volte mi sono chiesta perchè certi colleghi mi dicessero che il tale era razzista e odiasse i meridionali. Non so cosa succedesse tra di loro, ma nei miei confronti lui era stato, ed è ancora, più che corretto. Mai una parola di troppo, mai un gesto fuori luogo. Allora lui era maleducato, se lo era, con loro perchè meridionali o perchè erano loro? e loro avevano la coda di paglia e reagivano malamente ad ogni parola pur innocente o veramente venivano trattati male?

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    • # Valentino: no problem, tutta quanta la mia famiglia è stata emigrante, genitori e tre nonni su quattro. La persona peggiore è e rimane (ha 101 anni e mezzo) quella che emigrante non è mai stata;

      # gli altri: io contesto il fatto che sia sbagliato creare delle “enclave” in cui ci si ritrova, per il semplice motivo che al lavoro è quello che facciamo naturalmente tutti coloro che lavoriamo per la Multinazionale senza esserne dipendenti diretti. Tutti i precari insomma finiamo col ritrovarci tra noi ed essere più in comunione rispetto ai “fortunati” dipendenti diretti. Siamo sì discriminati, non solo a livello lavorativo-contrattuale, ma i dipendenti marcano le distanze, parlano dei loro diritti, giudicano gli altri lavoratori “neanche dipendenti”, non gli riconoscono gli stessi diritti. Sono tutti cattivi? Non credo. Qualcuno ha scelto questo stato di cose? No proprio. E’ assolutamente naturale che succeda così. Puoi avere un ottimo rapporto con gli indigeni, i dipendenti, ma non sei dei loro. Puoi diventarlo se vieni assunto, vieni integrato in base ai tuoi diritti di lavoratore, altrimenti sei bravo, simpatico, in gamba, ma non sei dei loro, non sei come loro, quei diritti, quel “qualcosa in più” che li differenzia non lo mollano. Nesuno lo molla. Inconsapevolmente ci guardiamo intorno e scopriamo che facciamo comunella tutti i precari, uomini e donne. E’ una setta? Se lo è, è la setta dei “non come gli altri”, ben venga, meglio che restare soli.

      E ai “dipendenti”, che ti hanno respinto, da fastidio che tu ti ritrovi sempre con gli altri precari, pensano che complottiate qualcosa, che non vi sapete integrare, che non vi volete integrare.

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    • @Luisa: infatti, chi ha un “handicap” sociale – vero o presunto – spesso se ne fa scudo per comportarsi come accidenti le pare senza mettersi in discussione: “Ce l’hanno com me perche sono nero/povero/extracomunitario/meridionale/gay” è un modo per evitare di capire che ce l’hanno con te perche sei un testa di […], indipendentemente da ogni altra caratteristica.

      Io alla bulletta straniera dissi chiaro e tondo “Tu non puoi pretendere che di giorno pisti i compagni, minacci, sputi, prendi a calci e schiaffoni, e poi il pomeriggio ti invitino a casa! Prova a portare rispetto, e vedrai che verrai accettata!”.

      Insomma, potremmo continuare all’infinito a mettere ragioni e situazioni su un piatto o l’altro della bilancia!

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  33. Bel post (con ci leggevamo nel 2012, peccato, si dovrebbero spulciare i vecchi post degli amici. Mannaggia al tempo che è così avaro!) Concordo con quanto hai scritto nel post e nei commenti. E’ vero che esistono minoranze discriminate e che queste devono essere difese ed è anche vero che spesso ci sentiamo discriminati a priori, reagendo con puntiglio in varie situazioni. Io a volte ci casco in questo e qualcuno me lo ha fatto notare, a ragione. Ormai il termine terrone non mi fa più nè caldo e nè freddo. Mi offende invece la leggerezza con cui si usa il termine mafioso. E mi fa andare in bestia il concetto di lavativo verso il meridionale. Ci sono i lavativi, i nullafacenti, al sud al nord al centro, ma dare tutto per scontato, fare di tutta l’erba un fascio è un pressapochismo che non sopporto.

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  34. Pingback: La vergogna di essere normali | Diemme

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