Stavo per scrivere un post sull’argomento di cui al titolo, su ispirazione dell’ultimo commento di Gianpiccoli (i post sono come le ciliegie, uno tira l’altro!), quando mi arriva, guarda caso, un like su un vecchio post che ci cade proprio a fagiolo: “Corteggiare oggi”. Io consiglierei di leggerlo – o rileggerlo – prima di continuare con questo, perché esprime esattamente quello che mi apprestavo a scrivere.
Giampiccoli parla di una situazione di fatto, ” importante ed “ancestrale” : la femmina segue il maschio ‘dominante’ “.
Mettetela come vi pare, per scrivere questo articolo ho fatto varie ricerche su usi e costumi, compreso quello del blind menù, il menù senza prezzi per donne, e le opinioni sono contrastanti, ma i fatti…
… i fatti alla fine parlano di un “gradimento” da parte della donna dell’uomo protettivo, dell’uomo che sa risolvere i problemi, dell’uomo attento e premuroso (badiamo bene, non l’obbediente cagnolino che scodinzola, quello è più antierotico dei gambaletti color carne delle donne!).
Ne ho conosciuti di uomini che non riuscivano a trovare una compagna, e alla fine le “categorie” (passatemi il termine) in cui cadono sono sempre quelle: mammoni, depressi, disoccupati, tirchi.
Tempo fa su fb ci fu un’accesa discussione sul fatto che lui dovesse pagare o meno il conto quando usciva con una donna, e ci sono state due alzate di scudi, una da parte delle donne, che consideravano un “pulciaro” (pezzente, morto di fame, nonché cafone) l’uomo che faceva pagare loro la di loro parte, dall’altra degli uomini che, stante il femminismo “che abbiamo voluto”, stante la parità “che abbiamo voluto”, non vedevano il motivo per cui avrebbero dovuto pagare il conto della donna con cui cenavano.
Io direi che qua, come diceva una mia amica toscana, “si sbaglia nel confondere”: la parità di diritti è una cosa, il corteggiamento, con relativo gioco “ancestrale” dei ruoli, è un’altra cosa, senza contare l’educazione e anche che, come alcune hanno fatto notare, il conto lo paga chi invita.
Insomma, io sarò pure una donna vecchio stampo, ma se un uomo m’invita, insiste per uscire, io penso che abbia piacere a passare una serata insieme per conoscerci meglio. Ritengo anche che sia un’occasione per mostrare le penne del pavone, mostrarsi al meglio, dimostrare alla donna che è un uomo con cui è piacevole stare, e perché no, si occuperà di lei, nel senso che sarà premuroso nei suoi confronti: se poi il discorso è “andiamo in camera da letto senza passare per il via, una cena proforma – che farai bene a pagarti – ma non mangiare troppo che poi t’appesantisci e non ti va più di fare roba” allora alzo le mani – rigorosamente dopo aver raccolto le braccia che mi sono cadute a terra -, e grazie ma anche no, tanta prosaicità non m’interessa.
Potrei scendere più in dettaglio, ma non vorrei perdere altri follower: insomma, dal mio – antico – punto di vista, l’uomo faccia l’uomo e la donna faccia la donna, perché altrimenti facciamo tutta un’ammucchiata, e ci credo che poi la gente si definisce “fluida” e non si sa più chi sia chi, a partire dagli adulti e a finire con i ragazzini che non sapranno neanche più distinguere tra mamma e papà (e il nuovo lessico, con “genitore 1” e “genitore 2”, si adegua ai tempi e viene in loro soccorso! 😆 ).
Ah, dimenticavo: dopo cena la donna va riaccompagnata a casa, e non necessariamente per salire su ma perché ahimé, purtroppo, è ancora una questione di sicurezza.
Io la penso esattamente come te, se un uomo ti invita, così poi come se ti invita qualcun altro, paga la persona che invita, da che mondo è mondo è così. Per il resto meglio lasciar perdere, i cafoni lo sono in tutto, ma lo stesso discorso vale anche per le donne. Buon pomeriggio 🙂
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Ho letto che qualcuno si è cancellato dal tuo blog per il post di qualche giorno fa, in verità non mi sorprende, ormai non mi sorprende più nulla qui dentro a dire il vero, quello che ti posso dire e che dico anche a me stessa è che è molto meglio perderle!
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Il fatto è che prima i ruoli, nel bene e nel male, erano ben definiti. Ora siamo in un periodo di transizione in cui non sappiamo più come comportarci ma, tendenzialmente, abbiamo più chiari i diritti – o le mere pretese -, senza avere altrettanto chiari i doveri – o le norme basilari dell’educazione.
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Sì, anche questo è vero, sono venuti meno molti valori, primo tra tutti il rispetto!
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Tutto ciò che scrivi l’ho dato per scontato, ma io sono andato a sondare più a fondo la questione e credo di non sbagliare se ravvedo una ricerca di protezione della femmina ed una richiesta di unione da parte del maschio. Forse il presupposto per un rapporto duraturo è un po’ scarno, ma la tendenza sarà sempre quella, naturalmente la scintilla che fa scattare la “chimica” dell’innamoramento ecc. va trovata in altre cose (atteggiamenti, avvenenza, retroterra comune, persino il profumo della pelle).
Un sorriso .
Giancarlo
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Sì, sono ragionevolmente convinta che sia così, ma molte – e molti -giurerebbero sulla propria vita di no.
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Trovato ora:
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Una visione romantica della biologia.
Meglio il Cantico dei cantici, dove la sensualità pervade la vita è dona la visione essenziale ed ideale del rapporto di coppia.
Pare che fu una donna a scriverlo, o quantomeno ad ispirarlo e suggerirlo.
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Hai ragione. La scelta della donna ancestrale è l’uomo che può prendersi cura di lei e della prole. Forse ai tempi delle caverne era meglio quello muscoloso. Giusto che chi invita paghi. Per dimostrare premura paghi sempre. Mi è venuta in mente una psicologa che conoscevo che voleva festeggiare i 40 anni. Si comprò anche un abito costoso e poi ci disse di portare ognuno qualcosa per la festa. Ovvio che non sono andata.
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Anch’io una volta venni invitata a un compleanno e portai un regalo e un mazzo di fiori. Considerando che il conto fu diviso tra tutti, alla fine regalai solo i fiori!
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Non mi torna il conto: hai portato il regalo, i fiori e hai pagato alla romana. E il festeggiato che ha fatto? Gli avete pagato anche il pasto?
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Quando comprai il regalo pensavo di essere stata invitata. Quando arrivò il conto e realizzai che così non era, le diedi il mazzo di fiori punto, il regalo trovò successivamente altro destinatario.
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Ora capisco! Scusa la tarditudine. Hai fatto bene. Mi è capitato anche un’altra e non andai lo stesso.
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Guarda, francamente è un fatto culturale, io non la trovo neanche una cattiva idea, purché si sappia: si fa per stare insieme, il regalo al festeggiato è la nostra presenza, lo scopo è stare insieme e fargli onore: al massimo il festeggiato offrirà il dolce, al massimo gli invitati porteranno un mazzo di fiori o un qualcosa di simbolico fatto tutti insieme. Il punto è che non è che sia giusto o sbagliato, di cattivo o di buon gusto, purché siano chiare le regole d’ingaggio 😉
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Dipende dai rapporti che si hanno. In un gruppo di amici va bene sicuramente. Io per esempio le rare volte che festeggio chiedo sempre di non incomodarsi con i regali.
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In genere si dice per complimento, ma a nessuno piace presentarsi a mani vuote, questo posso capirlo. Io però davvero non voglio regali, sia perché azzeccarci con me è impossibile, sia perché in casa mia ci sono decisamente più cose di quante ne possa contenere, è per me rappresenta un problema esistenziale, per cui ogni cosa che mi regalano aumenta il caos, né riesco a dissimulare lo stato d’animo nello scartare i regali: che poi poveri amici e parenti ci spendono, e io va a finire che regalo tutto!
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Anch’io sono fatta così. C’è mia sorella a cui piacciono gli sbrilluccichii e mi fa’ dei regali che insomma…
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Voglio dire, ci sono persone a cui il regalo lo fai a prescindere, per amicizia, per affetto, non importa che festa facciano o non facciano, invitino o non invitino, il regalo è una manifestazione di affetto e premura che prescinde dalla modalità di festeggiamento, ma ci sono persone cui fai il regalo semplicemente perché, come invitato/a alla festa, si deve ergo…
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Vero. Io compro un regalo anche senza festa, se lo faccio con affetto.
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Penso che ognuno alla fine vada coi propri simili. E io adoro la diversità, altrimenti saremmo tutti uguali e uniformati.
Cmq penso che nella fantasia romantica (o d’altri tempi) c’è l’idea che un uomo che paga sia un romantico cavaliere, ma la REALTA’ di oggi (perché la società è cambiata, che piaccia o no) è che l’uomo che paga è un uomo che…. è disposto anche a pagare.
E’ un brutto mondo, lo so. Le leggi della domanda e dell’offerta sono arrivate anche nei rapporti uomini/donne, ma dopo aver visto cose come le dating app, di cosa ci si stupisce ancora?
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Che un uomo che offre una cena sia un uomo disposto a… pagare, mi sembra una chiave di lettura davvero squallida e dequalificante. Mi ha ricordato qualcuno che non mette a posto la propria stanza perché “non fa il servo a nessuno” (e poi c’è Gianni Morandi che prende la scopa e spazza il palco dell’Ariston, a proposito di persone che non devono dimostrare niente a nessuno).
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Sì questa parità dei sessi che trasforma le donne in uomini e non uomini in donne, perché, attenzione, l’uomo nei panni di una donna non si mette quasi mai la trovo iniqua. Sembra un gioco di parole ma questa parità genera forti disparità…
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E’ esattamente così.
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