Se Miriam Maisel (“La fantastica signora Maisel”) ha avuto successo come comica raccontando i drammi della propria vita, non vedo perché io non potrei avere lo stesso successo raccontando quelli della mia, che è davvero mooooooooolto divertente. In effetti quando racconto qualcosa in ufficio o alle mie amiche si spanciano dal ridere, e allora perché non coinvolgervi nell’esilarante mondo della fantastica signora Diemme?
Ho raccontato per prova come si svolge il risveglio in casa mia a una mia amica che alla fine aveva le lacrime agli occhi dal ridere, e allora ve lo ripropongo.
Tanto per cominciare caliamo un velo pietoso sul come dormo la notte, sappiate solo che mi alzo con le ossa rotte. Mi salva la stanchezza che mi consente di dormire in qualsiasi posizione, pure ripiegata in tre come i contorsionisti quando negli spettacoli devono far finta di essere stati tagliati a pezzi e si accartocciano in un quadratino di spazio, che è più o meno quanto mi è concesso.
Dunque, tiro su un braccio e una gamba che penzolano da un lato, guadagno faticosamente l’altra sponda del letto – spesso a costo di improbabili esercizi ginnici – e finalmente metto i piedi a terra.
Per “a terra” intendo “a terra”, se mi va bene, ma c’è il fortissimo rischio di infilarne almeno uno in un piatto, perché mia figlia ha l’abitudine di portarsi la cena in camera mia, mangiare accanto a me mentre io cerco di dormire, e poi poggiare il piatto in terra mentre continua a interrogare il telefonino. Forse l’intenzione è di riportarlo in cucina una volta che si alza, ma tant’è che il più delle volte rimane a terra e bisogna pregare che la cena non sia stata una zuppa lasciata a metà.
Schivato il piatto bisogna cercare le ciabatte, lasciate la sera ai piedi del letto l’una accanto all’altra, ma evidentemente partite nottetempo per viaggi esotici. Generalmente almeno una si trova quasi subito, per la seconda bisogna cercare un po’, ma alla fine perlopiù salta fuori anche lei: non pensiate che la seconda sia la compagna della prima, più probabilmente è dello stesso lato, vale a dire: o trovo due destre o trovo due sinistre.
Attenzione: prima di calzare le due ciabatte è opportuno ribaltarle ed eventualmente svuotarle, perché è molto probabile che, sempre nottetempo, qualcosa sia caduto da qualche mobile e vi sia finito dentro: più di una volta mi è capitato di ritrovarmi sulla punta un fermaglio, o una limetta, una forcina o una boccetta di smalto.
Una volta finalmente calzate queste benedette ciabatte (ribadisco, di due forme diverse, due colori diversi, ma rigorosamente due destre o due sinistre) mi reco al bagno, che trovo rigorosamente e solidamente occupato: l’aspetto è buono è che riesco almeno a recuperare la mia ciabatta e ricomporre la coppia, ma per tutto il resto dovrò aspettare.
Rassegnata mi reco in cucina per preparare il caffè, e questi sono solo i primi cinque minuti della mia giornata…