Per la prima volta da quando è iniziata questa emergenza Covid mi sono trovata a piangere sommessamente calde lacrime, appresso a una dottoressa, stremata dalla fatica, che raccontava il blitz di negazionisti nell’ospedale.
Forse non era la prima volta che mi veniva il groppo in gola per la situazione Covid, la prima è stata a marzo, in ufficio, quando un collega mi raccontava di un conoscente andato a Milano per un intervento di routine, che aveva contratto il Covid e stava morendo là, solo come un cane, con la famiglia qua bloccata e disperata.
Abbiamo affrontato la situazione con misure drastiche, e ce l’avevamo praticamente fatta, sia pure a un prezzo elevatissimo: famiglie in ginocchio, negozi prossimi al fallimento, situazioni veramente terribili, ma i contagi a un certo punto, finalmente, avevano iniziato a calare in maniera significativa e costante.
Ce l’avevamo quasi fatta ma… la gatta presciolosa fece i gattini ciechi, e credo che tutte le persone con un minimo di buon senso abbiano pensato che il “tanaliberatutti” sia stato dato troppo frettolosamente: incoscienza, pressioni economiche? Queste ultime sicuramente, ma potevano essere gestite, con un cordone sanitario in entrata e in uscita, e soprattutto con un comportamento responsabile da parte di tutti i cittadini e questo, ahimé, è quello che è drammaticamente mancato.
Per mia esperienza personale devo dire che queste persone, assolutamente incoscienti e prive di rispetto per il prossimo, sono difficilissime da evitare, ti piombano addosso con la loro sicumera, magari con un sorriso aperto, raccontandoti – e quindi tante chiacchiere con tanto di sputazza – come il Covid non esista, e sia tutta una montatura politica.
Sull’altro fronte i medici, che da mesi lottano DA SOLI in questa situazione, che al massimo abbiamo ricambiato con una cantatina in balcone, senza davvero impegnarci a far sì che il loro carico fosse più sostenibile, senza impegnarci davvero affinché il loro sovrumano sacrificio non sia/sia stato inutile.
Ore in ospedale bardati, senza poter bere, senza urinare, perché bardarsi e sbardarsi non è così immediato, né senza rischi, senza respirare per le ore e ore di bardamento, ed ecco che negli ospedali irrompono i “negazionisti”, per dimostrare che non è vero niente. Sì, negazionisti è il termine esatto, non negano il virus, negano la sofferenza umana, negano le morti, negano l’abnegazione di chi lotta in prima linea per salvarci.
Ma questi negazionisti hanno un’arma in più, perché possono ancora incidere sulla realtà, non stanno negando il passato, stanno negando il presente, e la loro influenza e il loro comportamento amplificano i contagi e moltiplicano i morti. Loro non si limitano a negare l’esistenza del virus, stanno svilendo il lavoro dei medici, il dramma degli ospedali, e stanno provocando l’aumento della spirale dei contagi: i negazionisti sono assassini, e non ritengo il termine eccessivo.
#unacantatinainmenounamascherinainpiù