Che dite, dopo 8 anni che spiattello i fatti miei in rete, potrò aprirmi una pagina fb come personaggio pubblico?
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Non ho nome né volto: ti ricordi di me?
Ho fatto un giro su fb, alla ricerca di alcuni amici, e ho realizzato che oramai quasi tutti hanno avuto un attacco di privacy acuto e hanno cercato di cancellare ogni traccia della precedente sovraesposizione.
Questo, lo capirete, rende pressoché inutile l’esistenza di fb, almeno nel suo scopo principale di far ritrovare la gente che si era persa.
Prima, lo ammetto, era fin troppo facile andare ovunque e farsi un pacchetto di affari altrui, la gente scriveva pure se andava al gabinetto postando foto a corredo (vabbè, sto esagerando, ma capite il concetto), adesso invece è diventato impossibile capire se la persona che corrisponde a un dato nome e cognome sia o non sia quella che cerchiamo. Con le liste degli amici coperte, poi, è difficile verificare, sempre allo scopo di scoprire se si tratta del nostro uomo (o della nostra donna), se tra gli amici sono presenti familiari, amici comuni, una traccia qualsiasi.
Niente foto (ammesso che dopo venti o trent’anni uno si riconoscerebbe), niente indicazione neanche dell’anno di nascita, della città di residenza, niente di niente di niente.
Ora, se io cerco Maria Rossi (vabbè, facciamo Francesca Bianchi) e me ne escono fuori venti, con una sagoma anonima e nessuna altra indicazione, né di scuola, né di città, né di titolo di studio, professione, scuola frequentata, come mai potrò individuare se è la persona che sto cercando?
E allora, mi spiegate a che serve fb?
NB: ho notato che queste chiusure ermetiche sono state adottate anche da persone che in passato si erano davvero sovraesposte, mettendo pure recapiti personali, e penso proprio che in qualche brutta esperienza siano incappate: ma insomma, dalle stelle alle stalle?
FB e la comunicazione veloce
Leggo oggi su fb questo commento lasciato da un caro amico:
Sinceramente preoccupato. Facebook ci sta abituando a non scrivere nulla, a mettere un “I like” alla fine di discorsi triti e ritriti e, se va bene, a condividere una foto o un breve testo. Ma è possibile che nessuno riesca a prendersi la responsabilità di scrivere quello che pensa, e non farselo pensare e scrivere da altri? Che cavolo di condivisione è copincollare pensieri altrui? Possibile che non si riesca a fare uno sforzo, e mettere per iscritto i nostri pensieri, i NOSTRI, non quelli di chissà chi? Possibile che abbiamo bisogno di usare frasi fatte per dire che siamo arrabbiati, delusi, sfiduciati, allegri felici, innamorati, stanchi? Possibile che non sappiamo scrivere semplicemente “ti voglio bene” oppure “mi hai fatto incazzare”? Davvero dobbiamo sempre delegare ad altri la traduzione della nostra vita in parole? Sempre? Cos’è, forse paura di esser presi sul serio? Paura di far scoprire quello che pensiamo davvero? Bisogno di nascondersi dietro al dito di una pagina preconfezionata, come quando su Word vai a cercare frasi fatte per auguri che ci tocca fare, forse, ma non vorremmo? Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo preso la penna (ma va bene anche la tastiera, eh) e abbiamo detto con parole nostre cio’ che volevamo dire, senza bisogno di cercare in rete qualcosa e poi pigiare “condividi”?
Ora, voi che mi seguite qui sapete che le parole non mi mancano, ma su fb anch’io comunico in quel modo. Io e fb abbiamo avuto alterne vicende (qui e qui), ma insomma, ora ci sto. Tanto tempo per starci non ne ho, e francamente, di raccontare i casi miei passo passo, mezza riga per volta, faccio la doccia, sono incazzata, oggi c’è il sole, non è che mi attiri tanto. Principalmente lo uso per la chat, mi piace il contatto diretto, anche se pure in chat ci sto poco e niente, per il resto sì, leggo, prendo atto (e il prendere atto si traduce spesso in “I like”), e ancora sì, se leggo qualcosa in cui credo, che rispecchia il mio pensiero, lo condivido: perché mai dovrei pormi il problema di scriverlo io? Siamo tutti sotto uno stesso cielo, i problemi, i sentimenti, le esperienze degli esseri umani credo che siano gli stessi dai tempi di Adamo ed Eva, e allora, perché dovrebbe essere poco originale, o manifestazione di paura di esprimere un proprio pensiero, il condividere un qualcosa che esprime sicuramente qualcosa da noi, dal momento che la condivisione nasce proprio dal fatto che ci piace e ci rispecchiamo in quelle parole?
Facebook, I like you :)
E va beh, ci ho ripensato, capita di cambiare idea no?
Lo ammetto facebook non mi piaceva, e tuttora non sono una “feisbucchiana”: non posto mai niente, non ci sono mie foto (se non una ‘nonfoto’ di 18 anni fa), non racconto la mia vita (per questo basta il blog!) ma… ma è comodo.
Intanto le persone che lo nutrono danno un sacco di informazioni utili, oppure inutili ma divertenti e insomma, sono letture piacevoli.
In secondo luogo la comodissima chat. Gli amici che ho su fb sono amici, non sconosciute figurine dell’album Panini, e trovarne uno in linea è sempre un piacere, sia pure per uno scambio veloce (di più non posso, se non con l’amichetta del cuore 😉 ).
Quando leggo belle cose, massime e pensieri di saggezza, vedo vignette divertenti, o vengono suggeriti articoli interessanti, con un solo clic (vabbè, due) condivido, e mi sembra un patrimonio messo in comune.
Come per tutte le cose, non è quello che si fa, ma come si fa. Non è lo strumento ad essere buono e cattivo, ma come lo si usa.
Insomma, il progresso è inarrestabile, viva anche fb (anche se Twitter non so ancora neanche cosa sia… 🙄 )