Giunti al capolinea

Questa è dedicata a una coppia di amici il cui matrimonio, a quanto pare, è giunto al capolinea, forse in maniera irreversibile perché si sa, una porta che sbatte è una porta che si riapre sempre, ma quando uno se ne va in silenzio che non torna più, e se se ne va con la testa e col cuore, lasciando il corpo parcheggiato lì, con le ruote bucate, la situazione è ancora peggiore.

Ci sono casi in cui, secondo me, è assolutamente inutile indagare sui torti o sulle ragioni: il fatto che uno possa avere ragione non può indurre assolutamente l’altro ad amarlo, o riamarlo. Se poi nella mente di uno dei due c’è già un sostituto, che l’altro sbraiti le sue ragioni lo fa somigliare piuttosto a una cornacchia gracchiante e fastidiosa, della quale si desidera solo che taccia.

Solo che la “cornacchia” è una persona. Magari che all’altro vuole bene. Magari che sta cercando di salvare la famiglia ma che, in caso contrario, in caso di mancata collaborazione da parte del partner all’operazione di salvataggio, reclama la sua libertà.

Perché se tu non ami più una persona, se salvare il matrimonio è impossibile, o semplicemente non t’interessa, se addirittura la tua testa e il tuo cuore sono altrove, non hai il diritto di rimanere là, a parassitare le energie dell’altro, che siano il mantenimento o il servizio b&b, cucina e lavanderia.

L’amore può venir meno, il rispetto mai.

49 thoughts on “Giunti al capolinea

  1. Ggjiunti ar capolinea ?!? 😯
    Chi nun ha fatto er bbjietto … prova a scenne’ a la chetichella, speranno che nun ce sjia nei paraggi er @Controllore Capoccjia, ma quer bbojaccjia cjè sempre pe’ ‘r vjiaggjiatore scroccone e, appena l’ alluma … tacci sua, se sbriga a bbloccà er marcapitato facjennoje ‘na murta che lo riduce in mutanne blù ! :mrgreen:

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  2. Pingback: Giunti al capolinea – Titti il gatto

  3. La penso come te Diemme, ma per ogni tipo di rapporto, che sia amore o amicizia o qualsiasi altro….è inutile insistere, quando per l’altro tutto è diventato un “obbligo” o un sacrificio, molto meglio dargli un taglio subito, insistere vuol dire solo prolungare l’agonia e non ha davvero alcun senso, solo quello di far star male entrambi.
    Buon fine settimana 🙂

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    • E infatti io sono per il taglio ma qualcuno della famiglia, esterno, in nome dell’indissolubilità del matrimonio, vorrebbe restassero insieme a prescindere e qualcuno interno, invece, vorrebbe che l’altro accettasse questa situazione cristallizzata per la comodità logistica dello status quo.

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    • A ecco ho capito, purtroppo la realtà è che molti uomini non riescono a stare da soli, si sentono persi…..lo vediamo anche dalle reazioni alle separazioni che si sentono.

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  4. Sono dell’idea che sia un atto più coraggioso lo stare insieme, affrontando le difficoltà e incomprensioni, superando i momenti bui in attesa di uno spiraglio di luce, che separarsi. Il problema, secondo me, sono i condizionamenti esterni e lo scrupolo che ci si pone di addolorare gli altri (i figli e i genitori, innanzitutto, i parenti, gli amici…). Però tutto si supera, mentre i rimpianti aumentano lo stato di malessere che rimane quando, per il bene di chissà chi, si tiene duro.
    Ogni separazione costituisce il fallimento di un progetto di vita e questo può essere doloroso, ma il tempo può sempre portare ad una felicità inaspettata. Ricordo un’amica che fece passare molti anni prima di prendere la decisione di separarsi ma poi diceva a tutti di essere felicemente divorziata.

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    • Sono d’accordo con te. Poi è chiaro, dietro il “felicemente divorziata” c’è pure spesso tanto dolore ma, se non si è fatto a cuor leggero, probabilmente c’è la coscienza che il dolore della solitudine è inferiore a quello della prigione di un legame vuoto, che alla fine risucchia energia, entusiasmo e dignità.

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  5. Eppure @Diemme cara, l’ istinto e la ragione mi dicono che, almeno una volta, Tu sei stata sanzionata per aver viaggiato ‘a scrocco’ sul bus ( o sulla metro, o sul trambus ), e non perchè Tu non avessi comprato il biglietto per scroccaggine congenita, bensì perchè non avevi avuto il tempo di acquistarlo … e non c’ era cristo, al lavoro dovevi pur arrivare in tempo !
    Mi sbaglio ?!? 😯

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  6. Capisco la tua posizione. E’ facile fare del moralismo da esterni, parlare magari dell’importanza della famiglia o della necessità magari di essere coerenti come coppia. Ma ci dimentichiamo spesso che due persone sposate siano innanzittutto due persone. E possiamo dire tutto quello che vogliamo ma se loro sanno di non amarsi, non esisteranno parole che compenseranno quel senso di vuoto e disorientamento che si genera quando un legame finisce.

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    • Che poi a volte non è neanche questione d’amore, perché l’amore, si sa, va e viene, e un matrimonio che si basasse meramente su quello sarebbe un matrimonio fallito in partenza: il matrimonio è un contratto, quello con cui due si impegnano in un “progetto famiglia”, che comporta oneri e onori. Quando l’amore diventa più tiepido, rimane la familiarità, il rispetto, la condivisione di impegni comuni, quali i figli, la casa, il dovere di assistenza reciproca, quello stare insieme nel bene e nel male e lottare per la vita quotidiana.

      Ma se non c’è il rispetto, se c’è uno che il proprio contributo alla famiglia non lo porta mentre un altro sgobba, se c’è la non sopportazione dell’altro, addirittura il disprezzo che si respira nell’aria e si fetta col coltello, perché il non amato, il non supportato, il disprezzato, dovrebbe continuare a prestare il fianco a tale stillicidio?

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    • No. Eppure succede. Si preferisce mangiar merda piuttosto che tirare lo sciacquone, come si suol dire, perchè all’essere umano manca l’autostima o forse perchè l’umanità di per sé tende alla stupidità.. chissà.

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  7. Credo che il vero amore deve “passare attraverso il fuoco”.
    Se questo amore non vuole “attraversare il fuoco” non è vero amore.
    E’ come una “colonna” che deve essere “provata” per sostenere “un’architrave”… assieme ad una “colonna”.
    Credo che il “fuoco della coppia” sia il “fuoco di un’architrave”.
    Il vero amore è come la “colonna di un’architrave”…il cui destino non dipende da lei!
    Per fortuna…spesso noi possiamo…scegliere il “fuoco” dell’amore che vogliamo!

    Ma naturalmente, questo rimane solamente il mio sentire!
    Buona domenica Diemme!
    Nives

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  8. Credo che la verità sta da qualche parte in mezzo. Non sono per una scelta assoluta del “insieme finché la morte ci separerà”. Ma nemmeno di scivolare al primo fiocco di neve. Certo, si può citare @nives1950 dove ” se questo amore non vuole “attraversare il fuoco non è vero amore” ” . E magari non è mai stato veramente. Ma se il mio partner dichiara di non volermi più, questa non e una condizione ” sine qua non ” per me di deporre le armi. Devo aver diritto di lottare per (almeno) riconquistare – non il matrimonio, ma – l’amore della persona vicino a me. Magari non ci sono premise per riuscire. Magari non ho nessuna possibilità. Ma se ci fossero? Non merita lo sforzo? E’ un rischio che me lo devo assumere. Altrimenti nemmeno il mio si chiamerebbe amore.
    @Marisamoles fa esempio di una persona che sia ” felicemente divorziata “. Ok d’accordo. Ma perché non facciamo invece anche dei esempi di persone ” tristemente divorziate “. Certo, sono difficili da trovare. (In fondo chi riconoscerebbe “il fallimento?”). Ma ci sono. Parecchie. Non posso non evidenziare il paradosso tra il dichiarare un fallimento nel (non)salvare il matrimonio e felicemente divorziato/a. O è un fallimento, o è una vittoria?

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    • Valentino, sulla premessa la penso come te: la decisione di una separazione non va presa a cuor leggero, io sono una che pena che il matrimonio sia per sempre ma, guarda caso, sono divorziata, e non mi sento affatto incoerente: quando si affronta il matrimonio seriamente, ma l’altro non lo fa, quando si è pronti ad affrontare le tempeste, ma l’altro non lo è, quando si lotta per salvare il matrimonio, ma l’altro non solo non lotta, piuttosto fa di tutto per far naufragare i nostri sforzi, allora non c’è altro da fare che prendere atto del fatto che is è soli, ufficializzarlo, convalidarlo e riprendere a vivere.

      Io, come tu sai, non sono felicemente single. Io un compagno di vita accanto l’avrei voluto, e reputo un grande dolore il fatto che non mi sia stato destinato, ma ti assicuro che era un dolore assai più grande di questo stare accanto alla persona sbagliata, inesistente come compagno di vita, era una mancanza di rispetto per la propria vita, un suicidio che nessuno sano di mente può essere costretto ad accettare.

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  9. Si D. Ma prima di mollare – anche se la persona era inesistente, anche se il dolore è stato più grande, etc, – hai lottato con i denti per salvarlo, no?
    Il fatto è che oggigiorno si divorzia troppo facilmente. Perché il matrimonio non è più visto come una cosa seria, anzi…la più seria della vita.
    Oggigiorno ci basta soltanto uno sguardo del altra/o per dire “basta, non ti sopporto più”.
    E cosi, “morto il marito….viva il marito”.
    P.S. Non faccio riferimento alla tua situazione D. Semmai….ai tuoi amici che non conosco. Ma io soltanto espongo un idea. Mia. (Che può essere anche sbagliata, no?)

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    • Dei miei amici che non conosco la parte che vuole mollare è quella che ha lottato – e sta lottando – come una tigre per salvare il matrimonio, trovandosi sull’altro fronte un muro di gomma.

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  10. Eppure, sono convinto che a tutti/a tutte, nel matrimonio o fuori di esso, sia capitato, almeno una volta, di viaggiare ‘a scrocco’ col biglietto dell’ altro/dell’ altra ! 😐
    Fuor di metafora, son d’accordo con @Vale : lottare, lottaaareee, LOTTARE, e NON per per salvare il matrimonio o i suoi simulacri, ma per salvare l’ Amore che lo determinò quando il sole era alto nel cielo … e poi ? Beh, poi, ove non ci si riesca dopo le nostre “leali” battaglie, allora – e solo allora – cedere le armi, conservando comunque, e ad ogni costo, un sentimento di sincero rispetto per le scelte dell’ uno o dell’ altra ! 🙂

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    • Di questo stiamo parlando, e io per prima ho affermato di essere contro il divorzio, pur essendo a mia volta divorziato, ma se tu sapessi quanto io ho lottato per salvare il mio matrimonio, se tu sapessi quello che ho sopportato perché per me era “per sempre”! Poi, per mia fortuna, mi ha lasciato lui e, abbenché abbia per una vita tentato di tornare sui suoi passi, non gliel’ho permesso.

      Oggi, a distanza di anni, capisco che rimanere sposata a quell’uomo sarebbe significato morire, avvizzire lentamente in un angolo senza conoscere mai non dico la felicità, ma neanche la normalità di una vita che ti dà e ti toglie, che ti offre sfide, spiragli, opportunità.

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  11. Apprezzo la frase in cui dici che è inutile indagare su torti e ragioni.
    Sul fatto di salvare non sono d’accordo: la realtà, lo stato reale delle cose, deve prevalere sui principi, sulla conservazione degli involucri di ideali ormai vuoti, divenuti imperseguibili
    La schiavitù verso gli schemi che ci siamo costruiti o che sono frutto della consuetudine o dell’osservanza cieca di leggi umane e divine, dell’ossequio verso il “ben pensare”, è un limite che va superato, perché la nostra libertà di pensiero e conseguentemente di agire e scegliere con la “nostra testa”, è il bene maggiore a cui dobbiamo tendere, è ciò che dà valore e compiutezza alla nostra esistenza.

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    • Forse non mi sono spiegata: io non ho detto di salvare, laddove il salvare sarebbe, come dici tu, schiavitù verso gli schemi. Io ho detto che un matrimonio è una cosa seria, e bisogna fare ogni sforzo possibile per farlo funzionare, ma non fino a farlo diventare un involucro vuoto, anzi, sono la prima a sostenere che, una volta tentata ogni possibile via per salvarlo, separarsi è un dovere.

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    • … ma il matrimonio non è mica un’automobile che, se guasta, si fa tutto il possibile per farla andare di nuovo: in questo caso non ci sono pezzi di ricambio né manuali di officina da seguire.
      Sforzarsi per farlo restare in vita (accanimento terapeutico?) è andare contro la spontaneità, è deliberata volontà di imporsi qualcosa che non verrebbe spontaneo… tutto perchè si è succubi della parola matrimonio stessa, della sua “sacralità”.

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    • Direi il contrario: il matrimonio non è mica un’automobile che se non funziona la butti e te la fai nuova! La famiglia è un’azienda, il cui fallimento non è indolore sicuramente affettivamente, per almeno uno dei due coniugi nonché per i figli, e poi anche economicamente: il matrimonio, liberamente contratto, è in teoria un patto “finché morte non ci separi” per cui, lungi dal voler immolare nessuno su sacri e obsoleti altari, il prenderlo sul serio e il non gettare la spugna al primo intoppo è il minimo che si richieda a un adulto che si suppone l’abbia contratto con cognizione di causa.

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  12. @Enry … non son d’ accordo con te, forse perchè, pur usando la stessa parola IDEALE, diamo ad essa significati “diversi” :
    per me, quando parli di “conservazione degli involucri di ideali ormai vuoti”, ammetti implicitamente ( dandoti, ahitè, la zappa sui piedi ) che, nel momento del matrimonio, ciò che c’ era nell’ uno o nell’ altra erano solo ‘ideali farlocchi’, mentre io, se parlo di ideale ( che sia amore, o amicizia, o affetto … o altro qualsiasi sentimento umano ) mi riferisco all’ IDEALE, e per quello è nobile battersi fino allo stremo delle forze …. prima di cedere le armi !

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  13. Lo sapevo … LO SAPEVO, che saresti stata d’ accordo con me, my darling, e mi permetto di pensare : ah, come saremmo stati bene ( in tutti i sensi … ) io e te, sia quando il sole ci avvolgeva nella sua calda veste, sia al tramonto, ove ci fossimo dovuti approssimare “da soli” alla notte …. e ai suoi sogni duraturi fino all’ alba ! 😀

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  14. Cari Amici apprezzo tutte le Vostre posizioni perché, in sostanza, mi fanno capire quanto ci tenete tutti, ad un Rapporto di Coppia vero, libero, intenso e spontaneo! e quanto desideriate essere felici…o soli o in coppia!
    Secondo me, da sposati, vale la pena battersi per l’ IDEALE DEL MATRIMONIO..con la consapevolezza che, come crescono e cambiano le persone, così deve crescere e cambiare anche la relazione di coppia. Credo che la sana evoluzione dell’individuo avvenga in un ambiente amorevole, che sa fare da “contropeso”, sa sostenere, pazientare, aspettare. Sa interrogarsi sulle sue responsabilità.
    Questo secondo me è il “fuoco da attraversare” che può rafforzare sia le “colonne che l’architrave”.
    Ogni coppia però ha la sua storia, e ciò che può funzionare per una non funziona per un’altra.
    Credo che il primo dovere di una persona sia essere felice, e poi far felice l’altro…perché solamente così ci si può donare felicità. Se non avviene questa dinamica di coppia…penso sia inutile convivere!
    Ciao Diemme!
    Nives

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    • Secondo me pretendere un rapporto di coppia libero e spontaneo è segno di grande immaturità affettiva: Il matrimonio è un impegno, e come tale alcune libertà le limita: perché dunque uno dovrebbe sposarsi e limitare certe libertà (quelle cui dà l’addio con il famoso addio al celibato/nubilato)? Ma perché sull’altro piatto della bilancia ci sono altri vantaggi, comprese altre libertà! Per quanto riguarda la spontaneità, avete presente che vantaggio ha rappresentato per l’umanità l’agricoltura, e il non dover dipendere dalla crescita “spontanea” di erbe e frutti? Se costruisci qualcosa, questo qualcosa va coltivato, curato, manutenuto, difeso, non si può pretendere che tutto cada dall’alto (i.e., sia “spontaneo”). Io credo che tutta questa pretesa di libertà e spontaneità sia frutto di un’epoca che ci ha resi viziati e deresponsabilizzati, e i frutti li stiamo vedendo: sfascio culturale, economico, e sociale.

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  15. Libertà e spontaneità di una persona innamorata, credo non abbiano età e condizione.
    Avere e dare il permesso di rimanere tali in un rapporto di coppia, credo sia la condizione ottimale
    per una vita insieme felice e duratura.
    E’ vero, il matrimonio è un patto, è un impegno che se viene meno…tutto scolora e fa soffrire.
    Sopratutto se, nella coppia entrano in gioco altri affetti, e tante immaturità di comodo.
    Il matrimonio tra una sensibilità egoista ed una altruista, difficilmente funziona!
    Queste situazioni dichiarano semplicemente l’assenza di amore, e l’infedeltà determina il destino del Matrimonio.
    Ma esistono situazioni che, a mio avviso, hanno bisogno di tanto tempo, consapevolezza, responsabilità, amore…a causa dei caratteri e bisogni diversi; del grado di maturità, ferite, fatiche, silenzi, solitudini che spesso allontanano e separano.

    In questi casi, se il matrimonio diventa una prigione e un freno alla reciproca gioia, crescita personale e di coppia…forse dovrebbe essere la persona che ama veramente, a rendere libero l’altro/a, lasciandolo andare per la sua strada.

    E’ vero quanto dici in merito alla società che non aiuta!
    Un abbraccio
    NIves

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  16. Tutelare se stessi, tutelare l’amore e la gioia…si Diemme, credo anch’io che è questo l’essenziale!
    Conosco un ragazzo che desiderava vivere felicemente e per sempre assieme alla moglie, alla sua amata. Resosi conto che questo non era possibile, insieme hanno deciso di vivere separati per un anno, ma poi lui ha deciso di rimanere fedele all’amore e alla gioia e, senza nessun sentimento di fallimento, ha lasciato tutto alla moglie che si è rifatta un’altra vita.
    Quando si vedono si abbracciano con affetto immenso, e quando io lo incontro mi domanda con commozione:
    “Dimmi, ….sarebbe stata così felice con me?”
    Pure lui si è rifatto una vita nuova, e la sua gioia è piena!
    Buona giornata Diemme!
    Nives

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