Non è vero che sono invincibile, mi rompo in mille pezzi anche io…è solo che ho imparato a non fare rumore. *** Amami quando meno lo merito, che è quando ne ho più bisogno (Catullo) – Non sprecate tempo a cercare gli ostacoli: potrebbero non essercene. Franz Kafka —- Non è ciò che tu sei che ti frena, ma ciò che tu pensi di non essere. Denis Waitley — Non c'è schiaffo più violento di una carezza negata
“Una Storia della Matematica. Ma non solo. Una Storia dei popoli, un racconto di come intere popolazioni si sono trovate a dover risolvere problemi che nascevano dalla loro volontà di capire; senza conoscersi, contemporaneamente o a distanza di secoli o di chilometri. La necessità di capire: indice di ciò che rappresenta la differenza tra l’uomo e la bestia. I popoli mesopotamici, la Valle dell’Indo, i popoli del mare, i Cretesi, l’Egitto, la Cina, i Paesi Islamici, l’Europa, l’America: un viaggio emozionante alla scoperta dei misteri della conoscenza, dalle origini ai giorni nostri, dove i singoli matematici vengono collocati e raccontati nel loro contesto storico-sociale. In questo libro, di facile lettura, l’autore spiega al lettore non specializzato le varie teorie/scoperte della matematica e le numerose applicazioni pratiche, dando risposte alle grandi domande della vita. Un libro affascinante che ripercorre le tappe fondamentali dello sviluppo della mente umana, e quindi del genere umano”. (Presentazione su youcanprint).
Un viaggio intrigante – anzi due – per gli appassionati. E’ possibile trovare entrambi i volumi in vendita su:
ora che ho compiuto il mio dovere di brava blogger diversificando gli argomenti e non battendo sempre sulla stessa nota, posso ributtare là con nonchalance un nuovo post sull’eterno argomento: ebbene sì, Xavier.
Come forse ricorderete stavo leggendo “I miserabili”, l’intramontabile capolavoro di Victor Hugo di cui mia figlia è irrecuperabilmente innamorata, tanto da averlo letto non so quante volte, compreso in inglese e nella versione originale francese, ed essersi preparata con le sue mani l’abbigliamento da barricata, con tanto di coccarda, che usa in occasione di tutte le mascherate.
Per chi non conoscesse la storia (mi si perdonino errori ed omissioni, ma tanto lo sapete che la memoria non m’aiuta), il romanzo tratta la storia di Jean Valjean, un uomo che finisce in galera per avere rubato un tozzo di pane per i suoi nipoti affamati e, con la pena inasprita a causa di vari tentativi d’evasione, trascorre in catene vent’anni.
Una volta liberato si rende conto però che il suo passato rappresenta un marchio a fuoco, per il quale sarebbe sempre stato scacciato da tutti. Uscito di prigione pieno di rabbia per il mondo intero, incontra un religioso che, salvandolo da un nuovo arresto, riesce a illuminarlo della sua luce e a fare di lui un uomo onesto (oserei dire in odore di santità).
Personaggio che dimostra in ogni frangente grandi capacità, oltre a una notevole forza fisica, e dotato di mille risorse, Valjean riesce a costruirsi una nuova identità e a diventare addirittura sindaco di un paese che, grazie alle sue iniziative e intuizioni in campo industriale, conoscerà un benessere mai vissuto prima, ed egli stesso accumulerà una ricchezza non indifferente.
Si intreccia alla sua storia quella di una ragazza madre che, a causa dell’intervento di “anime pie” che la mettono al bando, nonché della riprovevole disonestà e rapacità della coppia cui aveva affidato la propria bimba, conoscerà ogni vergogna e dolore.
Presa sotto l’ala protettiva di Valjean, che non riuscirà però a salvarle la vita a causa della di lei salute ormai irrimediabilmente compromessa, gli raccomanda la sua bambina, Cosette, che lui riuscirà a portar via alla dannata coppia criminale cui era stata affidata e a darle una vita felice e piena d’affetto.
Giunge il momento però in cui i figli spiccano il volo e il rapporto, anche se perfetto o addirittura simbiotico che c’è col genitore – vero o di fatto – si spezza, e Cosette non sfugge a questa regola.
Sposa un giovane cui, per onestà, Valjean confida il suo passato, ignoto alla stessa Cosette, ma male gliene incoglie giacché, in seguito a questa rivelazione, lo stolto giovane gli impedirà di continuare a vedere l’amata figlia, gettandolo nella più cupa disperazione.
Ora, ho letto il libro con interesse, a volte con brama e curiosità, pur conoscendone la trama, a volte con noia, date le lunghe digressioni di Hugo, e la lettura mi ha preso molto tempo, visto che non potevo dedicarle troppo spazio (solo i viaggi in autobus); a un certo punto non vedevo l’ora di portarla a termine, vuoi perché mi ero appassionata, vuoi perché ero pure ansiosa di passare ad altro.
Quello che non mi aspettavo era che, trovandomi a leggere, nella parte finale, del dolore di Valjean, della nostalgia struggente per Cosette, di quell’anno lontani pesato su di lui come fossero trenta, ritrovassi il mio stesso dolore e la mia stessa nostalgia, cosicché la lettura di quest’ultima parte mi è stata particolarmente difficoltosa, affannosa, straziante, penosa.
Con Marius la Pdf condivide la gelosia, la cecità, forse pure una sorta di soggezione per un personaggio che ha sempre percepito con un impercettibile imbarazzo, per cui non gli è parso vero di potergli trovare un’onta e liberarsi del disagio di quel sotteso – anche se mai dichiarato – confronto.
Cosette, da parte sua, pur se salvata da Jean Valjean da un miserevole destino e ricoperta di cure, pare, di fronte all’amore di Marius, superare bene quel distacco e riuscirsene a fare facilmente una ragione.
Ah, l’amour! Che altro dire, c’est la vie, e, come sempre, “cherchez la femme!” (o cherchez l’homme, a seconda dei casi 😉 ).
La buona notizia è che la versione in audiolibro è scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice, sito www.edizionicantagalli.com.
L’altra buona notizia è che ne vale la pena, perché è con tanta leggerezza e trasporto che viene descritta una vita intera spesa per una grande causa, la pace, a fronte di una situazione che di leggero non ha davvero nulla, e quindi è un messaggio importante che passa con grazia e amore.
Un impegno difficile, ma che non le ha negato soddisfazioni, perché se anche una sola persona riesce a essere toccata da una chiave di lettura diversa e passare dal sostegno della guerra alla ricerca della pace, da una posizione di odio a una d’amore, dal vedere nell’altro un nemico al riconoscerlo fratello, questo è già un grande successo, e le persone che lei ha incessantemente trasportato sulla sponda della pace sono decisamente più d’una!
Io ho comprato anche la copia cartacea (più di una per la verità), sia perché non avrei mai rinunciato alla dedica, sia perché tutti i guadagni dell’autrice sono investiti in queste attività a sostegno del dialogo e della pace.
Ascoltatelo (l’audiolibro è in versione mp3), leggetelo e fatemi sapere (ne trovate anche una bella presentazione qui).
Concludo riportando uno dei desideri dell’autrice, leggendo il quale una delle presentatrici si è commossa: se i tunnel del terrore, quelli costruiti dalle organizzazioni terroristiche per compiere attentati ai danni d’Israele, fossero invece tunnel in cui passassero metropolitane, che unissero i due popoli, se ci passassero persone che vanno a lavorare, o magari a fare shopping in un centro commerciale, quale diversa vita per tutti!
Sempre confidando nella pace, vi auguro una serena giornata di festa e una buona lettura, o buon ascolto se preferite: che la pace sia con noi!
Sto leggendo “Memorie di un angelo custode”, di cui potete leggere una recensione qui.
L’autrice, di cui ho avuto occasione di parlare in altre occasioni, è una forte sostenitrice del dialogo interreligioso e dell’integrazione multiculturale e multietnica.
E’ stata candidata al premio Nobel per la pace nel 2005, e vi assicuro che l’avrebbe meritato tutto!
Come avrete letto il cavaliereerrante mi ha fatto il liscebusso per la mia sparizione, dovuta principalmente a debolezza fisica e deconcentrazione mentale (e da qui parte il prologo off topic) e non a cattiva volontà 😥
Leggo con piacere tutti i vostri commenti, e appena mi sarò ripresa risponderò a tutti, ma al momento non posso proprio, rischierei di cominciare, rispondere ai primi due o tre, e poi dover smettere e non riuscire più a riprendere il filo.
Conto quanto prima di riuscire a fare tutti gli accertamenti al fine (speriamo!) di escludere ogni ipotesi più preoccupante e speriamo poi di trovare una strada per recuperare me stessa sia da un punto di vista fisico sia motivazionale ed emotivo.
E ora passiamo al topic, quel romanzo di una noia mortale dal titolo “Il Maestro e Margherita” dello scrittore russo Michail Bulgakov, dai più inspiegabilmente considerato un capolavoro.
Me ne parlò per la prima volta in termini assolutamente entusiastici un mio amico, persona di grande levatura culturale, definendolo in assoluto il più bel libro che avesse mai letto e invidiando la mia “verginità” in proposito affermando che, non avendolo mai letto prima, avrei potuto godere di quell’estasi procurata dall’immergersi nella prima lettura del romanzo. ❓
Così descritto non potei esimermi dal correre in libreria ad acquistarlo e ne iniziai fiduciosa la lettura, ma presto si rivelò un mattone insopportabile, una noiosissima e contorta storia senza capo né coda, di cui invano, fino all’ultima pagina, aspettai quel qualcosa che potesse dare un senso a tutto il resto e giustificare la necessità di tale insulsa contorsione e totale noia letteraria.
Giorni fa, su fb, è tornato il discorso. Uno dei miei contatti, persona degna di stima anche sul piano culturale, ne riparla entusiasta, descrivendolo pura poesia. Intervengo io, facendomi piccola piccola, col complesso che più non mi abbandona di non averci capito una beneamata mazza, ma si aggrega in supporto un’altra persona, a me sconosciuta, che la pensa esattamente come me, sentendo il bisogno di non essere giudicata incolta e sciorinando all’uopo tutti i suoi titoli accademici.
Viene postato un link, che riporta alla serie che a mia volta vi ho qui linkato, 50 episodi definiti aderenti al libro, che ho guardato, credetemi, con l’animo più positivo e ben disposto possibile, ma ricavandone la stessa identica impressione del libro: una storia noiosa, direi pure irritante, banale da morire, che non fa né ridere, né piangere, né emozionare, forse un po’ irritante ma, nell’insieme, soprattutto un tedio mortale.
Ora, qui di persone che celebrano le glorie del romanzo ne ho incontrate altre, compresi il nostro cavaliereerrante e aquilanonvedente, che invito qui ad illuminarmi, disponibile ad ammettere che evenutalmente qualcosa possa essermi sfuggito.
Dunque, la storia che io ho capito è stata questa (se volete, potete seguire il link e guardarvi tutti gli episodi, visto che alla fine il video rende leggermente meno indigesta la (non)storia):
in una Russia votata all’ateismo e al materialismo fa la sua comparsa Satana, sotto le poco mentite spoglie di tale Prof. Woland. Dando prova di conoscere il futuro e usando le sue arti magiche, provoca lo scompiglio tra la popolazione, creando anche situazioni imbarazzanti che mettono poi di fatto a nudo la natura umana (e capirai che scoperta!).
Lo accompagnano tra gli altri un assistente e un altro essere diabolico che ha le sembianze di un enorme e orribile gatto nero. Questi ultimi due si divertono non solo a prendere in giro, ma a distruggere qua e là di tutto di più, appiccando anche il fuoco in vari luoghi.
A lato di questo filone principale ci viene presentata la storia di Margherita, bella mogliettina annoiata e in calore che trova un espediente per farsi rimorchiare da uno scrittore sfigato, da lei pretenziosamente definito “maestro” (ah, l’amour!).
La storia d’amore tra i due (tirata più da lei che da lui, moscio più che mai) si interrompe per l’arresto di lui, mi pare denunciato per possesso di opere sovversive (perdonatemi se non ricordo, la mia mente ha rimosso tutto per legittima difesa).
A un certo punto la donzella annoiata viene contattata da uno dei collaboratori di Satana, che la invita a un macabro ballo in onore del Maligno. Lei accetta felice, viene trasformata con mezzi e riti discutibili in una strega, vestita di una specie di abito e corona di ferro che le provocano ferite e dolore (ma a lei sta bene tutto, persino poi bere sangue di un uomo assassinato dal teschio di un altro, tanto aveva già manifestato la sua natura, non solo smignottando ma anche distruggendo l’abitazione di un tizio, un critico letterario che aveva osato stroncare l’opera del maestro, con palese godimento nell’accanimento e nella ferocia con cui portava avanti tanta distruzione) e Satana alla fine, per ringraziarla, esaudisce qualche suo desiderio, compreso quello di riunirla al suo “maestro” (lo scrittore sfigato). Per realizzare ciò saranno avvelenati da uno degli assistenti di Satana, creperanno felicemente insieme e proseguiranno il loro percorso in un ambiente bucolico, gentilmente concesso dalla premiata ditta “Bene e Male associated”.
Unica nota positiva (ma insomma, decisamente insufficiente a renderlo un capolavoro!) la storia del procuratore della Giudea Ponzio Pilato raccontata nel romanzo dallo sfigato, racconto integrato dalla testimonianza di Woland e completata dall’incontro dei nostri protagonisti con lo stesso Pilato in un improbabile aldilà: la storia tratta dell’incontro del procuratore col Messia, del turbamento da questi provocato e della crisi di coscienza del procuratore per averlo condannato a morte, con qualche blando tentativo di riparazione.
Fine.
Se l’avete letto e l’avete interpretato in maniera diversa, per favore, illuminatemi, che tra libro e sceneggiato di mattoni sullo stomaco ne ho ben due! 😯