Me l’ha rinfacciato mia figlia di Xavier che se n’è andato. Pure Attila, ovviamente, ci ha sguazzato bene.
Dio, ti ringrazio di avermi creata forte, o quantomeno di avermici fatta diventare. Se però la forza me l’avessi data anche fisica sarebbe stato meglio, perché la stanchezza è il mio punto debole, e per stanchezza mi prendono sempre.
Stasera ho discusso con mia figlia, che ha attaccato una lagna che non finiva più. Nessuno riesce a capire la mia totale mancanza di spazio mio, e quanto io ne risenta.
Quando arrivo la sera sono stanca, tanto. Mia madre era solita dire che quando una persona torna stanca dal lavoro dovrebbe trovare “Letti rifatti e zeppi risbattuti”. Non chiedetemi cosa siano gli zeppi risbattuti, non lo so, ma rendeva il concetto che una persona che torna stanca dal lavoro avrebbe diritto a un minimo di decompressione, di sedersi e decongestionarsi un po’ dal logorio della vita moderna (mi offrite un Cynar?).
Mia figlia, che si sente sola, non si rende conto dell’incredibile fortuna della sua vita rispetto alla mia, dei suoi tempi, dei suoi spazi, del poter tutto sommato assecondare tante sue attitudini, mentre io devo contrattare anche la sedia su cui sedermi – e ho rinunciato -, lo spazio sul tavolo su cui poggiare un piatto – e ho rinunciato -, e infine lo spazio per dormire. E a quello non posso rinunciare.
Forse ho sbagliato a passare dal matrimoniale al singolo, ma avevo bisogno di recuperare un po’ di spazio, e poi era un po’ che non aveva più l’abitudine d’infilarsi nel mio letto. Abitudine che da qualche tempo ha ripreso, ma il mio letto è singolo e io non sono un fuscello.
Le ho comprato un pc nuovo, e per me ne ho preso uno usato. Ma stanno tutti addosso al mio, per un motivo o per un altro. Lei e il padre. Li attiro come le mosche il miele evidentemente.
Quando la sera c’è anche lui, passo il tempo a cambiare stanza, ma loro sempre dietro, che devono fare qualcosa esattamente nella stanza in cui sto io.
Stasera, mentre lei faceva le sue scene che Eleonora Duse era una principiante rispetto a lei, ha capito che mi stavo metaforicamente tappando le orecchie aspettando che andasse in palestra, e lei ha fatto presente che tanto non ci sarebbe andata, che avrebbe insistito fino a che non avessi capitolato.
A quel punto ho sbattuto la porta e me ne sono andata io. Ho mangiato fuori, ed è stata pizza, come sempre, anziché la verdura che avevo in programma a casa.
In questa “economia domestica” mi ci mancava l’altra stalker, la pazza furiosa, che aveva deciso – non si capisce in base a cosa – di piazzarsi dentro casa mia con tanto di cane. Ecco, mi ci mancava. Meno male che, dopo l’ultima scena furibonda che le ho fatto, pare abbia desistito, da allora non l’ho più sentita. Considerate che sono anni che tenta, e non l’ho mai fatta entrare neanche a prendere un caffè.
Tutto questo fa seguito a anni di tampinamento di Attila, di cui non vi racconto perché mi vergogno. Vi racconterò solo delle quaranta telefonate al giorno, del pedinamento per strada e delle poste sotto casa.
Mia figlia, nella scena di stasera, rinfacciandomi ancora una volta che “persino” Xavier se ne era andato, mi ha urlato che io, continuando così, sono destinata a restare da sola.
Avrei avuto voglia di risponderle: “Francamente, è quello che sto tentando di fare, ma vedo che non mi riesce bene”.
Da domani, non sarà solo il mio blog ad avere la serratura. E’ ora che l’abbia anche la mia stanza.
E, se riesco a trovare un posto dove andare, l’avrà anche la mia nuova casa.
Beh, devo dire che in un blog privato mi sbottono un po’ di più… 😉