Ma noi chi siamo?

Giornale d'Italia 15-07-1938

Il Giornale d'Italia, 15 luglio 1938

Piango senza ritegno mentre decido di pubblicare questo articolo che a regime, essendo copiato, andrebbe nell’altro mio blog. Lo scrivo qui perché qui ci sono centinaia di accessi ogni giorno, diversamente dall’altro, e voglio contribuire a dare a queste riflessioni la massima diffusione.

Come non ho più nulla da dire sull’aborto, così non ho più nulla da dire sull’idiozia della discriminazione razziale, sulla disumanità della guerra tra poveri, sull’aberrazione del considerare esseri umani meno umani degli altri, cui non spetta il diritto alla vita.

Lascio la parola a Moni Ovadia, che forse ha trovato le parole più semplici, più disarmanti nella loro denuncia di una realtà di cui siamo più complici di quello che crediamo (forse anche per questo vale “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”?)

 

SE VOI FOSTE PERSONE NORMALI
(Moni Ovadia da L’Unità del 9/5/2009)

Se foste un rom,
quella di Salvini non vi apparirebbe come la sortita delirante di un imbecille da ridicolizzare.

Se foste un musulmano, o un africano, o comunque un uomo dalla pelle scura,
il pacchetto sicurezza non lo prendereste solo come l’ennesima sortita di un governo populista e conservatore, eccessiva ma tutto sommato veniale.

Se foste un lavoratore che guadagna il pane per sé e per i suoi figli su un’impalcatura,
l’annacquamento delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di altro.

Se foste migrante,
il rinvio verso la condanna a morte, la fame o la schiavitù, non provocherebbe solo il sussulto di un’indignazione passeggera.

Se foste ebreo sul serio,
un politico xenofobo, razzista e malvagio fino alla ferocia non vi sembrerebbe qualcuno da lusingare solo perché si dichiara amico di Israele.

Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai cittadini,
fareste un’opposizione senza quartiere ad un governo autoritario, xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio.

Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra,
non vi balocchereste con questioni di lana caprina od orgogli identitari di natura narcisistica e vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie.

Se foste veri cristiani,
rifiutereste di vedere rappresentati i valori della famiglia da notori puttanieri pluridivorziati ingozzati e corrotti
dalla peggior ipocrisia.

Se foste italiani decenti,
rifiutereste di vedere il vostro bel paese avvitarsi intorno al priapismo mentale impotente di un omino ridicolo gasato da un ego ipertrofico.

Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti,
non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di promesse virtuali

Se foste esseri umani degni di questo nome,
avreste vergogna di tutto questo schifo.

NB. Purtroppo non sono riuscita a trovare l’articolo originale sull’Unità, ma ho preso il testo presente da uno dei molteplici blog che l’hanno riportato. Se qualcuno me lo sapesse indicare, sarei lieta di completare il post con il link alla fonte.

21 thoughts on “Ma noi chi siamo?

  1. Beh,che dire…..tutti parlano del mondo come se le innovazioni tecnologiche e il tenore di vita raggiunto dalle nazioni piu’ in vista ci avessero reso tutti piu’ evoluti, ma purtroppo l’idiozia mista alla crudelta’ umana insita nel razzismo continuano ancora a dilagare. Mi e’ capitato di scontrarmi con delle persone che si vantavano di essere di estrema destra, e nel confronto sono comunque riuscito a denudarli psicologicamente e a farli sentire quanto erano vuoti; alcuni non rispondono (perche’ non potevano dire niente di sensato…), altri invece continuano a stare sulle loro posizioni e a seguire capobranco che li faccia camminare a testa bassa, e che con le sue idiozie li faccia cadere nel baratro assieme a lui. A coloro che credono in Dio dico che l’anima e i sentimenti non hanno colore ne’ razza; a coloro che non credono dico invece che tutti siamo nati da una madre che, chi piu’ chi meno, ci ha amato e dato la vita…e che tutti gli uomini sanguinano e provano i sentimenti allo stesso modo, con delle persone care che si preoccupano per loro. Se dovete essere razzisti, siatelo solo tra queste due cose: BENE E MALE, ma il giudizio che dovrete dare sara’ comunque verso voi stessi. Notte a tutti e un abbraccio alla ma’ e a tutta la famiglia !

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    • Quello che tu chiami razzismo, e che al massimo si può chiamare discriminazione, io lo definirei piuttosto discernimento.

      Tra il bene e il male, e tolleranza zero nei confronti del crimine. Pugno di ferro con chi delinque, braccia tese a tutti gli altri fratelli.

      PS: d’accordo che l’anima e i sentimenti non hanno colore né razza, ma neanche partito.

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  2. Non sarei tanto pessimista; non c’è più razzismo in giro di quanto c’era vent’anni fa, solo che allora non c’erano gli stranieri.

    In un paese come l’Italia, come al solito si fa qualche legge ma poi le cose difficilmente cambiano…

    Resta il problema reale, che la destra, ma neanche la sinistra, comprendono due verità a mio avviso elementari:
    l’immigrazione è un problema
    l’immigrazione non può essere fermata.

    Ci vorrebbe un approccio pragmatico e concreto, senza ideologie, ma purtroppo contrabbandare ad un popolo impaurito (ammettiamolo: anche un po’ a ragione) soluzioni illusorie quanto inutili è fin troppo facile e paga elettoralmente…

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    • Sono assolutamente in linea con quanto affermi, ma il fatto di contrabbandare vite umane in cambio di voti (e siamo noi che andiamo là a darli, per “ringraziare” i nostri politici di averci liberato dal male amen) non può non farmi inorridire.

      E’ vero che l’emergenza immigrazione esiste, ma non perché siano stranieri, sempliciemente perché l’Italia non ce la fa tecnicamente ad accogliere tutti i disperati della terra. E’ come se un ospedale con cento posti letto dovesse accogliere mille persone: non ce la fa, e alla fine mancherebbe l’assistenza a tutti, forse scoppierebbero pure epidemie. La soluzione però non può essere lavarsene le mani e abbandonare questa gente al proprio destino, non può essere un atteggiamento xenofobico e di fatto disumano quanto irrazionale.

      Qui stiamo parlando dei barconi rispediti al mittente, ma anche del negozio di un rumeno lavoratore e perfettamente integrato dato alle fiamme perché un altro rumeno in qualche altra parte dell’Italia aveva commesso un crimine: e se dessero fuoco alle nostre cose ogni volta che un italiano delinque, capiremmo l’assurdità del gesto?

      Il problema dell’immigrazione esiste, ma non è con il “dagli all’untore” che potremo gestirlo, non con prese di posizioni tanto plateali quanto disumane (e il pensare che sono queste le azioni che avranno un ritorno elettorale mi fa tremare).

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  3. Una precisazione: so che l’anima e i sentimenti non hanno partito,ma ho citato persone di estrema destra solamente perche’ sono quelle che mi hanno parlato dei loro ideali in un modo che definire assurdo e’ nulla.Non parlo di razzismo causato dalla disorganizzazione di un governo,di criminalita’ straniera o altro,nossignore !!! Per loro e’ normale girare tutti agghindati con dei simboli che purtroppo ben conosciamo,a dire -mi piacerebbe prendere quel n@@@@ di m@@@@ e spaccargli la testa su quel marciapiedi !….e vederlo da ragazzi giovanissimi di certo non aiuta. Ma forse tutto ‘sto mio ragionamento e’ fuori luogo,e quindi lascio la parola a voi !

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    • No no, sei il benvenuto, le tue parole sono sempre ispirate al buon senso, e ci fa piacere conoscere il tuo punto di vista e la tua posizione in merito.

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  4. La metafora dell’ospedale è perfetta, e probabilmente l’unica soluzione reale è provare a risolvere i problemi dei paesi di partenza, magari l’investimento sarebbe inferiore a quello per costruire 10 mila cpt da noi.

    Altrimenti, che si può fare? E’ normale che le persone scappino da situazione di disperazione, e basta pensare da dove vengono per capire che nessuna legge o motovedetta basterebbe a fermarle.

    A chi propone certe leggi probabilmente di questo però non gliene frega niente, anzi: più si ingrandisce il problema immigrazione più quei partiti che a parole (sottolineo: a parole) vorrebbero fermarla prendono voti; a te non piace e neanche a me, ma spesso l’elettorato vota male, se non malissimo, vedi le ultime elezioni in Israele, tanto per dirne una

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    • Spesso l’elettorato vota per stanchezza di situazioni ingestibili, e spera che un pugno di ferro possa risolvere qualcosa, “vedi le ultime elezioni in Israele, tanto per dirne una”.

      Anche se, dal momento che i sistemi usati finora non hanno sortito i risultati sperati, cos’altro può fare il popolo se non cercare di cambiare?

      Il problema d’Israele non è qualcosa che possa essere risolto con una migliore organizzazione governativa, quello italiano sì.

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  5. Mi ricordo una vecchia, troppo profetica, vignetta di Cuore, quando il Parlamento stava votando la legge sull’elezione diretta dei sindaci:
    si vedeva Toto Cutugno con la fascia tricolore da sindaco, e sotto il commento:
    “Attenti, non sapete di cosa può essere capace il popolo italiano”

    Ora cominciamo a saperlo =:O

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  6. Io purtroppo il razzismo lo vedo… e mi fa incavolare non poco anche perchè per decenni siamo stati tanto ipocriti da far definire gli italiani un popolo “accogliente”… tanti miei amici di origini straniere oggi mi chiedono: “Ma come?! Ma voi italiani non eravate tolleranti e aperti a tutti i popoli?!” sinceramente?! Gli ho risposto che come al solito siamo molto chiacchieroni e null’altro e che alla prova del 9 ci perdiamo in un bicchiere d’acqua tornando indietro di un paio di secoli per volta.
    La pagina sull’unità credevo di averla visto tempo fa sul sito, nell’archivio… ma non sono riuscita a trovarla di nuovo nemmeno io. Chissà!?

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    • Anch’io vedo il razzismo, l’ho sempre visto; categorizzare è molto più facile che esaminare, ragionare, valutare in modo oggettivo.

      Io capisco anche un certo spirito degli italiani, e mi riferisco all’esempio che ho fatto dell’ospedale, ma un conto è un atteggiamento tipo “Il fenomeno va gestito, perché così non ce la possiamo fare, con tutta la più buona volontà“, un altro conto è un atteggiamento del tipo “Se ne tornino a casa loro ché non è un problema nostro”, un altro ancora è “i rumeni sono tutti così, gli albanesi sono tutti colà”.

      Direi che il primo atteggiamento è realistico, il secondo colpevolmente ed egoisticamente disumano, il terzo è razzismo allo stato puro.

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  7. Cari tutti, come Diemme sa, ho lavorato per un anno ad un progetto di educazione alla diversità nelle scuole, con attività di didattica alternativa che ho personalmente guidato per provare a far riflettere e reagire i ragazzi delle superiori e delle medie in merito alla questione: chi è l’altro?
    La cosa che più mi ha colpito, oltre alla buona dose di razzismo che i nostri ragazzi assorbono dalla famiglia e dagli stessi insegnanti, purtroppo, è il fatto che nessuno si sofferma mai sul fatto che la vita è fatta di incontri con diversità. Perchè SIAMO TUTTI DIVERSI. Non soffermarsi su questo porta inevitabilmente a vedere se stessi, o il proprio gruppo di appartenenza, come il centro, il punto di riferimento A PARTIRE DAL QUALE gli “altri” sono diversi… e quando con i ragazzi provavamo a lavorare per far loro vedere che l'”altro” è il rom TANTO QUANTO il compagno di banco, ma non solo, che l'”altro” sono IO STESSO, rispetto al rom o al compagno di banco, quando questo emergeva era come se gli studenti vivessero una sorta di illuminazione. Non si tratta di educare al buonismo, alla carità ecc ecc. Si tratta di mostrare come le nostre categorie siano del tutto fittizie – il modo in cui dividiamo il mondo è del tutto artificiale, dipende da noi – noi stessi, e noi soltanto, possiamo provare a vedere le cose in altro modo. Ovviamente si tratta di un compito difficile…
    Ma se questo non riusciamo a farlo con chi ci sta accanto ogni giorno, con chi parla la nostra lingua o ha lo stesso colore della nostra pelle, come pretendiamo di farlo con chi viene da lontano?
    E’ vero, il problema dell’immigrazione sussiste. Non ho ricette facili e risolutive, ma so che il cambiamento di prospettiva può cominciare solo da casa propria: manca l’educazione, la voglia di lavorare su se stessi e di crescere.
    Gli altri siamo noi.
    Troppo spesso ce lo dimentichiamo.

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  8. Un’occhiata a cosa succede, o presumibilmente succede, ai clandestini che rimandiamo indietro:

    http://solleviamoci.wordpress.com/2009/05/20/non-lorrore-ma-la-guerra-e-tra-noi/

    ci sentiamo rappresentati dal nostro governo? Abbiamo la faccia di guardarci ancora allo specchio? Di camminare a testa alta?

    Per carità, pugno di ferro nei confronti della criminalità, pienamente d’accordo con la tolleranza zero, rimandate pure indietro quelli che vengono qua ad uccidere e stuprare (e nelle patrie galere i delinquenti nostrani), ma mano tesa, a qualsiasi costo ai nostri fratelli.

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  9. Ti riporto quest’articolo che credo sia molto interessante:

    “da Vanity Fair, 13 maggio 2009

    Probabile che Matteo Salvini, il leghista che chiede posti prioritari per i milanesi sul metrò, sappia nulla di Rosa Parks e della sua storia lucente. Rosa Parks era una donna nera di Montgomery, Alabama. Quando l’1 dicembre 1955 decise di sedersi in uno dei posti dell’autobus riservato ai bianchi, aveva 42 anni. Lavorava come sarta in un grande magazzino. Stava tornando a casa e aveva avuto una giornata dura. Rimase seduta per una manciata di fermate. Poi salirono dei bianchi. Il conducente le ordinò di alzarsi. E lei, che lo aveva fatto mille altre volte, rispettando la legge dell’Alabama che riservava ai negroes gli ultimi posti in fondo all’autobus, decise di disobbedire: “Non mi alzo”. Il conducente fermò l’autobus, chiamò due poliziotti che arrestarono Rosa Parks.

    Per protesta la comunità afroamericana, guidata dal giovane reverendo Martin Luther King, decise che nessun nero sarebbe più salito sugli autobus di Montgomery, fino a quando non fosse stata cancellata la segregazione razziale. Il boicottaggio durò 381 giorni. Durante i quali tutti i neri andavano a piedi, oppure in automobili strapiene, oppure in bicicletta, e gli autobus vuoti rimanevano nelle rimesse. Il 19 dicembre 1956 la Corte Suprema degli Usa – su richiesta dei difensori di Rosa Parks, condannata a 10 dollari di multa – dichiarò incostituzionali le leggi della segregazione. Il giorno dopo Martin Luther King e il reverendo bianco Glen Smith salirono sull’autobus e si sedettero uno di fianco all’altro. Oggi quell’autobus è in un museo, Rosa Parks sta nel cielo dei giusti, Obama abita alla Casa Bianca, e Matteo Salvini fa il capogruppo della Lega a Milano. ”

    Beh, si commenta da solo.

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    • Si, conoscevo la storia di Rosa Parks, grande esempio di coraggio e “orgoglio nero” (io la chiamerei solo giusta dignità).

      D’altra parte, sai che io sono contro la trasgressione, ma la difesa dei propri diritti è un’altra cosa: la civiltà la fa chi rispetta le regole (e il prossimo), ma il progresso lo fa chi le regole ingiuste le combatte e le rompe, pagando il costo che richiedono.

      *** La tua terra ci ha dato, tra gli altri, Franca Viola ***

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  10. Mi è arrivata da un mio amico questo scritto, che intitola “Corsi e ricorsi storici”, e che avevo già letto da qualche parte riproponendomi di riportarlo qui, ma poi evidentemente mi è sfuggito.

    Visto che mi è arrivato una seconda volta (segno del destino), lo propongo qui volentieri.

    Corsi e ricorsi storici (*)

    Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in due e cercano una stanza ad uso cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Parlano lingue incomprensibili, forse antichi dialetti.
    Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
    Le nostre donne li evitano sia perché sono poco attraenti e selvatici sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

    *Ottobre 1912. Ispettorato dell’Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti d’America. RELAZIONE SUGLI IMMIGRATI ITALIANI.*

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