L’ultimo uomo

Sigaretta accartocciata

Una risposta a Marisa, sul fumo, mi ha fatto tornare in mente “l’ultimo uomo” (beh, speriamo non in assoluto, finché c’è vita c’è speranza! 😆 ).

Era stato un grande amore, una grande storia, seppure travagliata, e siamo stati molto felici.

Quando ci mettemmo insieme (prima non ricordo) già non fumava più (altrimenti non ci sarebbe stata storia…). Eravamo una coppia molto, ma molto, ma molto passionale.

Per un periodo però aveva ripreso a fumare ma poi, capite a me, qualcosa lo convinse a desistere in tempi molto brevi  ( 😳 ).

Ci lasciammo per altri motivi. Passò il tempo e, avevo già la bambina, quando lui mi venne a ricercare.

Che dirvi, il sentimento di un tempo non c’era più, ma il ricordo della grande storia c’era ancora, e io da quando c’era la bimba vivevo in clausura, all’epoca mi ero pure un po’ seccata, e in fondo lui era lui, il grande lui, mica pizza e fichi.

Accettai di tornare a frequentarlo, sia pure con tutti i distinguo, i paletti e i puntini sulle i che la situazione richiedeva.

Andammo dunque a cena fuori.

A una tavolo vicino al nostro c’erano due amiche, che ridevano di cuore, parlavano, scherzavano, insomma, stavano trascorrendo una bella serata. Il ristorante era uno di quelli in cui portano tutto loro, senza bisogno che tu ordini. Portarono una quantità di cibo incredibile, sicuramente dire che ero piena era dire poco.

A fine pasto però notai che al tavolo vicino, quello delle due ragazze (quelle che ridevano e scherzavano, al contrario di noi) avevano portato un piatto dall’aspetto appetitoso, che invece a noi era mancato.

Commento con lui “Ma a noi non l’hanno portato?”. Non l’avessi mai detto, apriti cielo!

“Non hai mangiato abbastanza?”. “Sì, ma che c’entra, m’incuriosiva quel piatto”.

“E allora” (sempre urlando) “ora te lo faccio portare!”.

“Ma no” dico io, “ora non mi va più”.

Lui, come impazzito, continua a urlare “No, adesso te le mangi”, e comincia a chiamare come un ossesso il cameriere, mentre io mi guardavo, piena di rimpianto e nostalgia, le due ragazze accanto, pensando alle serate con le mie amiche, serene, allegre, divertenti, rilassanti, terapeutiche, rigeneranti.

Cerco di fermarlo, faccio presente che nello stomaco non mi entrerebbe più neanche un chicco di riso, ma lui niente, ordina e fa arrivare quel piatto, che rimane là sul tavolo. Altra tragedia, perché l’avevo fatto ordinare e non lo mangiavo, e inutile ricordare e chiarire che io non avevo fatto ordinare un bel niente, anzi, avevo tentato di fermarlo.

Mentre stavo chiusa a riccio in me stessa continuando a chiedermi “Ma chi me l’ha fatto fare?” (e invidiare le oramai celeberrime ragazze del tavolo accanto) arriva il conto. Io gli impedisco di pagare la mia parte, metto là metà cifra e lui mi chiede cosa significhi quel gesto.

“Significa che con te non ci voglio avere niente a che fare, e che mi riporti a casa”. Lui mi risbatte i soldi indietro dicendo “Ok, ti porto a casa”.

Guida come un dannato, grugnisce (e io continuo a pensare alle risate e alla spensieratezza delle due amiche…), mi scarica a casa.

Aspetta qualche giorno poi, visto che io non mi faccio sentire, chiama lui.

Mi spiega, più o meno scusandosi, che qualcuno accanto a lui, al ristorante, aveva acceso una sigaretta, e che lui era impazzito dal desiderio di nicotina.

D’altra parte, ho visto fumatori fare scene turche per procurarsi le sigarette….

102 thoughts on “L’ultimo uomo

  1. Questa storia offre davvero parecchi spunti di riflessione e ci dice.davvero parecchio della nostra amica, ma non solo: del carettere in genere delle persone. In poche righe dm ha affrontato parecchie tematiche e problematiche:
    – il fumo – tabagismo
    – le dipendenze in genere
    – il ritorno di fiamma
    – la forza di carattere
    – l’essere noi stessi
    – i paletti che mettiamo fra noi ed il prossimo
    Ed infine… Gli schemi precostituiti.

    Sul fumo c’è ben poco da dire. È una dipendenza ed in quanto tale è al contempo piacevole e dannosa, ma soprattutto cela una carenza. Ve lo dice un tabagista.
    Credo che smettere di fumare sia però una scelta personale, un qualcosa da intraprendere se motivati ed un nuovo amore od un ritorno di fiamma potrebbero costituire una motivazione se on fosse che debba essere per scelta e non per imposizione… Ma non è questo il punto.
    Punto nodale è il ritorno di fiamma. Alcune storie, quelle più intense, seppur finite male, lasciano sempre una traccia impossibile negarlo! A distanza di anni il riincontrarsi costituisce un dramma. Non è affatto un riscoprirsi reciproco, non è caratterizzato da quello spirito con cui ci si conobbe la prima volta che ci mostra solo le cose piacevoli ed occulta i piccoli difetti di tutti noi, del resto amore ed innamoramento sono due stati dell’essere diversi. L’innamoramento è intenso, irrazionale ….. No il ritorno di fiamma è atroce. Sono passati anni. Abbiano vissuto nuove, altre e diverse esperienze e quindi siamo comunque cambiati. Non stiamo innamorandoci ma stiamo solo rivivendo un ricordo ed in dubbio “come sarebbe andata se..?” Ricordiamo le emozioni passate ma in effetti non le viviamo di nuovo con l’aggiunta che dell’altro crediamo di sapere tutto, soprattutto i difetti scoperti dopo. Non ci chiediamo se sia cambiato/a e neppure quanto siamo cambiati noi. Lui ha quindi fatto un bel gesto: non fumare in tua presenza, ma non era sufficientemente forte? Non era sufficientemente motivato? A vecchi dubbi se ne aggiungono di nuovi. Il problema dell’età non è da poco. Se ci si innamora a 16 anni e si cresce assieme al partner, ci si modella, ci si aiuta, ci si rifina assieme ci si amalgama. Ma due caratteri formati? È difficile rinunziare alle proprie, seppur pessime abitudini. A letto, ad esempio. C’è chi dorme scoperto d’inverno e chi coperto d’estate. Chi ama la tv e chi no, e via dicendo. Quindi un conto è il non fumare per rispetto… Altra cosa è lo smettere di fumare perché l’altro lo richiede, soprattutto se lo fa per sé stesso e non per la salute dell’altro. Una simile pretesa potrebbe andar bene comunque all’inizio durante la già ricordata fase di innamoramento ma non dopo. DM potrebbe obiettare che lei nulla chiese, neppure il piatto dell’altro tavolo, ma esistono molteplici modi per chiedere un qualcosa. Lui ti conosceva e sapeva che quello era un imperativo assoluto.
    Esistono parecchi tipi di paletto, come esistono parecchi tipi di “pizzini mafiosi” (leggetevi voi non sapete) . Per chi non lo sapesse sono fogliettini, messaggi, indirizzati a tizio ma che debbono arrivare a caio. Con quel messaggio si fissano delle regole e dei confini… Con le relative conseguenze. Quelle regole seppur scritte non sono votate o concordate. In ultima analisi non sono neppure un “io sono così e se non ti va bene vai altrove” ma ben peggio: “se tu vuoi avere a che fare con me DEVI CAMBIARE”. SI passa quindi dall’accettazione dell’altro (accettami come sono) all’esclusione dell’altro se lui non cambia. Quello che non accettiamo per noi (il cambiare ed il tollerare) lo imponiamo all’altro. Noi non siamo disposti a cambiare ma l’altro DEVE cambiare. Ora mi chiedo… Ma se tizia o tizio mi piacciono perché devo modificare il loro modo di essere? Accettando tale principio ci si potrebbe accontentare di qualsiasi persona … Tanto poi la cambio come voglio…. Non è una sindrome di pigmalione che porta a migliorare il partner è l’esatto opposto.

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    • @Lutring: forse non sono stata chiara. Lui non stava non fumando per me, lui aveva comunque smesso di fumare, per sua scelta e da anni. L’odore della sigaretta fumata là vicino gli ha riacceso la voglia, che in quel momento era diventata irrefrenabile, magari proprio per la tensione del nuovo incontro.

      Sostanzialmente d’accordo su quello che dici sul ritorno di fiamma, anche se ogni storia è a sé, ha le sue dinamiche, le sue prospettive, e anche i suoi scheletri nell’armadio. Io di quest’uomo ho detto, non so se hai letto il post che ho linkato, i motivi per cui ci siamo lasciati, ma non il come, non l’agonia di un amore che non si decideva a morire, nonostante l’incompatibilità di caratteri.

      E vendiamo al “deve cambiare”: tutti noi dobbiamo essere diversi a seconda delle circostanze, pur senza nulla togliere all’essere sinceri, per una questione di rispetto dell’altro e di buon senso. E’ per questo che non si usano gli stuzzicadenti a tavola (ma magari uno da solo a casa propria può pure farlo), non vado in ufficio spettinato e in pigiama (ma se sono a casa mia posso pure restare così), etc. etc. etc.

      E’ vero, ci sono persone che si mettono con un’altra senza veramente accettarla: ci si mettono perché l’altro è ricco, o bello, o figo, o perché semplicemente non hanno altro sottomano e quello passa il convento. Ci si mettono, ma poi pretendono che diventi un’altra, l’altra persona che loro avevano in mente ma che non avevano a tiro. Su questo pure hai ragione, a questo punto uno potrebbe mettersi con una persona qualsiasi e poi piano piano aggiustarsela, e qualcuno effettivamente ha pure questo comportamento e questa pretesa, che noi qui stiamo giudicando inaccettabile e deprecabile.

      Vediamo però il caso di due persone che stanno insieme perché si sono scelte davvero, perché si stimano, si accettano, si vogliono bene: quest’accettazione non potrà comunque essere al 100%, e bisognerà venirsi incontro per rispetto dell’altro, un po’ tollerando qualcosa, un po’ cambiando, perché il dividere il proprio spazio e il proprio tempo con un’altra persona implica il venirsi incontro per lasciare spazio e tempo anche all’altro.

      Lui non aveva smesso di fumare per me, quando la nostra storia cominciò aveva già smesso. Tu dici che lui mi conosceva? Io ti dico che lui non mi conosceva affatto, e se avesse saputo minimamente come sono, e soprattutto come prendermi, la storia non sarebbe neanche finita, visto che i presupposti per continuare c’erano tutti.

      Una cosa ti contesto: che quando si è giovani si cresce insieme e ci si amalgama, mentre coi caratteri più formati è più difficile; un carattere già formato può rivelarsi più tollerante per acquisita saggezza, avere meno pretese per cambio di priorità e autosufficienza emotiva e così via. Rapporti finiti per immaturità dei partner potrebbero avere, con l’età matura, una nuova forza e una nuova opportunità.

      PS: un conto è voler cambiare una persona, un conto è la necessità, per venirsi incontro, di cambiare un comportamento. Se io sono onesta e tu vuoi che mi venda per fare carriera, significa che non m’accetti, vuoi che diventi un’altra, mi vuoi snaturare, ma se mi chiedi di togliere le scarpe all’ingresso e lasciarle nello scarpiera anziché nella camera da letto sotto il tuo naso, potrebbe non essere così terribile accontentare l’altro, e non considerarlo un tentativo di cambiare la nostra persona perché non sufficientemente accettata!

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  2. Per Dupont. Stronzo? Ma se per compiacerle ha fatto il possibile dal non fumare al piatto prelibato. Gli str. Son ben altri. Al limite è stato un debole e si è fatto sopraffare da una dipendenza. Dicevo poco sopra dupont che io sono un fumatore, e nel mio posto di lavoro nessuno potrebbe vietarmi di fumare. Ciò nonostante non ho mai imposto il mio fumo a nessuno. Se incontro non fumatori, ex fumatori e talebani del fumo, mi astengo dal fumare e non impongo il mio vizio, non lo faccio subire ad altri… Ma non per questo quella persona era stronza. Ci ha provato, non c’è riuscita. Ma non per questo la storia non è rinata. C’era stata ed aveva esaurito il suo corso. L’amore o c’è o non c’è e deve esserci in entrambi. Se una storia è finita, per quanto bella ed intensa, significa che era altro ma non amore o che era finito….

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    • @Lutring: no, lo penso anch’io, non era un essettierre, avevo solo un carattere rabbioso, credo per sue esperienze pregresse, forse pure un po’ per indole “militaresca”.

      Ci è morto così, arrabbiato, come racconto in uno dei commenti nel post linkato.

      Aveva fatto tutto per farmi contenta? Forse, a suo modo, e questo ti dimostra come non mi conoscesse: io volevo principalmente una serata serena, il piatto era un dettaglio. Il fumo, ripeto, non era stata una questione mia, lui era comunque un EX fumatore.

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    • @lutring: ultimo ad oggi, ma se sono rimasta sola per tanto tempo, è perché ho toccato con mano che soli si sta meglio che in compagnia. Mi dispiace dirlo, ma io la serenità, la felicità, etc. etc.,l’ho raggiunta da quando sto sola. In compagnia, mai un attimo di tranquillità, la vita avvelenata da scenate, pretese, comportamenti egoistici, cappi al collo (metaforici), abbandoni: ma chi me lo fare?

      Se un giorno ci sarà qualcuno nella mia vita, dovrà essere qualcuno che mi renda più felice, più serena, e anche più libera, perché mi farà sentire sostenuta. Altrimenti, beata solitudo, sola beatitudo!

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  3. Scusami, ma credo poco che l’astinenza e l’odore del fumo abbia provocato reazioni del genere…questo tipo di reazioni o uno le ha o no…fanno parte di come uno è…possono essere accentuate in alcuni momenti, ma fondamentalmente è una persona che ha in sè quel modo di fare, e per esperienza, certi atteggiamenti non cambiano…
    e quando si decide di allontanarsi da queste persone è il momento in cui si rinasce e ci si ritrova, almeno si fa pace con se stesse…

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    • Credo sia come dici tu, l’astinenza ha suscitano reazioni che già facevano parte del suo modo di essere (e per le quali già ci eravamo lasciati).

      Era un uomo capace di adorare una donna, ma non di rispettarla, di scalare le montagne per lei, ma non di lasciarle vedere un telefilm in santa pace. E poi era figlio di militare, lavorava in un ambiente militare, e quest’impronta si vedeva proprio… ma il mondo non era composto da soldatini sull’attenti in attesa dei suoi ordini imperiosi!

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  4. Cara D. Non cerco di scusare, ma soltanto di spiegare quello che ti è capitato. Sono stato fino a due anni fa un fumatore (colpa del mio lavoro) accanito. Ma che dico accanito….. La sigaretta era il mio compagno di vita. Non mi bastavano due pacchetti al giorno. Poi…. dopo anni e anni di prove e riprove (con vari metodi) ce l’ho fatta. Non ti dico le l’inferno che ho sopportato. Come diceva Allen Carr (nel suo libro “E’ facile smettere di fumare se sai come farlo”) il fumare non è un vizio ma una dipendenza. Ma non voglio parlare di me. Te l’ho detto per arrivare al punto di “quando uno smette”.
    Vede DM, quando un fumatore smette, ha i primi “tre giorni” più importanti per riuscire. Anche se sembra strano, il primo è il più facile. Anche perché è carico di voglia di farlo ed è deciso. Il secondo ed il terzo sono micidiali. Man mano che passa il tempo il corpo ha a che fare con l’astinenza della nicotina. Credimi D. Sono giorni ai quali avrei voluto rinunciare volentieri. Cancellarli. Andare in una sorte di coma, finché passino. Poi, dopo questi tre giorni, non è che ti è passato…. ma scopri meravigliato che ti sei svegliato da un paio di ore e non hai desiderato tanto di accendere la sigaretta. E direi, che da qui le cose cominciano a semplificarsi. Man mano che passa il tempo il desidero di “farsi una bionda“si scioglie. Diventa più difficile però se hai vicino persone che fumano.
    Ma si scioglie soltanto dal punto di abitudine. Perché dentro di noi, inconsapevoli, la lotta tra il bene e il male continua. Il fatto sta che il cervello è sotto stress per la mancanza della sua droga. La nicotina. E chi è sotto stress, si sa, a volte scatta la rabbia. Una rabbia che (a chiunque ha smesso di fumare è capitato) è inspiegabile e non ha un motivo preciso. Ma viene. E quando viene, è come il fuoco di paglia. Violento, bruciante….. ma breve. Una rabbia che la scarichiamo senza renderci conto su di chi. Magari non c’entra nemmeno. Ma lo facciamo. Poi….. dopo qualche ora….. quando il nostro cervello si è scaricato dalla scarica negativa, ci rendiamo conto di aver creato un putiferio……. senza motivo. E ci pentiamo….. anche se….. il danno è già fatto. Per ciò, anche se (ripeto) non scuso tu ex defunto marito, credo però che ha avuto una di questa crisi del astinenza. Ma capisco anche perché tu non puoi capire un tale atteggiamento. Incomprensibile (per chi ha avuto la fortuna) di non essere un fumatore. Non riuscirai mai.

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    • Valentino, tu dici che non capirò mai, e invece capisco. Aggiungo soltanto che una storia non finisce solo per un motivo: il fatto è che, quando la misura è piena, tutto diventa goccia che fa traboccare il vaso.

      La nostra è stata una storia che è durata finché io ero in trasferta, e il rapporto consisteva in we appassionati, ma la vita insieme era stata un inferno, sia perché era un uomo che voleva avere il controllo su tutto, e a momenti non eri padrone neanche di decidere quando farti una doccia perché lui stabiliva che era più “razionale” farsela in un altro momento, e poi perché era geloso e sospettoso, a livelli paranoici.

      Io credo che una vita di scenate non si auguri neanche al peggior nemico, figuriamoci a se stessi! Se lui si voleva riproporre, se lui voleva tornare, l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare era riproporsi come uomo delle scenate, qualunque ne fosse il motivo.

      Io nella mia vita voglio tranquillità. Quando io torno a casa, l’atmosfera deve essere “casa dolce casa”, che nell’inferno già ci sono cresciuta.

      Già adesso, con Attila che si presenta qui nei momenti più inopportuno e nel modo più inopportuno staziona, il momento che più bramo e apprezzo è quello in cui apre la porta di casa e se na va…

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  5. Che ci sono (anche) altri motivi questa io la ignoravo. Nel mio intento ho voluto spiegare soltanto quello che ti è capitato in quel preciso momento (tutto collegato al fumo). Poi. Se tu dici che le cose stavano già prima, e che dopo che sei uscita dal inferno lui si ripropone con lo stesso atteggiamento…. beh…. ti piace soffrire?

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  6. non sarei riuscita a mantenere la tua calma. E’ assai probabile che il piatto portato dal cameriere si sarebbe rovesciato sulla sua testa! L’analisi del perchè etc, credo, forse le avrei meditate dopo, ma senza nessuna bonomia

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    • @Fab: la calma me l’ha data solo la coscienza che si trattava di una situazione molto, ma molto temporanea!

      Per una vita avevamo fatto tira e molla, ma quella volta il no fu proprio definitivo, anche se lui non si era mai rassegnato, e venti giorni prima dell’incidente in cui morì ancora mi era venuto, invano, a cercare, senza tuttavia riuscire a risparmiarsi l’ultima scenata: l’ultimo nostro incontro sì è concluso con me che uscivo dalla sua macchina sbattendo la portiera (che Liz Taylor e Richard Burton era una coppia pacifica e tranquilla appetto a noi! 😆 ).

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    • @Lutring: of course! Tieni conto che Balibar, l’amico prediletto, quello con la B maiuscola (questa te la spiego un’altra volta) è fumatore.

      Certo, abitiamo a centinaia di chilometri di distanza, e il rapporto è soprattutto telefonico ed epistolare! 😆

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  7. Ciao, io ho smesso di fumare quando avevo 21 anni, avevo iniziato a 15 e fumavo un pacchetto di sigarette al giorno. Ho rifumato un anno nel 2006 perché ho vissuto un’esperienza altamente stressante (mobbing sul lavoro), e sono riuscita a smettere nuovamente. Entrambe le volte in cui ho smesso di fumare non me la sono presa con nessuno ma ho confidato nel mio carattere. Chi non riesce a smettere di fumare è debole! Il tuo accompagnatore è una persona sgradevole, ne ho conosciuti di tipi così, hanno sempre bisogno di dare la colpa a qualcosa per il loro comportamento. Danno la colpa ai genitori, al lavoro, alle sigarette …. è più facile che guardarsi allo specchio e vedersi per ciò che si è.

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    • Ciao, io posso solo insegnarla la psicologia, ho l’abilitazione all’insegnamento ma non sono una psicologa sono un’insegnante di Scienze Umane Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione. Conosco la teoria e non la pratica. Sono solo una professoressa e non una psicologa! Un bacio!

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    • Anche alcune psicologhe praticanti conoscono la teoria ma non la pratica… e ti dirò, per l’idea che me ne sono fatta io, spesso e volentieri neanche la teoria! 👿

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  8. Se non fosse per la presenza costante di un Attila ci si dovrebbe chiedere a che punto di incacchiatura o esasperazione riesci a portare le persone… Però la domanda successiva e forse più importante poi sarebbe “quali altre qualità ha questa persona, scostante, esasperante, puntigliosa…. Che nonostante faccia del tutto per allontanare uomini ed amici, riesce lo stesso ad attirarli a sé”? Perché una persona.che si descrive (perché stiamo alle tue descrizioni e parole) in tal guisa….poi non riesce a scrollarseli di dosso? È possibile siano tutti masochisti?

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    • @Lutring: ahahahah, vedo che cominci a inquadrarmi davvero bene! Ti dirò una cosa: io sono così insopportabile, ma così insopportabile, ma così insopportabile, che se potessi non ci vivrei neanche io con me (pensate alla povera Sissi…).

      In compenso ho un sacco di altre qualità (un tempo ero anche piuttosto bella.. 😉 ): ho un’intelligenza vivace, con me non ci si annoia mai, sono una grande idealista, sempre disinteressata, voglio bene all’umanità intera, quindi un uomo può portarmi pure in eredità la mamma paralitica e dodici figli di primo letto e a me va bene, non sono insofferente, in casa non mi dà fastidio praticamente nulla, finestre aperte, chiuse, musica, silenzio, guardi la partita… vivo e lascio vivere. Rispetto gli spazi degli altri, non metto il naso da nessuna parte, delle persone mi fido e basta (oppure non mi fido, ma allora il problema è risolto a monte). Sono iperattiva e risolutiva, mi interessa praticamente tutto, accolgo con entusiasmo praticamente tutto quello che mi si propone: ti basta?

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    • @Lutring: dimenticavo, forse emano anche tanto calore umano, perché pare che tutti abbiano bisogno di starmi appiccicati proprio fisicamente (Attila in primis, che pare che pure se io sono armata a più di mezzo millimetro di distanza non riesce a stare 😆 ).

      O forse, cari uomini, siete solo dei gran bastian contrari: “Corri l’uomo e l’uom ti fugge, fuggi l’uomo e l’uom ti corre”, diceva la saggezza delle nostre nonne, e io fuggo, fuggo… 😛

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    • Un’ultima postilla: sono una persona assolutamente sincera, e pare che la verità di questi tempi sia merce rara e chissà, magari istintivamente la gente ne ha bisogno 🙂

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  9. Trutzy le dipendenze, come tutte le appetizioni maniacali, hanno tratti ed origini simili. Parimenti i meccanismi di proiezione sono condotte ben conosciute in letteratura anche in soggetti non disturbati, a fortiori si verificano nella fase astinenziale. C’è uno studio interessantissimo del prof. Tonino Cantelmi al riguardo, e credo sia ancora una delle massime autorità in campo di dipendenze (oltre che per le crisi di panico). Se lo trovo te lo linko. Scusate ma il lavoro chiama per davvero adesso.

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  10. Cara Diemme, questo post, in cui ho l’onore di essere stata citata, merita un commento accurato. 🙂

    Io ho avuto due storie importanti con dei non fumatori. Sto parlando, comunque, della mia adolescenza, avevo 15 e 18 anni. Per me, allora, erano importanti.
    Con il primo moroso sono stata assieme per due anni. Lui era un acerrimo nemico del fumo ma sopportava pazientemente il mio vizio. Diciamo che all’inizio è stato meno paziente. Avevo fatto un patto con la sorella, cioè le davo in custodia le sigarette perché allora i miei non sapevano che fumassi, poi lei mi portava il pacchetto a scuola (frequentavamo lo stesso liceo ma lei era più grande), giusto per fumarne una durante l’intervallo. Il mio moroso, allora, aveva tentato di sottrarre alla custodia della sorella (più grande e parecchio corpulenta, al contrario di lui, piuttosto mingherlino) le mie sigarette ma lei, con validi argomenti intuibili da quanto detto fra parentesi, lo ha fatto desistere subito.

    Il secondo ha tentato in tutti i modi di dissuadermi. Ricordo che al mare, potendoci vedere per l’intera giornata, contava le sigarette che fumavo. “Già sette”, mi diceva a fine mattinata. Io facevo spallucce e lui ben presto se ne fece una ragione, anche se in realtà siamo stati assieme poco più di sei mesi. Certamente i nostri problemi erano altri, la distanza prima di tutto.

    Come ben dice lutring, non si può imporre ad un fumatore di smettere, deve essere una sua scelta e molto meditata. Poi, se si riscontra un grave disagio nell’altro, è anche possibile decidere di smettere. Io semplicemente ai miei due morosi dicevo: “Io fumo e non smetto per te. Se mi ami, rimani, altrimenti significa che non te ne importa nulla di me”. Ora, si potrebbe obiettare che la “prova d’amore” non può essere unilaterale, che un fumatore dovrebbe accettare anche di desistere per amore. Ma, come ho ribadito, non si può imporre ad un fumatore di smettere, deve deciderlo da solo.

    Ricordo che alla fine del 1999 mio figlio secondogenito mi disse: “Mi prometti che con l’arrivo del 2000 smetti di fumare?”. Risposi che non potevo prometterlo ma che avrei almeno tentato. Non lo feci … ora fuma anche lui. 😦
    Detto ciò, si potrebbe pensare che io sia stata un cattivo esempio per i miei figli. Eppure il primogenito, acerrimo nemico delle sigarette e che è riuscito a far smettere una delle sue ex, non fuma.

    E ora veniamo al punto cruciale, secondo me. Mi pare di capire che quell’uomo, se avesse fumato, non sarebbe nemmeno stato preso in considerazione come tuo partner. Ecco, io questo discorso proprio non lo capisco. Scartare a priori una persona per il fatto che fumi, avendo magari mille qualità (non è il caso del tuo ex, a quanto ho capito) è inaccettabile. È come se, avendo il pallino dei biondi con gli occhi azzurri, io avessi deciso di guardare solo i ragazzi che avevano quei requisiti … infatti, ho sposato un uomo moro con gli occhi scuri. 😦

    Poi, ognuno è libero di pensarla come vuole. Io capisco che tu stia meglio da sola, ma mi pare che tu sia piuttosto selettiva in quanto a ideale d’uomo, se ricordo bene un post in cui parlasti di ciò che un partner non deve avere o essere per piacerti.

    Non commento la scenata fatta al ristorante ma, come già fatto notare da altri lettori, credo che quell’uomo avesse ben altri problemi oltre all’aver messo di fumare, forse senza troppa convinzione.

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    • Marisa, sto scappando, stasera ritornerò sull’argomento, ma una cosa volevo sottolineare: tra fumo e non fumo non c’è la stessa differenza che tra un colore degli occhi e un altro. Il fumo da un odore insopportabile, e io quando lui aveva ripreso a fumare non riuscivo più ad accostarmici, quell’odore uccideva la libìdo, e non era un dispetto o una rivalsa, proprio non mi andava.

      A me piaceva il profumo della sua pelle, piaceva lui, a unirmi a un pacchetto di Marlboro mi sentivo una prostituta costretta a fare quello che proprio non avrebbe fatto, tenendosi lo stomaco con le mani.

      Spiacente di offendere i fumatori, posso pure ammettere di essere esagerata io, ma questi sono i fatti. D’altra parte, pensate che fare l’amore su un prato o davanti al tubo di scappamento di un auto messa in moto (e che non ha fatto il bollino blu) siano la stessa cosa?

      Ci rileggiamo più tardi.

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    • @Marisa: beh, io nella risposta avevo anticipato che ero di corsa e volevo dire solo che sarei tornata a risponderti, ma poi ti ho risposto e, con gli altri interventi, la questione si sta sviscerando: ora poi, hai anche lutring dalla tua parte (e avresti anche il Bali se partecipasse alle nostre diatribe… ).

      No Marisa, io penso che il tabagista sostenga lui di non dare fastidio, ma in realtà non è così, e non è solo la mia opinione, perché pure tra non fumatori si chiacchiera e si commenta! Quando io mangio con qualcuno (chi ha orecchie m’intenda), e dopo il pasto si accende la sigaretta, hai voglia a tenerla in basso, controvento, stare attento a dove va il fumo…. quando il fumo va addosso all’altro il danno è fatto, davvero è come se ti avessero soffiato il tubo di scappamento in bocca, e poi è inutile allontanarsi e magari andarsene in un bel parco sotto un albero, quel saporaccio in bocca rimane!

      E poi, tutti ‘sti fumatori, che con questa sigaretta in bocca hanno questa gran voglia di parlare con me, e io m’allontano e loro s’avvicinano, io m’allontano e loro si avvicinano… e allora io, col tatto e la discrezione che mi contraddistinguono, faccio presente che hanno in mano la sigaretta e il fumo mi dà fastidio, ma loro niente, ti rispondono “La tengo giù”, “Mi metto dall’altra perte che il fuma va di là”, e io li strozzerei, brutti viziati che non sono altro! Se non puoi rinunciare alla sigaretta rinuncia due minuti a chiacchierare con me, ma perché devi avere la botte piena e la moglie ubriaca e farne fare le spese a me? 👿

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  11. Marisamoles, concordo con te, mentre la risposta di DM non risolve affatto la questione: sarebbe vero se il tipo ti fumasse addosso…
    Ma io, forse, da tabagista, sono di parte.
    Complimenti per il blog Marisa, ho dato una veloce occhiata.

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    • @Lutring: sì sei di parte, ma lieta che la questione ti abbia portato nel bellissmo blog di Marisa. Marisa è una grande persona e una grande amica, ha un grande blog e… sarà pure una grande fumatrice? Ohiohiohi!

      Bene amici, si stanno formando le squadre: badate che io non ho paura e picchio duro! 😛

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  12. ha ragione dupont non è la mancanza di nicotina …..è proprio stronzo, però mi hai fatto ridere con la scena del ristorante….io ho smesso di fumare a gennaio ricordi?…..mangio un pò di dolci in più però non mi sento nervosa……un bacio cara e auguri a te che sei una grande mamma

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    • @Melodiestonate: ma come mai ti ho fatto ridere con la scena del ristorante? Io la trovo tragica.. 😯

      Grazie per il bacio e grazie per i complimenti, ma questo blog è frequentato tutto da grandi mamme, grandi papà, grandi scapoli e scapole senza figli, etc. etc. etc.

      E poi, se non tutti siamo mamme, chi per scelta, chi per destino e chi per genere, certo tutti una mamma l’abbiamo/abbiamo avuta: magari non tutte sono da festeggiare (conosco le storie di alcuni di noi 😦 ), ma celebrarle per averci messo al mondo sì, perché noi qui siamo proprio dei gran fighi, con o senza il loro supporto!

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  13. Guerra di opinioni tra padrona di casa e @marisa. Eh eh eh…..sediamoci confortevoli sulle nostre poltrone signore e signori. Ci sarà un bel spettacolo da visionare. Siete pregati pero di non avvicinarvi troppo. Ci sarà del sangue cosparso ovunque. Sangue femminile. Peccato che manca il nostro @cavaliereerrante. Lui, si che avrebbe saputo fare da arbitro. Imparziale. Ma c’è Luisa… che è pregata di portarci un po di bende e la cassettina di soccorso. Sa….. non si sa mai.
    P.S. (sussurando) Pssst…. @marisa…. io tifo per te. Ma non dirlo a DM. Ti prego. Vai, forza.

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    • @Valentino: aho, ma Marisa me li sta fregando tutti gli uomini, ma vi pare una cosa bella? 😛

      Tu e Lutring, ricordatevi che c’ero prima io, idem per il Bali, non si azzardi a dire “ah!” in favore dei fumatori!!!!

      (Ma poi, Marisa li frega a me, io li frego a Barbara, a Barbara non resta che rifregarli a Marisa e così il cerchio si chiude, non vi pare? 😆 )

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    • Non è un discorso di fregare D. E’ che (io come ex fumatore, quindi un po in mezzo) ho l’impressione che la tua opinione è troppo fondamentalista (o se vuoi, talebana). Mi spiego. Se i fumatori concordino nel riconoscere che il loro soffio del fumo nicotinico possa dare fastidio, e che provano ad evitare un tale sconforto ai non fumatori. Tu invece – dall’altra barricata – ti sei immutabile. Tolleranza zero. Via. Condannarli a morte. Ma dai D. Ai loro fumatori li e stato impedito quasi tutto. A casa NO. Al lavoro NO. Alla macchina del caffè (och DIO…. il santo rituale del caffè), NO. Nei posti dove si trovano i bambini, NO. Donne incinte, NO. Anziani (ma scherziamo?), NO. Nei treni, NO.
      Beh…. ma povera sta gente che ha il suo solito vizio? Dovranno nascondersi nelle fogne per poter “assaporarsi” la sua bionda?
      Ho già espresso la mia opinione tre post fa (non hai risposto). Se io sono seduto e viene uno ad accendersi la sigaretta io le chiedo cortesemente di non farlo perché mi da fastidio. Ma se lui è sul posto prima, e sta fumando la sua sigaretta, allora sarei io a non avvicinarmi per il fastidio. Questione di educazione, non devo fare il prepotente a chiederli “ora….. subito spenga la sua schifosa sigaretta”.
      Daiii…

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    • Ma guarda che io mica faccio così! Io quando vedo uno che fuma mi allontano, o non mi avvicino, ma credimi, a volte è impossibile, a Roma è uno slalom e mia figlia, per dirne una, in cinque anni di liceo non è mai potuta scendere in cortile a ricreazione,perché era una cortina di fumo!

      Il povero fumatore la bionda se la può fumare a casa sua, nella sua automobile (se non ci sono passeggeri a cui dà fastidio), all’aperto quando non c’è nessuno vicino: è lui che ha scelto di fumare, non io (e già paghiamo il prezzo dell’inquinamento, di fronte al quale davvero il fumo di una sigaretta è niente, ma non possiamo neanche adottare il principio “Casa mia va a fuoco, fammici riscaldare!”).

      Te ne racconto un’altra. I fumatori irriducibili (e non mi esprimo come mi esprimerei in libertà perché non voglio perdere l’amicizia dei miei amici fumatori), quando sono sul treno (e non solo, anche negli ospedali!!!!) si chiudono a fumare nel gabinetto.

      Ecco, io non vi dico che farei a quello, proprio non ve lo dico, sarei passibile di denuncia…

      Ma vi pare giusto che uno che va nel bagno di un treno, oltre a tutti i disagi, debba trattenere il fiato per non scoppiare? Io ne esco con gli occhi rossi, di fuori, una tosse canina che lèvati, e ce li affogherei in quella tazza quelli che hanno fumato in quel gabinetto! 👿

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  14. @ Diemme

    Scusa, ma io devo ridirtelo: sei esagerata! Ma come fai a paragonare un innocente sbuffo di fumo che per caso ti raggiunge, nonostante l’impegno dello sventurato fumatore che sta parlando con te a starti distante e a tenere dietro la schiena la sigaretta, come fai, dico, a paragonarlo a un tubo di scarico? Tu vivi a Roma, città che non credo sia esente da smog e inquinamento. Ma ti rendi conto? Tu esci di casa e per ore stai in mezzo allo smog, nel via vai di automobili, senza contare che sali sugli autobus affollati dove si presume siano stipate persone di tutti i tipi, quelli a cui puzza l’alito o che sudano a zampilli, d’estate, o che non si lavano oppure che hanno appena mangiato qualche prelibatezza a base di aglio … non continuo perché credo di aver dato l’idea. Che cos’è un innocente sbuffo di fumo al confronto? E poi non dirmi che ti arriva direttamente in bocca … e allora, che mi dici di quelli che ti parlano e sputacchiano? Oddio, sto ridendo da sola! 😆
    Io vivo a Udine, una città a misura d’uomo, con un’ampissima zona pedonale e in cui circolano più biciclette che automobili. Quando vado a Trieste, che non è una metropoli e non è minimamente paragonabile a Roma, vado in apnea perché non riesco a respirare da tanto smog. Eppure fumo.

    Se poi spostiamo l’attenzione sull’odore che emana un fumatore, su questo ti do ragione. A me dicono che non si sente, per fortuna. Ma quando mi si avvicina mio marito che ha appena fumato, confesso che mi dà fastidio. Però per quanto riguarda gli incontri intimi con i non fumatori, non ti posso essere utile. Gli esempi che ho fornito nel precedente commento risalgono ai tempi in cui ero poco più che bambina, quindi non ho avuto esperienze di quel tipo. Poi ho incontrato mio marito, fumatore …

    I tuoi uomini? Per carità, non te li rubo. Ma se loro sono d’accordo sulla promiscuità, nessun problema. 🙂

    @ lutring

    Grazie per il supporto ( 😀 ) e per i complimenti al blog. Spero di averti fra i miei lettori, allora.

    @ Valentino

    Grazie anche a te per il sostegno. Però credo che non si arrivi allo spargimento di sangue. Stiamo solo discutendo tra persone che vedono una cosa da prospettive diverse. Tuttavia, credo che la presa di posizione di Diemme contro i fumatori sia un po’ troppo rigida. Io rispetto il suo pensiero però sinceramente sono un po’ stufa di sentirmi dalla parte del torto. Io rispetto le leggi e finché non c’è alcun divieto di fumo all’aperto, continuerò a fumare prendendo tutte le precauzioni per non arrecare disturbo agli altri. Però mi aspetto anche dagli altri un po’ di tolleranza.

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    • Cara Marisa, io credo che i fumatori minimizzino perché sono di parte: uno sbuffo di fumo non è mai innocente, e non ti raggiunge “per caso”, ti raggiunge perché qualcuno ti sta fumando vicino! 👿

      Per quanto riguarda la situazione di Roma purtroppo hai ragione, moriremo di cancro ai polmoni e la colpa non sarà certo dei fumatori (semmai di quelli che prendono la macchina pure per andare al piano di sotto), ma non è una buona ragione per aggiungere danno al danno.

      La frase che ho citato a Valentino vuol dire proprio questo: se io vedo dei rifiuti buttati incivilmente a terra, e ho un pezzo di carta in mano da buttare, per cui dovrei cercare un cestino, lo butto in terra perché tanto c’è già dell’altro? Ci rendiamo conto che con questo sistema il mucchietto diventerà una montagna, un’intera discarica, e noi comunque avremo compiuto un atto incivile, non giustificato dal fatto che altri l’abbiano compiuto prima di noi e magari in forma più grave?

      Io la tolleranza nei confronti dei fumatori poi ce l’ho: basta che mi avvisano, quando hanno voglia di fumare io me ne vado senza problemi e loro si possono godere la loro bionda.

      Addirittura, in casa di una mia amica, a una festa cui mi avevano invitato, hanno tirato fuor ben altro fumo: dov’è il problema? Ho prontamente ringraziato della bella serata e me ne sono andata a casa mia.

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    • @Marisa: ps, ti rispondo sugli uomini: credo accetteranno senza problemi la promiscuità ma, in caso contrario, io avevo proposto un girotondo, ma Barbara fuori si è chiamata argomentando che non fregherà mai un uomo a un’onesta fumatrice, e quindi mi tocchera a venirmeli a riprendere di persona! 😉

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  15. Allora hanno fatto bene a vietare il fumo nei locali pubblici…
    A parte gli scherzi, la chimica e gli stupefacenti possono alterare l’umore e i comportamenti, ma il carattere dovrebbe di base impedirci di fare certe cose… Si chiama autocontrollo.

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    • @Paperi: hanno fatto benissimo a vietarlo, credimi… quelli in cui c’è ancora un minimo di tolleranza me ne guardo bene dal frequentarli (e poi, anche lì, è tanto bello cenare all’aperto, e poi c’è sempre il rompicoglioni che ti accende la sigaretta accanto, e ti manda la cena di traverso! Questo anche per colpa dei ristoratori che, per aumentare la capienza del locale, mettono i tavoli uno appiccicato all’altro: però sant’Iddio, ma quello che fuma non lo capisce che, a quella distanza, non può considerarsi “all’aperto”? Il fatto è che non gliene frega niente, per lui il fatto di potersi considerare “all’aperto” è solo un alibi.

      Per quanto riguarda il mio ex… beh, al di là dell’astinenza, era un uomo decisamente molto buono, ma aveva un carattere che dire infernale era dire poco!

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    • @Paperi: eppure non sono due aspetti incompatibili… lui è stato un ottimo marito (per la prima moglie, io me lo sono beccato scottato e traumatizzato), un ottimo padre per i suoi figli (uno dei rarissimi casi in cui, con la separazione, i figli sono stati affidati al padre, tanto per dirti chi era), era una persona in gamba sul lavoro e che non faceva sgambetti, però a casa era il grande dittatore: non ti faccio mancare niente però io sono l’imperatore, io comando e tu obbedisci. Decisamente, per instituire questo tipo di gerarchia, aveva trovato la donna meno adatta. Io credo che lui fosse il primo a soffrire per il suo carattere, sia la sua gelosia (con la moglie non era così, e lei l’aveva intortato ben bene, tra l’altro coprendolo di ridicolo) sia la sua insofferenza. Io lo giustifico come uomo anche di un’altra generazione (uno di radici siciliane e tanti anni più di me) e come marito ferito. Solo che alla fine, a essere troppo pietosa, mi sono fatta ferire io, senza sostanzialmente risolvere i suoi di problemi. Ora non sarei più disposta a impegnarmi in una esperienza da crocerossina, non sarei più disposta a pensare “Il mio amore lo salverà”.

      Oggi ho bisogno d’essere salvata io.

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  16. Commento composito.
    1. Mi è capitato una sola volta di subire un interrogatorio: dove sei stata, con chi sei stata e tutte queste menate qui. Gli ho risposto a muso duro: stammi bene a sentire, io non ho l’abitudine di saltare da un letto all’altro; se ci credi, bene, se non ci credi, quella è la porta e te ne puoi anche andare, e di domande non ne voglio più (che poi, nella foga della mia indignazione mi ero dimenticata che eravamo a casa sua, ma questa è un’altra storia). E non ha nessun peso, per me, il discorso ma io lo amo e roba del genere: uno che mi fa una scenata di gelosia immotivata (io sono fedele, e una scenata di gelosia a me è SEMPRE immotivata), smetto all’istante di amarlo, perché lui smette all’istante di essere una persona che io possa amare. Non ho bisogno né di soffrire, né di sforzarmi, né di dimenticare: il discorso si chiude lì, punto.
    2. La scena al ristorante. Concordo coi commenti di chi mi ha preceduta: l’alibi del fumo non regge, è uno stronzo e basta. Io ne fumavo, come credo di avere già detto su questi schermi, sessanta settanta al giorno, a volte anche di più, a volte anche molto di più. Smettere di fumare mi ha distrutto la salute, per due mesi sono stata in preda a terrificanti impulsi suicidi, una volta ho strillato addosso a una scolara (per cinque sei secondi, non con una scenata interminabile come quella del ristorante) per una cosa che avrebbe meritato un pacato rimprovero (il giorno dopo sono andata a chiederle scusa, assicurandole che la cosa che aveva fatto non era per niente grave e che ero io ad essere nervosa), ma non ho mai sbarellato in quella maniera. Attualmente sono nove anni, undici mesi, dieci giorni e sedici ore e mezza che ho smesso, sofferti per ogni singolo secondo, spessissimo sogno che sto fumando, e mi sento un pochino in colpa ma tanto tanto tanto felice. Però non sbarello: forse, nonostante ciò che si dice in giro, non sono stronza abbastanza.
    3. Fumo. Io, sinceramente, questa paranoia antifumo non l’ho mai capita, né mai la capirò. Quando non era di moda la guerra al fumo, si fumava in cinema, teatri, ristoranti, scuole, ospedali, biblioteche, treni, autobus… A parte la mia prozia che aveva l’asma, non ho mai sentito nessuno lamentarsi. Mi è capitato di dormire con amiche non fumatrici e fumare in camera; i rapporti erano tali che avrebbero potuto benissimo dirmi senti, ti dispiacerebbe fumare fuori? Non lo hanno mai detto, non per cortesia ma perché il fumo non dava loro il minimo fastidio. Poi è venuto di moda provare fastidio per il fumo e quelle stesse persone, praticamente da un giorno all’altro, hanno cominciato a levare alti lai contro chi fumava a meno di duecento chilometri da loro: ma per piacere!
    4. Uomini. Io, a differenza di qualcun altro che conosco, non ho mai avuto l’abitudine di fregare uomini. Ma se mai dovesse capitarmi di farlo, non credo che potrei fare un’oscenità come quella di fregarli a un’onesta fumatrice. Quindi, in caso di necessità (rompere il vetro…) li rifrego a te.
    Dixi.

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    • Barbara, commento lunghissimo, con la morte nel cuore non posso risponderti ora (devo preparare un piano annuale per lavoro, e non hai idea la misura in cui non mi va di farlo).

      Torno a risponderti appena posso, ma tanto sugli uomini, che era il punto più importante, mi sono già pronunciata nella risposta a Marisa 😉

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    • @Barbara: è ancora peggio di quanto pensassi. Ho impostato il lavoro e poi ho dovuta mandare un’e-mail al mio capo perché gli schemi erano impostati in maniera diversa rispetto all’anno scorso: che noia che barba cha barba che noia…

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    • Risposta composita.
      1. E infatti il problema era proprio quello, lui non si doveva permettere neanche di sospettare (e anch’io sono fedele, e una scenata di gelosia a me è SEMPRE immotivata).
      In effetti le discussioni non erano mai incentrate sul giustificarmi, ma sempre sul “Non ti devi permettere neanche di pensarlo”: sapessi però che cosa aveva alle spalle quel pover’uomo, capiresti come, probabilmente, era quasi impossibile che si riprendesse.
      A un certo punto mi fece pure seguire, mise il telefono sotto controllo e, non essendo venuto a capo di niente, stabilì che ero molto furba e sapevo nascondermi bene.
      Una volta credetti di essere incinta, e lui mi rispose “Non è mio”: avevo giusto a tiro una scarpiera, l’aprii e gli tirai tutto il contenuto, dicendogli “Non so chi tu sia abituato a frequentare, ma io non faccio capo a quella categoria: se comunque il figlio non è tuo, vorrà dire che è solo mio, io lo tengo e tu sparisci”.
      Sai quale fu la frase successiva? “Allora ci sposiamo”.
      Io credo che quelle scarpe in testa fossero la cosa che più volesse, l’essere convinto che nessuno lo stava ingannando. Non è facilissimo da capire, ma dei figli nati dal precedente matrimonio è molto probabile che il secondo non fosse il suo… e lui a un certo punto l’aveva capito. Sapete come reagì? Attaccandocisi ancora di più, come per paura che qualcuno glielo potesse portare via. Lo sa lui quello che ha passato, e io non mi sento assolutamente di giudicarlo. A me ha fatto del male, ma “siamo tutti vittime di altre vittime”.
      2. Mi ha fatto sorridere il tuo secondo punto: il conteggio delle ore, gli istinti suicidi… questo mette a fuoco quanto duro sia uscire dalla dipendenza, e come non ci si riesca mai fino in fondo: certo, come è già deducibile dal commento precedente, lui aveva anche altri problemi che non ha mai superato. E’ morto solo e arrabbiato e, francamente, era un uomo che avrebbe meritato di più.
      3. Probabilmente la paranoia è venuta fuori con la coscienza che il fumo danneggia la salute, e un conto è sopportare un odore sgradevole, un conto è farsi avvelenare.
      4. Uomini: ci siamo accordate per la promiscuità, va bene? Valentino, Lutring & C. sono autorizzati a dividersi nei nostri tre blog e a saltare dall’uno all’altro, va bene?.

      Ego quoque dixi 😉 .

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  17. Cari amici, prima di continuare a rispondere singolarmente, volevo dirvi che ho letto gli ultimi commenti arrivati e devo constatare che siete meravigliosi. Mi piace il fatto che, nonostante le diverse posizioni, che difendiamo pure con grinta, appariamo tutti perfettamente consci di “essere in famiglia”, e si scambiano le battute, si dice la propria, seriamente, ma poi sdrammatizzando e, spero di non sbagliarmi, il clima che si respira è comunque di serenità.

    Ciò detto, torno nella bacheca e riprendo a picchiare i fumatori 😛

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  18. Un pochino di risposte per tutti.
    Barbara, allora? Ti ricordi di me?
    Marisamoles, io verrò nel tuo blog ma barbara potrà dirti il mio grado di litigiosità… Ah abbiano abitato vicino quando svolgevo altro lavoro.
    Tutti e tutte. Promiscuità. Non la amo…. Pur non essendo geloso non riuscirei a dividere una donna con qualcun altro… Parimenti non riuscirei a subire lo stress di due donne in simultanea, della menzogna, dei trucchi e dei sotterfugi. Sono un uomo strano: se io desiderio di sentire, anche per un istante, una donna, devo chiamarla in quell’istante. La vita, purtroppo, porta spesso a compromessi, ma questo discorso.
    Sesso e promiscuità. Anche qui Son ben conscio di essere strano. Mai fatto sesso con una donna per cui non provassi sentimento. Se l’acronimo non fosse già occupato mi definirei uomoepadre. La vita mi mi ha già portato via una compagna e quindi un figlio… L’altro non voglio perderlo.
    Fumo e ristorante. Prediligo i ristoranti con sala fumatori per le riunioni di lavoro. Se sto con mio figlio evito di fumargli in casa, al ristorante ed in macchina. Se con una talebana del fumo eviterei di fumare prima e dopo il pasto. Ci sono uomini dall’ascella o dal fiato pesante e non fumano. Sono una persona molto curata.

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    • @Lutring: io aborro la promiscuità ancora più del fumo delle sigarette (e ho detto tutto 😛 ), ma qui si parlava di saltare da un blog all’altro, non da un letto all’altro, e quindi scherzavamo su una promiscuità più che consentita anzi, dato il legame stretto che c’è tra noi blogger qui presenti, persino auspicabile.

      Per il resto, la penso come te, non riuscirei a vivere nella menzogna e nel sotterfugio (oltretutto, vivere alla luce del sole è pure comodissimo!), e oltre tutto sono pure attenta alla salute…

      Io però sesso con uno per cui non provavo niente l’ho fatto: esperienza assolutamente da non ripetere ma, sai com’è, era mio marito… 😆

      Per l’ultimo argomento che hai buttato lì sul tavolo, costretta da una pistola puntata alla tempia, sicuramente tra l’uomo fumatore curato e l’uomo non fumatore trascurato sceglierei il fumatore.

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  19. @Lutring: io ho una memoria che è un’arma da guerra, sappilo. Mi ricordavo perfettamente il nick e anche i commenti; ricordo anche che con la scusa del mestiere che fai, pretendevi di saperne più di me in quel campo, roba da non credere. Però il tuo nome e cognome sono sicura di non averli mai sentiti: sei sicuro di non averli usati da qualche altra parte?

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  20. @Diemme: no, scusami, ma il mantra del siamo tutti vittime di altre vittime non sono disposta ad accettarlo neanche come ipotesi di discussione. Anzi, se devo dirla tutta, è una di quelle cose che proprio mi fanno vedere rosso: cosa siamo, marionette appese ai fili incapaci e impossibilitate a decidere i propri movimenti? Se sei stata bastonata bastonerai, se sei stata stuprata stuprerai, se sei stata umiliata umilierai? Ma vogliamo scherzare?! Se ogni bambino che ha subito violenza fosse destinato a diventare violento, la terra sarebbe popolata per il 10% (stima prudentissima) da serial killer e per il 90% da cadaveri, stesi dai suddetti serial killer, punto, fine dell’umanità. Il padre di Hitler era severo, ma non è mai stato violento, e la madre era dolcissima e lo adorava. Per contro, quanti dei sopravvissuti ai campi di sterminio si sono dati alla violenza? Spiacente, ma non sono disposta a fornire alibi a chi SCEGLIE di fare del male al proprio prossimo: con me, su questo, troverai solo porte blindate con l’allarme inserito.

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    • Certo che abbiamo sempre una scelta, però una scelta dovrebbe essere sempre una libera scelta, e così non è: le esperienze negative segnano, non condannano a diventare carnefici, ma segnano, e se a uno ha colpito – emotivamente parlando – un organo vitale, la vedo dura.

      Io non ti sto dicendo che giustifico tutti, anche se forse ti ho dato questa impressione, però cerco di capire tutti: ai comportamenti non c’è sempre una giustificazione, ma una ragione sì: può essere una ragione inconsistente, può essere una ragione deprecabile e immonda, però una chiave di lettura del comportamento delle persone c’è sempre.

      Io continuo a pensare non che tutte le vittime diventino carnefici, e soprattutto non accetterei mai l’idea che siano predestinati a diventare carnefici, ma che i carnefici spesso, quasi sempre, sono stati prima di tutto vittime quello sì, credo sia spesso vero.

      Certo, ci saranno pure quelli che hanno avuto genitori amorevoli e sono venuti fuori bacati ugualmente, ma la vita di chiunque di noi non è fatta solo dai genitori. E poi, Hitler aveva altri problemi, prima di tutti fisici. Se è vero che fosse affetto da sifilide o che questa sia una leggenda metropolitana, certo non gli mancavano una serie di altri malanni e vari deficit.

      Certo, chi fa del male al proprio prossimo lo sceglie, ma volte decisamente il terreno è favorevole.

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    • Ma povero il mio ex, quali discorsi ha evocato, su quali argomenti siamo andati a finire!

      E non ho neanche un altro post nel cappello, né ci sono ricorrenze vicine.

      Potrei sempre parlare degli ultimi danni di Attila (quelli sono sicuri, ci si può mettere la pila sul fuoco!

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    • Embè, peggio per lui, così impara a fare scenate al ristorante inventando poi oltretutto scuse imbecilli. (Qui comunque una differenza fra te e me c’è, e anche bella grossa: tu ogni volta gli stavi a dir che non si doveva permettere, io alla seconda non ci arriverei, perché la seconda volta prendo la porta e il discorso si chiude lì. Se c’è una cosa che non ho mai avuto sono i ripensamenti).

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    • Ti stavo giusto pensando adesso, perché ti volevo proporre un articolo che scrissi anni fa, ma non lo trovo. Sto comunque cercando sotto la categoria “Madre” e ho rivisto un sacco di articoli che mi sembrano interessanti e che non ricordavo neanche di avere scritto: se ti va di dare un’occhiata… 😉

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  21. Ho visto che i commenti sono 90, quasi da non aggiungere null’altro.
    Anche perché, senza leggere interventi e repliche, si rischia di dire qualcosa di già espresso da altri.
    Dico solo che mi fa piacere per te che ti sia levata di torno una persona così, soprattutto che lui ti abbia lasciata perdere senza avanzare pretese, come troppo spesso capita di constatare.
    Se poi il motivo per un simile ed irragionevole comportamento è derivato solo da crisi di astinenza da nicotina, fenomeno che non saprei affatto valutare, poco cambia, si è comportato da calci nel culo!
    Ma spero ora per te che non sia affatto l’ultimo, io ti aspetterò nell’altra vita lo stesso, come promesso!
    Ciao carissima, un abbraccio fortissimo con l’augurio di una settimana positiva!

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    • @Sergio: mi ha lasciato in pace? Non ha avanzato pretese? Mi ha continuato a cercare, e a pretendere che tornassimo insieme – con addebito a me della colpa della separazione ovviamente – per anni e anni, fino a venti giorni prima che morisse (e non mi ha tampinato anche in quei venti giorni solo perché era in vacanza).

      Me lo ricordo quell’ultimo incontro… forse l’errore è stato accettare un incontro amicale, una scampagnata. Aveva appena comprato l’automobile nuova, e me la voleva mostrare.

      L’idea di una gita non mi dispiaceva – anima ingenua! – e così accettai. Quando lui si ripropose, per l’ennesima volta, dopo anni e anni di no categorico, mi irrigidii e con gli occhi come lanciafiamme gli dissi: “Tu mi hai lasciato. E ti ricordo la determinazione e la ferocia con cui mi hai lasciato”.

      La parola “ferocia” deve averlo fatto uscire di testa, e replicò che la colpa era mia e lui era stato costretto a lasciarmi perché io “me ne andavo a destra e a manca” (circostanza ovviamente mai avvenuta, MAI, neanche una volta col pensiero). A quel punto gli dico che non ci sono i presupposti neanche per una gita amicale (presupposti che, tutti voi obietterete, ma soprattutto Barbara, non c’erano neanche prima), di girare la macchina e riportarmi a casa. Lui gira la macchina, gelo durante la strada di ritorno, neanche una parola.

      Sotto casa apro la portiera, lui mi riguarda e mi dice, quasi supplicante: “Hai detto che ti ho lasciato con ferocia”. Io rispondo “Complimenti per la macchina nuova”, chiudo con poca delicatezza la portiera e me ne vado a casa.

      Neanche un mese dopo ricevo la telefonata che mi comunica che è deceduto in seguito a un incidente.

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    • Spero tu abbia pensato che ci abbia preso troppo gusto a calcare il piede con l’auto nuova e nulla di differente! Anche se non avrebbe fatto differenza, in quanto responsabile delle proprie scelte ed azioni!

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  22. veramente ad una prima lettura, sicuramente troppo veloce da parte mia… sembrava fosse accaduto un incidente d’auto subito dopo il pranzo. magari a seguito della mancanza di stabilità del mezzo dato dalla portentosa sportellata.

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    • Tra il pranzo e l’incidente sono trascorsi otto anni… e poi, ma che stai dicendo, se ho scritto che giorni dopo ha telefonato per spiegarsi e dare tutta la colpa al fumo!

      E poi non era un pranzo, era un cena… altro che lettura frettolosa!

      E poi… e poi… (la canzone non allude a niente, la posto solo per il ritornello “E poi…” 😛 )

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  23. ma cosa gli farà mai questa diemme agli uomini. sembra che non possano fare a meno di lei… la tampinano, gli si accampano sotto casa e non solo…..
    una mangiatrice di uomini?
    una femmina letale e fatale?
    una abilissima incantatrice o una vittima di maniaci stalker?????

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    • @Lutring: non saprei, in realtà mi lasciano sempre loro. E’ il perché mi vengano a ricercare che non mi è chiaro.

      Con uno però mi vendicai proprio per bene: anche lui era uno che “pretendeva” di tornare assieme. Non era di Roma, e fissando un appuntamento al telefono intimò (intimano pure loro, invece di coprirsi il capo di cenere!) di non telefonare per disdire, e riattaccò.

      Io telefonai immediatamente per disdire, lui non rispose, ma mentre lui era alla stazione ad aspettare, esattamente in quel momento, io ero tra le calde e affettuose braccia di qualcun altro (per tutto il resto c’è Mastercard 😛 )

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