Carità pelosa?

Cari amici, avrete visto che ormai bazzico poco da queste parti. Che dirvi, un po’ di stanchezza, un po’ mi sento spinta verso altri lidi ;).

Una cosa però mi sta turbando da qualche giorno a questa parte, che è il mio modo d’intendere la carità, perché non sono proprio sicura che sia giusto.

Un mio carissimo amico, a spasso con me per le vie della città, incontra un vu’ cumprà che gli vuole vendere dei calzini e lui, invece di comprare o semplicemente rifiutare, se lo mangia vivo. Rimango di stucco, il mio amico è una persona buona, e per di più un cattolico convinto per cui l’aiuto al più piccolo dei suoi fratelli è al primo posto dei suoi valori.

Gli faccio presente il mio stupore e lui mi risponde che il tizio lo tormenta, che ormai lo vive come un estorsore. Mi chiede “Tu pensi che sia mancanza di carità?”. Io gli rispondo: “So che sono assillanti, ma sono anche disperati, non dev’essere facile fare la loro vita, e se non fossero un po’ aggressivi si spegnerebbero in un angolo senza che nessuno se ne accorga.

Qualche giorno dopo m’imbatto nuovamente in lui, compro qualcosa, spendo otto euro, ne ho solo venti. Gli chiedo se ha il resto, mi dice di sì, poi prende i venti euro e comincia, anziché a darmi il resto, a tentare di vendermi qualcos’altro. Gli dico che non mi serve niente, che mi dia il resto, e lui niente, continua a tirar fuori dal cappello oggetti improbabili. Gli dico che ho fretta, e insisto che mi dia il resto. Continua a tirar fuori roba che non mi serve, non mi dà il resto, e io gli metterei le mani addosso per riprendermi il mio. Glielo richiedo a brutto muso, pentendomi dell’acquisto, e lui mi dà qualcosa, ma non tutto, continua a propormi acquisti. A questo punto gli intimo di tirar fuori i miei soldi, altrimenti chiamo la polizia, e faccio il gesto di usare il cellulare, quando si rassegna e mi dà questo benedetto resto: chiaro che da lui non comprerò più nulla, che cambierò marciapiedi quando lo vedrò, e che comincio a capire il mio amico.

Episodio n. 2, che pure turba la mia coscienza. Una mendicante infreddolita sosta sempre davanti al bar dove vado a fare colazione. Mi saluta ogni mattina, e ogni mattina rispondo al saluto, ma non do nulla per un mio convincimento personale, non voglio incentivare l’accattonaggio come sistema di vita. 

Però qualcosa per lei voglio fare. Prendo un cappuccino bollente, mi faccio scaldare un panino, e glielo porto, con tanto di vassoietto cucchiaino e zucchero. La prima volta ringrazia genuflettendosi, da mettermi in imbarazzo, la seconda volta sussurra un grazie, la terza prende il pasto con condiscendenza, la quarta mi chiede soldi, e siccome glieli rifiuto quasi mi mette il muso.

Da quell’episodio in poi, colazione la faccio altrove, per evitarla, perché mi ha messo addosso da una parte la sensazione fastidiosa di essere sfruttata, dall’altra l’angoscia che forse sono io che sbaglio, che non capisco le esigenze di chi è meno fortunato.

Ma per strada, ci si va per rovesci della vita o per accidia? Se leggete l’articolo che vi ho linkato, vedrete che mi presi a cuore una mendicante per cui smossi energicamente i servizi sociali, ma che di lavorare non ne volle sapere

Insomma, oscillo tra il sentirmi una pancia piena che non capisce la vuota, e provo quindi una brutta sensazione di disagio e cattiva coscienza, e invece la considerazione che non è giusto farsi sfruttare, non è bene lasciare che le persone si attacchino al nostro collo per non staccarsi più, quasi fosse un loro principio che non sono tenuti a lavorare e che gli altri debbano provvedere a loro.

Barbonaggine=libertà, è questa l’equazione che fanno? Ed è giusto che noi, che in fondo ci stiamo vendendo la vita per portare il pane a casa, poi provvediamo pure a chi, alla faccia nostra, i compromessi non li ha voluti accettare?

O sono davvero semplicemente poveri, sfortunati, feriti dalla vita, cui io altezzosamente e superficialmente volto le spalle, sparando giudizi fuori luogo?

42 thoughts on “Carità pelosa?

  1. Ho letto tutto, articoli, link, etc (stamattina non ho niente da fare, eh? 😉 ).
    E decido di non commentare direttamente.
    Invece, racconto una cosa che ho sentito alla radio stamattina, quando come al solito, smadonnavo bloccata nel traffico dei consumatori assatanati pre-natalizi (ma in questo paese non lavora nessuno?), SUV, casalinghe mechate e tutto il resto. Quest’anno molte grandi catene di centri commerciali qui in Irlanda hanno deciso di riaprire i negozi e i grandi magazzini il 26 Dicembre, il giorno di Santo Stefano, per i saldi post-natalizi. Perché l’abbuffata consumistica pre-natalizia non e’ abbastanza, vero? Solo la grande catena inglese Marks & Spencer ha deciso di riaprire “solo” il 27, per “rispetto ai suoi dipendenti, che hanno diritto di passare qualche giorno con le loro famiglie e amici per Natale”.

    Ci voleva un gigante commerciale britannico a far capire a questi ottusi consumatori narcotizzati dalle pubblicita’ televisive, a questo paese che ha perso l’anima e il cuore con il boom economico, che le feste, di qualsiasi genere, non sono fatte per comprare, spendere, comprare, spendere? E passare invece un paio di giorni con i propri cari? Con le persone che si amano?
    E poi, la domanda raccapricciante, siamo ancora in grado di amare? Oppure tutto, sentimenti, valori come amicizia, famiglia, carita’, compassione, sono stati immolati all’altare del dio denaro?

    Comunque tu la pensi nei confronti della carita’, Diemme, il principio unico e’ proprio questo. Io DETESTO Natale, perché in questo periodo dell’anno si parla SOLO di soldi. Da quando vivo in Irlanda davvero non sopporto piu’ questo periodo. Ovvio, motivi anche personali, pero’…
    La gente si indebita per regali superflui. Fa a pugni nei negozi, ti tratta male perché e’ stressata dagli acquisti. Ma che c…! E dopo aver speso fino al 24, essersi strafogata ai banchetti del 25, e’ pronta a ritornare a spendere il 26.
    Ti assicuro, tutto il resto, incluso il vu cumpra’ insistente, e’ preferibile.

    Quand’e’ il primo shuttle per la costellazione di Vega?

    😦

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    • Partiamo per Vega? Oppure vale il principio che le battaglie si vincono in campo? Che non bisogna abbandonare la lotta?

      Io non so cosa tu pensi degli episodi che ho raccontato, peccato, sai che il tuo parere per me è importante, però sul fatto che la festa ha perso il suo spirito, ammesso che l’abbia mai avuto, mi trovi d’accordo.

      Pensavo proprio al Natale, a una persona che si riempie la bocca di buonismo e campanellini tintillanti, dalla quale, per motivi personali, mi sono allontanata.

      Allontanata, ma non abbiamo mai discusso, non c’è stato mai alcuno screzio, i rapporti erano di cordialità anche giocosa. Mi sono allontanata perché nel suo “gruppo” erano entrate persone che non mi piacevano, e non ce l’ho fatta a fare buon viso a cattiva sorte. Fermo restando che lei rimaneva lei, non è che abbia caricato di una qualche negatività la mia opinione.

      Bene, giorni fa (taaaaanti giorni fa) le mando un’e-mail per chiederle un’informazione. Beh, non mi risponde.

      Voi direte: “Sarà stata impegnata, non avrà letto la posta”, e io ci aggiungo pure che, per il tempo che non la sento, potrebbe pure averlo cambiato l’indirizzo e-mail. Però, generalmente, è una che sta spesso al computer, la posta la legge frequentemente, e una al suo livello non è che cambia indirizzo senza portarsi appresso il vecchio, che è quello più diffuso.
      Ok, teniamo conto che ci sia un’altra spiegazione, ma nulla mi toglie dalla testa che abbia semplicemente cambiato partito, e anche lasciato per la via
      qualche regola di buona educazione. Nel frattempo, continua a suonare i campanellini cinguettando: “E’ Natale, è Natale!”, e questa forse è la parte più avvilente.

      Un’altra persona a kippur, festa del perdono, ne incontra un’altra che, secondo me incolpevolmente, non è nelle sue grazie: volta le spalle, tra una preghiera e l’altra, e praticamente la ignora.

      Ecco, io cerco almeno di essere coerente: non mi permetterei mai di chiedere al Signore di rimettere i miei peccati come io li rimetto ai miei debitori, perché lo so che in tal caso me ne andrei diritta all’inferno col biglietto di sola andata!

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  2. Quando qualcuno acquisisce un certo status tende anche a ritenere che tutto gli sia dovuto: benefici (nel caso di un manager) o carità (nel caso di un povero). Alla fine, vivere nella ricchezza o nella ristrettezza non cambia.
    Un mio collega era convinto di non poter essere mai licenziato perché infartuato. Poteva essere così, finché le cose andavano bene. Si poteva anche chiudere un occhio sul lassismo, le assenze, il menefreghismo e dire: poveretto, è malato, sì, spende tanti soldi in sciocchezze ma che ci vuoi fare, la sua testa non la cambi più e via discorrendo con la carità umana, cristiana, solidale. Poteva essere così, nonostante la mia non sia un’azienda statale.
    Ora, che è stato licenziato con mille ammortizzatori e agevolazioni, ancora non ci crede, continua a battagliare e pretendere di essere reintregrato perché gli è dovuto. E nel frattempo continua a scialacquare.

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    • Pan, sei stato illuminante: però, forse a volte è più che assuefazione, intorpidimento che mala fede.

      Io credo che un minimo tentativo di “riscattare” queste persone bisogna farlo, e questo tentativo passa anche attraverso il NON assecondarle e NON chiudere un occhio.

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  3. Certo, come dicono in Cina, non dare un pesce a chi ha fame ma una canna da pesca.
    Mi trovi d’accordo in generale sul tuo concetto di non incentivare l’accattonaggio. Allo stesso modo sono convinta che chi costringe i bambini a fare l’elemosina per le strade andrebbe messo in galera.
    Il mio esempio però voleva semplicemente dire che ogni anno si spende talmente tanto in cose ASSOLUTAMENTE SUPERFLUE che la carità e’ sicuramente il “male minore”. Non so come avrei reagito al vu cumpra’ insistente. Probabilmente gli avrei lasciato il resto, mi conosco.
    Però ti racconto un’altra storiella (oggi sono in vena di racconti 😉 ). 16 anni fa passai un anno in Italia (sì, proprio a cavallo della prima elezione di berlusconi 😦 ), e tra le altre disavventure che mi successero (tra cui quella di sposarmi 😀 ) ci fu un serio incidente d’auto, in cui ero un passeggero nel sedile posteriore. Morale: rimasi un mese a camminare con le stampelle.
    Siccome io ero cocciuta, me ne andavo in giro tranquillamente con le stampelle, anche a fare la spesa. Ero in una “ridente” cittadina del nord-milanese, allora con giunta leghista. Non uno dei rispettabili abitanti padani si fermo’, nemmeno una volta, a chiedermi se volevo aiuto o come stavo. Poi un giorno, fuori dal supermercato, arriva il vu cumprà che stazionava lì regolarmente, ecco, mi dico io, adesso mi chiede qualcosa ed io non ho le mani libere per prendere dei soldi da dargli. Invece mi chiede, con italiano smozzicato, come sto, cosa è successo. Ha la faccia seria, preoccupata. Mi prende la borsa della spesa e me la porta fino alla macchina (in caso vi chiediate, sì, potevo guidare 😉 ). Faccio per andare a prendere il portafoglio ma lui fa no no con la mano. Anzi mi dice, riguardati o qualcosa del genere, e si allontana con il suo carico di accendini e braccialetti.
    L’UNICO.

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    • Guarda, a perorare questa causa con me sfondi una porta aperta, potrei citarti tanti altri episodi del genere, sia che mi sono stati raccontati, sia accaduti a me personalmente, ma anche letti sul giornale (l’extracomunitario che si butta in acqua per salvare qualcuno, rimettendoci la vita, sempre un extracomunitario che interviene sull’autobus in difesa di una persona aggredita (e ce le prende a sua volta): non dimentichiamo che sono un operatore multiculturale, e se ho scelto questa strada ci sarà anche un motivo.

      Su altre cose però non concordo.

      Cercherò di spiegarmi: dire che il nero, il giallo, il rumeno, etc. hanno fatto questo o quello di buono non significa proprio niente, pensare che tutti coloro che appartengono a una razza, etnia, categoria siano uguali, nel bene o nel male, è una forma di pregiudizio che non mi appartiene (se non nella parte relativa all’aspetto culturale, che pure lascia il tempo che trova).

      Il fatto che buttiamo tanti soldi non è un buon motivo per buttarne di più, soprattutto a sostegno di qualcosa in cui non crediamo.

      Non è una questione di soldi, è il fatto di passare per coglioni, e comunque subire una prepotenza. Parlavamo tra di noi (capisciammé) di indiani e americani, e ci sentiamo, io almeno mi sento, dalla parte degli indiani, e non me ne frega niente di essere perdente, non sono una che si mette dalla parte del più forte, non lo sono mai stata, non salgo sul carro del vincitore, sto a mio agio in quelli del perdente se è il prezzo da pagare per difendere ciò in cui credo, e non mi spaventa essere in minoranza, né essere giudicata.

      Ma passare per cogliona no, non mi va giù. Subire “pressioni” non fa per me, chiunque sia a farmene, l’alto dirigente o il vù cumprà.

      E poi, come ho risposto a Pan, un modo per aiutarli potrebbe essere proprio NON assecondarli. La gente, in alto, in basso e a lato, deve pure capire che non tutto è dovuto.

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  4. Diemme, hai fatto tre bei tentativi offrendo cibo caldo e profumato. Non lo vogliono. Se le avessi offerto una bottiglia di qualsiasi cosa sarebbe stata molto più felice. Ma non si deve assecondare l’alcolismo e l’accattonaggio. Ci sono squadroni di mendicanti che arrivano la mattina e si fanno le loro ore di lavoro,ne più e ne meno. Pietà fino ad un certo punto. Ci sono i ricoveri per i barboni(così dicono i tg), i volontari li vanno a cercare, propongono l’alloggio e le persone non si schiodano dal marciapiede. A quel punto, che si arrangino. Se il vivere d’espedienti è una scelta, non la capisco. Se ci si trovano costretti perchè non accettare una soluzione alternativa? Nei piccoli comuni, il welfare funziona. Viene pagato l’affitto e le spese agli indigenti. La caritas offre il pasto. Poi vieni a sapere che a quegli stessi giovani era stato offerto un lavoretto e che questi l’hanno rifiutato. Meglio i soldi gratis. Dignità addio.
    Voglio essere sinceramente stronza fino in fondo e ti racconto di come sono stata inseguita da due extracomunitari in un parcheggio. M’hanno tormentata a turno per avere dei soldi, tariffa fissa. Quando mi sono liberata di uno, mi ha rincorso l’altro, stessa storia. Gli ho detto che l’altro chiedeva la metà. Si è ghiacciato, poi quasi m’insultava. Ho avuto paura, poi mi ha mollata per inseguire un’altra signora. Col cavolo avrei aperto la borsa davanti a lui!
    Fai bene a cambiare strada, se t’avanzano soldi compra dei cioccolatini. Sono spesi meglio.

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    • Bene bene, la discussione ha preso l’avvio, vedo già due opinioni diverse, ma che dico, tre a confronto. Quattro con la mia.

      Ecco, il mio punto di vista è questo: spesso mi domando chi sia la persona che ho di fronte e che mi sta chiedendo aiuto. Del neonato possiamo reclamare l’innocenza, ma dell’anziano, dell’adulto, chi può dirlo?

      Ho detto “anziano” perché questo dubbio mi sorse anni or sono, quando la mamma di mio marito (la suocera buona, non la mamma di Attila!) era ricoverata in un istituto. Lì c’erano tanti vecchi più o meno abbandonati dalle famiglie, che avevano “adottato” a tempo pieno me e mio marito (che, al di là di mille altri difetti, dal punto di vista di disponibilità verso il prossimo era encomiabile): una volta, non so come, mi venne un dubbio: ma questa persona per cui mi sto facendo in quattro, com’è stata nella vita? E’ una povera vecchietta indifesa o una che ha fatto del male al prossimo, e che i figli hanno abbandonato per giusta causa?

      Io non posso dimenticare testimonianze sulla nuova veste di tanti criminali nazisti. Una di cui non ricordo il nome, quando alla fine fu scoperta, suscitò lo stupore dei vicini di casa, che la descrivevano come una dolcissima signora di mezza età che passava il suo tempo curando i fiori: era una di quelle che all’arrivo dei carichi dei deportati prendeva i bambini, li tirava in aria e li mitragliava.

      Ora, senza arrivare a casi estremi, e restando nell’ambito delle emergenze sociali, sapete quante prostitute lo fanno per vocazione, e rifiutano ogni alternativa, e quante invece sono povere figlie costrette con le minacce più bieche, ricattate loro e la loro famiglia, e anche drogate per costringerle alla strada?

      Mendicanti pieni di dignità, con cui la vita è stata ingiusta e dura (e spesso non sono stati assistiti dalla salute), e lavativi che fanno del vivere alle spalle degli altri una questione di principio?

      Extracomunitari dall’animo nobile, pronti a salvarti la vita, ed emeriti delinquenti pronti all’occorrenza a piantarti il coltello nella schiena? Più, ovviamente, tutte le fasce intermedie.

      Ecco, io quando ho davanti qualcuno che ha bisogno, questa domanda me la faccio, perché io sono anche aperta verso il prossimo, ma con tutti gli opportuni distinguo. Non mi va di allevare serpi in seno, alimentare parassiti, evitare che i lestofanti paghino i loro conti: ecco, mantenere un lavativo, aiutare una persona egoista o addirittura cattiva, non rientra nelle cose che scientemente sceglierei di fare.

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  5. ben detto, non bisogna generalizzare. Per ogni extracomunitario invadente e poco educato ci sono centinaia di uomini incravattati che non ci spillano un euro ma migliaia. In altre parole, a ma nessun extracomunitario, rom o zingaro ha mai fregato nulla. La banca invece, la finanza, credo mi abbia fregato molto. I graffiti sull’auto non me li ha fatti lo zingaro della casa comunità del quartiere ma un pensionato della via.
    Cadere nella povertà è un attimo. Millenni fa avevo visto un film con castellito, non ricordo il titolo, comunque aveva rappresentato bene la situazione di uno che dalle stelle scende alle stalle e alla fine ti ci abitui.
    E poi, per dirla tutta, fa sempre comodo che ci sia qualcuno più povero di noi, qualcuno a cui fare la carità e mettersi l’animo in pace, qualcuno di cui puoi dire: be’, dopotutto quello è messo molto peggio di me. Ma soprattutto, e purtroppo, la povertà è un business che muove miliardi. C’è chi di mestiere fa il fundraiser e se la passa pure bene.

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    • Anche qui caro Pan, concordo e non concordo. Gli uomini incravattati che ci rubano soldi, sia il governo col suo 6 per mille tolto direttamente non dai nostri guadagni, ma dai nostri risparmi, passando per le banche e pure le multe proditorie che hanno il solo scopo di far cassa, e che anziché perseguire l’infrazione perseguitano il cittadino dovrebbero andare tutti nel cassonetto dei non riciclabili. I furti e le violenze ad alto livello sono tantissimi (nella sanità, a parte le partite di sangue infetto di cui allo scandalo Poggiolini, mi riferiscono anche di cartelle cliniche non propriamente fedeli, che poi evitano al medico dei guai e al malato danneggiato di ottenere il giusto riconoscimento) e veramente infinitamente più gravi di quello che può essere il piccolo reato o la piccola “furberia” del povero disgraziato. Sono anche convinta che sia un attimo passare dalle stelle alle stalle, e infatti ne ho paura, cosa che non avrei se pensassi che chi ci è caduto ne sia responsabile.

      La parte che mi trova meno d’accordo, ma forse ho capito male, è che esistendo mali più grandi dobbiamo sdoganare i piccoli. E’ un po’ il concetto di Martina per i soldi, ne buttiamo tanti, che vuoi che cambino quei pochi euro?

      Non so, non mi convince.

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  6. Sul fatto che sia un attimo cadere dalle stelle alle stalle siamo tutti d’accordo. A “Cominciamo bene ” avevano raccontato sia la storia dell’imprenditore che aveva scialacquato senza vergogna, ignorato i figli e probabilmente la consorte, e poi era disceso negli inferi e s’era ritrovato senza niente. La moglie gravemente inferma era stata ospitata dai figli, lui no. L’altro era un commerciante che per un piccolo scoperto in banca e dietro suggerimento del nuovo direttore, s’era rivolto agli usurai e da lì l’inferno. Si, questo fa paura,ma forse ne fa di più pensare di non avere la forza di rialzarsi, di trovare il solito approfittatore che alle donne chiede prestazioni sessuali in cambio d’aiuto e poi magari te lo nega. Fa paura non trovare nemmeno un lavoretto umile per salvare la dignità rimasta… In tutta onestà, non posso giurare che se mi trovassi in tale stato d’indigenza, non sarei anch’io insistente e pronta all’insulto verso chi mi rifiutasse la monetina…ma se mi offrissero un lavoro a ore, un posto letto, anche un fragile appiglio, credo non lo rifiuterei…
    Comunque, continuo a non dare soldi, mi faccio i conti in tasca continuamente, gestisco il molto poco in previsione di un futuro molto incerto. Continuo pure a pensare che il tipo che mi aveva chiesto il soldi per il caffè fosse tonto, ma non lo sa che non tutti possono permettersi quelle spese quotidiane? un euro sembra poco, 26 caffè sono l’equivalente del pane di una famiglia di 3 persone per un mese…Se si vuole andare avanti col “mestiere”, si deve chiedere i soldi per un panino…e rischiare di ritrovarsi col mitico panino alla mortadella e niente soldi… 😉

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    • @Luisa: l’imprenditore che aveva scialacquato senza vergogna mi fa poca pena, ma probabilmente ci sono tanti innocenti che, in seguito a una malattia, propria o dei propri cari, o una truffa, o cose del genere cadono in un baratro.

      In questi casi è la famiglia che t’impedisce di toccare il fondo, ma se uno la famiglia non ce l’ha? Non ricordo chi di noi nel web raccontò di un barbone in cui lei riconobbe un suo brillantissimo compagno di studi, che si era ridotto così per una depressione dopo aver perduto moglie e figlio in un incidente.

      Purtroppo, non sappiamo mai chi abbiamo di fronte, e allora, varrebbe la regola che meglio rischiare di assolvere un colpevole che di condannare un innocente. Ma non è così facile, alimentando certi fenomeni, come per esempio dando l’elemosina ai bambini, rischiamo di favorire l’accattonaggio minorile e condannarli noi gli innocenti.

      E pure qua, credete che il problema si risolva non rendendo redditizio mandare i bambini a chiedere l’elemosina? Come sostiene una mia amica, rischiamo che se i bambini non portano i soldi in casa in questo modo, glieli facciano portare in altro modo, facendoli propstituire, vendendone gli organi: è una cosa terribile, in cui la mano dello stato dovrebbe intervenire ben pesantemente, senza risparmio di mezzi, e invece non è così.

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  7. uh! Certo non intendevo dire questo, io non sdogano nulla, anzi, mi prodigo per la correttezza anche nelle cose più piccole, come restituire i soldi che qualche distratto commesso mi dà in più. E sperando sempre nell’effetto contagio.
    E ad essere sincero, il piccolo furto, come le piccole bugie, mi indignano. Se sono piccole vuol dire che non ce n’è alcun bisogno.

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    • @Pani: anch’io mi regolo come te, confido nel contagio e, ti dirò, funziona.

      Mi è capitato di “discutere” in un ristorante perché noi volevamo pagare di più e l’oste non voleva, noi a insistere di sì e lui a impuntarsi sul no, e sempre più spesso al supermercato tento di far passare qualcuno avanti che magari declina l’offerta e poi, che ne so, lo ritrovo ad aiutarmi a riempire le sporte.

      L’aver ridato il resto in eccesso a qualche commerciante comporta che ogni volta che vado a pagare mi sconti qualcosa, sempre mi fermano quando cerco gli spicci dicendomi “lasci stare, va bene così”.

      L’altro giorno, parlando con Cytind, le dicevo che se uno non fosse gentile per altruismo gli converrebbe persino esserlo per egoismo. Per carità, d’ingrati lungo il mio cammino ne ho incontrati tanti, ma nell’insieme la disponibilità verso il prossimo rende la “nostra” vita migliore, ancor prima della loro.

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  8. Forse semplicemente dovremo rinunciare a trovare una regola generale di comportamento, e dovremo agire come ci va; se a me va di lasciare un euro a uno che fa la carità, glielo lascio, se non mi va non glielo lascio; dipende dalla giornata, dalla persona che incontro, da molte cose

    Ho solo osservato che quando ho più problemi di denaro io, tendo a fare di più la carità, ma non me lo so spiegare… è così e basta, e chissà che vuol dire

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    • @FraP: sì, veramente rinunciare a una regola generale di comportamento è la cosa più giusta, ma resta il fatto che non sappiamo mai chi abbiamo davanti. Voltare le spalle a un poveretto, credimi, pesa.

      Il tuo comportamento non è inspiegabile, quando abbiamo problemi siamo pance meno piene, e quindi più portati se non a immedesimarci, quantomeno a capire quelle più vuote.

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  9. Mi è mancato il tempo di leggere tutti i tuoi copiosi commenti. Spero di poterlo fare.
    Interessante quello che hai scritto.
    A me accadde che una volta, in una via di Genova, diedi 1000 lire a una persona che mi aveva “intenerito”. Non contenta voleva, dal mio portafoglio un biglietto da 5000.
    Da quella volta, raramente faccio la carità a qualcuno per la strada. Quando voglio dare a qualcuno, e lo faccio frequentemente, verso direttamente a MEDICI SENZA FRONTIERE. Sono colleghi veramente con le palle che si sacrificano per il prossimo in tutti gli angoli del pianeta.

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    • Infatti, anche io generalmente se devo fare una donazione la faccio a Medici senza Frontiere, mi piace l’idea di quello che fanno, in quel “senza frontiere” c’è tutto ciò in cui credo.

      E sì, il fatto che certi mendicanti ci ribattano pure se non li mantieni “riccamente” certo non mette di buon umore. Ripeto, io difficilmente, per non dire mai, do elemosine in strada.

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  10. Purtroppo non se ne viene fuori…anni fa,mia madre aveva “abitutato” male delle persone che chiedevano l’elemosima porta a porta. Il tipo aveva il suo bel bigliettino, sono sordo,muto e quant’altro e chiedeva 500lire. Mamma glieli dava,benchè lei stessa non navigasse nell’oro. Questo passava con regolarità finchè ha non ha aumentato la tariffa, raddoppiandola. Mamma non ha dato più niente. Stessa storia per la zingara con poppante in braccio che prima s’era accontentata di sapone e di altre cosettine. Chiuso anche con lei. E’ verissimo che non si sa la storia delle persone che abbiamo davanti, ma nel dubbio ci si fa sfruttare da chiunque? Certi no fanno male, ma che ci vuoi fare? Preferisco comprare qualcosa dal ragazzo senegalese che sta davanti al supermercato. Abbiamo una piccola collezione di chiavi inglesi, chiavi a pappagallo e tutti quegli arnesi che in casa servono una volta ogni mille. Breve contrattazione e soddisfazione per entrambi. Da Lidl li trovi a meno, ma anche lui ha diritto di vivere onestamente …e abusivamente…

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    • Ma tu lo sai che spesso gli zingari il bambino se lo prestano, che non è neanche il loro?

      Una volta una persona, davanti a un supermercato, m’indicò una mendicante che aveva in braccio un bambino e un cartello con scritto: “sono una povera bla bla bla, malata, tot figli, etc. etc. blablablà”.

      A un certo punto ne arriva un’altra, la prima le consegna bambino e cartello e si mette lì al posto suo: come dire, cambio della guardia, la prima finisce il turno, attaca la seconda.

      Il tuo cuore? Mi sa che pure io l’ho depositato “da qualche parte”, ho cercato di metterlo lontano da lestofanti e cialtroni, anche se non sempre ci sono riuscita.

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  11. L’interessante è che, almeno qui in Svizzera, ringraziano regolarmente e, una volta all’anno, mandano un dischetto per dimostrare quello che hanno fatto nel mondo.

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    • Sì, anch’io ho avuto un buon ritorno da Medici senza Frontiere, cosa che non si può dire per un’altra organizzazione, nostra nazionale, della cui onestà e capacità sono sicura, ma CHE poi si perdE nel non dare un ritorno alle persone.

      Magari sono semplicemente sotto organico, come spesso accade in questi casi, e danno priorità alle emergenze piuttosto che alle pubbliche relazioni, il che mi pare pure giusto, però chi versa del denaro, ad avere la sensazione di averli gettati in un pozzo e non vedere dove sono andati a finire, un po’ male ci rimane.

      Poi, magari, sono andati davvero a finire in un pozzo, nel senso più buono del termine, che è stato costruito un pozzo per portare l’acqua da qualche parte ma, insomma, il ritorno a chi ci mette del suo è importante.

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  12. Bella la frase di LUISA: “anche lui ha diritto di vivere onestamente …e abusivamente…”.
    Si dà da fare e non pretende. Quante sfaccettature hanno le sofferenze che incontriamo!

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  13. Premetto che ho trascurato tutti i commenti che sono seguiti dopo il post pubblicato, quindi potrei ripetere qualcosa già detto. In quanto immigrante, e quindi co-partecipe a quello che ha espresso DM avrei qualcosa da dire (la mia).
    Prima di tutto se fa sempre l’errore a confondere il senso di pietà con quello del offrire ai mendicanti dei soldi. Ed a me da di un fastidio mostruoso. Ricordo, una volta nel treno, come una donna ha lasciato il classico bigliettino (ho fame e due bambini, per carità, datemi “cualcosa”). Tra tutti esponenti dentro quell compartimento, un vecchio con la sua moglie posa una monetina sul biglietto. Tornata la donna, prende i soldi e se ne va. Ma appena sparita la donna, la stessa coppia ha cominciato a parlare male di “tutti ‘sti barboni che rompono”. Ma dico io, se ti danno fastidio (com’è giusto che sia) queste persone, allora perché alimentare i loro guadagni? Se li dai, ci saranno sempre.
    Mettiamola cosi….
    Uno straniero, che si considera una persona normale, viene in Italia per avere una vita decente, normale, e che li da la giusta ricompensa per quello che fa attraverso le sue capacità. Ovviamente che ha bisogno, nei limiti, di un certo aiuto dalle persone che possono e vogliono. Vi sembra forse che un mendicante aspira ad una vita dignitosa? Che ha voglia di poter dimostrare sue capacità? E chiaro che no.
    Si ad aiutare una persona a vivere dignitosamente con le sue potenzialità.
    No ai pidocchi che non fanno altro a parassitare sulle spalle dei buon cristiani.

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    • Caro Valentino, intanto bentornato!

      Relativamente a quanto dici, ricordi che ne avevamo già parlato?

      Eppure, anche i pidocchi hanno una storia, magari non ci sono nati, magari, come la persona di cui ho raccontato alla quale erano morti moglie e figlio, uno si lascia andare di fronte a un evento troppo grosso, e non ce la fa a riprendersi: allora, qualcosa dovremmo fare, un’altra possibilità gli andrebbe data.

      Non è giusto far morire così una persona colpevole solo di aver avuto un dolore troppo grande (o una malattia troppo grave).

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  14. Anch’io sono una di quelle che di soldi non ne da più… Se la mattina in metropolitana dovessi dare 1 € ad ogni mendicante che passa sulle carrozze alla fine del mese il mio stipendio non sarebbe sufficiente a mantenerli tutti…
    E sempre in metropolitana ho imparato una grande lezione: quella di farmi i fatti miei!!!
    Un giorno ero sulla banchina della Metro 2 a Cascina Gobba quando vedo un giovane ragazzo cieco che cammina e va a sbattere contro tutti gli ostacoli. L’indifferenza della gente mi da fastidio e allora anche per il mio “cuore di mamma” mi avvicino e l’accompagno alla sua meta. Intento sento che arriva il mio treno, rifaccio il percorso all’incontrario, mi fiondo sulla carrozza e le porte si chiudono. In quell’istante mi viene un flash: con la coda dell’occhio ho visto il ragazzo correre speditamente nella direzione opposta alla mia: guardo la borsetta e non c’è più il mio cellulare….
    E allora???
    Se voglio fare beneficenza la devolvo alle associazioni che veramente hanno bisogno ed operano a fin di bene, , se voglio fare volontariato vado alla casa di riposo dietro casa dove ci sono molte persone anziane che hanno bisogno di un sorriso…
    Ai cialtroni e agli approfittatori, però non darò più nulla…

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    • @TestardaMente.

      Di mendicanti che, girato l’angolo, buttano la stampella e iniziano a correre, ce ne sono a iosa; il problema è che tra questi qualcuno che invalido e senza assistenza o con insufficiente assistenza statale c’è davvero.

      Questo a parte i molti che, con menomazioni evidenti, buttati in strada le mostrano, non so se per indurre alla pietà o per dimostrare che dicono il vero, che il loro bisogno reale. Al di là dello Stato che dovrebbe intervenire, togliere questi poveretti dalla strada e portarli in un ricovero, al caldo, assistiti e alimentati, quante ne passa una persona prima di essere ridotta a tanto, che vita può essere la sua?

      Il fatto però è anche questo: non sono problemi che abbiamo la possibilità di risolvere noi col nostro euro di elemosina, è un impegno di portata tale che solo un apparato pubblico, volendo s’intende, con i suoi mezzi e le sue attrezzature potrebbe affrontare.

      Io torno al mio “Mai nulla per strada”. Semmai, come dice Luisa, compro qualcosa, anche se a rigore non mi servirebbe, offro qualcosa da mangiare, perché davanti a un pasto caldo, fuori da giri di denaro che non voglio alimentare, preferisco che la coscienza sporca ce l’abbia lui che m’ha ingannato piuttosto che pensare di aver voltato io le spalle davanti a chi ha fame.

      Come sarebbe pure, compito dello Stato buttare i manigoldi, quelli che si aprrofittano del buon cuore della gente per beffarla e derubarla, in galera, e rigorosamente gettare la chiave.

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  15. @Valentino
    Certamente è sbagliatissimo fare la carità e contemporaneamente mugugnare.
    È ugualmente sbagliato fare dell’accattonaggio una professione.
    È difficile distinguere il bisognoso da chi se ne approfitta.
    È giusto se prima mi occupo dei miei « figli » e poi dei figli degli altri.
    Come fai a dire che un mendicante non deve aspirare a una vita dignitosa ? Ognuno ha diritto di essere trattato con la giusta dignità. Anche l’immigrato ha diritto a essere trattato dignitosamente… deve però adeguarsi alla « casa » che lo ospita.

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    • @quarchedunpegi: prima i tuoi e gli altri se tu puoi? Mi vedo d’accordissimo però, se prescindiamo dalla nostra famiglia, chi sono “i tuoi”?

      Per quanto riguarda l’adeguamento, se qui si permette di dettar legge a tutti, è per quell’talica mosceria, quel buonismo suicida che io tanto contesto, o c’è magari sotto anche un gioco politico, nonché giro di petroldollari? La Fallaci, mica ci ha definito Eurabia per caso!

      (Nota a tutti: per favore, non facciamo scivolare il discorso sul personaggio della Fallaci, perché ci allontanerebbe dal problema sociale che stiamo affrontando qui).

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  16. Molto buon senso nella riflessione di Ser @FraPuccino : non esiste, ed è vano inseguirla, una ‘regola di comportamento’ scritta e codificata di queste situazioni . Si rischia seriamente di cadere nei luoghi comuni e nelle banalizzazioni trite e ritrite !
    Poichè tutti facciamo parte di “questa” società, non ci sfugge che anche l’ accattonaggio è da decenni divenuto un sistema, un sistema produttivo come tutti gli altri . Per cui, mi sembra naturale, poichè questo sistema produce un benessere ‘soltanto per pochi’ ( e cioè i ‘boss’, che guidano, dopo essersi diviso con i ‘loro colleghi’ ogni spazio della città settorizzandolo in “zona di controllo”, tutti gli accattoni e i ‘vucumprà’ che si incontrano in giro ), “sottrarsi ad ogni imposizione”, sia essa una mano tesa, sia essa una prestazione, sia essa una proposta di acquisto . E, di volta in volta, a seconda che si ritenga ‘liberamente’ di volerlo fare per qualunque motivo, elargire un obolo o acquistare una cosa ( che, possibilmente, ci serva ), sottraendoci ad ogni imposizione e/o reiterazione indotta da una ‘cattiva coscienza’ .
    Vorrei inoltre richiamare l’ attenzione, per chi senta forte ( magari per una sincera vocazione religiosa ) la necessità di fare l’ elemosina, che la carità che non tenga conto della dignità del povero è soltanto un atto formale, non un aiuto sostanziale . Se si vuole aiutare una Persona di cui sappiamo per certo che ha bisogno di un sincero aiuto, aiutiamola invitandola a pranzo con noi, comperiamole abiti per coprirsi, diamole un tetto per ripararsi se possiamo, solleviamola e confortiamola se angosciata, cerchiamole una sistemazione lavorativa che le consenta di andare avanti, contribuiamo alle spese per far studiare i suoi figli ( se ne ha e c’ è questa esigenza ), in sintesi stiamole vicino con tutto quanto possiamo concretamente giovare, ma senza intaccarne la dignità ed il suo desiderio di volersi costruire, anche col nostro aiuto, una vita quale che sia, ma lontano dai marciapiedi e dalla finta carità !
    C’ è un bel Film di Vittorio De Sica, “Umberto D”, uno dei massimi capolavori della storia cinematografica mondiale, eppure poco visto, poichè strazia il cuore ogni volta che lo si vede !
    Ormai, questo straordinario Film ha quasi sessant’ anni, ma, quante cose ci potrebbe ancora insegnare su cosa siano la povertà sincera e sinceramente dolente, la carità costretta dalla necessità lancinante, ed il pudore calpestato di chi abbia veramente bisogno di un aiuto per vivere con un minimo di irrinunciabile dignità !

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    • @Ser Bruno: sì, ho presente che racket sia anche quello dell’elemosina e dell’accattonaggio, ma ho presente anche Umberto D.

      E allora? Io poi non lo so mica se sia così facile ottenere aiuto da strutture pubbliche, che chi sta fuori spesso vede una facciata, delle possibilità che in realtà non esistono.

      Mi ricordo che da ragazza, capitando sugli annunci di lavoro dei giornali e vedendo tale rubrica sempre piena, ero convinta che trovare lavoro fosse la cosa più facile del mondo.

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  17. Carissima Dm, benritrovat(a/i). Facciamoci un po la distinzione tra “i pidocchi”. Se ben ricordo io quel post che hai pubblicato faceva riferimento ad un altro al quale avevo deciso di risponderti (e cosi mi sono trovato nel tuo blog la prima volta (auguriiii)). E si trattava di una persona che doveva fare il carcere per una wafer. Ebbene, non è giusto. Ed io ci sto con quella persona fine in fondo. Ma le persone che opportunistico (o inportuniscono) le altre (come modo di vita) facendo affidamento alla loro buona pietà io non condivido. Il mendicare (oggigiorno) non ha il suo senso. Ci sono associazioni, ci sono chiese, ci sono organizzazioni che esistono apposta per aiutare le persone. Il “datemi qualche spicciolo” non è oggi che un’ affare. Molto redditizio. E sopratutto meno faticante di un lavoro onesto. Io uno, mettendomi nei panni di “un pidocchio” preferirei rubare una wafer invece di un “datemi cualcosa”. Questa ovviamente nel caso che mi troverei veramente nel impossibilità di non essere altro che “un pidocchio” (cioè non poter guadagnare dignitosamente e onestamente). Grazie.

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    • @Valentino, ne abbiamo già parlato, chi ha fame ha pure diritto a procurarsi da mangiare magari rubandolo, ma solo se è vero che ha provato ogni e qualsiasi altro mezzo onesto e l’alternativa per lui non c’è stata.

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  18. @cavaliererrante. Posso trovarmi d’accordo con la forma d’aiuto che tu proponi,ma va fatta in forma anonima. I vestiti nuovi, eventualmente cibo, l’aiuto per i figli etc non deve avere una provenienza certa. Devono arrivare come “dono del Cielo” proprio per non urtare la sensibilità di chi conosci. Non se ne avrà alcun grazie,ma se non era quello che volevamo…l’unica cosa che si può fare viso a viso è dare conforto 🙂

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  19. Vedo che la sostanza del mio pensiero è stata recepita da te, Lady @Donna & Madre, ed anche da molti che ti leggono !
    Cosa fare dunque ‘in concreto’ ?
    Presto detto, e scusami il mio consueto ‘menù a lista’ che non di rado utilizzo in memoria di quel grande Scrittore, e Grande Uomo, che fù Giuseppe Marotta !
    Dunque, ecco cosa fare a mio “errantissimo” parere :
    1) Di fronte ai ‘mendicanti’ e/o ai lavavetri e/o ai ‘vu-cumprà’, agire come indicano Ser @Frappy e Ser @Valentino : e cioè ‘dare e/o accettare e/o acquistare’ soltanto quando lo vogliamo “liberamente e per qualsivoglia ragione”, ma mai quando ci sia imposto da formalismi di moda, meno che mai poi quando ci venga imposto con la prepotenza .
    2) Aiutare chi ha fame offrendogli qualcosa da mangiare, facendogliela mangiare “insieme a noi stessi”, come faremmo con una Persona amica con cui si pranzi alla stessa tavola .
    3) Fornire abiti e qualsivoglia suppellettile, o direttamente noi stessi a chi si conosca facendolo ‘con la massima sensibilità’ e con un sincero spirito di amicizia, o attraverso Associazioni di cui ci sia nota la serietà .
    4) Aiutare a cercare lavoro, magari offrendoglielo noi stessi, a chi voglia con dignità impegnarsi a tirare avanti, lui stesso e la sua famiglia, con lo stesso sentimento con cui aiuteremmo un Amico che ci sia caro .
    5) Capire ‘seriamente’ i problemi che attanaglino chi, trovandosi da poco in Italia ( e magari trovandocisi con moglie e figli ) non sappia ‘dove sbattere la testa’, e una volta capiti a fondo, dargli tutto il sostegno che possiamo, indirizzandolo dal nostro stesso Medico, e se occorra ‘a spese nostre’ ( se trattasi di problemi di salute ), o alle Associazioni di Volontariato che operano con spirito di sacrificio e abnegazione a sostegno di chi abbia bisogno di qualunque cosa per tentare di vivere con dignità .
    6) Non far mancare mai, la nostra Amicizia, la nostra comprensione, la nostra solidarietà a chi sia sinceramente nel bisogno, fare del tutto “per fargli sentire che gli siamo vicini col cuore e con l’ apprezzamento” per i suoi sforzi, fargli percepire che appartiene, come noi, ad una comunità civile ed umana .
    Ecco, Amica mia, cosa faccio io in concreto, o mi sforzo di fare con la mia famiglia !
    E’ sufficiente ?
    Forse nò !
    Ma sicuramente è più fattibile e meno vano, penso, che “dare un obolo obtorto collo” ( magari ad un delinquente che sfrutti la circostanza ‘come un lavoro’ ) per ‘alleggerirsi la coscienza’ !
    Ma come ripeto, questa verità non è scritta ‘nelle tavole’, ma è, e resta, un mio personalissimo pensiero su un modo non ignobile di cercare di aiutare gli altri !

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    • Sono d’accordo col tuo esalogo, e sono d’accordo con Luisa per la forma anonima: mica per umiltà o per schermirsi, proprio per non crearsi corti di postulanti!

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  20. Beh… la tua coscienza non ha niente da rimproverarsi, tranquilla.
    Le vicende che mi hai raccontato mi ricordano quella della zingara che suonò alla porta di mia madre chiedendo soldi… mia madre disse di non poterle dare dei soldi ma che, se le faceva piacere, le avrebbe preparato un bel panino… la zingara le ha detto che voleva soldi non pane. E anche in malo modo.
    Ovviamente è andata via senza pane e senza soldi.
    Per ciò che mi riguarda io proibirei l’accattonaggio non per il fenomeno in sé (non mi disturba affatto) ma per lo sfruttamento che c’è dietro… continuo a pensare che se nessuno desse soldi agli zingarelli ai semafori, i ragazzini non verrebbero sfruttati da genitori avidi e senza scrupoli.

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    • @Kalos: agli zingari poi un soldo non lo darò mai: di loro si sa che mendicano per principio, che non sono persone per cui la vita fu un gorno diversa e che potrebbero essere stati colpiti da chissà quale rovescio esistenziale.

      Mai neanche ai bambini, e sono arrabbiatissima coi servizi sociali che non intervengono. Una volta c’era un numero cui telefonare per denunciare i piccoli mendicanti, che sarebbero stati affidati ai servizi sociali e presumibilmente salvati, ma quando ho provato a telefonare non ha mai risposto nessuno.

      Sono gli altri che mi mettono in crisi… voi dite che ci sono la caritas e altre strutture, io non lo so fino a che punto funzionino. Alcuni di voi hanno raccontato episodi di truffa, falsi invalidi in realtà borseggiatori, altri che rispondono male i mandano maledizioni se non dia nulla (gli zingari, almeno una volta, erano specializzati nel tirarti dietro maledizioni, affinché tu, se non altro per scrupolo e per atavica paura, non sfidassi il loro “potere”).

      A me, degli accidenti che mi tirano non è mai importato molto per la verità, e quindi “guardo e passo”: ma non vorrei mai farlo con chi non lo merita e ha davvero bisogno d’aiuto, al di sopra e al di là della sua volontà e responsabilità.

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