Alla facciaccia tua!

spumante-stappato

Oggi, leggendo sul blog di Memole un post, su cui sono ampiamente intervenuta, mi sono ritrovata a riflettere sull’espressione da lei contestata, che oltretutto pensavo tipicamente romanesca, e alla sua variante “Alla facciaccia sua/tua/di tizio” di cui al titolo.

Al contrario dell’amica e collega blogger, io quell’espressione la amo moltissimo: è un’espressione ruspante, ottimista, verace, piena di vitalità e voglia di guardare avanti. “Me ne infischio dei nemici e vado avanti, la vita mi sorride e io la celebro!”, questo è secondo me il senso di quest’espressione goliardica e gaudente.

La amo perché non è un augurare il male ad altri, non è un godere delle altrui disgrazie, quanto un godere del nostro bene, un festeggiare la fortuna e la lietezza della nostra vita che, nonostante tutto e tutti, va avanti e ci riserva occasioni di gioia.

Che noi, magno cum gaudio, celebriamo “Alla facciaccia de chi ce vo’ male!”.

32 thoughts on “Alla facciaccia tua!

  1. Anch’io pensavo fosse un’espressione romana, che però si usa comunemente e a cui si da il significato che gli attribuisci tu generalmente! Buona serata 🙂

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    • Sì, ho capito, ma siccome sei partita parlando di questa espressione ho preso lo spunta da lì: io comunque faccio parte anche di quelli che malignano sui nemici e, francamente, non vedo perché non dovrei: se una persona mi ha fatto del male, io tutto questo spirito caritatevole di augurarle del bene proprio non me lo sento, fatta salva, ovviamente, la proporzionalità fra il torto subito e quello che uno augura. Io, per esempio, auguro al nemico di trovarsi nella stessa condizione in cui ha fatto trovare gli altri, affinché possa capire quello che ha fatto, ma anche di questo abbiamo già parlato nel tuo blog.

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    • se anche mi è capitato (in passato, non ora) me ne sono sempre pentita. Anche perché augurando il male si rischia di coinvolgere anche persone innocenti. Dovrei forse augurare del male ai bulli, del tipo spero i vostri figli vengano bullizzati? Dovrei forse augurare a chi ha criticato la mia diffidenza verso i cani dopo l’incidente, spero che ti mordano così capisci? Dovrei augurare all’uomo per cui ho sofferto, spero ti spezzino il cuore? Se proprio queste persone devono pagare, che sia il destino o Dio a decidere, non vedo perché dovrei prendermi il diritto di farlo io. Sono solo parole, ma non sono di certo belle. Per me tutti questi rancori alla fine, tornano solo indietro al mittente (esperienza vissuta da una persona cara che è stata così tutta la vita e alla fine gli è ben tornato indietro). Secondo me, chi fa del male già paga con la sua coscienza, se non si sente merda nel presente, prima o poi si sentirà merda nel futuro.

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    • Memole, augurare del male non significa fare del male, e non capisco come possano essere coinvolte di fatto persone innocenti. Nelle parole e nei pensieri sì, e secondo me è anche indice di stupidità, ma questo è molto più diffuso di quanto sembri: quando a uno stupratore augurano – e quanto spesso succede! – che violentino, la madre, la sorella e le figlie, mi dite che c’entrano quelle poveracce? Ma se un orango sodomizzasse lui, ti assicuro che non mi dispiacerebbe per niente! Ripeto, “i ragli degli asini non arrivano in cielo”, ma quelli che ragli d’asino non sono forse ci arrivano, e la cosa ha un suo perché. Se chi si diverte a spezzare il cuore capisse come si sta col cuore spezzato, se chi ha bullizzato sapesse cosa si prova e come si sta ad essere bullizato (lui, non i suoi figli!), secondo me non sarebbe male, e certo che lo decide il Padreterno, mica mandiamo noi la squadra di picchiatori/oranghi stupratori/bullizzatori a farci una giustizia fai da te! Coscienza? Cara mia, aveva proprio ragione Manzoni, quando nei Promessi Sposi scrive che la coscienza rimorde a chi ce l’ha! A tutti gli altri, fargliela acquisire con l’esperienza diretta sarebbe solo un’opera di bene.

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    • se non imparano, non apprendono nemmeno con esperienza diretta.Non credo i bulli pensino a me quando hanno delle sfortune (e via gli altri).Comunque io proprio lo trovo sbagliato e controproducente.

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    • Vedi, tu sei buona e io cattiva, ma mentre io penso che comunque possano imparare dalla vita, tu li consideri irrimediabilmente persi, che non hanno imparato, non imparano e non impareranno. Che i bulli pensino o non pensino a te quando hanno delle sfortune è poco importante, il fatto è che credo che per tutti arrivi il momento del bilancio della propria vita, e l’occasione per capire e riflettere può sicuramente aiutare a cambiare rotta e andare avanti su un’altra via.

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    • non li considero persi, non tutti.Penso che ci siano persone che spontaneamente si pentono anche del peggiore dei peccati e si migliorano, ma la maggior parte (almeno per mia esperienza) se ne continuano comunque a fregare, anche se capitano loro le peggiori sfighe.Io non sono buona per nulla, in passato sono stata vendicativa (con gli uomini, con le donne non ci riesco), ma ho imparato che le vendette non mi lasciavano assolutamente nulla e quindi era meglio l’indifferenza e augurare del bene.Di sofferenza nel mondo ne ho abbastanza!

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    • Ecco, io invece vendicativa non lo sono mai stata, mai, fin dalla più tenera età. Quello che si chiamano “dispetti”, ritorsioni, sono quanto di più lontano dalla mia mentalità e dal mio modo di essere, e secondo me hanno anche del patologico, oltre che infantile. Però se mi hai fatto del male sparisci dalla mia vita, io non mi metto al tuo livello e soprattutto non è proprio nella mia indole fare del male a qualcuno, ma quello che poi ti fa la vita è un problema tuo, e se ti presenta il conto delle tue azioni io continuo per la mia strada.

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    • Quindi malignare è giusto, far pagare (ovviamente nel mio caso tratta di vendette reversibili o pari a ciò che mi avevano fatto) no? E malignare non è infantile? Se uno è VERAMENTE indifferente non si cura di ciò che succede al “nemico”.Questo è un dato di fatto oggettivo, non una congettura.

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    • Comunque la chiudo qui perché MI SEMBRA CHIARO che non solo tu non abbia capito il senso del post, ma continui a provocarmi gratuitamente.Continua pure a malignare sui nemici pensando sia giusto, io alla mia età non ho intenzione di farlo né di elevare questo gesto (mi sono “vendicata” su un paio di uomini in modo blando, ma non ho intenzione di fare nemmeno questo).Tu sei libera di fare ciò che vuoi ma non di provocarmi solo perché ti senti toccata dal mio post (che come sempre è generico e tratta di mie opinioni personali).L’errore è anche mio che pensavo di discutere pacificamente per poi venire offesa.CIAO.

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    • Cara Rosaviola, leggo con stupore questi tuoi interventi, perché anch’io ritenevo di stare discutendo pacificamente e non di provocare. Non riesco neanche a rispondere alle tue osservazioni perché sono veramente lontane da quello che io intendevo dire, e soprattutto temo non siamo d’accordo col termine “malignare”: chi avrebbe malignato su chi, e chi avrebbe detto che malignare è giusto?

      Ribadisco, nessuno intendeva provocarti e mi dispiace che tu l’abbia presa così. In quanto al patologico, io ritengo immaturo e patologico chi, caratterialmente, anche in età matura, ha come modus vivendi la ritorsione e i “dispetti”: mi sembra che tu abbia dichiarato in lungo e in largo di essere lontana da questi comportamenti, quindi continuo a non capire perché tu ti sia sentita punta sul vivo, chiamata in causa, offesa.

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    • Mi sono sentita chiamata in causa perché subito dopo la mia dichiarazione di vendetta passata hai scritto quello che leggi.Ma se mi dici che non intendevi offendermi, ti credo e pace fatta!

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    • Ma certo che non intendevo offenderti, ci mancherebbe. Negli scambi succede spesso che un argomento tiri l’altro, nel senso che una parola ti richiama alla mente un concetto, allora ribadisci la tua idea sull’argomento, ma non necessariamente legato alla persona il cui commento ti ha fatto scattare la molla. E poi davvero, la discussione era nata proprio dal fatto che tu nella tua vita guardi avanti e non auguri del male a nessuno, proprio l’ultima persona che poteva entrarci con quelli divorati dal livore che fanno della vendetta una ragione di vita!

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  2. facciaccia grammaticalmente parlando è il dispregiativo di faccia, quindi una brutta faccia, ma nell’uso comune dell’espressione non si tratta necessariamente di una faccia cattiva, nemica, ma una faccia che in una determinata occasione o situazione non ti è piaciuta. L’espressione sicula è facciazza e capita di usarla quando, ad esempio, qualcuno ti fa un ammonimento, anche benevolo, e tu non lo gradisci. Un esempio può essere: -guarda che è complicato e rischi di non farcela. Se discorso, tono o persona non ti sono graditi poi dirai -alla facciaccia tua ce l’ho fatta.
    Quindi concordo con te che non è un augurare del male agli altri, semmai al contrario, sono stati gli altri a gettarti in un angolo e tu rispondi alla situazione positiva che hai saputo creare.

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    • Sì, facciaccia è dispregiativo, e anche qui intendiamo “brutta faccia”, perché la faccia di chi ci vuole male è sempre una brutta faccia, ma anche il dispregiativo qua è goliardico: stiamo pur sempre ridendo e gioendo della nostra buona sorte, e del nemico dai deboli anatemi dispersi nel nulla ben poco ci cale!

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    • MIa madre lo dice in una forma dialettale “Alla faccia dello caciocavallo!” che fa ancora più ridere, però questa frase esprime una cosa diversa, stupore, generalmente di fronte a sfarzo e ostentazione di lusso.

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