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Ho letto quest’articolo di Romolo Giacani e ho incominciato a pensare, pensare, pensare… è vero o no quello che scrive?
Di anni ne ho oramai maturati un po’, il mezzo del cammin di nostra vita l’ho superato da un pezzo, di certo di cose, persone, sogni, speranze, occasioni e sentimenti ne ho persi tanti e giusto qualche giorno fa pensavo di scriverne, ma non l’ho fatto perché non mi andava di interrompere il silenzio con uno scritto triste, con un piangermi addosso che non avrebbe dato niente né a me né a voi.
Eppure c’è qualcosa in quell’articolo che non mi convince.
Un mio caro amico – anche lui ho perso, ci ha lasciato qualche anno fa – scrisse una bellissima poesia che si intitola “Da qualche parte”, in cui parla dei pezzi della sua vita che ha lasciato “da qualche parte”, non una vita in frantumi, ma pezzi d’anima, soprattutto persone amate, ma anche sogni e pezzi di se stesso, che tempi e luoghi hanno ingoiato, eppure…
Mi dicono che sono una che vive nel passato, che me lo porto apprezzo come la tartaruga il carapace, e forse è pure vero, ma è pure vero il carapace è casa e corazza, rifugio, scudo e difesa.
Ho perso i miei genitori, e questo alla mia età è più che normale, ma li ho persi con tanti sospesi che tali rimarranno e ho capito che la vera perdita è stata l’occasione di averli. Ho perso amici, qualcuno senza un perché, visto o sentito un’ultima volta senza neanche lontanamente immaginare che fosse l’ultima volta. Per questi sento proprio dei pezzi che mi mancano fisicamente, tranne per uno, per cui invece sento come uno stiletto piantato nel cuore, che devo stare attenta financo a respirare per non urtarlo, non incrociarlo, non spostarlo, non farmi far male.
Eppure.
Ho perso occasioni, spesso neanche per colpa mia, ed è ovvio che ogni tanto uno ci pensi e tenda a pensare che la strada non percorsa sarebbe stata quella felice, quel famoso “profumo dei fiori che non colsi” che tutti conosciamo e a cui forse, in fondo in fondo, neanche crediamo.
Ma non è vero che perdiamo, io credo in quello che sosteneva Lavoisier, nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma o, per dirla in una più simpatica forma disneyana,
“per ogni qua c’è sempre un là
per ogni se c’è sempre un ma
per ogni su c’è sempre un giù
per ogni men c’è sempre un più
più o men, vuoto o pien
questo il mondo fa girar”
(La spada nella roccia).
Io credo che dovremmo fare un esercizio mentale e per ogni cosa che abbiamo perso capire invece cosa ci ha lasciato, perché ogni esperienza ci lascia un dono – va beh, più o meno gradito -, se non altro come lezione.
Perdiamo qualcosa e acquistiamo qualcos’altro, in un ricambio e rinnovamento continuo che sono poi l’essenza della vita. Quello che perdiamo lascia spesso il posto ad altro, fosse pure una terribile esperienza che crea il terreno per una battaglia civile e sociale.
Pensiamo a tutto quello che abbiamo perso e ammettiamolo, tutto ciò che è passato nella nostra vita – benché perso – ci ha regalato gioia, ricordi, esperienza, saggezza, mattoni su cui costruire il nostro futuro, armi per affrontarlo, strumenti per plasmarlo, e una diversa coscienza di noi stessi.
Io, francamente, nella vita ho perso molto ma, chissà com’è, non mi sento affatto impoverita, perché se è vero che ogni dritto di medaglia ha il suo rovescio, questo è vero pure al contrario, ogni rovescio di medaglia ha il suo diritto!
Mia cara,
il passato resta, ,ma bisogna trattarlo come passato. Ciò che non conosciamo è il futuro, che ci obbliga a scelte , queste le affronteremo volta volta arricchiti di esperienze pregresse, ma sempre titubanti, per mancanza di visibilità.
Vittorio Gassman diceva ” ho un grande futuro dietro le spalle”, sintetizzando al massimo una visione opaca del domani, ma forte del suo vissuto.
Io credo che i rimpianti, gli errori, le gioie e le delusioni, costituiscano in fine una unica “amalgama” che diventa lo zainetto di sopravvivenza per le circostanze ignote, non un elenco di avvenimenti da portarsi appresso e consultare ad ogni occasione, perché il senso della nostra vita lo scopriremo comunque alla fine, se ci sarà consentito, altrimenti ci accontenteremo di stereotipi rassicuranti, senza crearci problemi.
Un abbraccio
Giancarlo
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Indubbiamente, ma io non parlavo solo di bagaglio di esperienze, parlavo anche di cose e persone, si perdono i genitori ma si mettono al mondo dei figli, si perdono amici magari per un trasferimento e se ne trovano altri, perdiamo pezzi di noi strada facendo, ma altri pezzi ne aggiungiamo, perché concentrarsi solo su quello che perdiamo?
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Ciò che perdiamo, non ci è mai appartenuto, questo lo impariamo giorno per giorno. Fa male non avere più i genitori, ma si va avanti.
I ricordi restano, le sensazioni che rievocano, si arricchiscono di altre emozioni sovrapposte dalla nostra memoria, che non è perfetta, ma mischia a suo piacimento e fa emergere sogni confusi, che diventano dubbie certezze.
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Penso che il saldo lo si possa fare nel giorno delle propria morte. Se se ne ha tempo. Nonna diceva: alla sera si ricontano le pecore.
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Io direi che neanche dovremmo parlare di saldo, semplicemente imparare anche ad apprezzare quello che strada facendo acquistiamo, e non solo rimpiangere quello che strada facendo perdiamo. Magari alla fine ci sarà anche un saldo, che forse sarà positivo o negativo e difficilmente in pareggio, ma intanto la continua metamorfosi di ciò che siamo, diventiamo, perdiamo, acquistiamo, è l’essenza della vita.
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Intanto comincio a contare le pecore
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La penso esattamente come te, tutto serve nella vita, sia di male che di bene, sono esperienze che lasciano sempre qualcosa che ci è servito e che ha fatto quello che siamo oggi. Non perdiamo niente, anzi, accumuliamo pezzi di vita che ogni tanto riemergono nei ricordi come è giusto che sia. Penso che tutto sia “esperienza” che ci ha cambiato e forgiato negli anni 🙂
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Esperienza, familiari, amici, oggetti… diciamo che l’esperienza si acquista e basta, le altre cose si perdono e si acquisiscono di continuo.
In fondo, col mood adatto, la vita è bella. Spesso.
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Concordo 👍
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Eh sì lo penso fortemente anche io, per ogni cosa c’è una sorta di compensazione
Tu sai il mio passato e forse puoi immaginare cosa intendo.Avevo una vita che non mi soddisfaceva di cui spesso mi lamentavo anche se all’apparenza perfetta. Poi un giorno tutto si è rovesciato, e mi sono trovata in mano un’esistenza più che imperfetta, difficilissima, ma ora è una vita felice e più che soddisfacente…poi anche io spesso uso certi aspetti del passato come comfort zone….ma lo è ora all’epoca no…un saluto!
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Un’importantissima testimonianza la tua.
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Hai toccato un tema che mi appartiene molto… quando mi è capitato di fare dei bilanci della mia vita mi sono trovata non frustrata né rammaricata mentre invece ho pensato che non cambierei nulla della mia vita ed ora va benissimo così 🙂
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Tra le vecchie canzoni di Sanremo adoro anche quest’altra:
Che ne pensi?
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Mi dispiace, con tutta la più buona volontà, non è nelle mie corde.
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Questo film invece secondo me ti piacerebbe, perché ha un personaggio femminile davvero indimenticabile: https://wwayne.wordpress.com/2022/11/05/una-vera-amica/
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Ho letto la trama e l’ho messo nella lista di quelli da vedere, ma ancora non ne ho avuto l’occasione.
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Per tua fortuna credo che non sia ancora scomparso dai cinema. Grazie per la risposta! 🙂
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Nella vita si perde e si vince ma sono esperienze comunque che ci conducono alla saggezza e alla consapevolezza.
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