Coscienza civica

Non so se tutti si rendono conto di come stia messa l’Italia, che sta messa male, malissimo, il debito pubblico non è un numero, ma una valanga che bisogna arrestare prima che ci travolga: ci riusciremo?

Se continua così, no.

Dalle mie parti troneggia una scritta su un muro che recita:

Col razzismo t’hanno fregato,
la colpa è dello Stato, non dell’immigrato!

La colpa è dello Stato? E’ dell’immigrato? E’ del popolo italiano?

Il problema, secondo me, sono tutti questi fattori, ma è nato prima l’uovo o la gallina?

Sarà nato prima l’uovo suppongo, non depositato ma come agglomerato e blablablà, sto fuorviando, non è questo il problema.

Ora, con tutto il rispetto per quella parte di popolazione “sana”, quel popolo onesto che fa il proprio dovere e anche di più, per tutti i volontari che si prendono sulle spalle un carico enorme di fatica, responsabilità e umanità, diciamocelo, il popolo italiano non è universalmente noto per essere onesto, lavoratore e affidabile.

Il nostro è il popolo dei furbi, di quelli che “fanno risultare che”, e i nostri governi, temo, ci hanno sempre rappresentato degnamente.

Abbiamo venduto il nostro voto in cambio di promesse (per lo più non mantenute) di un posto di lavoro per noi o per i nostri figli, se ci è toccata la cassa integrazione ce ne siamo guardati bene dal cercare altro lavoro e ci siamo sentiti baciati dalla fortuna a vivere di rendita, abbiamo preso invalidità non dovute, indennità di accompagnamento non dovute, abbiamo falsificato cid, permessi per disabili, e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo omesso fatture per miliardi.

Abbiamo buttato rifiuti ovunque, fuori mano o, nottetempo, persino sotto casa, e ancora si fa fatica fare la differenziata, etc. etc. etc.

Mi auguro che molti che mi stanno leggendo – oserei sperare tutti – urlino un indignato “Io no!”. Beh, nemmeno io se è per questo, ma ammetterete che l’andazzo del popolo italiano è stato questo per anni, e di molti probabilmente lo è tuttora.

Per quanto riguarda gli immigrati, quanti li hanno sfruttati facendoli lavorare in nero e per una paga miserrima, quanti hanno affittato loro appartamenti spesso persino fatiscenti a prezzi esosi perché non potevano ribellarsi, non avevano tutela e per fame e per bisogno dovevano sopportare tutto?

Sapete cosa manca a tutto questo popolino? Oserei dire la dignità, ma usiamo un termine più edulcorato, diciamo che manca loro la coscienza civica.

E’ errore di molti pensare che i “soldi dello Stato” siano soldi di nessuno, che nascono dal nulla e crescono spontanei. Non mi ricordo chi disse: “Non esistono soldi dello Stato, esistono i soldi dei contribuenti, che lo Stato è chiamato ad amministrare”, e questa amministrazione dovrebbe essere fatta col buon senso e lo zelo del buon padre di famiglia.

Bisogna che sviluppiamo la coscienza che ogni volta che prendiamo dei soldi non dovuti stiamo derubando il nostro vicino, i suoi figli e i suoi genitori, che ci sarà un banco in meno a scuola, un’apparecchiatura in meno in ospedale, una buca di più per strada, un povero o un disabile in più senza assistenza, perché i soldi necessari a mandare avanti il sistema sono stati depredati dai non aventi diritto.

Vero, oggi anche tra gli immigrati ci sono degli “non aventi diritto” che depredano le nostre risorse, ma chi ha scritto le leggi che lo consentono?

Prendiamoci le nostre responsabilità, diventiamo un popolo onesto e laborioso che pretende di essere governato da gente altrettanto onesta, laboriosa e capace!

Svegliamoci, e cerchiamo le cause vere anziché i capri espiatori, riscopriamo l’orgoglio di essere persone che contribuiscono attivamente al progresso della società, perché in ogni cosa che lo stato costruisce c’è anche il nostro contributo, e dobbiamo esserne fieri: chi si approfitta del denaro pubblico, chi vive alle spalle degli altri contribuenti senza un effettivo stato di bisogno, non è un furbo, è un parassita!

Non è retorica la mia, guardiamoci intorno, e rendiamoci conto di quanto sia enorme il bisogno di cambiare rotta!

16 thoughts on “Coscienza civica

  1. io penso che la società non abbia più la sensazione di poter determinare le vicissitudini della nazione, non abbia più potere nei confronti dello stato. Quest’epoca dominata unicamente dall’economia risponde ad un solo padrone che non ha regole di etica ed onore. E’ un gioco che si sviluppa su un piano differente rispetto a quello a cui si vive, e la società è abbandonata a se stessa… secondo me in questo senso si può fare ancora qualcosa e migliorare, ma nell’altro piano, all’altro livello ciò che possiamo fare è veramente molto poco, c’è un altro mondo che si alimenta del nostro ma non presenta apparenti punti di intersezione. non so forse oggi sono scoraggiato ma rispetto la tua introduzione questo è quello che sento ad oggi..

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  2. forse dovremmo prenderci per mano e sentire che tira, tira e che noi tiriamo. Sensazione fisica altrimenti credo che la mente dica si come i famosi cagnolini nel lunotto degli anni ’70 .

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  3. Raccolta differenziata.

    E’ partita da circa tre anni da me e la cosa che mi fa arrabiare è la lamentela delle persone quando quelli della nettezza mettono in atto le regole prescritte dalla convenzione fra comune ed ente che si occupa della raccolta. Fra le varie regole ci sta scritto che la mancata conformità delle buste obbliga gli spazzini a non farsi carico della medesima, lasciandola dinnanzi al portone con tanto di talloncino che asserisca la mancata conformità. Un esempio.
    La busta della plastica deve contenere solo plastica, carta plastificata, tetrapak e alluminio. Se ci butto anche la carta e oggetti dell’indifferenziata lo spazzino non se la raccoglie e me la lascia davanti alla porta. Normale. La legge non ammette ignoranza e se voglio fare la differenziata devo essere la prima a rispettare le regole. Se poi me la prendo con lo spazzino minacciandolo, beh, non mi sto comportando bene e non posso assurgere come scusaquella di pagare le tasse troppo alte. Se le tasse sono alte devo prendermela con il comune. Se lo spazzino non raccoglie la busta della plastica devo prendermela con me stessa. Ci sono delle regole? VANNO SEGUITE ed è inutile fare gli gnorri perché tanto poi la spazzatura si sa dove va a finire.
    E’ così su tante cose, sulla cacca per strada da parte dei cani, sui parcheggi per i disabili, sul rispetto del codice della strada e così via. Se la legge ti dice che non puoi incendiare sterpaglia nel tuo giardino fino ad ottobre, inutile che dici “a casa mia faccio ciò che voglio”. Perché poi l’incendio distrugge te e i tuoi vicini in pieno agosto e costringi i vigili a prestare un servizio che potrebbe essere impiegato per altre emergenze più importanti.

    Diciamo la verità. A noi piace fare caciara e farci le regole a modo nostro, giustificando che lo Stato si comporta peggio. ma lo Stato siamo noi, quindi: di chi è la colpa?

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    • Metti pure che tante persone, ad esempio tanti anziani, non la sanno fare e non sono più in grado di impararlo. Al mondo ci dovrebbe essere posto per tutti, ma il non rispetto della regola dovrebbe essere l’eccezione e non, per l’appunto, la regola.

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    • Anziani o non anziani sono proprio i giovani a venir meno alla disciplina. La domenica mattina, in Chiesa, ci trovi uno schifo lasciato dai ragazzini del sabato che hanno seguito il Catechismo. Non costa nulla gettare il fazzoletto sporco nel cestino della sagrestia, mentre le mamme stesse si schifano di raccogliere la sporcizia lasciata dai figli, con l’adagio che sono laureate e benestanti e non si abbassano a ciò.

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  4. Siamo un popolo di disonesti che pretende onestà negli altri. Abbiamo una “non”cultura che si è amplificata generazione dopo generazione, e chi dovrebbe combatterla governandoci ne è invece il più fulgido esempio. Non ho un briciolo di ottimismo in questo

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    • Eppure marcia indietro bisogna farla, volente o nolente: se non la faremo per coscienza civica la dovremo fare perché col sedere a terra, o perché ridotti in schiavitù (come ebbe a dire un vecchio partigiano, “non avrei mai pensato di rivedere l’Italia sotto il tallone della Germania”).

      Ci conviene riacquistare senso civico, amor patrio, onestà laboriosità e dignità.

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  5. Bello. Ogni tanto pensiamo di tornare ma tutta la sfilza di cose che hai scritto è un motivo per restare qui oltre le Alpi. Attenzione, non dico che i tedeschi siano perfetti ma dal punto di vista civico sono fantastici. Fin da piccoli gli viene insegnato e si unisce al fatto che sono dei gran impiccioni. Esempio . Arrivati nella casa nuova 4 anni fa abbiamo dovuto tagliare 3 pini enormi. Quando la squadra di taglio era al lavoro sono entrati nel nostro giardino un sacco di persone a guardare cosa facevamo, persone mai viste! Poi si sono presentati, ci hanno chiesto se volevamo una mano, attrezzi, ecc…

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  6. Molti italiani all’estero oramai schifano l’Italia perché vivendo all’estero la mentalità del “furbetto” italiano è anvora più evidente e risalta vicino a civiltà che usano altri metri (e altri principi)

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  7. Il tuo appello è senz’altro condivisibile, ma temo che si scontri con la fallacia intrinseca dell’animo umano, non solo italico. E’ indubbio che di coscienza civica noi italioti se ne abbia poca o nulla, a confronto con altri paesi a noi vicini, ma credo che molto dipenda anche da quanto e con quanta puntualità la loro, di coscienza, sia sollecitata da sistemi di controllo efficaci e severi, cosa di cui a casa nostra siamo ancora più carenti. Vero è che così si ritorna al punto di domandarsi se sia nato prima l’uovo o la gallina, ma mi viene in mente una cosa che ho letto da poco su un saggio di sociologia. Pare che le popolazioni cosiddette primitive, quelle per intenderci organizzate in società di cacciatori-raccoglitori di cui sopravvivono ancora oggi diversi gruppi etnici sparsi in varie zone del mondo, e all’interno delle quali vige un rapporto di reciproca uguaglianza e condivisione delle risorse e delle responsabilità, funzionino d’amore e d’accordo perché contano poche decine di persone. Comunità ristrette in cui tutti si conoscono e si riconoscono, e nelle quali un singolo individuo che volesse fare il furbo verrebbe immediatamente scoperto e ricondotto a più miti consigli. Pare che questo meccanismo di autocontrollo implicito funzioni bene solo entro il limite massimo di 150 persone per singolo gruppo sociale. Se il gruppo si allarga troppo, per nascite o matrimoni, si sa già che non potrà funzionare e lo si divide spontaneamente in due più piccoli. Certo, fare raffronti fra il nostro contesto quotidiano e quelli di uomini e donne che a tuttoggi vivono di fatto ancora all’età della pietra può essere azzardato e foriero di eccessive semplificazioni. Però credo che simili osservazioni contribuiscano a rafforzare una triste verità, insita nei nostri geni: perlopiù, non siamo capaci di comportarci spontaneamente da persone civili se siamo convinti che nessuno se ne accorga.

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  8. Pingback: L’Italia e la crisi: io so di non sapere | Diemme - La strada è lunga, ma la sto percorrendo

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