Giorni fa mia figlia ha chiamato il comune per una segnalazione per la situazione rifiuti sotto casa nostra assolutamente insostenibile. Il Comune le passa l’Ama, dall’Ama pare abbia rispoto un disco che diceva che la segnalazione andava fatta esclusivamente on-line.
Ora, il fare le cose on-line dovrebbe essere un’opzione in più per chi è informatizzato, ma vi pare giusto che diventi l’unica possibile ed essere in possesso di un pc, avere una connessione internet e soprattutto saper utilizzare entrambe sia praticamente un obbligo di legge?
E’ questa la società del “Nessuno deve rimanere indietro”?
A me pare piuttosto il solito mondo del “Chi non salta zompa”!
Purtroppo hai ragione.
Siamo tornati ai tempi ….
Mica neppure tanti anni fa…
Ricordo che qualche militare si faceva scrivere le lettere per la fidanzata, pagando in sigarette o cioccolato della razione K.
Il progresso implica imparare sempre qualcosa.
Socrate non sapeva scrivere, questo la dice lunga….
Un abbraccio fraterno
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Sì, ma è la comunità che impara, la storia personale del singolo può anche seguire una strada diversa.
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Concordo pienamente ed è una vergogna
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Decisamente. Una società che limite ed esclude in nome del progresso è una società che non ci piace e un progresso che ci fa paura.
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O forse un progresso che non ci piace e una società che ci fa paura.
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Credo entrambi…..resta il disgusto di fondo
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A me ‘ste cose me mandano in puzza. Ieri una signora molto dignitosa, ma con risorse limitatissime, mi diceva che deve acquistare Word (le ho spiegato di prendere Office) perché serve al figlio del liceo. Ovviamente gli ha comprato il computer. La vedo più difficile dei nostri tempi in cui bastava carta e penna. Sempre più esclusi.
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Lì una parte di colpa ce l’hanno gli insegnanti.
C’è LibreOffice che è totalmente gratuito, ma l’informatizzazione del buon 80% del corpo docenti nazionale è quello che è (già è tanto se sanno “usare” Word).
Per il resto, sempre più si andrà verso l’online perché costa meno.
Bisognerebbe dare più possibilità, su questo concordo, ma la maggior parte delle volte “più possibilità” si traduce con “più personale” e sappiamo benissimo com’è l’andazzo.
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Gli insegnanti non si preoccupano delle possibilità economiche dei ragazzi. Dopo il liceo sarà l’università a essere inaccessibile.
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No, no… è inaccessibile anche solo l’asilo. 50 euro di spesa a mio nipote per cazzate varie tra album, colori obbligatoriamente firmati e materiale vario.
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Giusto per parlare di diritto allo studio
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Il problema è che alle scuole arrivano pochi fondi e questi fondi devono essere divisi tra rendere idonei i luoghi oppure tra l’acquisto del materiale. Pochi fondi che poi finiscono per tutt’altro che la didattica e costringono i genitori ad acquistare il materiale di sana pianta, compresa la carta igienica.
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Evidentemente non interessa ai governi tutti. Il diritto allo studio è costituzionale quindi è pertinente a ogni persona. Senza fondi si impedisce l’esercizio di questo diritto, per i meno abbienti. Ci sono fondi per cose di minor valore, la scuola non è prioritaria.
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Ma i genitori non si ribellano… o al massimo si ribellano non comprando il materiale occorrente, praticamente creando disagio ai propri figli. Una volta, che io andai a protestare per una questione al comune, l’impiegata – che ovviamente non poteva parlare e dire più di tanto – me lo fece capire che se avremmo voluto smuovere qualcosa avremmo dovuto piantare una bella grana, ma figurati se si spostano! Si lamentano al bar con le altre mamme, nel giardino della scuola, e poi se ne tornano bellamente a casa loro lasciandosi tutto alle spalle. Dai, diciamocelo che siamo un popolo di persone che si lamentano senza far niente, e che se le elezioni capitano in una bella giornata di sole preferiscono andare al mare e se capitano in una brutta giornata di pioggia preferiscono starsene a casa, ergo non smuovono il culo neanche per andare a mettere una crocetta sotto casa!
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Sai di cosa si lamentano con la preside (almeno per quanto ho potuto sapere dai miei nipotini)? Del fatto che l’ora di italiano è alla fine e non all’inizio e che dei ragazzini di 8 anni arrivano a mezzogiorno stanchi e sfiniti che non sono in grado di seguire una lezione di lettura e scrittura. Ecco di cosa si lamentano. Oppure che la tale mamma ha detto quella tale parola e non è d’accordo con il cucuzzaro.
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Beh, almeno la prima mi sembra una lamentela legittima.
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Qui la colpa però è dei genitori che li assecondano… mia figlia la roba firmata non l’ha mai avuta, e molti genitori si sono sentiti sollevati dalla mia alzata di scudi per poter anche loro adeguarsi a materiale più umano, altrimenti – ed è una loro precisa responsabilità – si sarebbero adeguati perché “ce l’hanno tutti” “ma come fai” “mio figlio non deve fare la parte del pezzente davanti agli altri”. Che poi sono valori o disvalori che trasmettiamo a questi figli, che possono crescere viziati attaccati a firme e apparenze oppure più solidi e strutturati (e con meno spesa).
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Aspetta, forse mi sono espressa male. Roba firmata pretesa dalla scuola intendevo i colori della “Giotto” anziché quelli del cinese che con due euro ce li trovi benissimo. La griff sui banchi di scuola anche no, io non la porto ora che ho 31 anni e non intenderò farla portare ai miei figli. Meglio garantire loro la salute, un tetto sulla testa, una casa calda che una maglietta firmata o un palmare al posto del cellulare.
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Aida, tra i pastelli Giotto e quelli cinesi la differenza è di qualità, non solo una questione di marca, e poi stiamo davvero parlando di pochi spicci. Diverso quando si pala di tutto l’insieme a partire dallo zaino, che uno firmato costa il triplo e il quadruplo di uno non firmato, e a fine anno fa comunque la stessa fine di quello anonimo. Il problema di questi ragazzi è che non solo hanno il palmare, ma pure sempre l’ultimo modello uscito (e in classe di mia figlia la prima ad avere l’ultimo modello era una che aveva l’esenzione dalla mensa per reddito…). Per quanto riguarda il resto, la salute si cerca di tutelare, ma nessuno al mondo la può garantire.
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DM, quando mi viene imposta una cosa mi innervosisco. Un ragazzetto dell’asilo cosa gli interessa se i colori sono Giotto o sono cinesi? E’ questo ciò che mi lascia perplessa, perché ok sono due spicci in più. Ma l’imposizione mi infastidisce non poco!
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Aida, a volte l’imposizione è necessaria, soprattutto in materia di sicurezza.
In questo caso, l’utente finale può essere ignorante sulla composizione e sui materiali usati per fabbricare il pastello che potrebbero essere nocivi per la salute.
Non guardiamo sempre alla marca come scusa per spillare quattrini, tante volte, il costo in più, è giustificato dai materiali o dalla ricerca e sviluppo dell’articolo.
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Sono totalmente d’accordo con te, Giotto tutta la vita, e imposizione quando ci tutela (tipo casco e cintura di sicurezza).
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A questa non ci avevo pensato. Grazie per l’informazione!
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De nada. 🙂
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Non tocchiamo questo tasto…
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A dir la verità non se ne preoccupa nessuno fino ai vertici, alla faccia del diritto allo studio.
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Un andazzo che vorremmo cambiare.
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Diemme, devi cambiare template.
Con questo, dopo un po’, non si capisce più una mazza di dove siano risposte e contro-risposte.
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Dovrei cambiare il livello di nidificazione, ma purtroppo non riesco a capire se è possibile farlo per un solo post (e per tutti non voglio, diventa un caos peggio di questo andarsi a cercare i commenti nuovi all’interno della discussione, prova provata.
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Per un solo post non credo si possa fare.
L’ordine, comunque, penso dipenda dal template.
Ho visto blog dove i nuovi interventi erano ben visualizzati.
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Non si preoccupano perché qui c’è ancora una cultura del piratare molto radicata.
Diranno “tanto lo copia di sicuro da qualche amico”.
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Infatti. Bell’educazione.
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Che poi non ci vorrebbe chissà che cosa, suite da ufficio gratuite ce ne sono un botto, tanto per dirne un paio LibreOffice, appunto, poi G-Suite.
Basterebbe avere un po’ più di curiosità, ci sono addirittura dei siti che si preoccupano di indicarti software alternativi a quelli più blasonati.
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Siamo al solito problema. Chi è più povero ha meno accesso alle informazioni e diventa ancora più povero. I genitori di questi ragazzi come possono avere queste conoscenze che tu mostri con tale dimestichezza? Fino a un anno fa non avevano il computer in casa e lo smartphone lo usano minimamente. Quando alla madre dissero che doveva accedere al sistema della scuola per i voti, le pagelle e ogni comunicazione della scuola, non sapeva di cosa parlassero. Anche per parlare con gli insegnanti doveva usare il sistema. Alla fine ha imparato a usare la email, ancora a fatica. L’informatizzazione di base è ancora un problema nelle scuole, figuriamoci sapere quanto e quale software esiste.
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Non conosco la situazione di questa famiglia, quindi non posso esprimere giudizi.
Una cosa, però, concedimela: la conoscenza, nella maggior parte dei casi è aiutata dalla curiosità.
Io so cose perché sono curioso, quando non so mi informo, se mi dicono che l’unico modo per accedere a un sistema è andare in rete, inizio a fare domande e fracasso i cabbasisi fino a quando non mi danno delle risposte.
Con uno smartphone, al giorno d’oggi, hai il mondo in tasca.
Ma devi essere curioso.
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La curiosità, la predisposizione ma dipende da quale livello di comprensione si parte. Qui partiamo da molto lontano. Anch’io uso lo smartphone al massimo, ma non è la norma. Io ho comprensione della maggior parte dei processi, perché agli albori avevo un computer al lavoro che costava più di un anno di stipendio e ho fatto la programmatrice e l’analista, ma ti posso assicurare che molti miei amici non comprendono che da facebook li mando al mio sito al quale potrebbero accedere in modo indipendente. Sono la quasi totalità e molti hanno pure la laurea. Molti blogger segnalano la stessa difficoltà da parte degli utenti. Quante applicazioni utili si possono avere sullo smartphone? Io ho fatto anche dei PowerPoint al volo, ma dubito che molti sappiano cos’è.
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E’ dura, lo so e ti capisco. 🙂
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💪💪👍
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E’ una società che non accetta gli ultimi, e neanche i penultimi. Per altri versi invece una società che s’immola alla mediocrità, valla a capire, e valla a capire quest’idea di progresso.
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Sembrerebbe escludere gli estremi, effettivamente. Chi sta all’estremo dell’eccellenza abbandona il campo, chi sta all’estremo tra gli esclusi non può andar via ma molla, in tutti i sensi.
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E senza considerare la parte economica, la gente dà tutto per scontato: “ti do l’URL, così ti puoi fare il download”. Non parlo per me che sono un’informatica, ma la persona comune sarà autorizzata a sgranare gli occhi e a pensare “Ma che lingua parla questo?”. E poi sì, c’è anche la parte economica, ti compri un pc, ci carichi il pacchetto office… ma la gente lo sa che esiste gente che non ha il giardino con l’albero degli Euro?
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Chi vive dignitosamente non immagina che ci sono persone che a fatica arriva alla fine del mese. Di certe situazioni me ne sono resa conto facendo il volontariato
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Io vivendo…
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Cara, mi hai commosso e certo sei capace di comprendere il dolore e la miseria. Io non ho vissuto nell’oro e l’università me la sono pagata dopo. Ci sono stati fallimenti e mancanza di denaro anche nella mia famiglia ma non c’è stata violenza, per fortuna.
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Quando parlavo di volontariato mi riferivo alle situazioni che perdurano oggi, anzi si vanno aggravando, ma 50 anni fa c’erano sacche di povertà che credevo fossero finite prima dell’esperienza nel volontariato.
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Sembra anche a me…
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Sembra un po’ a tutti quelli che non vogliono chiudere gli occhi!
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Una decisione,quella dell’ AMA( o chi per lei ) “da mentecatti” … e non aggiungo altro !
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E’ voluta: meno hanno accesso alle segnalazioni, meno ne ricevono, penso che in questi ultimi tempi siano stati sommersi, esattamente come noi dai rifiuti!
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Una cretinata quella di usare solo internet per le segnalazioni. Ad esempio a casa mia sono io che so usare il pc e ogni volta che i miei ne hanno bisogno sono IO a risolvere il problema. Dalle email alle comunicazioni, dalle iscrizioni fino agli acquisti devo vedermela sempre e solo IO. Perché, giustamente, loro non ne hanno le basi. Sanno usare lo smartphone, ok, ma ci sono comunicazioni e incombenze che richiedono obbligatoriamente il computer. E quando andrò via mi chiedo come faranno anche solo a leggere un’email.
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Quando fai una di queste incombenze li devi legare a una sedia vicino a te, che possano vedere come si fa.
Una, due, trenta volete e inizieranno a capire.
L’informatizzazione per quelli che non ce l’hanno, passa anche da quelli che ce l’hanno.
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Scusate, avrei voluto rispondere ordinatamente a tutti e ora non posso, ma qui faccio un blitz per intervenire. Il progresso dovrebbe agevolare l’inclusione, se non accompagnato ma imposto dall’alto diventa, al contrario, un nuovo strumento di esclusione sociale e, per me, è ETICAMENTE INACCETTABILE e socialmente controproduciente. Persino se ci fosse un ufficio preposto a disposizione dei cittadini non informatizzati la situazione non sarebbe neanche risolta, perché la vecchietta in questione, che magari riesce ad alzare la cornetta ma non a uscire di casa, raggiungere un ufficio pubblico (in orario di apertura) fare la fila… ovvio che alla fine rinunci. Il probresso deve essere accessibile, le persone curiose fanno da motore, quelle meno curiose magari rallentano, poi c’è una parte di persone che non hanno la possibilità fisica e/o mentale e/o economica di adeguarsi ed è inaccettabile che vengano trattate da inutile zavorra da lasciar cadere dal treno in corsa.
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Aspetta un attimo. C’è una grossa fetta di popolazione considerata analfabeta funzionale, che non ha neanche idea di come si accende un computer. Non è ignoranza la loro, ma un qualcosa legato alla cultura e all’esperienza che si sono fatti nel corso degli anni. Posso spiegare a mia madre 100 mia volte come usare un touch pad che lei non lo ricorderà MAI. Però mettila davanti ad un’olivetti che ti scrive un tema senza fare un errore.
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Diemme, è un punto di incontro molto difficile da trovare.
Quelo che dici è sacrosanto, ma converrai con me che non si può neanche sempre cedere dall’altra parte.
Henry Ford diceva che ““C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.”
Ma diceva anche che ““L’entusiasmo è alla base di tutti i progressi.”
La curiosità di cui parlavo prima.
Sui casi estremi ci si ragiona e si trova sicuramente un sistema, ma non possono essere quelli che trainano tutto il treno (anche perché, vuoi per pigrizia, vuoi per comodo, un sacco di gente sul caso estremo ci marcia sopra alla grande).
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Sono d’accordo che la gente sul caso estremo ci marcia (pensa a me, che da una vita lotto contro l’aborto, e ti vengono sempre a portare il caso del feto gravemente malformato, la ragazza stuprata, la ragazzina del paesino dell’entroterra siculo che il padre ucciderà se la scopre incinta, il grave rischio di vita per la madre), ma questo cambia solo le percentuali, non il principio e infatti, come una percentuale minima fisiologica di aborti temo sia inevitabile (non si può lasciare che una donna muoia per un generico principio generale da applicare ad occhi chiusi a tutti), così una percentuale di persone che non potrà facilmente accedere al progresso e che deve avere un’altra via va sempre tenuta in conto. Io penso che si debba al massimo premiare chi si adegua al progresso, non punire chi, volente, nolente o impotente, non sta al passo. Ricordati che quando l’Italia è stata colpita da un black-out di un tot di giorni, gli unici che hanno potuto usufruire del telefono sono stati quelli col vecchio apparecchio fisso col filo…
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Ci sono dei Paesi europei che organizzano corsi di informatica gratuiti (o a basso costo) per insegnare ad usare i computer proprio alle persone adulte. Non so se qui in Italia esiste qualche esempio del genere, ma sicuramente noto anche una certa ritrosia nel voler imparare ad usare le tecnologie.
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Ritrosia è un eufemismo.
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Mi trovi d’accordo ed è per quello che ho scritto che è un punto di incontro molto difficile da trovare.
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Sei già fortunata, mia madre non sa usare neanche lo smartphone, e consideriamo che agli anziani spesso si abbassa anche la vista: è proprio vero che il grado di civiltà di una società si riconosce da come tratta i suoi cittadini più deboli, anziani, bambini, disabili, e noi siamo una società davvero incivile!
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Non ho detto che sarebbe stato facile. 🙂
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Concordo con quanto hai espresso nel post.
Il mondo cambia in fretta e ci dobbiamo adeguare. Tutti. Internet è nato 50 anni fa, si è evoluto e diffuso diciamo 30 anni fa? Chi, quindi, come me non è nato digitale ha dovuto imparare e anche in fretta, nonchè male. Fra altri 30 anni non saranno necessari corsi di informatica perchè tutti saranno nativi digitali di fatto. Quella che viviamo è una fase di transizione che include tantissima gente, diciamo dai 70 in su, ma forse anche meno, che fatica a imparare l’uso esteso del computer ma ne è obbligato perchè negli ultimo 10 anni si è deciso in ogni settore di mandare a casa gli impiegati e di sostituirli con l’ on – line.
Bella faccenda.
Leggendo buona parte dei tuoi commentatori, la colpa di chi è?
MA DELLA SCUOLA E DEGLI INSEGNANTI, NATURALMENTE!!!
Capirai che non si arrivava a questo, anche qui!
Mi vien da ridere….
Vuoi vedere che la Scuola deve insegnare ai 70enni come usare un pc???
O la scuola deve sensibilizzare figli e figlie, meglio dire nipoti, a aiutare i nonni a stare davanti a un pc?
Non mi è chiara la colpa. Vabbè….colpa della Scuola, sempre ovunque e comunque, evvai!
Posso assicurare che i bambini delle elementari sanno usare il pc come e meglio dei docenti in odor di pensione.
Mi spiace deludere qualcuno, ma gli insegnanti, quelli come me, è vero che padroneggiano una minima parte di programmi informatici, ma sono quelli che bastano per il proprio lavoro e hanno imparato da soli, per tentativi e errori, senza lauree o corsi specifici, sostenuti dalla curiosità e costretti dalla necessità. Ancora ricordo le notti estive trascorse a imparare word, excell, power point e altro. Per altre estensioni non ho avuto eccessive curiosità, (mea culpa?) forse perchè soprattutto non ho avuto il tempo di essere curiosa.Mi è interessato a livello informatico arrivare all’autonomia lavorativa e di vita,on line compreso, il resto per quel che mi riguarda lo lascio fare ai tecnici informatici, li pago e lavorano anche loro.
Ricordo anche, sino a due anni fa, che per decenni ho sbrigato roba informatica per mia madre novantenne e per altre sue amiche coetanee che altrimenti rischiavano di non ricevere più la pensione. Una sera mi chiese di acquistarle un pc perchè voleva imparare, 92 anni, e voleva anche che non perdessi tempo per le sue cose. Le acquistai un tablet, le insegnai come usare il kindle, misi i caratteri di lettura al massimo e iniziò a rileggere Il conte di Montecristo. Poi i caratteri di scrittura al massimo per i suoi occhi non bastarono più e divenni sua lettrice.Furono momenti belli…
Scusa, mi fermo…
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Concordo ovviamente con tutto ciò che hai scritto. La responsabilità secondo me è di quei vertici che prendono decisioni sulla pelle dei cittadini senza conoscerne minimamente la realtà, ed è sempre stato così. D’altra parte, se chi sta sotto continua a subire in silenzio… Anche le associazioni di difesa del cittadino/consumatore nascono come funghi, ma non mi risulta funzionino un granché.
Commovente il ricordo di tua madre ❤
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E’ un modo furbesco per deresponsabilizzarsi.
E’ anche un modo stupido di intendere le opportunità dell’informatizzazione.
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E’ un modo cieco di amministrare. Stupido, cieco e profondamente egoistico (e paraculesco).
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Concordo.
In questa società dove sembra che tutti devono accogliere tutti, alla fine trovi una discriminazione di questo tipo.
La signora che abitava difronte mia mamma, spesso ricorreva a qualche ragazzo giovane del condominio quando doveva fare telefonate o quant’altro. Io lo trovo vergognoso.
Questa è la società del “se ce la fai arrangiati”, “niente responsabilità”, “i furbetti siamo noi”.
Il resto…rabbia.
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La “connessione” anziché unirci ci ha reso isolati e dipendenti.
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ABBASSO LA CONNESSIONE !!! 😀
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