“Tolto da questo mondo troppo al dente”

Aldo Fabrizi, attore italiano (1905 - 1990)

Presa da pensieri assertivi e costruttivi, ieri pensavo a qualcosa di carino per un mio eventuale epitaffio. Eh sì, perché nella vita bisogna essere previdenti, e prima che qualche solerte parente s’inventi qualche cazzata che annulli d’un sol colpo quel poco che posso aver fatto nella vita, tanto vale che provveda in piena autonomia anche a questo, visto che “chi comanda e fa da sé sarà servito come un re”, e “chi vuole vada e chi non vuole mandi”. (C’è pure “Chi fa da sé fa per tre”, questo me l’ero dimenticato 😉 )

Dunque, da persona seria quale sono per prima cosa mi documento, chiaramente ne voglio uno allegro, che di mortorio al camposanto ce n’è già tanto. Rinuncio a chieder consiglio ai detrattori, visto che in vita le loro detrazioni me le faccio scivolare sì addosso con estrema noncuranza ma un domani, con meno libertà di scrollare le spalle e con parole incise nella pietra, potrebbe risultare un po’ più oneroso. 😆

Dunque, vado a documentarmi, e trovo l’epitaffio di un tizio che sul più bello ci ha lasciato le penne per overdose di Viagra: “Com’è venuto, se n’è andato”: mmmh, questo va bene per i maschietti, per le femminucce pare inadatto.

Sulla tomba di Walter Chiari pare ci sia scritto qualcosa del tipo “Amici, non piangete, è solo sonno arretrato!”, e pure questa ci potrebbe stare, mica che non sarebbe vera!

Oddio, questo post rischia di essere provocatorio, come il suocero di una mia amica che disse torvo a figli e nuore “Voglio vedere quando sarò morto come farete!” e una delle nuore pronta: “Lei intanto pensi a morire, che noi poi in qualche modo ci arrangiamo”.

Oggi sono blasfema. Oggi sono decisamente blasfema.

Va beh, nel caso, scriveteci “Ringrazio questo mondo per l’accoglienza: tutto sommato, non sono stata malaccio”. Autorizzo i sempre famosi e onnipresenti detrattori a festeggiare, conferendo nel contempo loro l’incarico di tirare su il morale agli altri.

A chi mi ha voluto bene, un invito a tenermi in vita dentro di sé, ma sempre col sorriso e la voglia di guardare avanti.

Er mortorio (di Aldo Fabrizi)

Appresso ar mio num vojo visi affritti,
e pe’ fa’ ride pure a ‘ st’occasione
farò un mortorio con consumazione,
in modo che chi venga n’approfitti.

Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,
‘gni cannela dev’esse un cannellone,
li nastri – sfoje all’ovo e le corone
fatte de fiori de cocuzza fritti.

Li cuscini timballi de lasagne,
da offrì ar momento de la sepportura
a tutti quelli che “sapranno” piagne.

E su la tomba mia, tutta la gente
ce leggerà ‘sta sola dicitura:
“Tolto da questo mondo troppo al dente”.

( Sonetto “Er mortorio”, di Aldo Fabrizi, da cui è stato estratto l’epitaffio scritto sulla sua tomba al Verano “Tolto da questo mondo troppo al dente”)