Inadeguato

Uomo
Fascia d’età 20-40
Pensieri per la sua storia finita

Passo tra le colline delle mie zone, tra i paesini senza un’anima viva per le strade, dove restano solo le ultime luci alle finestre delle case- Vecchi luoghi, vecchi pensieri, vecchi ricordi… la panchina da dove guardavamo la luna… la piazza dove proiettavano i film, la strada fatta mille volte la sera tardi con la felicità nel cuore… strano come il buio rievochi tutto questo in modo così leggero… mi piace guidare ascoltando la musica…

Lei è ormai un volto in mezzo alla gente, senza nemmeno lo sguardo… e alzo la musica, per impedirmi di vedere i miei pensieri.

Ritrovo in me l’antica paura di parlarti, ho il terrore di incrociare i tuoi occhi, so già che ci leggerei dentro, più di quanto vorrei sapere, più di quanto le luci mi dicono di te.

Ho conosciuto Laura 10 anni fa, ad una festa, io semplice operaio, con mamma da sostenere e sorella da far studiare, lei studentessa di medicina, e tanti tanti soldi: è stato subito amore, quello che non sente ragioni, quello che non ragiona.

In poco tempo andammo a vivere insieme, nella casa di campagna di mia nonna. Eravamo felici, io lavoravo, lei studiava, … il camino acceso, i gatti, le vecchie pentole di mia nonna, i fiori, tanti, che lei coltivava con amore, tutti testimoni muti della nostra felicità… i nostri amici fidati, il risiko, le castagne… serate semplici ma piene di amore e di quel profumo di lavanda così innocente.

Ma il destino già lavorava contro di noi.

Ammetto, non sono un tipo semplice, non amo la bella conversazione, non ho neanche potuto studiare tanto, mio padre morì presto, e non sono uno che si tira indietro davanti alle responsabilità!

Insomma, ogni tanto, malgrado abbia letto molto nella mia vita, mi sento un ignorante… e lei si stava laureando.

Un giorno me la vedo arrivare a casa con i capelli tagliati. Una sorpresa, mi disse, uno shock vi dico io.

Lei, una valanga di capelli ricci così neri da ricordare la marmellata di mirtilli di mia nonna… col loro profumo selvatico, che mi avevano fatto innamorare di lei. Non dissi niente, ma lei ci rimase male e mi disse “Sai, giù in ospedale, fa più seria…”

Incominciò un periodo strano, più si avvicinava la laurea, più ero nervoso. Litigavamo spesso per sciocchezze. Era una sensazione impalpabile, strana, che mi faceva stare male.

Poi il fatidico giorno, la laurea. Colsi dal giardino una rosa rossa, gliela portai a letto con tutto l’amore che avevo dentro e lei… “Sai caro, pensavo che oggi, quando vieni giù, sarebbe il caso che ti facessi una doccia, e la barba…”.

Rimasi zitto, mi stava dicendo che puzzavo o aveva paura che davanti ai suoi amici, colleghi, famiglia, io le facessi fare una brutta figura?

Non dissi nulla, ma un magone nello stomaco mi fece scendere una lacrima.

Mi sentivo ferito e non sapevo perché… oppure troppo orgoglioso, non volevo accettare di sentirmi inferiore…

Col tempo diventai anche geloso, mi mancava la nostra vita e una sera le feci una scenata perché rientrò tardi dall’ospedale.

Lei mi guardò con un sorriso e mi disse “Sono basita, ti amo così tanto, ma ultimamente non ti capisco più”

Basita! Ma che significa?

Lei mi rispose “leggitelo sul dzionario, studiare un po’ d’italiano non ti farebbe male…”

Non aveva intenzione di ferirmi, io lo so, ma mi fece sentire un deficiente. Quella sera si ruppe qualcosa dentro di me, mi sentivo che non aveva più bisogno di me, che io ero un intralcio. Mi chiedeva sempre di andare con lei nei suoi convegni, nei suoi viaggi di studio, ma io in mezzo a quelli mi sentivo diverso, snobbato, avevo paura di parlare, preferivo la mia birra, i miei amici di sempre, che mi rassicuravano.

Poi la maledetta sera… arrivò a casa all’improvviso con due colleghi; mi trovarono in mutande con la barba, con in mano una birra, davanti alla play station… lei non disse niente, ma nei suoi occhi lessi chiaro che si vergognava di me.

Quella stessa sera la lasciai.

Io non volevo più sentirmi fuori posto, non ce la facevo più.

Lei pianse, mi supplicò, io non diedi nessuna spiegazione vera, era troppo umiliante… la bella e la bestia… così mi sentivo… lasciai cadere il silenzio, lasciai che se ne andasse, non volli neanche incrociare i suoi occhi… non volli vedere il suo dolore. Ma basta, non ci voglio più pensare, i miei occhi reclamavano l’oscurità, come i miei pensieri.

La mia risposta:

Mi ci vuole un po’ per riprendermi da questa testimonianza, un po’ per rimettere d’ordine e riportare lucidità nei miei pensieri. Eh sì, perché a primo impatto ho pensato al dislivello, alla tua sfortuna per quella posizione sociale e quella vita così diversa da quella di lei, ma poi su altre cose si posa la mia attenzione.

Lei ti amava, non le importava niente del tuo essere di un altro ceto, ti accettava per quello che eri, ma forse non per come ti comportavi: quello che ti chiedeva era il minimo sindacale per un individuo inserito in un contesto sociale. Io vedo in te un po’ una tendenza ad abbandonarti a te stesso, a non metterti in discussione, a vivere allo stato brado. Lo penso, per esempio, quando parli del preferire trovarti tra i tuoi amici di sempre, il che significa non mettersi in gioco, il non volerla seguire nei convegni, dove lei ti invitava: non è stata lei che ti ha escluso dalla sua vita, sei stato tu a escluderla dalla tua anzi, ad autoescluderti dalla vostra. Hai preferito rinunciare a lei, a una donna di valore e che ti amava, piuttosto che fare un piccolo sforzo, quello che si chiede a chiunque viva in una società: di essere presentabile.

Il tuo tentativo, distruttivo e violento, è stato di tarparle le ali: non avresti voluto che lei crescesse, avresti voluto che partecipasse a un imbarbonimento di coppia, senza mai uscire dal guscio, che rimanesse lì tra le vecchie pentole di tua nonna e tra i vostri fiori senza tentare, giovane com’era, di andare avanti e trovare un suo posto nel mondo.

Certo, il pezzo dei capelli tagliati non sarebbe piaciuto neanche a me: secondo me ha sbagliato, ma sono sbagli che facciamo tutti quando muoviamo i nostri primi passi tentennanti in un mondo nuovo, ma al quale teniamo e cerchiamo di adeguarci: tu però questo sforzo di adeguarti non l’hai fatto, neanche quando ti si chiedeva di farti una doccia, la barba (e il problema è che l’avresti dovuto fare senza che neanche ti si chiedesse!), di metterti un paio di pantaloni, di accompagnarla nella sua nuova vita della quale lei ti voleva partecipe.

Tu no: tu hai preferito bivaccare in casa, in mutande, barba lunga, birra in mano, probabilmente maleolente, per poi lamentarti che lei si vergognava.

Il suo “basita” era una chiara provocazione, un tentativo di scuoterti: io, che ho fatto studi classici, fino a qualche tempo fa non sapevo cosa significasse “basito”, mi bastavano stupito, stupefatto, allibito, sorpreso… quando per la prima volta l’ho sentito, non mi ricordo se chiesi, senza complessi, il significato, o lo cercai sul dizionario.

Sai quante volte mi capita di leggere o sentire termini che non conosco? Credi che me ne crei un complesso? Li cerco e basta. Tu dici che odiavi sentirti inferiore, ma secondo me era una sensazione tua, con la quale convivevi a prescindere, perché troppo facilmente veniva risvegliato in te questo stato d’animo.

Francamente, credo che tu abbia lasciato una donna meravigliosa, che ti amava e che ti avrebbe aiutato ad essere migliore, perché ti era più facile piangerti addosso.

45 commenti

45 thoughts on “Inadeguato

  1. Sono rimasta senza parole per quanto in molti punti mi sembra di riconoscere me stessa quando senza motivo mi sentivo inferiore…sai la differenza, è che nel mio caso la persona che avevo davanti era gretta insensibile, frustrata cattiva, e io non avevo ragioni per sentirmi inferiore, magari il contrario, ma tu come dice giustamente Diemme hai preferito lasciar andare tutto quello che di meraviglioso era, persino il suo cercarti a tutti i costi per farti partecipe della sua vita, per una mancanza di coraggio, per una comodità che ti trascinava al tuo mondo di tutti i giorni quello in cui lei era stata con te…non c’è condivisione in questa storia, hai rotto l’incantesimo esattamente come nel film La bella e la bestia, quando Bella amava senza guardare l’aspetto di Bestia…anche Laura lo ha fatto, mentre tu sei rimasto chiuso nel tuo castello per non fare un passo verso di lei.
    Non posso dirti quanta rabia mi faccia questa storia, perchè probabilmente lo capisci da te, ma sappi solo una cosa di cui oramai ti sarai reso conto…le persone che si amano lo fanno se è vero amore senza condizioni, un dare avere uno scambio di emozioni, un’accettazione per il progredire dell’altro una felicità per i passi in avanti che ognuno dei due fa, se non avviene come nel tuo caso perchè il sentirsi inferiore e senza ragione in questo caso, supera il resto, la storia termina da sola, e se anche non l’avessi lasciata tu avresti continuato con talmente tanta rabbia dentro che prima o poi avresti ferito lei mille volte di più.
    beh non credo serva dirti altro, perchè se hai la fortuna di trovare un amore come il tuo e lo perdi è già la punizione più grande perchè non hai avuto il coraggio di viverlo!

    Kate

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    • @Kate:

      cara Kate, la penso come te, “mentre tu sei rimasto chiuso nel tuo castello per non fare un passo verso di lei”.

      Purtroppo, per fare un passo, bisogna essere in grado di camminare, e quest’uomo aveva una fragilità di fondo che glielo impediva. Probabilmente aveva dei blocchi su cui bisognava lavorare, capita a tutti di aver voglia di fare qualcosa ma sentirsi paralizzati, anche se qui lui sembra non avere neanche questa voglia.

      Torno allo sgobbo, Martina e Variabile aspettatemi, sarò da voi quanto prima!

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  2. Inadeguato (ma quanto non mi piace questa tua definizione). I commenti verranno. Non voglio sprecare parole che verranno senz’altro dette, ripetermi. Io vado controcorrente. Ti dico solo: a me nessun uomo ha mai portato una rosa a letto. Non ti do’ consigli, perché non ne ho, le mie relazioni sono tutte fallite. Non cercare di cambiarti. Continua a portare rose.
    Ho cercato di cambiare gli uomini (pochi) con cui sono stata, ho cercato di farli innamorare di me. Non e’ successo. Non si sono innamorati e non sono cambiati. Ho promesso, giurato a me stessa che non cerchero’ mai e poi mai piu’ di cambiare un uomo. Se mai verra’, se mai mi innamorero’ ancora (cosa che dubito) non cerchero’ di cambiare nessuno. Perché se ti innamori di qualcuno, lo ami per quello che e’. Ami quello che e’. Senno’ vai a cercarti qualcun altro diverso. No, non cerchero’ piu’ di cambiare nessuno. Tantomeno un uomo che mi porta le rose.

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    • @Martina: mi dispiace, non sono d’accordo. “Vivere insieme” significa vivere, non chiudersi la porta alle spalle per sempre, lasciare fuori il mondo, ed esaurirsi nella contemplazione l’uno dell’altra.

      I fiori vanno bene come ciliegina sulla torta, non al posto della torta, non al posto di un impegno di vita costruttivo, e un reale sostegno dell’altro. Certo, ognuno rapporta le proprie convinzioni alla propria vita, e tu mi ricordi una mia carissima amica che, forse, direbbe le stesse tue cose, e certo direbbe che nessun uomo è mai stato innamorato di lei, e nessuno le ha mai portato rose.

      Io ho avuto un’esperienza diversa, ma questo non mi ha esonerato dal sentirmi sola, e dal rimanerlo infine: grandi amori, fasci di rose degni di grande dive, e nessuno, nessunissimo aiuto nella vita quotidiana. Canzoni dedicate a me, dischi incisi per me, ma nessuno che incontrandomi per la strada con un pacco, o accompagnandomi a fare spese mi abbia detto “non ti affaticare cara, ci penso io” (non è proprio così, uno c’è stato, ma parlavo per percentuali).

      Ora, sarò prosaica, ma in certi contesti, davanti al camino, occhi negli occhi, lui che mi canta una serenata mi sta bene, ma quando poi c’è il mutuo da pagare, tu non puoi startene a casa a cantare mentre io mi spacco la schiena per procacciarmi il pane.

      Quando torno mi fai trovare la tavola appparecchiata con le rose al centro? Spiacente, non mi commuovo.

      “Ami quello che è”? La vita è evoluzione, non si può stare immobili, senza andare incontro all’altro, con la pretesa assoluta di essere amati “così e perché sì”.

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  3. Cari amici,

    vi riporto intanto il commento lasciato da Variabile sull’editoriale, poi passo a rispondervi:

    Io avrei provato ad infiocchettarmi, a nascondere la bottiglia di birra dietro ad un mobile, ad infilarmi un paio di pantaloni e a farmi la barba.

    Cambiare un po’, anche stimolati dagli altri, non è necessariamente un male.
    Ma forse c’erano disagi un po’ più profondi ed io sono terribilmente superficiale.

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  4. E però una rosa a letto non l’ho mai portata. L’ultima (rossa, rigorosamente requisita in un giardino) l’ho consegnata in auto, la scorsa settimana.

    Però quante pretese eh..
    ok, “rosa a letto” è il prossimo compitino.

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  5. Grazie, la voglio 😀
    Diemme, in linea di principio io sono d’accordo. Io non ho avuto ne’ rose ne’ aiuto. Ho tirato su i miei figli da sola, ho dovuto rinunciare alla carriera tre volte e sono stata isolata dal mondo da un uomo che non era in grado di vivere e ci stava uccidendo tutti nella solitudine. Non c’era isolamento nella contemplazione l’uno dell’altra. Magari almeno quello. Non c’era niente. Le rose, anche quelle metaforiche, vanno spesso a complemento di una persona appassionata. Che ti rispetta, che rispetta le tue esigenze.
    Io quando amo una persona non gli faccio notare le carenze lessicali. Ho sopportato ben peggio che la lattina in mano guardando la tv da un uomo che non si rendeva neppure conto della mia presenza fisica in casa se non per quando aveva bisogno di una camicia stirata.
    Il protagonista della confessione ha invece sofferto. Ha avuto passioni. Dolori. Risentimenti. Si e’ comportato da stronzo forse. Ma almeno si e’ comportato. Ha preso una decisione.
    Certo sto rapportando il tutto ad un vissuto personale. Se tornassi a casa, almeno una volta sola nella mia vita e trovassi la tavola apparecchiata con i fiori al centro, allora si che mi commuoverei. Eccome. Una volta sola, non chiedo altro.
    A volte basta poco per sentirsi donna.

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    • @Martina 1: io capisco il tuo punto di vista, e indubbiamente chi ha vissuto con un uomo anaffettivo, o assente, o da cui è stata maltrattata, a sentire parlare di uomini che riempiono di coccole la propria donna, la trattano a fiori e cioccolatini e vengono umiliati e rifiutati, non può non indignarsi e reagire però credimi, la vita con un Peter Pan, con un cicisbeo tutte parole e niente fatti, che poi scarico tutto l’onere della vita di entrambi sulle tue spalle è decisamente meno auspicabile di quello che uno possa pensare.

      Lei sicuramente l’ha snobbato, e io credo volontariamente. Sicuramente, nel momento in cui ha sentito “odore” di altro ambiente ha avuto un attacco di complesso di superiorità e l’uomo che aveva accanto da sempre e che l’amava le è stato stretto, però forse sono semplicemente state circostanze che le hanno fatto capire che “era” stretto. E’ pur vero che è stata lei a cambiare, e di fatto a sbilanciare l’equilibrio della coppia, ma è anche vero che nella vita è più normale cambiare, evolversi, vivere nuovi scenari che non rimanere immobili (nessuno di noi usa ancora il vasetto o gioca con le pistole ad acqua o le bambole).

      Ecco, tu dici “si è comportato da stronzo forse”. Stronzo direi di no, ma imbelle, immobile, vinto, con forte tendenza alla barbonite e alla chiusura sì.

      Forse quello che lei voleva fargli notare col suo atteggiamento, diciamocelo, odioso, non era una carenza culturale, ma una carenza di vitalità, di voglia di andare avanti, in qualsiasi senso si voglia intendere.

      Io, a tornare a casa e a trovare la tavola apparecchiata, i fiori e la musica, mi posso essere sentita donna la prima volta, non quando ho capito che l’uomo che avevo accanto non esisteva, e che invece c’era un bimbetto da curare di tutto punto, che tutt’al più ti portava il pensierino col disegnino e la poesia imparate all’asilo, e a cui ogni tanto c’era da cambiare il pannolino e pulire il naso.

      No Martina, mi dispiace, sentirsi donna è un’altra cosa. Sentirsi amata è un’altra cosa, perché quest’atteggiamento cerimonioso e vuoto è una forma di carattere, non certo amore.

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  6. Invece io, cara Diemme la penso proprio come Martina. Mi dispiace dirlo ma Laura sapeva suo uomo. Il fatto sta che, se al inizio lei apparteneva probabilmente allo stesso ceto sociale, col passare del tempo le sue pretese sono cambiate. Il fatto di amare insieme i fiori, il gatto, o il camino acceso – che sono cose di un semplicismo e una mentalità contadina si è trasformato in lei in una persona che viveva e desiderava essere parte di un mondo diverso. Più elevato, più snob (dal punto di vista del suo uomo).

    Nessuno non la impediva a tagliarsi capelli. Ma bastava avvisarlo un po in anticipo. Un ” caro, che ne dici se taglierei i capelli? sai mi danno un look più serio a lavoro”, non guastava. Ovviamente lui poteva negare. Ma amandola avrebbe ceduto. Che poi, le donne sanno convincere, no? Ma lei NO. Lo ha messo davanti ad un fatto consumato. Lasciando nel suo cosciente un messaggio del tipo “che tu abbia piacere o no, io faccio quello che voglio”.

    “Sai caro, pensavo che oggi, quando vieni giù, sarebbe il caso che ti facessi una doccia, e la barba…”

    Stracciante. Si può pensare che il nostro “UomoFasciad’età20-40” non si lavasse e si trascurerebbe la sua presenza. Ma non credo. Un uomo che ama la natura, i fiori, le “serate semplici ma piene di amore e di quel profumo di lavanda così innocente.”, non mi pare uno cosi insensibile alla sua igiene. Il fatto sta che lei veramente si vergognava del suo uomo. Figurati, lui con la sua “puzza” di camomilla e rose….. tra suoi amici che profumavano di Fahrenheit, Boss e Prada (a proposito, quello del estate e mortale). La barba sua? Per me, un uomo che lascia crescere la sua barba (senza curarla) è il primo segnale che esso si sente trascurato.

    “Mi sentivo ferito e non sapevo perché… oppure troppo orgoglioso, non volevo accettare di sentirmi inferiore…”

    Invece si, caro “UomoFasciad’età20-40”. La tua ferita stava nella certezza di sentirsi inferiore. Anzi, di essere inferiore. Probabilmente, la tua disperazione si alimentava dal fatto di renderti conto che non puoi competere col nuovo mondo al quale la tua amata Laura si era fatta confondere. E quello che scoprivi esasperato era il fatto che lei si buttava in quel mondo con entusiasmo. Senza rendersi conto che cosi facendo si allontanava da te. O almeno, fingeva.

    “Poi la maledetta sera… arrivò a casa all’improvviso con due colleghi”………. “lei non disse niente, ma nei suoi occhi lessi chiaro che si vergognava di me.”

    Prima di tutto chiedo scuse per le parolacce che dirò. Ma li devo dire, mi devo scaricare (DM, se vuoi puoi censurare).

    Cazzo…. cazzo e porca vacca. Tu lo racconti se come ti pentissi del fatto di esserti trovato nelle mutande, con la tua birra, davanti alla PS3. Ma tu ti trovavi da solo, a casa tua. Ignaro del fatto che avresti avuto delle visite. Lei si doveva vergognarsi di lei stessa. Ma che? Non poteva disturbarsi di annunciarti con un po di anticipo delle presente visite che si sarebbero successo? Ma noo…. lei ha ignorato la tua presenza…. ha ignorato di come ti saresti sentito quando davanti ai suoi colleghi (magari c’erano anche presenze femminili) tu avresti aperto la porta in mutande. Caro “UomoFasciad’età20-40”, con tutto il dispiacere (perché so che ancora la ami), ma si doveva vergognarsi di lei stessa, e non di te. Ognuno, a casa sua sta come li pare (c’è qualcuno che a casa sua non sta in mutande?), che non sorseggia una birra, un bicchiere di vino, o un rinfrescante spritz con aperol? Che fa quello che li pare (guardiamo la tv, sul computer, e perché, no al play station)? Eh noo caro “UomoFasciad’età20-40”, non c’è niente da vergognarsi qui. Sopratutto quando SEI SOLO nella tua privacy.

    “Quella stessa sera la lasciai.”

    So che non è stato facile. Ma hai fatto quello giusto. Il dolore del tuo cuore (che continuerà a piangere) è grandissimo. Ma se ti dico che hai fatto giusto la faccio perché considero che se non avessi preso questa scelta, ebbene…. non avresti fatto altro che ritardare le cose. E come si sa, tali decisioni…. più tardi è…. peggio è. E non rimpiangere mai la tua decisione. Pensa che se lei ha pianto ora, per la tua decisione…. al più tardi si troverebbe nell’imbarazzo di dirtela lei stesso. E’ sono sicurissimo, che comunque lei…. ora…. trova un grande sollievo e liberazione.

    Lei col suo mondo elevato, materiale e complicato. Tu col tuo, semplice, naturale e immateriale. Grazie per la pazienza.

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    • Caro Valentino, è proprio vero, esiste un punto di vista marziano e uno venusiano.

      Ieri sera parlavo con un mio amico di questo post, e pure lui ha notato praticamente le stesse tue cose: una lei umiliante, mentre le donne, a parte la nostra Martina che ha invece notato il lui tenero e “corteggiante”, hanno visto più un lui abbrutito che non reagiva alla vita.

      Probabilmente sono realistiche entrambe le posizioni, lui non reagiva, lei lo mortificava e gli faceva pesare questo suo non reagire, lui si sentiva umiliato e tendeva a chiudersi in se stesso sempre di più e a vedere sempre di più il mondo fuori dalle sue quattro mura minaccioso, in un circolo che ha avuto poi come esito la rottura, sia della loro coppia, sia di qualcosa dentro ognuno di loro.

      Su alcune cose di quelle che hai detto sono d’accordo (lei avrebbe dovuto avvisare prima di arrivare con i colleghi, perché è normale che uno in casa propria si metta in libertà), su altre meno (il permesso per tagliarsi i capelli? Ma siamo impazziti?). Io ritengo che, se lei gli ha detto di farsi una doccia, ce n’era proprio bisogno, e certe cose imbarazzano pure chi deve dirle, e forse anche lei si sentiva in difficoltà per essere costretta a questo.

      Il mio amico mi ha detto “Ma lei gli ha detto quelle cose umilianti solo quella volta o piuttosto era un continuo di giudizi più o meno espliciti calati dall’alto?”: questo non ci è dato saperlo, probabilmente ha ragione lui: quando la differenza di “adattamento sociale” si è fatta sentire, lei probabilmente ha scalciato, e ha scalciato umiliandolo in continuazione, a volte non rendendosene conto, a volte sì.

      PS: lei non sente sollievo e liberazione, te l’assicuro, ma solitudine e senso di colpa, e lui non vive nel suo mondo semplice, ma in quello rinunciatario.

      Probabilmente, hanno sbagliato entrambi.

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  7. Valentino, centrato in pieno. E’ una questione di linguaggi. Di Traduzioni. Voi uomini non parlate come noi. Noi donne non parliamo il vostro linguaggio. E allora bisogna imparare nuove lingue. Comprendere. Tradurre.
    Se amo qualcuno cerco di apprendere il suo linguaggio. Lo stesso, fai tu con me. Anch’io ho molte idiosincrasie. Fissazioni. Accetta le mie, io accetto le tue.
    Gli uomini sono uomini. Le donne sono donne. Anch’io ho trovato un certo snobismo nell’atteggiamento di lei. Che non sapeva accettare il suo essere uomo in quel modo. questo dibattito sui linguaggi diversi tra i due sessi in questo momento sta andando avanti in due o tre blog contemporaneamente. Non mi sembra un caso, e’ un problema enorme per le relazioni tra i due sessi. Le relazioni falliscono pricipalmente per questo.
    Ed io sono un’inguaribile romantica. Farei tutto per un uomo che mi ama. Unico requisito: che mi ami. Come vuole lui, ma che sia amore.
    Credetemi, e’ una cosa rarissima, talmente rara che a me non e’ mai capitata.
    Un abbraccio a tutti.

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    • @Martina 2: amare non significa portare rose. Io capisco questo desiderio struggente in cui queste tenerezze non le ha mai ricevute, e sono carezze per l’anima che tutti noi bramiamo, ma non sono cose che bastano per chiamarsi amore: amore, forse, è volere che l’altro sia felice, e farsi in quattro per far sì che questo si realizzi.

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  8. mmmm… cara diemme, penso che ci sia un fraintendimento di base che ci terrei a chiarire. Neppure a me piacciono i cicisbei o gli uomini/bambini a cui cambiare il pannolino. L’uomo anaffettivo in questione la cui storia ben conosci era proprio così: cercava una mamma. Una che gli preparasse il biberon. Allora, scusate il dolce stil novo, ma a me per contrasto a me piacciono gli uomini con le palle. Quelli che si dimenticano di rasarsi. Quelli che prendono la situazione in mano. Quelli che prendono decisioni e si fanno carico delle conseguenze.
    L’amore con uomini del genere si riflette. Non sono (solo) fiori e coccole. Se un uomo ti ama, come ho detto, ti rispetta. Se non c’è rispetto non è amore, è solo desiderio di possesso. Amore È il volere che l’altro sia felice. A tutti i costi. È esattamente ciò che intendevo. Io lo farei per un uomo che amo e che mi ama e quest’ultimo, amandomi, lo farebbe per me. Il proverbiale vero uomo. Quello di integrita’ e principi. Quello che è un vero padre per i tuoi figli, come accennava un’altra tua lettrice. Quello che ti fa sentire una donna, quello che a te vuole un’amante, una compagna, non una mamma.
    Ecco Diemme, questo intendevo tutto il tempo.
    Però siamo anche esseri umani. Abbiamo le nostre debolezze, le nostre idiosincrasie. Se amo qualcuno, voglio anche piacergli. Magari prima di tagliarmi i capelli o di farmi un piercing sul sopracciglio gliene parlo. Vorrei che lo facesse anche lui, prima di spendere una fortuna su quel tatuaggio pettorale 😀 È una questione di rispetto reciproco. Ma questi sono dettagli. Le cose importanti sono cose come il rispetto per la carriera altrui, per le amicizie altrui, per gli affetti al di fuori della coppia di entrambi: quelli sono veri segni di amore. Ma non mi sembra che questo fosse il problema del nostro protagonista. Lui non si è sentito accettato per quello che era. Ed il punto che volevo fare era proprio questo, amore è accettazione e rispetto.
    E adesso che qualcuno mi porti una rosa, sono ancora qui che l’aspetto 😀

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    • Appunto, cara Martina: “le cose importanti sono cose come il rispetto per la carriera altrui, per le amicizie altrui, per gli affetti al di fuori della coppia di entrambi”, e lui non aveva rispetto per la sua carriera, non gli piacevano i suoi amici, anzi, ne era geloso, e la loro vita era diventata un inferno per le scenate di gelosia che attendevano lei quando tornava a casa, un incubo. Tu dici che di piacciono gli uomini”Quelli che si dimenticano di rasarsi. Quelli che prendono la situazione in mano.” e di grazia, come avrebbe preso in mano la situazione il nostro uomo? Non seguendola mai e facendole scenata quando tornava? Lasciandosi andare e facendosi trovare sempre trasandato e puzzolente? Tu dici che se ami qualcuno vuoi piacergli, e quindi contesti il taglio di capelli di lei, ma lui che faceva per piacere a lei? E’ peggio avere un taglio di capelli diverso o essere trasandati? Come dire, un vestito può essere di un modello che non ti piace, ma un vestito sporco non va bene comunque, quindi chi è che si è preoccupato di meno di piacere all’altro?

      Lui non si è sentito, e probabilmente non era, accettato per quello che era, ma neanche lei: lui non la voleva in carriera, non la voleva col taglio di capelli da lei scelto, non la voleva con gente che non fossero gli amici noti della sua cerchia, non voleva che passasse una sera fuori casa: lui non voleva e basta, e se permetti, questo significa essere distruttivi, altro che vero uomo!

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  9. Penso che per tanti uomini sia insostenibile vivere al fianco di una donna con una posizione riconosciuta come superiore. Dovrei spiegarmi meglio ma non ne ho voglia.

    @ martina – Possiamo fare rosa e tavola apparecchiata nella stessa occasione?

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    • @variabile: credo sia il motivo per cui finì tra me e mio marito. Avevamo superato tante cose, ma quando io iniziai a fare carriera diede di matto. Ricordo il suo pugno sulla scatola dei miei nuovi biglietti da visita, che finirono sparpagliati in terra mentre io restavo lì veramente allibita e incredula della sua reazione, per non parlare di Attila che ha fatto di tutto per sabotare il mio lavoro. Deve essere una questione culturale; ho conosciuto un uomo che rifiutò una donna ricchissima, che pure non gli dispiaceva, perché il ruolo del Cenerentolo non faceva per lui: il mito dell’uomo…

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  10. Quando le storie d’amore finiscono le responsabilità sono comunque di entrambi, chi più, chi meno.

    Credo però che la decisione di chiudere un rapporto, superato l’ambito emotivo, debba lasciare il giusto spazio alle spiegazioni e ai chiarimenti, almeno per poterne trarre insegnamenti per la propria vita e per il proprio futuro.

    Credo che la tua compagna meritasse una spiegazione, e forse anche un’altra chance, per cercare di superare i divari e le diversità che si erano creati tra di voi. Parlandone, avreste potuto sapere se eri solo tu a vivere una situazione di disagio o se invece era oggettiva; e, in tal caso, se vi poteva essere una via d’uscita. Nel corso della mia esperienza, sto imparando che i silenzi e le parole chiuse nel proprio cuore su aspetti importanti della vita di coppia non portano da nessuna parte. Anzi, nella maggior parte dei casi, peggiorano la situazione, perchè alimentano pensieri che restano tali, e chissà se poi sono così gravi se confrontati con un altro punto di vista e con la realtà delle cose…

    In amore, non sempre vince chi fugge.

    Forse, avresti potuto dare un’altra occasione ad entrambi e alla vostra storia: a te, di confrontarti con un mondo che probabilmente non ti appartiene ma nel quale potevi certamente imparare a stare, a lei di accoglierti e di insegnarti a muovere i primi passi verso esperienze nuove. Al vostro rapporto, di migliorare.

    Non sono certa che potesse funzionare, forse sarebbe finita comunque perchè alla fine davvero troppo diversi e di differenze insormontabili, ma …

    … La cosa più triste che leggo è la mancanza di comunicazione tra voi.

    Devi guardarti dentro, ma veramente, senza giudicarti a priori.
    E, prima di tutto, superare il tuo senso di inadeguatezza, da solo o con l’aiuto di persone che ti stimano e ti amano.
    E poi, decidere. Se è il sipario calato quello che davvero vuoi, allora va bene, hai deciso così, è giusto rispettare la tua decisione, sarebbe carino darle almeno la possibilità di parlarne e capire, e poi…basta.
    Se invece è con lei che vuoi dividere il resto della tua vita, dovresti parlarle col cuore in mano delle tue difficoltà e perplessità. E vedere se c’è una possibilità di aggiustare le cose.

    In un modo o nell’altro non è giusto che “i miei occhi reclamavano l’oscurità, come i miei pensieri”. Ognuno di noi ha il dovere di reclamare la luce, la gioia e il colore/calore nella propria vita, non fosse altro per rispetto di tutte quelle persone che non hanno avuto modo di godere pienamente della luce della vita.

    Perchè mai per te dovrebbe essere diverso?

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    • @Fede

      hai aperto un altro capitolo doloroso, la fine di un rapporto importante con assenza di spiegazioni. Ma qui, come variabile sull’altra questione, sono io che non ho voglia di spiegare, tanto è vivo il dolore per questi scenari. A valle di un rapporto importante, e che magari dura da anni, più che il diritto di una persona di lasciarne un’altra con cui non si trova più, credo esista il diritto dell’altra persona a essere guardata negli occhi e avere un confronto chiaro.

      Un rapporto importante chiuso all’improvviso senza speigazioni, lascia nell’altro, oltre alle ferite di routine, uno shock da cui potrebbe non riprendersi.

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  11. @Variabile: se cucini anche, è perfezione assoluta ;). Però io abito in Irlanda… dipende se tu sei disposto a prendere un low cost 😀

    @Diemme: secondo me la situazione tra i due non viene fuori bene dal contesto dei pochi paragrafi del post. Sarebbe ottimale se l’autore dibattesse la sua posizione tra i commenti. Sul fatto che molti uomini siano intimoriti dalla carriera delle proprie compagne, confermo: il mio ex-marito me l’ha impedita in tutti i modi, ovviamente con i suoi metodi di manipolazione molto molto efficaci. Avrei preferito un pugno sui biglietti da visita: mi avrebbe finalmente dato il pretesto per lasciarlo in tronco. La manipolazione sottile, il vittimismo, sono le armi peggiori. Sono le armi che, appunto, usano gli uomini senza palle.
    Ah che vespaio che hai sollevato! 😀

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    • Cara Martina, non credere che al pugno sui biglietti da visita non si accompagnassero manipolazioni sottili e vittimismo, e non credo che l’avresti lasciato per un pugno sui biglietti da visita, che pure era sintomatico. Uomini senza palle? Indubbiamente, ma non ti sembra che anche anche qui ci sia del vittimismo? “Lei aveva fatto carriera e io non ero più all’altezza” mentre quel “Col tempo diventai anche geloso” passa quasi sotto silenzio, nel racconto si vive la sua umiliazione, ma non la tensione e l’inferno che può aver vissuto lei al pensiero di tornare a casa la sera e trovarsi una scenata.

      Quello che appare a me è che queste due persone si sono dilaniate, lei con l’aggressività, lui con la resistenza passiva, e di fronte alla sua passività lei rincarava la dose di aggressività, e di fronte all’aggressività di lei lui rincarava il suo arroccamento e imbarbonimento, sentendosi miliato di quello che lui stesso provocava.

      Che vespaio che ho sollevato? Questo è un blog di discussione, magari si scatenasse un vespaio su ogni post! 😉

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  12. Cara DM. Non si trattava di chiedere il permesso di tagliarsi capelli. Si trattava del rispetto attraverso suo uomo. Ripeto, suo AMATO UOMO. Laura invece preferisce di ignorare la sua opinione. Se lei avesse detto “amore mio, fa caldo, non lo sopportavo più, avrei potuto (o almeno sforzato) di accordarli le attenuanti.Ma lei lo fa per l’altro mondo, quello al quale lei apparteneva ma senza di lui.

    Ora ti faccio un esempio. Col mio lavoro (camionista), preferisco a tagliarmi capelli, anzi rasarmi la testa. Ma la mia Cristina ha fatto un espressione che mi ha fatto capire di non gradire, di delusione. Dall’altra parte, per me sarebbe molto più gradevole. Il seguito? Ho capelli, corti ma c’è li ho.
    Ancora una cosa.

    “SONO BASITA”.

    Riconosco. Ho dovuto andare nei uffici a chiedere chiarimenti sul senso della parola. Quello che a me ha dato fastidio nel suo pronunciare non è stata la traduzione in parole semplici (essere stupefatta in senso negativo). Ma il senso che avevano per essere pronunciate. Lei sapeva che lui avrebbe avuto delle difficoltà nel capire. E quello che mi dimostra che non sbaglio sta proprio nel “leggitelo sul dizionario, studiare un po’ d’italiano non ti farebbe male…”.

    Capisci DM. Quanta infatuazione, quanto disprezzo sul suo uomo. Suo – cosi detto – amato uomo. Per me queste parole sono del tipo ” sei troppo incolto per stancarmi a parlarti semplice e spiegarti certe parole elevate”. Io personalmente se avessi visto Laura piangendo per il suo uomo gli avrei chiesto.

    – MA SE LO VEDI SPORCO, INCOLTO, IMBARAZZANTE, TRASCURANTE, ALLORA CHE COS’E’ CHE AMAVI DA LUI. SE LO AMAVI…….

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    • Io credo che una coppia possa passare anche attraverso la fase di rigetto, che ci si deve perdere per ritrovarsi.

      Certo che lei l’ha detto per metterlo in difficoltà, forse era il suo modo per scuoterlo, forse per ferirlo, forse per dimostrare a se stessa che lui non faceva parte del suo mondo. Io, andando avanti con la discussione, credo che si siano comportati entrambi nello stesso modo, con la pretesa di essere ciò che più gradivano essere a prescindere totalmente dall’esistenza dell’altro. E’ un po’ come quando un adolescente morde il freno con i genitori perché deve tagliare il cordone ombelicale, deve dimostrare la sua esistenza, il suo sé indipendente dai genitori e quindi questo taglio, doloroso per entrambi, esiste ed è necessario.

      Nei rapporti di coppia, soprattutto quando c’è un’eccessiva comunione, all’improvviso, come fulmine a ciel sereno, scatta l’esigenza di urlare: “Io sono altro da te”. Forse, per loro, è stato semplicemente quel momento.

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  13. Ho letto tutto con molto interesse..ed ho cercato di essere il più possibile neutrale..e da donna è ahimè un grande sforzo..percHè la prima reazione è stata quella di dare torto marcio a Lui…Poi ci ho riflettuto..ho riletto il testo e i commenti e un pensiero lucido mi ha catturato..Ma l’amore può fare la differenza su una storia triste come questa??Amarsi e non comprendersi.Amarsi e non capirsi.Amarsi e lasciarsi…Amare ancora e non correre a dirlo,non urlarlo al vento..seppellire un diamante così prezioso in mezzo al fango dei preconcetti..che peccato…che grande peccato!!
    Amico caro se sei ancora in tempo..corri da lei…cestina tutti i tuoi pensieri sciocchi e insensati..ma ti rendi conto????
    “Non ci resta che piangere”,quando l’Orgoglio maledetto ci toglie il coraggio..e con lui anche ogni speranza si..amico..”Non ci resta che piangere “sulla nostra fragilità e debolezza…E con la fine delle speranze si consuma nuovamente l’immancabile tragedia.
    Scrivere questo invece significa che tu hai questo coraggio…confessarsi in pubblico e non esonerarsi dai giudizi..si ..forse hai lanciato un sassolino nello stagno..magari Laura un giorno passa di qua ..e chissà..forse in destino potrà scrivere ancora una storia per voi..ma se non fosse così comunque ti ringrazio..a nome di tutti quelli che passeranno a leggerti..e che per caso si ritroveranno in quello che scrivi… e magari..potranno imparare da uqeste parole qualcosa di più..
    Perchè l’ Amore è l’unica cosa per cui valga la pena Vivere.

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    • Cara Nunzy, qui temo che non si tratti di avere torto o ragione, ma di essere in un modo piuttosto che in un altro. Qui mi sembra che parliamo di un uomo schivo, rinunciatario, cui la difficile situazione famigliare ha tarpato le ali, creandogli forse complessi d’inferiorità. Complessi d’inferiorità che può aver superato temporaneamente incontrando questa donna, con cui il miracolo dell’amore ha superato ogni barriera, ma non quella del confronto col mondo esterno, con una società in cui l’amore, semmai, andava creato e non era un presupposto.

      Che io sappia, questo ragazzo, quest’uomo, è caduto in fortissima depressione dall’epoca dei fatti e, a quanto mi è stato riferito, anche lei convive con un dolore che non supera, e non si è mai rifatta una vita. Perché già, cari amici, una cosa ho dimenticato di dirvi: questa storia è datata e il suo epilogo, ahimé tristissimo, è oramai scolpito nella pietra.

      Ho pubblicato volentieri questa confessione perché sia almeno di guida a chi si trova nelle stesse condizione, e sente la tentazione di rinunciare, mollare, chiudersi in se stesso, fuggire… non fatelo! Apprezzate il dono che l’amore vi ha fatto, stringete i denti, un po’ di coraggio su, e andate avanti!

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  14. Diemme come una storia datata?
    Ok ci stai dando un insegnamento di vita da seguire, mai rinunciare, mai perdere il coraggio mai smettere di lottare per l’amore vero…..
    però un pò ci sono rimasta male!
    😦
    kate

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    • Ci rimarresti ancora peggio se sapessi l’intera storia.

      Ho pubblicato questa testimonianza, resa da lui a un’amica che a me l’ha voluta trasmettere, sì, come insegnamento, per riflettere, per reagire, per non rinunciare. Questo confessionale, in cui vengono riportate storie in cui a noi tutti potrebbe capitare d’imbatterci, vuole essere un momento di riflessione, anche per imparare dal’esperienza altrui qualcosa che ci faccia essere più forti e preparati se nella stessa situazione ci si dovessimo ritrovare noi.

      E non è un’ipotesi così remota…

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  15. Cara Diemme, cari tutti.
    Mi sono imbattuto in questa discussione mentre cercavo sul web una risposta al significato della mia storia, che è molto, ma molto, simile a quella da voi trattata. Spero che non sia troppo tardi, essendo passati quattro anni dai vostri post, per dire la mia e ricevere la vostra opinione.
    Ci proverò comunque.
    Esistono due sole differenze tra la mia situazione e quella dell’amico in barba e mutande. La prima è che il nostro stato sociale, passato e presente, non è disuguale, giacchè siamo entrambi professionisti dello stesso settore (con funzioni diverse) e per altro verso non v’è inidoneità di comportamenti di cui vergognarsi l’un l’altro. Lei ha semplicemente cambiato ufficio, con nuovi colleghi non più istruiti dei precedenti ma più mondani, più vivaioli, più consapevoli e fieri di un certo tipo di posizione che rivestono nella società, in provincia. E tale impronta lei immediatamente ha ricevuto, assimilato, adottato e infine preteso anche da me, ricevendo il mio netto rifiuto.
    La seconda differenza, più consistente, è che l’amico, a differenza di me, almeno ha trovato la forza, o il coraggio, o la scelleratezza, che a volte serve nella vita, di dire basta. Io ho tentato un paio di volte, ma dopo qualche notte passata a soffrire vegliante nella fredda casa del mare sono ritornato sui miei passi, con modi piagnucolosi cui mi vergogno anche a pensare. Non credo che sia stata la sola presenza di tre figlie a farmi desistere, è che proprio non ce la faccio a stare senza di lei. Il risultato, però, è ormai ben comprensibile: la vecchia armonia è sparita, il vecchio reciproco rispetto è naufragato, le incomprensioni aumentano, il clima è sempre più teso. La conseguenza è una bella famiglia che si sta disgregando, le figlie più grandi che sentendoci continuamente discutere, anche delle cose più futili, scelgono di percorrere da sole la loro ineluttabile strada dell’adolescenza. A questo punto, addirittura, ci riesce difficile anche stare con gli amici che frequentavamo prima, estranei al lavoro, perché ogni qualvolta le nostre serate con loro terminano con musi lunghi e bieche accuse reciproche, sinceramente fondate sul nulla. Poi a letto passa tutto, ma ricomincia dopo qualche suo giorno di lavoro.
    Bene, al di là del dovuto rispetto delle scelte di ognuno, il punto è questo: ma sei certa, cara Diemme, che assecondandola avrei risolto ogni problema? Se è vero, com’è vero, che l’amore richiede di venirsi incontro, che equivale a rinunciare a un po’ di sé per il piacere dell’altro, e compagnia bella, non ti pare che forse, richiedendoti di vestirti di quello che non sei, lei ricerchi, o più semplicemente riceva, una chance in più per vederti inadeguato in un abito che non è il tuo?
    Non è più verosimile che il mio stato di inadeguatezza sia stato percepito prima di tutti da lei? E che io me ne sia fatto, inopportunamente, un complesso?
    Dico, perché considerare codardo, masochista e bamboccione un amante che, con tristezza e rabbia, realizza che il proprio stile non è più conforme al rinnovato apprezzamento dell’amato? Non è più saggio giudicare gagliardo colui che ne sa prendere atto punto e basta? Mica è da tutti!
    Chiedo scusa per la probabile banalità di queste mie deboli riflessioni ma le vostre parole mi sono così piaciute che sarei ben contento di riceverne anche per me. Grazie.

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    • Caro Gennaro, intanto buonasera e benvenuto tra queste mie pagine. Nonostante il tuo lungo intervento, la situazione non è chiarissima, e certo tanti anni e tante dinamiche non si possono sintetizzare in poche righe.

      Quello che posso pensare è che, dopo una vita di doveri, a qualcuno capita di scoprire la mondanità: al marito di una mia amica è capitato, e l’ha lasciata per rincorrere questa nuova vita. Tua moglie non ti ha lasciato, però si comporta come se tu gli pesassi, ti rimprovera, ti mortifica, ti fa sentire, per l’appunto “inadeguato”. Ecco, essere inadeguato non significa essere qualcosa in meno, un vestito di un grande stilista è inadeguato per andare in spiaggia, ma rimane un vestito di lusso, e così via. Purtroppo capita. Capita di cambiare e di non essere più adeguati alla vita di prima, al compagno di prima, al noi stessi di prima. Sono fasi passeggere? Sono un giro di boa? Chi può saperlo! La nostra vita è tutta un bivio, e quando ti perdi non sai mai se a un tratto ritroverai la strada di casa, o percorrerai quella dell’inferno, o del paradiso, o semplicemente un’altra strada, né meglio né peggio, solo diversa.

      Se sono certa che assecondandola tu avresti risolto ogni problema? Per certi versi no, le donne generalmente neanche li amano gli uomini che le assecondano. Ma forse non si tratterebbe di assecondarla, solo di cercare di cambiare un po’ anche tu, di accompagnarla in questo nuovo passaggio, restarla accanto, non passivamente, ma curioso di capire il nuovo mondo che l’ha attirata. Potresti provare, magari mentre tu fai un passo avanti, lei potrebbe aver perso il fascino della novità e farne uno indietro, per cui vi incontrereste ancora…

      Non so che dirti, davvero, mi hai dato tutto sommato pochi elementi, ma spero in qualche modo di averti detto qualcosa che ti possa far considerare la tua storia anche da una prospettiva diversa.

      In bocca al lupo, torna quando vuoi, e in tutti i post che vuoi, non sono a scadenza! 🙂

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    • Caro Gennaro. Permettimi di esprimere anche la mia opinione secondaria. Non è facile dare un giudizio negativo su una persona. Soprattutto quando la situazione è stata espressa soltanto da una parte. Ma ammettendo che la tua sia quella vera e non truccata della realtà (sai, anche lei può avere un’altra visione), sorgono alcune cose. Prima di tutto, il fatto che viviamo e siamo il prodotto della società in quale ci troviamo. E’ difficile essere diverso di quello che la nostra società ci propone. E’ proprio il caso della sua amata metà. Lei si è forse trovata in un cambiamento di mentalità radicale. Che, diciamo la verità, le è piaciuta. Soltanto che questo cambiamento comporta anche un mondo snob. Che non accetta quelli che “sono sotto”. Possiamo incolparla? Credo di no. In fondo, un terzo del suo tempo lo consuma in questo ambiente. Un altro terzo lo fa riposando, ed il resto per “le altre attività” (marito, bambini, spesa, etc etc). Come vedi, la gran parte della vita di una persona si consuma nell’ambiente del lavoro. Proprio quello dove lei si sente “superiore”. O che è stata indotta a sentirsi.
      Ok, ma a questo punto – mi chiederai – cosa c’è da fare? Come ci si deve comportare, ragionare? Vedi, caro Gennaro, tu e la nostra cara DM avete espresso delle opinioni sull’ “orgoglio”. Io invece no. Non parlerei del orgoglio. Quello maschile. Perché non si tratta de questo. Ma di….. DIGNITÀ. Riesci a capirmi? La dignità. E’ quella che non hai il diritti di perderla. Soprattutto davanti ai tuoi figli. E questa che a loro fa (e farebbe) più male. Essi cosa vedono in fondo? Un padre che è impotente di gestire una situazione difficile. Che (per ogni giorno) la sua dignità sta diminuendo. Non è più il capo famiglia. Quello che dava sicurezza. Che, anche se non riesce a gestire una situazione, resta sempre in piedi. Ma un piagnucolone. Un debole. E a questo punto, ti stupisci ancora per il loro imbarazzo?
      Cosa dovresti fare. Bene. Te lo dico io cosa devi fare.
      Prima di tutto…. resti un “inadeguato“.
      Perché eri sempre un inadeguato quando avete formato una famiglia. Insieme
      Poi. Asciugati le lacrime dalla disperazione e vivila come una fatalità.
      Perché se lei non ti vuole più, sta sempre a lei di prendere una decisione. Ricordati che non sei tu che perdi una persona. Ma è quella persona che rinuncia a te. E falle capire che se lei si vergogna di te…. allora tu sei la sua famiglia. Figli compresi.
      Terzo. Non forzare la tua mondanità (per essere alla sua altezza). Non faresti altro che avvicinarti al ridicolo. Sii te stesso. Quello che lei ha conosciuto da sempre. E di quella persona si era innamorata. Una volta. E se lei “soffoca” nella tua casa dille che sei sempre disponibile a ridarle la libertà. Dopo di che prenditi i tuoi figli ed andate insieme a divertirti (trattoria, cinema, stadio). Importante è farla capire che il nuovo stile di vita comprende anche rinunciare a tutto (compreso il suo passato).
      Un’ultima cosa. So di cosa hai paura. Che ti lascerebbe. Per un’altra persona. Alcuni la chiamano “gelosia”. E sulla gelosia si potrebbe scrivere moltissimo. Perché in tanti la vedono come un sentimento demoniaco. Ma nessuno di questi si rende conto che non è facile rinunciare a qualcosa che “apparteneva” non a te, ma al tuo cuore. Che non puoi schioccare le ditta e considerare che la persona che amavi se n’è andata. E basta. Ma se lei vuole veramente lasciarti. Se lei – in questo percorso – fa un passo che è troppo lungo per te, FERMATI. Guardala e dille che questi sono i tuoi limiti. E che spetta a lei decidere cosa fare.
      Aspettarti ….. o proseguire.

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    • Grazie Valentino per il tuo intervento (e grazie di essere sempre qui 😉 ). Spero che Gennaro ripassi da queste parti a leggere le nostre risposte, e spero gli possano essere utili. Tu hai dato la tua opinione da uomo, io da donna, ma solo lui conosce veramente l’intera situazione e i suoi stati d’animo.

      Francamente, non esiste un comportamento “giusto”, un ricetta sicura per sistemare le cose, ma sicuramente esiste un comportamento “sbagliato”: essere vittime, lasciarsi umiliare, permettere che colpestino la nostra dignità. Può tentare di riconquistarla (e cercare di capire in che modo potrebbe essere possibile), può lasciarla, può fare il separato in casa aspettando che a lasciarlo sia lei, ma una cosa sicuramente non dovrebbe fare: il suo punching ball.

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  16. Certo che non esiste un comportamento giusto. Ogni situazione varia da caso a caso. Quello che cerchiamo noi e di dare un consiglio “dal esterno”. L’umiliare una persona mi mette in bestia. Il sesso non ha nessuna importanza. Che sia uomo o donna….
    Il nostro Gennaro può sempre tentare di riconquistare. Ma quello che consiglio io, e di non andare “oltre” la sua dignità. Perché se diventa ridicolo non fa altro che dare a lei un motivo in più di non sentirsi (minimamente) in colpa. E se le cose sono come Gennaro li ha esposto lei di colpe ne ha.
    P.S.D….. non è una critica, ma….. mi mancano un po questi post. A presto.

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    • Anche a me mancano un po’ questi post… è questo un blog che ha conosciuto altre ere, altri splendori… ma che vuoi, c’est la vie!

      Peraltro questa storia mi è arrivata tramite una persona che si è allontanata da me, e tornare proprio su questo post mi fa anche male. La vita cambia, i blog cambiano… io, devo dirti la verità un po’ di stanchezza l’avverto: mi sa che ci farò un post 😉

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    • Ma dai, come si fa a non fare guerra con me? Sei tu che non ti fai più vedere! Lo sai che la pensiamo diversamente su tutto, tu vieni, che io mica l’ho sotterrata l’ascia di guerra! 😉

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    • Cara D. Amo fare le guerre con te. Anche perché la guerra è totate. Cioè su tuttti i aspetti (sessuale, nazionale, mentale, e (perché no?) anche religiosa). Ma per me tutto ciò è un valore aggiunto. Capire e arrichire. Ma questa cosa tu già lo sai. Solo che…. con tutta la mia “scontrezza” non mi va di essere critico quando fai riflessioni su di te oppure la tua famiglia. Attila compreso (perché vuoi o non…. fa parte 👿 ) Ora devo riflettere sulla risposta a Gennaro. A presto.

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  17. Pingback: Bloggare stanca | Diemme

  18. Cara Diemme, caro Vale, avete colpito nel segno, perché tutto si può concedere fuorché il calpestamento della dignità, che va salvaguardata agli occhi del nucleo familiare nel suo complesso, ma soprattutto di se stessi.
    E infatti, giusto per riaffermare la mia dignità, come dicevo nel mio primo intervento, ho lasciato più volte casa, salvo però a farvi ritorno ogni volta che, nelle notti di veglia e tormento, convincevo me stesso (forse utilitaristicamente) che non tocca a me abbandonare il campo, avendo io subito e non prodotto la modificazione degli equilibri del rapporto.
    Mi scuso per avere tralasciato una più dettagliata narrazione dei fatti, pensavo di incentrare il discorso sul solo tema della discussione, cioè il concetto della “inadeguatezza” percepita in rapporto alle aspettative del compagno. La situazione che mi coinvolge, però, non è di mortificazioni palesi, né di evidente disinnamoramento da parte di mia moglie. Semplicemente, avverto che lei mi vede più insicuro di come mi vedeva prima, che tende a guidare il rapporto mentre prima ne era il soggetto più debole (anche se è sempre stata una donna con gli attributi).
    Sabato sera ho ceduto alle sue insistenze ed ho accettato di accompagnarla ad un ritrovo a casa dei suoi amici. Non l’ho fatto per adeguarmi supinamente alle sue volontà ma per saggiare il grado del mio disagio. Ho percepito la loro curiosità nei miei confronti, ho recepito che lei mi aveva valorizzato, perché conoscevano i miei hobby, le mie molte passioni e le particolarità del mio carattere, che ho messo come al solito a nudo con naturalezza e cordialità. Insomma, ho superato brillantemente l’esame cui sottilmente, specie le donne del gruppo, mi hanno sottoposto. Ma non ho superato l’esame con lei: in ogni suo comportamento ormai non vedo più la donna di prima, ogni suo discorso mi procura fastidio, e così ogni occasione è buona per imbastire una nuova lite.
    E quel che è peggio, è che temo che la causa sia la convinzione di non essere più la persona adatta a lei. Come un cane che si morde la coda. Più lei tende ad affrancarsi, più mi sento inadeguato. Più forte è il desiderio di lasciarla vivere in pace, più cresce la paura di perderla. Anche il rapporto sessuale, che dopo 17 anni di matrimonio era diventato routinario, da un anno a questa parte è stranamente più vivo, più intenso e molto più frequente.
    Vi dico questo: vorrei poter leggere sulle pagine di un’enciclopedia scientifica quando una storia d’amore può considerarsi finita e quando, invece, il troppo amore può condurre alla follia…

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    • Ma non è che il problema è solo tuo, che vivi male il fatto che lei sia una donna indipendente? Una volta un tizio disse che, piuttosto che far prendere il sopravvento a sua moglie (che era una signora deliziosa, ma molto, molto, molto sottomessa) l’avrebbe fatta finita (veramente non ricordo se diceva che l’avrebbe ammazzata o si sarebbe ammazzato).

      Qui non parliamo di una donna che si sarebbe trasformata in mistress, coi cinturoni di cuoio e la frusta, ma solo di una persona che magari un pomeriggio sarebbe andata a prendere il the da un’amica, o che l’avrebbe invitata a casa senza chiedere il permesso al marito, o avrebbe comprato un soprammobile senza consultarlo… per lui, uomo all’antica, tutti questi erano motivi per far scorrere il sangue. Io credo che l’uomo conservi una specie di memoria primordiale di questo suo ruolo “maschio dominante”, e si senta molto a disagio, per l’appunto “inadeguato”, se questo ruolo viene meno: non pensi che possa essere così?

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  19. Caro Gennaro. Con tutto il rispetto ma…. stavolta ci hai presentato un’altra faccia della moneta. Cioè, stavolta sembri che sia tu stesso “il problema”. L’incapacità di accettare l’innalzamento di qualche gradino della sua amato moglie, considerandola come un pericolo per la tranquillità coniugale. Non e che per caso si fa dei castelli (che non esistono affatto)?Da quel incontro che ci hai raccontato, a me personalmente mi induce nel pensare che la sua dolce meta non lo snobba affatto. Anzi, lei è presentato come una persona molto valida (dato che erano tutti curiosi a conoscerla). Il fatto di essere andato via da casa per poi tornare (con la coda tra le gambe) dimostra la sua emotività traballante. Chiedo scusa per essere troppo duro….. ma voglio che lei capisca che lo faccio con intento positivo verso la sua persona. La regola numero uno per avere un a dignità e di non tornare mai sui stessi passi. O se lo fai……. devi essere convinto di aver sbagliato. Ma proprio convinto. Ciò che (rapportato alla sua persona) non mi pare. Io credo che sarebbe il tempo di fare due conti e capire quale sono i suoi problemi reali. Per poi azionare di conseguenza. Ma non faccia soffrire (inutilmente) ne la moglie, e (sopratutto) ne i figli per dei fantasmi che…… magari non esistono. Del resto (anche se potrei averlo arrabbiato) le auguro un lungo e tranquillo matrimonio.

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    • Anch’io ho avuto la stessa tua impressione, ma quello che mi ha colpito di più, in questa apoteosi della catastrofe, è stato il netto miglioramento della vita sessuale! E’ proprio vero, non tutto il male viene per nuocere… 😉

      A me lei pare una donna che ama suo marito, e vorrebbe crescere con lui ma… ma… non lo so, non so proprio che pensare, troppo pochi gli elementi che abbiamo, e sembrano anche in contrasto tra loro!

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