
Ieri era la giornata dei nonni e vabbè, in nove anni di blog dei miei ve ne ho parlato tanto, ma mi chiedevo, che nonni ha avuto mia figlia?
Devo dire che mia madre, che così tanto (troppo!) ha sbagliato con me, come nonna si è riscattata. E’ stata una nonna di quelle delle fiabe, tutta coccole e dolcezza, la nonnina che fa i biscotti in casa e prepara il cestino della merenda, cuce l’abito ma soprattutto la maschera per carnevale, vizia, coccola e consola. Io mi appello molto a questo, cerco di farne un mantra per poterla perdonare anche se, ahimé, non ci sono ancora riuscita.
La Lobot? La Lobot per due anni praticamente non l’ha vista, probabilmente soffrendone, ma si era incartata in una situazione da cui non sapeva come uscire: ricordate? Aveva giurato che non mi avrebbe più parlato – e non avrebbe più messo piede in casa mia – fino a che non le avessi porto le mie scuse. Ovviamente, ancora sta aspettando.
Da quando poi Attila ha incominciato un po’ a prenderla e a portargliela, c’è stato sempre un rapporto particolare, come se amasse quella parte che era figlia del figlio, abbenché ai suoi occhi rappresentasse una palla al piedi per il suo pargolo, e detestava tutt’altro che nascostamente la parte che era figlia mia. Per mia figlia, che mi adora, era una presenza sgradevole, ogni volta che la vedeva, ancor prima di dirle buongiorno, la nonna le vomitava addosso tutto quel veleno che avrebbe voluto vomitare addosso a me, e chiaramente la bimba ci soffriva. Non mancava di spiegarle che razza di mostro io fossi, come avessi rovinato la vita di suo figlio, e come sarebbe stato meglio per tutti io fossi sparita dalla faccia della terra.
Io credo che il cambiamento c’è stato quando il figlio è tornato a vivere con lei: è come se improvvisamente m’avesse capita, si fosse resa conto del divario tra l’immagine romantica del figlio che lei aveva in testa e la realtà quotidiana. Ovviamente questa è una mia interpretazione, ma tanto dubito che ci sarà modo di sentire la sua versione.
Piano piano si è creato tra nonna e figlia un rapporto di stima, di complicità nelle preoccupazioni per Attila (con cui lei non sapeva con chi sfogarsi evidentemente, e mia figlia era il suo interlocutore d’elezione).
Oggi, probabilmente, alla stima distaccata si è aggiunto anche l’affetto e direi che, tutto sommato, il rapporto funziona; per mia figlia la nonna è un bel modello di persona forte e combattiva, piena di vita, e che non s’arrende assolutamente mai.
Mio padre, purtroppo, non ha avuto modo di conoscerlo, è morto pochi giorni dopo la sua nascita, stroncato da un male incurabile, mentre l’altro nonno… con lui c’era un rapporto dolcissimo, che è durato fino alla sua morte che, se solo avessero dato retta a mia figlia, probabilmente sarebbe stata evitata.
Ancora oggi mia figlia ricorda con amore e tenerezza quel nonno paziente, dolce, bonario, che tanto ha giocato con lei!
Nonni, patrimonio dell’umanità ❤
Update: questo articolo è stato pubblicato per la prima volta il 3 ottobre 2016, poi sempre ritirato e riprogrammato per l’anno successivo perché si era andato a sovrapporre a qualche altro articolo cui non volevo togliere visibilità: quest’anno però lo lascio, promesso!