Promesse disattese

Il confessionale. Si. Eccomi a farne parte. Anche se…. il mio sarà differente però. Perché un confessionale è un posto dove ti scarichi la coscienza….. soprattutto per quello che sei, o ti senti colpevole. Ciò che finora non ho trovato. Almeno io la vedo cosi. Non vai a confessarti…… su peccati di altri. Sai Diemme, mi sembra un po’ come se facessi parte di quei cerchi di riabilitazione in gruppo, dove ti alzi in piedi e cominci a raccontare la tua storia con un:

– Ciao, mi chiamo Valentino e sono un…..

********

Mi considero essere un ateo curioso. Cioè…. voglio dire che m’interessano tutte le varie religioni senza trovare (e nemmeno cercare) una che soddisfa pienamente il mio spirito. Ma forse è meglio cosi. Quello che a me fa specie, è la totale concordanza in un “giorno del giudizio”, un giorno che ognuno di noi avrà quando…

…quando saremo giudicati per quello che abbiamo vissuto.

Da piccolo, avevo sempre fantasticato su questo giorno mio.

Immaginavo i giudici impassibili con le toghe e le auree sopra la testa…

I giurati che sono tutti vestiti di bianco. Anch’essi persone che nella vita non hanno mai peccato, ed hanno sofferto talmente che ora si trovavano in uno stato di purezza eterna. La sala del giudizio che ha l’aspetto di una cattedrale. Il pubblico diverso pieno di spiriti, angeli, e perché no, anche qualche demone. Ovviamente ci sarà qualcuno (magari un angelo, magari….no) che avrà il compito di difendermi. Per quello che ho fatto in questa vita. E ne ho fatte (quindi penso che avrà un compito moolto difficile). Credo che la sua strategia di difensore sarà quella di dimostrare che i miei peccati sono stati per incoscienza, o ignoranza, o insomma…. cercherà di accordarmi delle attenuanti. Ed io, che seduto vicino a lui, cercherò di dargli tutte le informazioni possibile su quello che è successo. Cosi…. lui potrà spiegare meglio l’accaduto…. a favore mio.

Sono sempre stato fuori casa. E’ il mio spirito, da vagabondo. Incurabile. Il fatto di partire per qualche posto sconosciuto mi dava adrenalina. Mi eccitava la fantasia. Conoscere altra gente. Capirla. Ammirarla, paragonarla con gli altri. Mentalità assimilate. Mio padre non approvava questa cosa. “Faresti meglio a fermarti, e mettere radici” diceva. Ma non ha mai tentato d’impedirmi nulla. Non avrebbe avuto senso. La mia mamma invece no. Lei era con tutta la sua anima vicino a me. “Vai, figlio mio, vai…. questo mondo freme d’impazienza perché tu lo conosca”. Ed io andavo. Ovunque.

Poi? Poi tornavo. Mia mamma si sedeva fianco a me…. e mi chiedeva di raccontarle. Tutto. Cosa avevo visto. Sentito. Vissuto. I suoi occhi assorbivano le mie parole e nella sua fantasia si creavano i mondi…. quelli che io avevo visitato. Le sarebbe piaciuto anche a lei vederli, lo sapevamo. Purtroppo… promesse… soltanto promesse

– Vedrai mamma, ti porterò.

Pensate, nella sua vita non ha mai visto il mare, nemmeno la montagna, ma conosceva (dai vari film) le varie strade di New York. Come si può arrivare alla Biblioteca Centrale, al Central Park, etc. etc…

13 aprile 2003
H. 23:55 (approssimativo)

Mi trovavo a Bologna. Avevo appena scaricato e mi restavano un paio d’ore a disposizione prima di tornare. Stavo parlando con lei al telefono.
– Allora, italiano mio, come va?
Sapevo che le sarebbe piaciuto sapere com’è là, a Bologna, che uomini sono, come sono. Ma la telefonata internazionale costa, perciò ci limitavamo a dire le cose necessarie. Siamo sani, stiamo bene, bla bla bla….
– Va bene, Valentino, stammi bene tu. Non fare stupidaggini ancora.
(Le avevo mandato in passato una foto fatta davanti al Colosseo, con un centurione che mi minacciava con la sua spada. E lei si era spaventata pensando che avevo combinato un casino)
– Si mamma, anche tu, stammi bene con la salute.
– Ok… non ti preoccupare. Ed ogni volta vienimi a cercare… mi manchi tanto.
– Eeeeh mamma, ora sai com’è. Non posso chiedere le ferie. Sto facendo la sanatoria (Bossi-Fini) e non posso lasciare il Paese.
– Capisco, disse lei un po’ pensierosa, comunque quando puoi….

14 aprile 2003
H 23:55
– Pronto? Chi è?
– Pronto…. ciao Valentino…. sono io, Stefano (mio fratello)
– Weee, fratellino, come va? Stai bene?
– Sì…. io sì.
– Allora son cont….
– Valentino, stai guidando?
– No, ora sono fermo, perché me lo chiedi? Hai paura che….
– No, ascoltami, ti devo dire una cosa….. siediti giù…..
– Cos’è successo?
– Ma sei seduto?
– COS’È’ SUCCESSO?
– ………………………………….. la nostra mamma……………………
– Noooo, non dirmelo…. ti prego.
– Purtroppo non c’è più…… mi dispiace.

Non sono andato al suo funerale. Avevo la scusa di essere intrappolato dalla sanatoria. Ma io so. So che nel mio egoismo non volevo vederla. Senza vita. Guardarla negli occhi, per l’ultima volta. Avevo paura della verità. Quella verità che mi diceva “Se tu fossi stato li…. vicino a lei…. non sarebbe accaduto”. Che non l’avrei permesso. Come non lo avevo permesso 30 anni prima. Quando, caduta nell’abisso dell’infarto aveva sentito il mio grido di bambino. Che la chiamava.
Disperatamente. Ed è tornata indietro.

Lo aveva fatto per me allora.

L’avrebbe fatto anche stavolta. Se FOSSI STATO VICINO A LEI. Se…….

Sono passati 7 anni. Alla periferia di Bucarest c’è un cimitero, Sant’Anna. Dentro, tra le migliaia di tombe e pietre funerarie si trova una croce. Di legno. Una croce che …. ogni anno…. su quella croce pende una busta. Con dentro…. varie foto. Parigi, Roma, Berlino, Monte Carlo…..
Nella vita…. per ogni cosa che si guadagna….si deve pagare un tributo.

Io…..ho guadagnato il mondo….

ma ho perso una mamma.

********
Anche se sono rimasto ateo, ci credo nel giorno del giudizio. Lo voglio anche.

Come dicevo prima, sono pronto a difendermi dai miei peccati. Con i denti.

Per tutti, soltanto per quello della storia di mia mamma no.

Chiederò anche al mio avvocato di stare zitto. E se dovrò scendere negli abissi dell’inferno, io lo farò. Ma prima, vorrei vedere mia mamma. 5 minuti. Per raccontarle ancora una volta. Il mondo visto. Quello vissuto. Ed i suoi occhi che brillano ancora ascoltandomi.

E finirò col dirle che c’è un mondo…. che magari non vedrò…. ma lei lo vive. Il Paradiso.

P.S. Un’ultima cosa. Cara DM, non voglio che questa confessione mia appartenga ad un ”UomoFasciad’Eta40-60″. Questa è mia. E io non ho paura (almeno non più) di essere sotto le forche caudine. Quindi la puoi firmare.

La mia risposta:

Caro Valentino,
veramente ad aggiungere parole a queste tue sembra di profanare un dolore privato, anche se questo tipo di rimorso è terribilmente comune tra chi ha perso un proprio caro.

Credo che nessuno di noi pensi mai alla morte di chi ci sta accanto, e quando promettiamo siamo in buona fede, “un giorno” manterremo quella promessa, e non ci rendiamo conto di non essere eterni e che “quel giorno” potrebbe non arrivare mai.

E’ una lezione che prima o poi impariamo tutti a nostre spese, e io pubblico volentieri queste tue parole sperando che possano far desistere qualcuno dal rimandare, e spingerlo all’azione, subito.

Soprattutto con gli anziani, non bisognerebbe rimandare mai; basterebbe, per evitare i rimorsi del “non detto” e “non fatto”, adottare poche semplici regole: se sentiamo il desiderio di sentire qualcuno, alziamolo subito questo benedetto telefono, e chiamiamolo. Se abbiamo desiderio di vederlo questo qualcuno, andiamo a trovarlo subito. Se c’è qualcuno che amiamo, a cui vogliamo bene, diciamoglielo, se dobbiamo chiedere scusa, chiediamola. Subito, non “un giorno”.

31 commenti

31 thoughts on “Promesse disattese

  1. @Valentino: vuoi sapere un’altra coincidenza? Per l’immagine a questo post stavo cercando di caricare un dettaglio del Giudizio Universale, e per aver digitato per errore un tasto diverso dalla G di Giudizio, mi sono ritrovata sull’immagine che vedii; l’ho trovata molto più azzeccata, mi ha ricordato proprio un’anziana mamma al telefono, che chiede notizie a suo figlio…

    Sarà, ma io vedo dappertutto “coincidenze”, come se qualcuno qua e là ogni tanto mi desse “un aiutino”…

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  2. Caro Valentino, ho sempre apprezzato la tua sincerità, affermare quello che pensi anche se può essere scomodo per chi ti ascolta.
    Questo perché hai sempre detto che in te non c’era l’intenzione di offendere ed io ti credo.

    Perciò anch’io voglio essere sincero commentando la tua confessione.

    Per prima cosa mi devi scusare se non ho ben capito se questo racconto significa per te lasciare uscire un ricordo particolarmente doloroso o l’ammettere qualcosa di cui ti senti colpevole.

    In ogni caso io, che non sono credente, che in qualche modo non credo in un mondo dei morti come il paradiso o cose simili. da dove ci giungono comunicazioni, protezione, dove un giorno ci ritroveremo, non credo neanche in un giorno del giudizio finale.

    E allora? Allora, senza voler entrare in discorsi che poco interessano qui, io penso che ognuno di noi possiede “un tempo”, un ciclo vitale prima di trasformarsi in altro (nulla si crea, niente si distrugge) e questo tempo può, entro certi limiti, essere modificato solo dalla persona che lo vive, con il suo atteggiamento rispetto alla vita.

    Se esiste un Dio, perché dovrebbe concedere o togliere anni a qualcuno? Perché glielo chiedo io? Oppure io stesso sono così potente da sentirmi responsabile se una persona cara se ne va? Prendere un avvocato? 😉 Fare causa alla “Casa Madre”? 🙂

    Proviamo spesso un senso d’impotenza davanti alla morte, ma penso che sarebbe bene ricordarsi che siamo uomini e non possiamo tutto, anzi, poco, se non accettare la nostra condizione.

    Vorrei dirti soltanto che capisco il dolore, comprendo la mancanza ma accettiamo anche di appartenere ad un ciclo vitale più vasto.
    Moriremo in questa vita per rigenerarci in mille altre ed in ognuna ci sarà un ricordo delle altre.

    Ma se noi siamo qui, adesso ed è questa la vita che percepiamo, allora ben venga il consiglio di Diemme:
    “…non bisognerebbe rimandare mai; basterebbe, per evitare i rimorsi del “non detto” e “non fatto”…se sentiamo il desiderio di sentire qualcuno, alziamolo subito questo benedetto telefono, e chiamiamolo. Se abbiamo desiderio di vederlo questo qualcuno, andiamo a trovarlo subito….Subito, non “un giorno”.”

    Ci sono persone che incontrano la morte molto tardi; io ho cominciato a farci i conti da quando ne avevo cinque.

    Ecco, un ultimo pensiero che mi viene alla mente: secondo me, sia la vita che la morte, anche se condivise con altri, rimangono un accadimento estremamente personale ed individuale perché quello che si è, interiromente lo si è solo con se stessi.

    Un saluto amichevole

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    • Caro Bali, mi hanno stupito un po’ alcune parole di questo tuo intervento: quasi stai accusando Valentino di aver detto, anche se senza volerlo, qualcosa di offensivo, ma io francamente non vedo come e dove.

      Lui ha dichiarato il motivo di questo suo scritto, e cioè una confessione nel senso più proprio del termine; a quanto ho capito io, si sente colpevole di due fatti: di non aver portato sua madre a vedere nessuno dei luoghi descritti, e di non esserle stato vicino nel momento del trapasso, sicuro (e qui certo, anch’io non condivido) di poter fermare la morte.

      Io non so cosa sia la morte, ovviamente non posso saperlo. Ognuno ha un suo personalissimo modo di percepirla, temerla, accettarla, elaborarla, per sé e per gli altri.

      Io, personalmente, non ne ho paura (e ogni tanto qualcuno la desidera, come unico ristoro a disperazione, solitudine, stanchezza), anche se non so se ci sarà il nulla, l’aldilà, la reincarnazione.

      In fondo, se ci sarà il nulla, torniamo alla visione epicurea, per cui la morte non si deve temere in quanto se ci siamo noi non c’è lei, se c’è lei non ci siamo noi.

      Se c’è l’aldilà, saremo tutti felici e contenti, soprattutto gli uomini di buona volontà che non dovranno subire le fiamme dell’inferno, senza contare la felicità infinita di rivedere un giorno i nostri cari.

      Infine, se quello che ci aspetta è la reincarnazione, allora le nostre vite terrene sono tutte brevi parentesi di un’esperienza spirituale superiore, che ci fortifica e ci fa crescere.

      Ma qualunque sia il nostro destino, qualunque sia il destino di chi muore, che cosa cambia in chi resta? Quale consolazione al dolore di chi è solo, a cui viene meno la corrispondenza con la persona cara, con la quale si vorrebbe aver condiviso più cose, dato di più, detto di più?

      Chi resta ha una parte in meno, e la mancanza è tanto più dolorosa quanto più questa parte era importante, e quanto più erano i sospesi, tutto quelle cose non fatte che non si potranno più fare, o non dette che non si potranno più dire.

      Che poi, come fa Valentino con le sue cartoline, come facciamo tutti noi generalmente rivolgendoci ai nostri cari che non ci sono più, continuiamo comunque a provarci, a fare, a dire, sperando che qualcosa lassù arrivi.

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  3. Ciao Vale, io credo nell’aldilà, anche se non sono credente in Dio come tutti lo intendono, e questa confessione aperta mi ha commosso, perchè credo che alla fine nonostante le discussioni le lontananze, i dissidi l’amore tra madre e figli prevale, e se è un amore forte, supera ogni livello spirituale, come è accaduto a voi durante il suo infarto….ma forse ora era arrivato quel momento, forse perchè non posso saperlo con certezza, quando arriva l’ora non si può fare nulla…tu non eri li, ma credimi nel suo cuore tu c’eri, e anche se non materialmente, voi la mano ve la tenevate anche in quell’istante perchè eravate e siete uniti per l’eternità!
    Questo è quello che conta il resto non devi vederlo ne sentirlo come un cruccio, perchè alla fine ti ho detto è l’amore quello che conta…
    Un abbraccio kate

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    • @Kate: la penso anch’io così. Sono sicura che quella madre, nel momento della morte, tenesse strette la mani dei suoi figli, e che l’ultimo pensiero sia stato per loro.

      Caro Valentino, se esiste l’aldilà in cui io credo, tua madre in questo momento non avrà visto solo il paradiso e gli spazi siderali, ma il mare, gli oceani, le montagne, e lo stupore dei tuoi occhi e del tuo cuore a ogni esperienza nuova. E’ sempre stata e sempre ti sarà accanto a tifare per te e per la tua voglia di conoscere.

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  4. @Diemme: “quasi accusando Valentino”,”qualcosa di offensivo”? Certo che no, mi riferisco a suoi interventi in altri post dove, ma qui mi ripeto, ha sempre usato toni sinceri senza, come spesso capita in generale (non qui in particolare) ingentilire le parole per non “disturbare”.
    Una persona sicura dei propri pensieri. Ed io apprezzo.

    Poi sul discorso vita-morte, è normale che io riporti il mio personale modo d’interpretare la questione.
    Ma già sapevo di non trovare molto seguito, anche se la mia non è una maniera cinica d’intendere la morte.
    Vedo molta naturalità e continuità.
    Poi proprio in virtù di un “rapporto spirituale”, incancellabile, riesco a superare la mancanza fisica.
    Ho la piena sensazione di averle ancora accanto, le persone a cui ho tenuto, anche se non potrò mai più toccarle.

    La cosa che mi rende davvero triste, invece, sono le possibilità, le potenzialità che una persona poteva ancora esprimere e che vengono interrotte.

    Ma esisterà un perché ed io mi fido.

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  5. A quell’età ho perso la prima persona cara e la mia famiglia era dell’idea che grandi o piccoli, bisognasse vivere gli avvenimenti familiari in tutta la loro “potenza”.
    Quando si dice “non farsi mancare niente” 😕

    Cominciò allora e non è più finita. Tanto che, senza contare gli amici, siamo rimasti solo io e mia sorella (bè, più qualche cugino lontano)

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    • Io non so se la posizione dei tuoi genitori sia stata giusta o sbagliata, anch’io a mia figlia ho nascosto poco, e chi potrà mai sapere che effetto ha fatto dirglielo, che effetto avrebbe avuto non dirglielo.

      Quando le è morto il primo nonno era neonata, ma quando è morto il secondo, l’adorato nonno, lei era già grande, e non dimentichiamo che è morto suicida (cosa che il padre avrebbe voluto nascondergli e che invece io ho ritenuto giusto farle sapere).

      Anche in questo caso quello che le ha fatto male non è stato tanto la morte, quanto come sia stato trattato negli ultimi tempi della sua vita. Non dimentichiamo perché l’ha fatto.

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  6. Ecco. Avrei voluto stare zitto dopo la mia confessione. Non per altro ma qualsiasi cosa direi potrebbe sembrare se come volessi trovare scuse, o almeno…. dei motivi a favore mio. E non è cosi.

    Cara DM. Ti sono veramente riconoscente per il tuo supporto morale. Ma……. purtroppo non posso essere d’accordo con te. La mia colpa “è la mia”. Me l’assumo e non vado a nascondermi dietro ai incoraggiamenti da parte dei amici. Altrimenti, il mio ingresso nel confessionale sarebbe un falso. Una cosa del tipo…..

    “ecco cosa ho fatto, ma ora che lo sapete, voi dovrete dimostrarmi che il mio non non è uno sbaglio affatto, cosi….. mi metterò in pace con i miei rimorsi”.

    Caro Ballibar. Grazie di avermi incluso (anche me) nella tua collezione di amici. A dir la verità, è “colpa” tua che ora scrivo la mia risposta. Perché voglio chiarire alcune cose.

    Il mio racconto è infatti una confessione. E le confessioni si fanno quando abbiamo dei “peccati”, quindi ci sentiamo colpevoli. Per ciò, anch’io mi sento tale. Se poi, mi chiedi se il mio ricordo è particolarmente doloroso, beh…. tu cosa ne pensi?

    Per quanto riguarda il modo dei morti, caro Ballibar, come ho detto, anch’io sono un ateo. O magari no, forse più appropriato sarebbe il termine di agnostico. Ho letto la Bibbia in due lingue. La mia e quella in italiano. Incluso l’Antico Testamento. Sai, volevo vedere che differenze ci sono tra quella ortodossa e quella cattolica. (Non c’è nessuna, nemmeno le virgole). Questa perché, come dicevo, sono ateo ma curioso. Per farti un’idea di come sono devi sapere che un giorno mi hanno fermato un gruppo di Testimoni di Geova (Jehova). Si sono pentiti. Li ho talmente parlato dei episodi biblici non chiari che se ne sono andati senza parole. (Un mio amico mi ha detto che se sarebbero rimasti ancora un po’, li avrei convertito io all’ateismo 🙂 ). Solo che…

    Solo che, vedi ballibar, mi è difficile a scartare un mondo dei morti, ora che lei, la mia mamma non c’è più. Potresti tu chiedermi di pensare che la mia mamma è soltanto “ashes to ashes. dust to dust”? Vorresti che io accettassi l’irreversibilità di un possibile incontro, anche se c’è la possibilità di un eventuale giorno del giudizio? Dai, fallo. (Tengo a precisare che questo giorno del giudizio non debba necessariamente essere cristiano, o musulmano o buddhista, tao-ista etc etc) Può esistere un giorno del giudizio che non ha niente a che fare con le religioni, ma con il nostro modo di comportarci nella vita, con le nostre debolezze, no?

    Combattere con la morte. Anche qui, il mio esempio dell’infarto che le è capitato 30 anni fa non voleva dimostrare me come un “Alzati e cammina”. NO. Se io avevo chiesto (da bambino, ricorda) a lei di non lasciarmi, è stato un gesto naturale. Anzi, di disperazione. Chi non l’avrebbe fatto al posto mio? Se poi lei è tornata (sentendomi), sono cose inspiegabili (non necessariamente sotto il dominio della religione). Ma è tornata. E’ quello che ha contato.

    Stavolta però…. non le sono stato vicino. Ero lontano, forse stavo scherzando con i miei colleghi. Forse ridevo di qualche episodio su Paeperissima. Forse ammiravo qualche coscia di velina. Capisci Ballibar? E LEI MORIVA.

    Per questa (e qui rispondo a carissima Kate) non abbiamo tenuto stretto le nostre mani anche stavolta. Io…. ogni volta che partivo in viaggio….lei mi accompagnava fino alla porta. Penso che anche lei avrebbe preferito essere accompagnata alla sua PARTENZA.

    P.S. Non vorrei sembrare un masochista mentale…. ma la mia severità verso quello che ho fatto sta nell’essere onesto prima con me stesso (e poi permettermi di farlo con altri).

    Grazie di nuovo a tutti.

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    • Mio padre è stato al capezzale della madre per giorni e giorni, non si è allontanato mai. Era distrutto, avrebbe avuto bisogno di passare un attimo per casa, ma poi pensava “E se muore proprio adesso?”: ecco, questo pensiero mi sembrava macabro. Mi sembrava che non fosse un sereno starle vicino, ma uno stare li ad aspettare “il momento”.

      Alla fine crollò, e in un momento in cui c’erano altri familiari, lasciò loro accanto alla madre, e fece una volata a casa, per rinfrescarsi un po’, forse radersi…

      Mancò mezz’ora? Un’ora? Fatto sta che la madre morì proprio in quel lasso di tempo. Credo che l’abbia fatto apposta. Credo che per un figlio non sia un’immagine che potrà mai essere cancellata il rantolo di morte della propria madre.

      Io credo che mia nonna abbia voluto proteggere mio padre, e abbia tenuto i denti stretti e resistito per morire proprio il momento in cui lui si era allontanato almeno un po’. Da suo figlio, ha voluto essere ricordata da viva.

      Forse anche tua madre ha fatto lo stesso.

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  7. Caro Valentino, ti racconto solo cosa è successo a me.

    Quando mio padre morì venne, su sua precedente richiesta, cremato.

    Quando infilarono la bara nel forno, ci avvertirono che sarebbe occorso del tempo. Così io e mia sorella uscimmo all’aperto e seduti su una panchina, guardavamo il fumo andare verso il cielo. Non posso dire se poi abbiamo sparso le ceneri in qualche luogo, ma il senso, non solo romantico, ma che fa riferimento a quello in cui credo, è quello di mio padre che è tornato ad essere aria, terra, acqua e, se mi metto in ascolto, lo posso trovare ovunque.

    Ma questo è il mio modo di vedere le cose.
    Capisco benissimo, ora, di come ti senta colpevole di non essere stato presente. Non lo eri fisicamente, magari neanche col pensiero, ma i legami, i momenti forti, vanno oltre la logica.
    Ciao

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    • Dio mio, ma è terribile veder uscire il fumo dal camino, e pensare che quello è tuo padre! Io non ce l’avrei questa serenità, preferisco vederlo chiuso sereno, integro, e poi ignorare quello che so succederà.

      Tornerà polvere ugualmente, ma io non starò su una panchina a vedere il fumo andare verso il cielo.

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    • @Valentino: non so, forse davvero noi siamo troppo legati al corpo, ma è la nostra cultura.

      Probabilmente, magari in certe filosofie orientali, la cosa verrebbe vissuta come Bali ci ha raccontato.

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  8. Non sono contro l’inceneritore. Ma da qui a uscire fuori…. e vedere un tuo caro come fumo, magari sentire anche l’odore, mi sembra troppo.

    P.S. Mi sarebbe piaciuto anche una sua opinione anche di Bruno. Ma forse è in ferie….

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  9. Caro Valentino,
    io credo alle esperienze di premorte, alla forza dell’amore e degli affetti che possono fare miracoli, al desiderio di tornare a vivere per amore di un figlio… Ci credo.
    Ma credo anche che quanto successo una volta non è detto che si ripeta per sempre.
    Se tua madre aveva terminato il suo percorso terreno, se questo era il disegno e quello il suo momento, non credo che un tuo “non lasciarmi” avrebbe potuto cambiare le cose.
    Forse potevi esserci in quel momento, essere presente e questo ti avrebbe fatto sentire meno in colpa, ma non sempre possiamo trattenere con noi le persone care.
    Quando arriva il momento, bisogna lasciarle andare, che la vita si compia.

    Per cui lascia andare i tuoi sensi di colpa e custodisci i vostri ricordi come un prezioso tesoro. Hai guadagnato il mondo e lei con te, attraverso i tuoi occhi. Ma il tuo tributo da pagare non è stato perdere tua madre. Semmai, hai perso del tempo da trascorrere con lei e hai pagato in km di lontananza, ma d’altro canto non avresti potuto arricchirire la tua e la sua vita senza quei viaggi.
    E’ nella natura delle cose che i nostri genitori se ne vadano prima di noi, e guai se non fosse così, è chiaro che rimane il rimpianto per non essere stato accanto a lei in quel momento, ma il tuo rimpianto dovrebbe fermarti a questo.

    Semplicemente, ci sono cose più grandi di noi che non possiamo controllare, possiamo solo accettarle.

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  10. Sulla ‘nobile’ narrazione di @Valentino, ho già espresso la mia emozione, e dichiarato la mia comprensione ‘totale’ dell’ amara riflessione del nostro Amico . Che non cercava scuse da alcuno, nè infingimenti con se stesso o con Dio . @Valentino, con i suoi accorati ricordi, pose se stesso di fronte alla Morte . Alla Morte come una Partenza ultima della Madre e per una destinazione sconosciuta, dove lui non ricambiava il tenero “buon viaggio” ricevuto – ogni volta che, ragazzo, partiva “per un dove conosciuto” – dalla Mamma . E questa sua mancanza, per futili motivi, per pigrizia di vita quotidiana .
    Ho già detto, ma lo ripeto volentieri, che la ‘mancanza’ di @Valentino, se di colpa si voglia parlare, è una “colpa che tutti, almeno una volta, abbiamo commesso” . Tutti, io compreso ! Ciò non significa, carissimo @Valentino, che “mal comune è mezzo gaudio”, poichè resta il rimpianto ‘senza scampo’, ma almeno ‘non con lacrime ipocrite e solitarie’ !
    Ma premesso questo, non posso che concordare, dalla A alla Zeta, con le pacate e sincere considerazioni, ed autoconfessioni, di @Balibar .
    Chi mi conosce lo sa bene, è un argomento su cui ho scritto in vari Blog, è una Fede ( io che non ho una Fede, anche se non dispero ! ) mia incrollabile ( e risultato ‘sperimentale’ che eseguimmo a metà anni ‘sessanta alla Facoltà di Ingegneria di Roma ! ) il fatto che “NULLA MUORE, MUTA SOLTANTO” .
    Noi siamo ‘carne destinata al macero’, alla putrefazione, alla polverizzazione ( anche senza la ‘cremazione’ ! ) del risiduo putrefatto, alla dispersione della polvere, all’ oblìo, e fatalmente al nulla ! E’ questa la realtà inequivocabile, ad onta della Bibbia e degli altri, ed innumeri, Testi Sacri scritti dagli addetti ai lavori o ‘rivelati’ dalle Divinità in vigore .
    Questo è il nostro ineludibile destino umano, se ci atteniamo alla ragione ed alla sperimentazione, se manteniamo fuori dal ragionamento le rispettabilissime credenze religiose !
    Ma la nostra miserabile carne è un “sistema complesso”, è un sistema che, per funzionare deve attingere energia esterna e produrre, a sua volta, energia interna . E poichè “nulla muore, ma soltanto muta”, questo sistema, nel momento dell’ agonia e della disgregazione dell’ energia che lo alimentava ( con una varianza ‘del disordine molecolare’ accelerata, misurabile con “l’ entropia” ), non scompare, ma si trasforma in un altra forma di energia . Quale ? Non lo sappiamo ancora ( e che importa, poi ? ), ma assai verosimilmente in un’ energia di tipo elettromagnetico, sotto forma di cariche dinamiche stazionanti nel Campo Gravitazionale, con possibilità, quindi di ‘essere attratte o respinte’ .
    In base a questa mia ‘fede’ sostenuta da una certezza sperimentale ( “nulla muore definitivamente, ma soltanto muta” ) e da una base teorica ( risultato ultimo della trasformazione = energia elettromagnetica situata, dinamicamente, nel Campo Gravitazionale ),
    la sensazione di @Valentino di ‘aver come ritirato dal nulla alla vita’ sua Madre, appare non soltanto verosimile, ma – a mio opinabile parere – spiegata dai fatti avvenuti .
    L’ energia “amore assoluto” del Figlio, la sua stretta accorata della mano, attrasse l’ altra energia, già in partenza, dell’ “amore assoluto” per lui della Madre, facendo riaffiorare Lei alla vita !
    Questa è la mia ‘fede’, questo è il mio, precario e caduco, giudizio su quei fatti ‘confessati’ con una sincerità straziante dall’ amico @Valentino .

    P.S. Quando persi mio Padre in circostanze tragiche, lui aveva 42 anni, io quattro !
    E, sebbene la natura mi abbia donato una Memoria che gli altri giudicano ‘prodigiosa’, ricordo “pochissime” cose di lui ! Eppure, senza il conforto di alcuna Fede, senza il sostegno di alcuna visione di Paradisi o altro, sono arrivato alla mia non tenera età “sempre con lui al fianco” . Al fianco materialmente, non spiritualmente . Come se la sua energia fosse stata sempre attratta dalla mia in virtù di quell’ amore ‘padre-figlio’ non perduto ma mutato .

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  11. Commenti tutti molto interessanti. Premesso che pur avendo Fede, sono agnostico (e questa la capiranno in pochi) vorrei dire qualcosa…
    @Valentino. forse potresti provare a pensare cosa farebbe felice tua madre se fosse presente nei momenti in cui ti colpevolizzi… secondo me, l’unica cosa che le importerebbe sarebbe quella di vedere sul tuo volto un sorriso. Il fatto stesso di accontentare questo suo (ipotetico) desiderio, dovrebbe consentirle di rivivere (seppur per un attimo) nella tua mente.
    In fondo, cosa siamo se non ricordo nella mente dei sopravvissuti? Ricordo che quando morì mia nonna ero dispiaciuto (certo) per lei ma anche per tutte quelle persone di cui lei conservava un ricordo e che non sarebbero più potute essere ricordate (scomparendo, così, definitivamente).
    @Bruno: la tua visione dell’universo è veritiera ma non consolante stante la mancata riproduzione del cervello… preferisco pensare che da qualche parte ci siano forme di vita superiore che trasporteranno il nostro cervello altrove.
    @Diemme e Balibar: sicuramente nelle culture orientali, la consapevolezza di un universo in divenire di cui tutti facciamo parte (rectius: il non attaccamento corporeo) aiuta a superare i momenti di difficoltà.

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  12. @Kalo, ‘cin cin’ !!!!
    La mia visione dell’ universo ‘non vuole essere consolante’, o meglio può consolarci sull’ aspetto ( basato rigorosamente sulla sperimentazione ) che “nulla muore, muta soltanto” ! Non sul fatto, invece, di quale forma di energia in cui saremo mutati dopo aver raggiunto il valore massimo dell’ entropia . Qui io mi sono basato su una mia ‘teoria’ ed ho parlato di ‘Energia Elettro-Magnetica’ sottoforma di “cariche elettromagnetiche” in dinamismo attraverso lo spazio cosmico ( il Campo Gravitazionale ), ma la mutazione potrebbe portare ad ‘altre’ forme di energia ( ad esempio, “energia fotonica” , cioè a “quanti di luce” ! ) . In realtà, a tutt’ oggi, non lo sappiamo ‘sperimentalmente’ ( chi vivrà, vedrà ! ), e per questo la mia visione rimane “semiconsolatoria” .
    Circa la ‘fine’ del Cervello, ritengo, per quanto già detto, che anch’ esso non svanirà, ma sarà a sua volta mutato, come tutto il “sistema persona” lo sarà . Stante l’ insopprimibile nostro “istinto della conoscenza”, sarei portato a credere che questa “qualità innata” rimanga anche dopo . E se c’ è conoscenza, c’ è anche “amore” , su questo non ho dubbi e lo prendo ‘per fede’ ! In virtù di questa mia incrollabile ‘fede’, ritengo che fu proprio quell’ Energia-Amore, in cui stava avvenendo già il passaggio della Madre, che, richiamata dal sensibilissimo @Valentino col suo Amore, bloccò Lei alle porte del ‘salto nel buio’ ( o del Paradiso, per chi ha la Fede Cristiana ) !

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  13. Mi dispiace per DM che mi aveva fatto capire di gradire e cambiare il discorso. Ma devo soltanto fare una precisazione.

    Ok. Va bene vedere le cose in un altro modo, meno drammatico. Pure io ci provavo a mettermi in testa che (come me), Lei sarebbe andata a vedere a suo turno un altro tipo di mondo. Un mondo che non sarei pronto io a vederlo, al momento ma che prima o poi…..

    Ignoriamo pero una cosa. Il dolore.

    Eh si, come lo mettiamo. Questo senso di colpa che comunque, anche se sarei stato vicino a lei in quelli momenti, anche se ci sarei riuscito a portarla in qualche cittadina lontana dal suo “habitat”, avrei rimpianto del fatto che avessi potuto fare di più. Alcuni la chiamano “coscienza”, non lo so. Ma il fatto sta che quando qualcuno dei nostri cari muore….. siamo sempre impreparati.

    Grazie e…. scusami DM.

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  14. Ciao! Scrivi di credere alle coincidenze, come se qualcuno ci desse un aiutino… Sì, lo so: non c’entra col post che stavo leggendo, era solo una tua replica….ma mi ha colpito questa affermazione. Io non so riconoscere se siano coincidenze-aiutini o meno se non trascorso un po’ di tempo. E allora mi mangio i gomiti, perché se mi fossi buttata più “di pancia” forse, chissà….
    Non so nemmeno perché te lo sto a raccontare, scusa! Volevo solo dirti che sto leggendo il tuo blog in questa domenica mattina solitaria, e mi piace molto! ;o)
    A presto, Maria

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    • Ciao Maria!

      Non ho riletto post e commenti, ma conoscendomi avrò scritto di NON credere alle coincidenze, nel senso che certi avvenimenti che sembrano frutto del caso, secondo me potrebbero essere invece frutto di un qualche disegno superiore.

      Per quanto riguarda il dar retta alla pancia, a volte funziona, a volte è fonte di guai, perché non è facile distinguere il sesto senso dall’emozione “di pancia”: niente mangiarsi i gomiti quindi, che i rimpianti ci fanno solo perdere energie, proprio quelle che invece ci servono per guardare avanti!

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  15. Diemme, siamo perfettamente d’accordo sul fatto che a volte i nostri cari scelgano di andarsene proprio quando noi non siamo presenti. Lo fanno per non spaventarci nel caso in quel momento stiano particolarmente soffrendo, affinchè l’ultimo ricordo non sia proprio quello. Mi è stato fatto questo “regalo”, però per le altre persone che amo vorrei esserci, vorrei stringere forte quelle mani come ultimo gesto protettivo, prima di affidarli a qualcun altro. Non vorrei avessero paura perchè c’è chi li ama anche lassù e sarà solo un passaggio da me a loro.
    Concordo anche sul fatto che bisogna cercare di amare di più finchè si è in vita, dopo il nostro amore arriverà comunque, ma…
    Mio padre ultimamente nomina spesso sua madre, dice che così lei sarà felice d’essere ancora nei suoi pensieri. E’ morta da 40 anni, ma è sempre sua madre.

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    • A me fece effetto mia nonna, di 92 anni, che morì chiamando “mamma”.

      Si dice che “mamma” sia la prima parola, forse anche l’ultima (comunque la mia di prima parola pare sia stata “zia”, e proprio riferendomi alla zia sempre amata), chissà se al termine dei miei giorni mi riappacificherò coi miei genitori. Probabile che chiamerò papà, ci penso sempre, ci penso troppo.

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  16. Non credo ci sia qualcosa di male nel pensare spesso a chi abbiamo amato in vita anche se quel rapporto è stato così conflittuale. Chi lo stabilisce il quantitativo giusto di pensieri che dobbiamo rivolgergli? Pensa a lui come al padre che t’amava non solo a quello che con te ha sbagliato. Mamma è così felice quando guarda le foto di sua madre, eppure pure lei in vita…

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