Stanno dando fuoco a una nazione intera, e tanto a loro cosa importa, hanno distrutto tutto anche a casa loro! Gli era stata lasciata una Gaza verde, erano state lasciate loro infrastrutture, e le serre che avrebbero permesso loro una florida attività: hanno raso tutto al suolo per costruire i tunnel del terrore. Non hanno bisogno di lavorare per vivere, la comunità internazionale manda soldi in quantità industriale. Non so se nutrano in qualche angolo recondito del loro cuore quel sano istinto umano a costruire che ha permesso l’evoluzione dell’umanità, sembra piuttosto che vivano per uccidere e morire, distruggere e gioire della distruzione. Non importa che sia anche autodistruzione, sono disposti a qualsiasi perdita pur di… guarda, non ce la faccio più neanche a parlarne. 😥
Onore a quegli arabi che si sono tirati fuori da questa logica, hanno condannato questi roghi e addirittura stanno partecipando a domarli: forse una speranza di pace c’è, forse un giorno vincerà il buon senso e si potrà vivere e amare la vita insieme.
Ancora una volta Israele si trova sotto attacco a fronteggiare un nuovo fronte, una nuova guerra. Il conflitto odierno è molto più subdolo e per molti versi inspiegabile e incomprensibile. In Israele la chiamiamo Eshtifada, l’Intifada del fuoco. E’ da oltre una settimana che il paese si trova letteralmente sotto fuoco. Di oltre un centinaio di focolai almeno la metà sono di carattere doloso, nella sola città di Haifa, la terza del paese con oltre trecentomila abitanti, sono stati evacuati oltre 60mila persone.
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