Archivio | 3 febbraio 2016

Io, che ho ingoiato un bambino

Rosa teca Beauty & Beast

Stanotte lo sentivo piangere. Ve ne avevo già parlato, non ricordate? Quell’urlo sordo, strozzato, che sento dentro di me. Stanotte piangeva, e non riuscivo a fermarlo. Lo avrei strozzato per non sentirlo più. La mia amica Lucia un giorno mi disse “Dentro di te c’è una donna che urla, ma che tu hai deciso di soffocare” e no, non è così, non proprio: non è una donna quella che urla dentro di me, è un bambino.

E quel bambino sono io.

Continuo a negarmi il diritto di soffrire, insomma, c’è gente che ha sofferto molto più di me, e si è rimboccata le maniche e sorride: gente che ha avuto problemi di salute gravi, interventi menomanti, persino che ha perso familiari che non avrebbe dovuto perdere.

E va avanti.

Non ho diritto.

Ma poi cerco di spiegarmi perché, tutta questa gente aveva qualcosa sull’altro piatto della bilancia: è come avere grosse spese, ma avere degli introiti, e averne avuto magari di grossi in passato.

Io no. Io continuo ad attingere alle riserve fin dall’infanzia, magari spendendo come una formichina, ma con entrare ridotte all’osso, una specie di pensione di 300 euro con l’affitto da pagare.

Quel bambino sono io, certo che sono io. L’ho spinto dentro di me, il più profondamente possibile, ma non riesco ad azzittirlo. Piange e giorno e notte, ultimamente è peggiorato, non si ferma più.

Leggevo una vignetta giorni fa che diceva più o meno:

Dottore: “Sente delle voci?”.
Voci: “Di’ di no, di’ di no!
Paziente: “No dottore”.

Mi riviene in mente un passo del piccolo principe:

Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua e’ unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero’ un segreto”.
Il piccolo principe se ne ando’ a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente”, disse. “Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e’ per me unica al mondo”.
E le rose erano a disagio.
“Voi siete belle, ma siete vuote”, disse ancora. “Non si puo’ morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e’ piu’ importante di tutte voi, perche’ e’ lei che ho innaffiata. Perche’ e’ lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche’ e’ lei che ho riparata col paravento. Perche’ su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche’ e’ lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche’ e’ la mia rosa”.

Ecco, ecco perché piange il bambino: io non sono la rosa di nessuno.