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60 anni fa chiudevano i postriboli: secondo voi vanno riaperti?

Quando sono nata io erano già chiusi, ma la cosa era fresca, facile conoscere persone cui erano, direttamente o indirettamente, noti, e non mancavano film in cui comparivano, e citazioni ovunque.

Io, nei miei anni di servizio sociale, soprattutto quelli al servizio degli stranieri, mi sono occupata di donne che erano state salvate dal marciapiede, e ne riportavano i segni, nel corpo e nell’anima, gravi e indelebili.

Al solito, si pensa di eliminare un problema chiudendo gli occhi, chiuse le case di piacere, eliminata la prostituzione e restituita la dignità alle donne: la storia ci insegna, ahimé, che così non è, e le nostre strade sono piene di povere donne che, in molti casi, probabilmente la maggioranza dei casi, preferirebbero la morte alla vita che sono costrette a condurre.

La prostituzione è sempre esistita e suppongo che sempre esisterà, e le case chiuse garantivano sicurezza alle donne anche da un punto di vista sanitario. Oltretutto era una vita comunitaria, e penso che là dentro ci si sentisse anche meno soli.

Mi raccontano oltretutto che spesso i bordelli erano un punto di appoggio per studenti squattrinati che bighellonavano là anche per perdere tempo, e che le tenutaria anche affettuosamente invitavano ad andare via se non dovevano salire in camera.

Voi che ne pensate? C’è tra i miei lettori qualcuno un po’ più “maturo” (oddio, dovrebbe avere intorno agli ottant’anni!) che se li ricorda, o qualcuno che ne avuto testimonianza da fruitori dell’epoca?

Aspetto con ansia i vostri interventi, è un argomento che ho molto a cuore, date le persone che ho conosciuto, fin dall’adolescenza, vittime di questa ignobile tratta, e quelle che vedo ancora oggi quotidianamente in strada, spesso completamente nude nelle più rigide giornate invernali.

Update: se non l’avete ancora fatto, vi invito a vedere – o a rivedere – questo film delizioso sull’argomento, uno di quegli spaccati del tempo che fu che fanno ridere, sorridere, piangere e riflettere:

Riapriamo le case chiuse!

Un affresco rinvenuto in un lupanare - antesignano delle case chiuse - negli scavi archeologici di Pompei. Il fenomeno della prostituzione, già diffuso ai tempi dell'Antica Roma, diventa in questo caso motivo d'arte di strada, per suggerire all'anonimo avventore le più proibite pratiche

Vorrei capire cos’ha fatto nella vita la Lina Merlin oltre a far chiudere le case chiuse (oops, che gioco di parole!),  con la famosa legge del ’58 che porta il suo nome.

Io non capirò mai il fenomeno della prostituzione, o quanto meno non capirò mai gli “utenti”, fatto sta che è il mestiere più antico del mondo, che è sempre esistito e, suppongo, sempre esisterà.

Ma che le mie supposizioni siano vere o no, fatto sta che la prostituzione, nell’epoca attuale, nella società attuale, esiste, ed è un’attività cui è legato un giro di denaro enorme.

Giro di denaro, ma non solo, giro di malavita, giro di malattie, giro di schiavitù che passa così, sottogamba, un sottobosco sotto gli occhi di noi tutti, cittadini non ignari, e forze dell’ordine che non intervengono, qualunque ne sia il motivo.

Le strade sono piene, le condizioni di queste donne indecorose, e non penso davvero che aver chiuso le case di tolleranza abbia restituito loro la dignità, tutt’altro.

Una volta, faceva molto freddo, tornando a casa che era notte fonda, ne vidi una completamente nuda, che batteva i denti per il freddo; era piegata  un po’ in avanti, come per rannicchiarsi, e cercava di scaldarsi un po’ strofindandosi le braccia con le mani: mi fece una pena infinita. Feci rapidamente mente locale se avevo qualcosa in macchina per coprirla, ma prima che potessi realizzare se avevo qualcosa adatto all’uopo o no, mi dissi che, se fossi scesa a soccorrerla, molto probabilmente sarebbe uscito fuori il suo protettore e m’avrebbe pistato, derubato, e comunque lasciato la fanciulla di nuovo nuda, perché era così che doveva attirare la selvaggina.

Ora, se davvero la 194 ha fatto di noi un paese civile (ovviamente questa non è la mia opinione, ma credo che su questo abbiamo già abbondantemente discusso), perché ha tolto dalle mani delle mammane ragazze che comunque avrebbero abortito, ma in situazioni precarie e rischiando la vita, perché una legge che regolamenti la prostituzione, che comunque esiste,  non dovrebbe essere considerata alla stessa stregua, togliendo dalla strada e dalle mani della malavita quelle donne che comunque si prostituirebbero?

Oltretutto, per dirla in soldoni, la 194 i soldi allo stato li porta via, mentre una regolamentazione della prostituzione le rimpinguerebbe pure, visto che al momento tutto quel giro di denaro è pure assolutamente esentasse (della serie, se non lo fate per altruismo, fatelo per egoismo!).

Parliamo della dignità della donna? Ovviamente, oramai lo saprete, detesto le soluzioni finte, quelle in cui si ritiene di aver risolto il problema semplicemente rimuovendone la visione (cosa che qui, oltretutto, non è stata fatta).

C’era un certo presidente del consiglio che sosteneva di aver diminuito la criminalità, ma in realtà aveva solo depenalizzato dei reati: questa è la stessa cosa, le case di tolleranza sono state chiuse ma la prostituzione continua ad esistere, pericolosa per le donne stesse, che in questo modo rischiano la vita per percosse e maniaci di turno, controproducente per il decoro cittadino e delle donne stesse, e la malavita è l’unica a goderne e a rimpinguarsene le tasche (soldi che poi verranno utilizzati probabilmente per altre azioni criminose).

Per scrivere questo articolo sono andata a fare qualche ricerca, e ne è uscito del materiale interessantissimo. Pur volendo però rimanere nell’ambito della semplice Wikipedia, vi consiglio di leggere questa breve panoramica della storia del meretricio di stato.

Da lì sono arrivata in un’altra pagina, quella dell’attivista francese Marthe Richard, che fece approvare in Francia la legge analoga  cui la Merlin si era ispirata per questa sua battaglia.

Bene, questa tizia, già prostituta a sedici anni e praticante in un bordello francese, a diciotto sposò un ricco industriale; rimasta vedova, si risposò con un ricco uomo d’affari britannico, direttore finanziario della Fondazione Rockefeller. Rimasta nuovamente vedova, condusse il resto della sua vita nell’agiatezza.

Siccome io, con tutta la mia virtù, continenza e castità, non vi dico chi ho sposato, potrà girarmi un pochino l’anima? Ma non è che ho sbagliato tutto nella vita???  😯

Scherzi a parte, che ne pensate? Della riapertura delle case intendo, non degli sbagli che ho fatto io nella vita!  😉