Donna al volante, pericolo costante

La novità, bella, è che ho comprato un’automobile a mia figlia, tanto che quasi quasi volevo intitolare il post “Tienilo e non avere paura #2”, visto che è proprio buon segno quanto sono cambiati i tempi da quando, in difficoltà economiche, di fronte alla gravidanza non sapevo dove sbattermi la testa.

Insomma, le ho fatto questo regalino piccino picciò, ma la pratica alla guida non gliela posso certo regalare, quella bisogna che se la conquisti da sola.

Siamo al secondo giro in macchina (posso dedicarmi a questo solo sporadicamente, dati i miei orari), e l’espressione che vedete nella donna della foto non è tanto quella di mia figlia alla guida, quanto la mia sul sedile accanto. Mia figlia, dal canto suo, è tesa come una corda di violino e io faccio fatica a ricordare che, agli esordi, ero ancora più imbranata di lei: magari io avevo anche le mie buone ragioni visto che, dato che nessuno mi ha regalato mai niente, la mia prima macchina la ebbi sette anni dopo aver preso la patente, e fu drammatico.

Mi aiutò molto il mio compagno di allora, ma io tremavo al punto che non riuscivo neanche a infilare la chiave nella portiera per aprirla: mi ricordo che me la metteva in moto, poi guidavo io, piano piano dietro a lui che mi faceva da apripista, e oltre la seconda non ingranavo.

Altre due mie amiche, che pure ebbero la disponibilità di un’auto svariati anni dopo aver preso la patente, denunciano la stessa drammaticità nel riprendere la mano, e una in particolare mi ha detto che, per il proprio figlio, si è regolata tanto diversamente da non aver voluto che prendesse la patente fino a che non avesse avuto una macchina per fare pratica a disposizione: non voleva che il figlio patisse quello che aveva patito lei!

Insomma, ora mia figlia la macchina per fare pratica ce l’ha, e io mi chiedo quanto tempo ci vorrà prima che possa ritenersi indipendente; questo a parte il fatto che, secondo me, avere me e il padre in macchina non l’aiuta: la prima volta infatti era solo con me ed è andata benino ma la seconda, con me e il padre che non si stava zitto un minuto e dava disposizioni in totale contraddizione con le mie, è stata dura, oserei dire che il contesto è risultato per lei paralizzante.

Ma voi, che mi dite delle vostre prime guide? Avete qualche episodio da raccontare che ci consoli e faccia capire che tanta imbranataggine iniziale è normale?

Aspetto con ansia i vostri aneddoti!  ❤

PS: io all’inizio contavo con quante parolacce arrivavo in ufficio (non me ne hanno risparmiata una! 😯 )… a mano a mano che diminuivano capivo che ce la stavo facendo e che i progressi erano evidenti!

31 thoughts on “Donna al volante, pericolo costante

  1. Credo che raggiungerà l’indipendenza dopo almeno un annetto. Sempre se utilizzi l’auto tutti i giorni.
    La guida con mio padre è stata tremenda, se non traumatica. Prima dell’esame di pratica mi disse che se non l’avessi beccata al primo colpo dovevo trovarmi un lavoro e pagarmi l’esame. Ovvio che ce la misi tutta ed ebbi la prima auto, per forza di cose, dopo qualche mese. In realtà l’auto me la sono pagata con la prima borsa di studio vinta all’università: mille euro per una carriola che, comunque, mi permetteva di andare a lavoro e all’università.
    Aneddoti strani? Ne avrei tanti, ma ti racconto quello che più mi fa paura. Il mercoledì la scuola guida mi aveva fissato l’esame di pratica (si tratta di circa dieci anni fa). Tre giorni prima uscii con delle amiche per andare ad una festa e, al ritorno, subimmo un grosso incidente. In pratica un’auto ci venne addosso prendendoci lateralmente e facendoci fare il testacoda in mezzo ad una strada. Io mi feci male sul serio (un ginocchio contuso ed un bernoccolo sulla testa) ma la mia paura più grande fu che se lo avesse scoperto mio padre mi avrebbe dato il resto. Così, nonostante ci fosse l’ambulanza, chiamai un amico e tornai a casa, dicendo a mamma che avevamo avuto un semplice tamponamento e per firmare il CID avevamo perso tempo. L’indomani fu il primo giorno di università e dopo due giorni andai (terrorizzata e con il ginocchio che faceva male) a prendere la patente. Non so come ci sia riuscita, forse la forza di andare avanti ma ad oggi mi chiedo quanto fossero grandi le palle che avevo allora.

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    • Sì, da giovani le palle sono leggermente più grandi, poi col tempo si assottigliano. Poi non capirò mai quei genitori che, davanti a un problema dei figli – o a una disgrazia addirittura – anziché consolare “danno il resto”.

      Comunque facesti male a non farti refertare, magari ci prendevi pure qualche soldino…

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    • A parte i soldi lo spavento! Cioè stupida io a non aver messo la cintura (stavo dietro). Mi sono vista catapultare da destra a sinistra come se mi trovassi in una lavatrice! Più che i soldi in quel momento avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse: “Non è successo nulla, sta tranquilla, vedrai che ti riprendi. Visto? Non ti sei fatta assai male e non è colpa tua!”

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  2. Ciao carissima, penso proprio, con le mie esperienze, di poter essere consolante, perchè ero messo peggio, infatti la mia prima lezione di scuola guida l’ho fatta con l’auto ferma.
    Ma poi allora ero a Bolzano (periodo del militare, quindi a 20 anni passati), in città, cosa diversa da un paese, sebbene oggi gli irresponsabili ed invasati al volante ci siano dappertutto, anzi, credo che gli incidenti siano proporzionalmente più frequenti nei paesi che nelle città.
    Però penso proprio che Roma sia un banco di prova molto più impegnativo, almeno stando ai ricordi che ho della caoticità del traffico, che non lascia certo margini ad indecisioni, dove il codice della strada sembra avere molte interpretazioni personalizzate e la precedenza ce l’hai se te la concedono.
    A Sissi non posso che far tanti auguri di poter acquisire freddezza e sicurezza, così da potersi rendere autonoma, anche se forse per viaggiare in città rimangono preferibili i mezzi pubblici.

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    • Sergio, i mezzi pubblici a Roma sono un incubo, anche se la Raggi un po’ la situazione l’ha migliorata, ma al momento è ancora una goccia in mezzo al mare. In realtà è proprio la situazione drammatica del trasporto pubblico che ha spinto mia figlia a prendere la patente, non ce la faceva più ad impiegare due ore e mezzo in autobus per raggiungere un posto che in auto si raggiunge in un quarto d’ora!

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  3. La mia prima macchina l’ho avuta dopo otto anni che avevo preso la patente. Agli inizi guidavo quella del mio ragazzo, ma io non sono un tipo paziente, e all’ennesimo perché fai così, nonostante io la patente l’avessi già presa da due anni, ho fermato la macchina in viale brigate bisagno, son scesa lasciandola in mezzo alla trada e dicendogli “adesso guida tu mister perfezione” e non ho più guidato fin quando ho avuto la mia. Purtroppo il primo intoppo è arrivato dopo neppure due ore dalla consegna, non so come, ma la frizione ahimé ha ceduto e io son finita nella macchina di fronte! Evviva!! Ora sono 25 anni che guido senza problemi, ho fatto servizio taxi per tutta la famiglia, ho fatto lezioni di guida ad entrambi i miei figli (senza il padre, perchè lui non guida, ma, è un gran saputello, per cui immagina che casino ci sarebbe stato in macchina, con lui che gridava fai così fai cosà e loro che rispndevano “che ne sai tu che non guidi?” Entrambi sono patentati da un bel pezzo, ho voluto che prendessero lezioni appena compiuti i 18 anni, una volta presa è come essersi tolti un dente! Per lo meno, anch’io ho fatto così memore delle lagne di mia madre che si lamentava di non averla mai potuta prendere, prima per un motivo poi perchè ero nata io… insomma, mentre io non ho seguito le orme materne, ho fatto seguire ai miei figli le mie, e loro ne son ben felici 😉

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    • Mia madre fu l’unica delle donne di famiglia (della sua generazione intendo) a prendere la patente, e bisogna riconoscerne il merito a mio padre che la spronò a farlo. Con me invece la situazione fu diversa, aiutò mia sorella perché era più grande, mio fratello perché era maschio e io… rimanevo sempre in mezzo senza nessun diritto né appoggio: ma chìssene, tanto ho fatto tutto lo stesso! 🙂

      Ah, dimenticavo! Quella mezza volta che venne in macchina con me, già patentata da anni, fu insopportabile per le sue direttive continue, e pericoloso perché teneva la sua mano sul freno a mano e di punto in bianco me lo tirava su (anche se ora che non c’è più questi ricordi mi fanno persino tenerezza… 😥 ).

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  4. Comincio con la patente dei miei figli. Il primo, ora pilota di rally, l’ha presa praticamente assieme al secondo che ha quasi due anni di meno (quindi il primo aveva 20 anni… non avrei mai detto che avesse intenzione di dedicarsi al rally in seguito). Diciamo che io, ovviamente in contrasto con mio marito, facevo il tuo stesso discorso: se non hanno la macchina, che se la prendono a fare la patente? Ho, infatti, chiarito che la mia non l’avrei data in mano a due neopatentati perché era nuova e ci avrei messo due anni per pagarla. 😦 Poi mio suocero si è messo in mezzo – e menomale! – ha pagato la patente a tutti e due i miei figli e ha dato loro la sua “vecchia” automobile: una Ford Orion bella grande, 1600 di cilindrata, usata pochissimo … io tremavo al pensiero che la usassero. I primi tempi è così, poi ci si abitua.
    Io ho preso la patente a 20 anni e solo perché mio marito, allora fidanzato, non avrebbe mai accettato di stare con una senza patente (anche lui rallysta… vizio di famiglia). Una macchina a disposizione l’avevo, quella di mia mamma che guidava poco e poi si era abituata all’idea di fare a meno dell’auto avendola già prestata a mio fratello. Stiamo parlando della mitica Fiat 850, non so se mi spiego. 🙂 Tuttavia, personalmente sarei vissuta felicemente anche senza patente e ho sempre subito la scuola guida come un’imposizione. Naturalmente il mio istruttore era mio marito, qualche volta sostituito da mio papà. La prima volta che ho messo le mani sul volante (con la macchina di mio marito che era una A112) era inverno, di sera, col buio e la pioggia. Una meraviglia! Sistemato seggiolino e specchietto, dico a mio marito: “Accendi la luce perché non vedo i pedali”. :8O: Voleva scendere … anch’io, comunque. Come inizio non è stato dei migliori e devo dire che la storia è continuata anche peggio. Infatti, sia mio marito che mio papà si erano messi in testa di farmi provare l’esame da privatista: esame “orale” perfetto, nemmeno un errore nei quiz; bocciata alla guida perché i miei due maestri avevano il brutto vizio di incrociare le mani sul volante nelle svolte e naturalmente lo facevo anch’io ma l’ingegnere non gradì. Rifeci il foglio rosa perché nel frattempo fui operata d’urgenza di appendicite e persi un mese, tra ricovero e convalescenza, e feci scadere il precedente. Di nuovo esame orale perfetto ma fui bocciata alla guida (nonostante fossi davvero brava, anche nel fare i parcheggi in salita … hai presente Trieste?) per mancata precedenza a una 500 che stava arrivando alla mia sinistra e io ero allo stop ma, per poter vedere bene, ero praticamente in mezzo all’incrocio quindi decisi, seguendo anche le indicazioni dell’istruttore della scuola guida, di togliermi dai piedi dato che la 500 era appena sbucata da una curva e si trovava ad almeno 20 metri dall’incrocio. La terza volta fu quella buona… nel frattempo dovetti cambiare scuola guida perché il mio istruttore si era talmente incavolato con l’ingegnere per la bocciatura ingiusta che non avrei mai voluto ritrovarmi quei due in auto durante l’esame.
    E così, cara Diemme, gli unici esami che nella mia vita non ho superato sono stati quelli per la patente. Incredibile, visto che ho allievi che riescono a passare solo quelli. 😉
    Quanto a Sissi, ci vuole pazienza e, a meno che non sia lei a chiedere la vostra presenza, evitate di esserci. Io ancora adesso mi agito se ho mio marito a fianco… ragion per cui guida lui, sempre!

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    • Beh, io non è tanto che non volessi che prendesse la patente senza macchina (faccio parte della scuola di pensiero “impara l’arte e mettila da parte”), quanto piuttosto ritenevo preferibile, data la mia esperienza traumatica e quella diversa di altre persone che hanno messo la patente in un cassetto e non l’hanno usata mai più, che una macchina a disposizione l’avesse. Poi mi sono arrabbiata perché non si decideva mai a prenderla e io ho dovuto disfarmi della mia vecchia auto che per lei sarebbe andata benissimo; pure la Lobot diede via la sua Daewoo Matiz che avrebbe volentieri regalato alla nipote se avesse avuto la patente, e siccome le macchine non è che si trovino così in mezzo alla strada, io mi ero impuntata che non le avrei più pagato la scuola guida perché non stavo ai suoi comodi e doveva pure imparare che le occasioni vanno prese al volo perché non è che rimangono lì ad aspettare noi.

      Va beh, poi alla fine in qualche modo ce l’abbiamo fatta 😉

      PS: anch’io non le avrei mai prestato la mia auto nuova…

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  5. Intanto auguri per la nuova auto e la nuova automobilista.
    Iniziai a guidare a 15 anni quindi di aneddoti ne avrei tanti da raccontare. Uno, il più eclatante, che mi bloccò negli ultimi mesi prima della patente, l ho raccontato in un post, mi pare si intitola Quella volta che la combinano grossa, eh sì, proprio grossa perché rischiai di spezzare le gambe a un amico con una manovra sbagliata e anche di far passare guai seri a mia madre visto che ero senza patente.
    Nella guida mai peccare di presunzione. Fate bene voi genitori a stare accanto a vostra figlia e se si paralizza o si innervosisce, fa nulla perché comunque vi sta ascoltando.

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    • Già che mi ricordo anch’io stavo per schiacciare il mio ex tra la mia macchina e quella di fronte, ma non ricordo la dinamica. Ricordo solo che lui con le mani respinse la macchina gridando aiuto, poi forse io misi il freno, o qualcuno l’aiuto a tirare indietro la macchina e togliersi. Non riesco proprio a ricordarmi come accadde, ho un totale black-out, ma per fortuna non si fece male nessuno.

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    • Infatti. Io il consiglio che le ho dato è di tenere i nervi saldi di fronte a fastidiosi e snervanti solleciti tipo clacson, lampeggianti, sorpassi, imprecazioni, e tutto quello che le faranno subire quei nevrotici che invadono le strade alla guida invece che sul lettino dello psichiatra!

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    • Io continuo a occuparmi della nuova macchinetta, che evidentemente lei non sente come sua… è proprio vero, se uno le cose non se le suda non le apprezza abbastanza! Qui c’è un modo di dire che suona all’incirca così “Gli puzza la vigna che gli fa tropp’uva!”

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  6. E brava Sissi che fa tirare la faccia a mamma! Normale dai!
    Per quel che mi riguarda la prima frase che ho ricevuto a scuola guida: Sei sicura che non hai mai guidato? Si può dire che sono nata con il DNA di un automobile, io e mio fratello. Ho partecipato a diversi rally insieme a lui. Adoriamo guidare da sempre.

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    • Anche a me piace molto guidare, e devo dire che ho preso la patente al primo colpo, ma poi fare pratica è stata dura anche perché, mi pare di averlo scritto, sono passati sette anni dal conseguimento della patente ad avere una macchinetta con cui potermi esercitare.

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  7. Penso che sia più che normale, specie se in precedenza non hai mai avuto dimestichezza con pedali e volante. Anche se sono un maschietto, l’interesse per le auto non mi ha mai sfiorato fino a che non si è trattato di prendere la patente, e… non è stata una passeggiata. Io imparo in fretta, a patto però di avere un insegnante che sappia come trasmettere la sua conoscenza (o sia costretto a imparare da solo a mie spese, che nella circostanza in questione non era proprio il caso, viste le potenziali conseguenze fisiche e materiali). Sotto questo punto di vista il mio istruttore di scuola guida non era male, se non che tendeva a farmi fare i giretti comodi per esaurire le guide previste dal pacchetto base, per poi dirmi che secondo lui non ero ancora pronto per affrontare l’esame e avrei dovuto farmi (e pagare) un certo numero di guide supplementari. Mio padre invece era un disastro, la classica persona che sa fare ma non sa insegnare neanche se fosse una questione di vita o di morte, per di più impaziente, ipercritico e agitatissimo, per cui le mie uscite al volante della sua auto con lui sul sedile a fianco erano una tortura che non vedevo l’ora che finisse, nonostante mi servissero per fare pratica. Per fortuna ho preso la patente un anno in ritardo (che tanto non avevo la macchina e non mi sarebbe servita), dunque a ridosso della maturità e delle prime esperienze lavorative. Finalmente solo e affidato a me stesso, nel traffico selvaggio delle ore di punta, da un lato soffrivo rendendomi conto di essere piuttosto impreparato, dall’altro non ho tardato a svegliarmi.
    Credo che Roma sotto questo punto di vista potrà essere un’ottima palestra 🙂

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    • Più o meno quello che è successo a mia figlia, ha preso nove lezioni extra, ma il fatto è che secondo me ne aveva davvero bisogno! Comunque fino ad oggi l’ha presa tre volte, due per i giretti di palazzo e una per un percorso un po’ più lungo, ma sempre con me accanto. Vedremo un po’ quando riuscirà a rendersi autonoma, forse dovrei davvero lasciarla sola secondo il motto “o bevi (nuoti?) o affoghi” o “chi non salta zompa” che dir si voglia 😉

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