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Vorrei scrivere qualche rima su Spelacchio, ma che dirvi, non mi viene, e la poesia vuole pure la sua ispirazione; Spelacchio però, seppure non m’ha ispirato versi, m’ha ispirato tanti sentimenti positivi ed è stato veramente una gioia.
Tanto per cominciare Spelacchio è uno di noi: non è maestoso, non è solenne, non è sfarzoso e barocco, anche se è alto e tutto d’oro. E’ malconcio come noi quale che sia la nostra altezza, e come noi è spolpato dal sistema, o forse dal sabotaggio o dalle intemperie (i famosi rovesci della vita!), ma ha un cuore d’oro, che comunque ha continuato a brillare e continuerà a scaldare, poiché sarà trasformato in una casa per bambini e ne rimarrà anche legna per i camini.
Spelacchio è l’emblema di un flop trasformato in successo, è l’apollo 13 de noantri, è la testimonianza che si può, che davvero si possono trasformare gli ostacoli in opportunità.
Spelacchio è diventato famoso per la sua decadenza precoce, lui è il nostro figlio gracile, che amiamo più degli altri, è quello che ci ha fatto ridere e scherzare, che ha preso vita e voce in un account twitter personale, e ha parlato, riso, e scherzato.
Spelacchio ha suscitato la nostra ironia (ho apprezzato anche quella dei detrattori, che spesso e volentieri mi hanno fatto ridere di cuore), e anche adesso che sta andando via rimarrà nella storia di Roma, diciamo al posto delle Olimpiadi.
Domani è un altro giorno, per il prossimo Natale aspettiamo un altro albero, che chissà se sentiremo ancora vicino e familiare come questo: dicono che l’albero di San Pietro fosse più bello, ma a parte questa affermazione non ne ho sentito altre, e le processioni per vedere l’albero è a Piazza Venezia che sono state!
Caro Spelacchio, grazie per la tua compagnia e per questa ventata d’allegria, grazie di esserci stato!