Ho veramente poca voglia di scrivere, soprattutto su una questione come questa, una tragedia che ha posto fine DELIBERATAMENTE alla vita di 14 persone (e benedette misure anticovid, altrimenti sarebbero state molte di più!)
Ho poca voglia di scrivere sulla rapacità umana, a que “sorvolare” sulle misure di sicurezza “tanto che vuoi che succeda”, a noi non basta la tragedia del Vajont, e non basterà Stresa.
Ricordo un’altra tragedia, di cui mi sfuggono i riferimenti in questo momento, un aereo fatto ripartire senza manutenzione, rappecettato con mezzi di fortuna: il pilota non voleva partire, l’hanno obbligato, il pilota e tutti i passeggeri sono morti, chi ha deciso quella partenza è vivo e vegeto.
Oggi una mia conoscente ha scritto un pezzo drammatico sul piccolo Eitan e il valore della vita, io non ho neanche finito di leggerlo, non ho voglia di scrivere, e non ho voglia di leggere.
Mi sento disarmata di fronte alla pochezza umana, all’incoscienza, alla cupidigia infinita e dissennata, a un’insana rapacità senza morale, e a queste pene previste davvero esigue rispetto alla colpa: hanno ucciso 14 persone, le hanno uccise deliberatamente. E’ come quando uno si mette alla guida ubriaco o drogato, non è un incidente se succede qualcosa, è un miracolo se non succede, e qui è la stessa cosa, una strage deliberatamente provocata.
Ora mi chiedo perché chi uccide una persona si becca 30 anni e chi ne uccide quattordici al massimo 10? Come si può ritenere che chi preme il grilletto uccide intenzionalmente e chi invece blocca due freni di sicurezza di una funivia no?
Non voglio scrivere su questi assassini, voglio solo guardare, con lo sguardo vuoto, il nulla davanti a me chiedendomi perché.