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Crescerti

100

Beh, il 100 l’abbiamo preso. Tutto sommato non siamo neanche troppo stupiti, non ti servivano neanche i cinque punti di bonus per raggiungerlo, sarebbe stata una cattiveria non dartelo ma si sa, la suspance c’è sempre. Che poi, i vostri quadri sono stati gli ultimi a uscire, tutti sapevano già i propri voti, anche nella vostra scuola, mancava solo la vostra classe (forse perché la più numerosa, e l’ultima a finire le interrogazioni).

Ma va bene così, tutto questo ormai è passato. Peccato che ti abbiamo rovinato anche questa gioia. Non io naturalmente, ma il grande Attila, il mega distruttore di uomini e cose, situazioni e sentimenti. Ieri poi non aveva proprio nessun senso la sua scena, ma chissà da quanto se la covava, chissà chi – o che – l’aveva sobillato.

Probabilmente ha qualche sgrinfietta tra le mani, e gli servono soldi per portarla a cena fuori e allora che si fa? Si risparmia sulla figlia.

Ieri era stata una giornata serena e tu, finiti gli esami, era tranquilla, ti stavi rilassando, recuperavi forze e serenità dedicandoti ai tuoi hobby; io stavo trattando tuo padre così bene che mi hai addirittura rimproverato di ringraziarlo troppo, che in fondo stava facendo il suo dovere, quello che dovrebbe fare ogni giorno (beh, io sono abituata che se mi fanno un favore, fosse pure portare un bicchiere d’acqua, dico grazie, è normale educazione).

Alla fine mi aveva proposto di guardare un film insieme, e avevo persino accettato. Mi sono permessa, prima che andasse via, di ricordargli che mi doveva ancora il mensile per te (ieri era già l’otto!) e… non l’avessi mai chiesto!

Fermo restando che mi dà briciole, e che io li prendo per punto, visto che sei figlia anche sua e deve far fronte alle sue responsabilità, non avevo idea di cosa gli sarebbe uscito da quel letamaio di bocca! Che io mi arricchisco alle tue spalle, che tu – povera Cenerentola! – vivi di straccetti e bricioline, e che gli dovevo fare l’elenco di quello che avevo speso dall’inizio dell’anno. Il tutto, chiaramente, davanti a te, povera creatura mia, imbarazzatissima e mortificatissima.

Io mi sono rifiutata di dargli qualsiasi spiegazione, visto il suo contributo modestino, occasionale, che rappresenta veramente il minimo per i bisogni primari (e meno male che io sto bene e non mi serve niente, sennò saremmo state fresche!). Mi pareva oltremodo piccino, meschino e volgare stare a ricostruire quello che davvero è il consumo base (e poi, poteva pure chiederlo a sua madre quanto costa un figlio, visto che a 54 anni le sta ancora sul groppone!). Gli ho detto che spiegazioni non gliene avrei date, ma che poteva non darmi più nulla, che da tempo avevo intuito che c’era una qualche stronzetta in circolazione per far bella figura con la quale avrebbe tolto il pane alla figlia. Non mi desse niente, ma chiaramente a una condizione, quella di sparire: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, non può non provvedere alla figlia e pretendere di stare in buoni rapporti con me e accamparsi dentro casa mia. In fondo ora sei grande, ora pure libera da impegni scolastici, può incontrarti ogni volta che vuole, senza bisogno che io mi sorbetti la sua orrida faccia da schiaffi…

***

Pensate che gli sia stato bene l’essere sollevato dall’incombenza di mantenere la figlia? No, lui vuole avere la coscienza a posto, vuole dimostrarmi che mia figlia non mi costa niente, e continuava a chieder conto, a fare somme e sottrazioni (insomma, se voi avete problemi a mantenere i vostri figli, mandateli pure da lui, che con 50 euro al mese ve li fa crescere come fiori!).

Avete presente la goccia che ha fatto traboccare il vaso? A urlare non mi ci fregherà più, ho pagato un prezzo già troppo alto, e poi con lui ogni discussione è inutile, è un disco rotto, non ci sono argomentazioni che tengano, se pure avessi speso diecimila euro per la figlia il giorno prima avrebbe obiettato che nei diciotto anni precedenti era cresciuta innaffiata dall’acqua piovana, e davvero, diventava tutto talmente meschino e volgare che non sono voluta cadere nella trappola (e, in effetti, non ci sono cascata). Me ne sono andata intimandogli di sparire PER SEMPRE, e stavolta l’ho giurato che non lo voglio più vedere (come dice mia figlia, “tu giuri per mantenere a freddo le decisioni prese a caldo”).

La sentivo che difendeva la mia causa, che non le ho mai fatto mancare niente, cercava di ricostruire le spese più grosse, dall’ortodontista (a botte di migliaia di euro) ad altri medici specialisti (che tra visite, analisi e medicine sono andate vie centinaia di euro, e meno male che sta bene!), tasse scolastiche, occhiali, lenti a contatto, libri, regali ai suoi amici per i vari compleanni, etc. etc. etc (ultimamente ha avuto anche un nuovo materasso speciale): sono andata là e le ho intimato di smettere, che i soldi spesi per lei sono un problema nostro, non suo, lei non si deve stare a sforzare a ricostruire ché io non ho nessun bisogno di rendere conto a quel mentecatto di suo padre. Avrei al massimo dovuto portargli delle pezze d’appoggio se gli avessi chiesto un qualsivoglia contributo per le spese extra, ma così non è stato (a proposito, dopo l’esame di mia figlia, ho invitato qualcuno per festeggiare a pranzo, e lui semplicemente è venuto con noi, si è accomodato, e ha dato per scontato che pagassi io, neanche ha fatto la mossa!)

***

… ma torniamo a te, Sissi adorata. Piangevi ieri sera, singhiozzavi e stamattina, il grande giorno, ti sei svegliata a pezzi. Meno male che il vedere i quadri e le feste che ti hanno fatto tutti ti hanno ridato il sorriso e l’energia.

Mi ricordo un mio amico, che quando rimasi incinta mi disse “Il problema non è crescertela da sola, lo fanno in tante, si fa. Il problema è crescertela con lui tra i piedi, lui che rema contro, lui che toglie l’aria”. Mi hai fregato con la tua adorazione per questo padre, che un giorno o l’altro mi spiegherai che ci trovi (ma non chiedermi, ti prego, di spiegarti che ci trovai io!).

Crescerti è stata dura, tra mille difficoltà, prima fra tutte lui, ma è stato anche un onore e un privilegio. Sei una fonte di gioia senza fine, e anche i tuoi insegnanti mi sono venuti incontro a dirmi che è stato un onore e un privilegio, oltre che un enorme piacere, averti come studente, che all’esame hanno fatto la ruota come i pavoni, ma non è solo quello.

Mi ricordo la tua insegnante di ginnasio, come sottolineava che, oltre alla grande preparazione, avevi una grande educazione, un grande rispetto per tutti, ma soprattutto un grande cuore, sempre pronta ad aiutare tutti (mi fece tenerezza il tono quasi di sorpresa con cui aggiunse “Ed è anche bella!”  🙂  ).

Ti ha rovinato anche questo giorno. Come ti rovinò la festa dei tuoi diciotto anni. Ora avrai davanti a te anni di strade da percorrere, traguardi da raggiungere, successi da raccogliere, e spero che non dovranno essere tutti così miseramente inquinati da quell’individuo.

Per me, la strada con lui si separa qui.

E ancora auguri per il tuo bel 100/100, ci hai fatto un gran regalo, che io mi sono guadagnata anche con giorni e notti accanto a te, a fare (pardon, solo collaborare a fare!) ricerche, impaginare tesine, raccogliere sfoghi, mentre lui va in giro tronfio e basta. Parassita fino alla fine.

Il pianto dell’ex

E va bene, non saranno tutti uguali, ma ho proprio l’impressione che di ex che se ne infischino di passare soldi per il mantenimento dei figli ce ne siano proprio tanti!

Ci sono quelli che semplicemente spariscono, e chi s’è visto s’è visto. Ci sono poi quelli che restano nei paraggi, e piangono sempiternamente miseria.

Nella loro testa magari è alla ex che non vogliono dare i soldi, come se questa se li spendesse in belletti, senza rendersi minimamente conto di quanto costi mantenere un figlio.

Poi magari, per mettersi la coscienza a posto, questi padri gratificano direttamente il figlio, con giostre, cinema e caramelle, come se questo fosse un contributo ai bisogni del bambino, visite mediche (e quanto costano le cure ortodontiche!), abiti, cappotti, scarpe, libri di scuola, gite ed extra vari, regali per le varie feste cui è invitato…

Io non so voi ma con mia figlia, che non chiede niente, è molto spartana e ha esigenze prossime allo zero, l’esborso è continuo (fa pure un sacco di esami di certificazione, e pure quelli costano).

Ieri il minus habens mi ha telefonato, comunicando che progetta di mandare (lui, eh?) la figlia all’università, se non proprio all’estero almeno fuori Roma, visto che a lui La Sapienza non piace. Gli ho chiesto se questo atto magnanimo intendeva farlo con le mie tasche, e lui mi ha risposto che sono il solito registratore di cassa.

Certo, lui è generoso, un poeta, peccato che poi i conti arrivino tutti a me: anni e anni di terapia ortodontica, tanto per dirne una, pensate che a lui siano mai costate una lira, o euro che dir si voglia?

Libri di scuola? A forza di fiato e richiamato dall’avvocato ha comprato i libri per gli ultimi due anni (considerando che molti sono validi per il triennio, e quindi li avevo già acquistati io l’anno precedente).

La cifra che lui liberalmente elargisce, ha detto una mia amica magistrato che è quella che generalmente viene assegnata a un disoccupato, non a uno con un lavoro regolare e una bella proprietà immobiliare (e credetemi, ogni mese gli vanno chiesti, e va avanti ad “anticipi” perché non ce li ha mai tutti insieme, uno stillicidio!).

Di tutto questo a me non importa un fico secco, grazie al cielo non ho bisogno e la figlia l’ho sempre vissuta come esclusivamente mia, non mi pesa provvedere a lei, ma quello che mi pesa è dovermi sorbire il suo pianto di miseria perenne, quello sì che mi urta!

Tempo fa è venuto da me a strapparsi in capelli per 6000 euro di IVA che doveva pagare.

“6000 euro?” faccio io.

“Sì, risponde lui piagnucolando, “sono disperato!” .

“L’IVA è il 20%?”.

“Sì”, continua a piagnucolare lui, “così tanto, ma dove li trovo, non ce la posso fare!”.

“Se il 20% d’Iva sono 6000 euro significa che hai fatturato 30.000 euro: perché per l’Iva vieni qui a piangere e per la fattura non sei venuto qua a ridere?”

Silenzio.