Il narcisista e la slave

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Questa la psicologia del naricisista, e la spiegazione di quello che lui definisce amore:

Cosa significa quando un narcisista dice “Ti amo”.

Ho letto oggi questo articolo, e ne ho voluto approfittare per rispondere a qualcosa che mi si agita nell’animo da un po’.

Una (almeno una intendo, ma insomma, mi riferisco ad una in particolare), dicevo, una delle lettrici di questo blog è una slave. Leggo il suo blog, e lo leggo con molto raccapriccio perché, inutile che io ci giri intorno, considero il rapporto master/slave un rapporto totalmente malato. E’ inutile che mi parlino della libera scelta, del “rispetto” (ma de che???), della grande bontà del “padrone” (o della “padrona”) che non farebbe mai loro del male: è un rapporto malato, portato avanti da due persone malate.

Ho rintracciato casualmente su un altro blog  un intervento di lei risalente a tanti anni prima, in cui urlava la propria solitudine e la mia idea, anche relativamente a storie di altre persone, mi persuadono sempre di più che hanno accettato situazioni decisamente contro la propria natura pur di non essere sole.

E’ così, è sempre stato così, la persona sola, l’emarginata, viene “reclutata” dai peggiori, che la plagiano, la sfruttano, la umiliano, la piegano, ma che diventano la sua famiglia (anche se in un senso moooolto alternativo del termine), per cui si può raccontare che non è più sola.

Ho visto persone dedicarsi al bullismo, accettare rapporti contro le proprie inclinazioni e la propria natura, rubare conto terzi, piegarsi a compromessi che tutto erano fuorché incontrarsi a metà strada, e tutto per non essere sole.

Ne ho conosciute, e non sono mai riuscita a far niente per loro: la paura della solitudine è più forte del dolore fisico, del rischio, di qualsiasi umiliazione.

Leggetelo l’articolo sul narcisista (che poi non è che la punta dell’iceberg, in quanto spiega semmai la posizione del dominante e non quella del dominato), e sappiatemi dire.

15 thoughts on “Il narcisista e la slave

    • Tu dici che c’è consapevolezza? Una volta, parlando con un mio amico, obiettai che i bambini che si vendono per fame hanno comunque una possibilità in più rispetto a quelli che vengono violentati, e lui mi rispose a brutto muso chiedendomi se non fossi impazzita, se mi rendessi conto di cosa stessi dicendo, che con la fame non si ragiona, che un bambino che ha fame non ha potere contrattuale, che è la fame che lo sta violentando, e possibilità di scelta non ne ha. Ecco, la fame di affetto, d’amore, forse non possono essere paragonati alla fame fisica, o forse sì, certo che il meccanismo è pressoché lo stesso: chi è solo è molto probabile che accetti di tutto pur di non esserlo più.

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    • Non escludo che ci siano persone così, ma è un aspetto comportamentale che non chiama necessariamente in causa la componente sessuale (anzi: chi predilige i rapporti platonici è, per come la vedo io, molto più indifeso).
      Il rapporto padrone/schiava (ma esiste anche padrona/schiavo), si basa maggiormente sul ricavare vero piacere dall’essere sottomessi, non dal desiderio di non sentirsi soli; prova ne è che si possa mentire sui sentimenti, ma non sulle attitudini sessuali.

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    • Caro Vittorio, io il piacere dell’essere sottomessa, da un punto di vista puramente emotivo, posso pure capirlo: senso di appartenenza, di guida, di protezione, ma l’essere percossi è un’altra cosa, sacripante, le botte fanno male, non si tratta di attitudini psicologiche e di stati emotivi! Quando senti di persone frustate fino a sentirsi male, che cedono a pronunciare la safe word quando praticamente stanno per morire (e qualcuno le penne ce le lascia), sentendosi magari pure in colpa per non essere state in grado di sopportare di più, non puoi pensare a una mera questione di attitudine alla sottomissione: il masochismo, come il sadismo, sono turbe psicologiche, altro che attitudini sessuali!

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    • A dire il vero, non lo comprendo nemmeno da un punto di vista emotivo: in una coppia, ci si dovrebbe alternare anche nel ruolo di guida e tutto il resto.
      A parte questo, come scritto nel commento precedente, non credo si possa parlare d’amore, ma solo di piacere sessuale.

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    • Ma che piacere può dare l’essere frustati a sangue, infilzati con aghi, avere le sigarette spente addosso, e altre delizie di questo genere? Io una vaga idea di cosa sia il piacere sessuale ce l’ho e purtroppo, anche della violenza, e mi sfugge proprio come si possano coniugare.

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    • La scelta, in quanto tale, dovrebbe essere sempre una libera scelta. Se sì è sotto una pressione sia pure inconscia, che nasce magari dalla paura della solitudine, di non essere amati, accettati, di non fare parte di nulla, non appartenere a nessuno, non credo si possa più parlare di scelta.

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    • Sai che penso, anche facendomi un serio esame di coscienza, che tante volte riteniamo di non accettare certe cose, mentre scegliamo solo un’arma diversa, insomma, una forma diversa di cedimento, perché di un bisogno emotivo si cerca comunque la compensazione. Gente insospettabile ha rapporti malati, e per insospettabile intendo che loro in prima persona non sospettano di se stessi.

      Insomma, un po’ come me che mi vanto di non aver mai ceduto a nessun vizio, non aver mai fatto uso di droghe, e poi peso trenta chili di troppo e in un modo o nell’altro mi tengo tra i piadi un Attila…

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  1. No, per piacere non parliamo di Amore in queste situazioni! L’Amore proprio non c’entra, nè per il dominante verso il dominato, nè quello del dominato verso se stesso, che è il primo Amore che ognuno di noi dovrebbe inseguire.
    Forse per il dominato c’è davvero un retroscena di enorme solitudine, per il dominante un abisso di senso di insicurezza e di inferiorità che traduce in violenza. Perchè stiamo parlando di violenza fisica e morale, non certo di piacere sessuale o mentale. Forse questi ultimi ci sono, boh, ma si tratta di piaceri che faticherei a comprendere in entrambi i casi. Parliamo invece francamente e parliamo di malattia per entrambi, menti malate che dovrebbero solo farsi curare e nulla più.

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    • Sono totalmente d’accordo con te, nonostante le varie argomentazioni che portano per documentare il legame di “amore” e di “rispetto”. Questo potrebbe esserci in una giocosità che possa anche contemplare dei ruoli di dominante/dominato, ma non certo in un rapporto dove uno infligge dolore, ferite anche gravi, umiliazioni, e l’altro le subisce, a rischio anche della propria vita e con danni reali alla propria integrità fisica.

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