
La battaglia di Marignano, acquaforte di Urs Graf, mercenario svizzero.
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Un generazione fortunata la nostra, un periodo di pace tanto lungo, forse il più lungo che l’umanità abbia mai vissuto.
Ci siamo illusi di esserci civilizzati, di non avere più mire espansionistiche, ma progetti di crescita e cooperazione.
Con tutti i suoi limiti, un mondo globalizzato non era poi una brutta cosa, ognuno cittadino del mondo, viaggi, scambi, social che univano al di là dei monti e degli oceani.
In alcuni paesi la guerra non è mai finita, ma ci sentivamo lontani, abbiamo protestato e pianto per il Vietnam, ma era comunque lontano.
Si diceva, nei tempi moderni, che delle nazioni in guerra almeno una delle due era islamica, e penso sappiate come la penso sull’argomento, ma questa no. Questa è diversa, non è lontana, non è islamica, non coinvolge culture così diverse dalla nostra. Oppure sì. Oppure no.
So di non sapere.
Leggo di Ucraina bombardata e popolazione ucraina in fuga, gente che fugge coi vestiti che ha addosso, abbandonando tutto e tutti. Leggo di russi arrestati perché hanno osato manifestare contro la guerra: “Non c’è la guerra” tuona la Russia, si tratta solo di un’ “operazione militare”.
Sui social c’è chi si schiera da una parte e chi dall’altra, leggo le ragioni di tutti, a volte “ragioni” irragionevoli (perdonate il voluto gioco di parole), e penso a quei versi di Quasimodo, tragicamente attuali, che recitano:
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Dicono che gli ucraini durante l’ultima guerra ne abbiano sterminati tanti e non meritano pietà, ma come possono gli uomini di 77 anni dopo essere quelli che si macchiarono all’epoca di un qualsiasi crimine? Forse che le colpe dei padri ricadono sui figli? Meritano oggi di essere sterminati per una questione di colpevolezza del DNA?
Non capisco quello che sta succedendo, anche se a me sembra solo che sia stato invaso uno stato libero e sovrano per motivi che ignoro, ma questa la tengo come mia opinione, non voglio fare l’ultracrepidaria parlando di cose che non so, posso parlarvi di sentimenti umani di profughi e di sfollati, ma anche di chi è costretto a sparare al proprio fratello e non gli è concesso dissentire, ma non di ragioni di guerra, non di moventi economici, politici, espansionistici, o forse pure solo deliranti ma c’è chi dice lungimiranti: no, di questo non so dirvi.
Mia nonna, a questi propositi, avrebbe solo detto “Dio non ce lo faccia mai provare”, ma non posso ignorare che c’è chi lo sta provando.
Preghiamo.