La nazione dei miracoli

Ecco,  io davanti a queste cose mi commuovo. Seguo tutte le straordinarie invenzioni e scoperte israeliane, sempre all’avanguardia in campo medico, scientifico, tecnico: Israele è la nazione delle stratup, e non c’è da stupirsi: una nazione piccola più o meno quanto il Lazio, come fa ad essere così grande? Semplice, crede nella ricerca, crede nei suoi figli, chi è valido va avanti, viene valorizzato, gli vengono date possibilità. Il denaro pubblico serve per far progredire la nazione (e per difenderla…), non per passare vizi agli onorevole e ai loro figli, mogli, amanti, serve per far studiare i propri giovani.

E gli altri? Tutti possono contribuire, in Israele “da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ciascuno secondo i propri bisogni” (e meriti, aggiungerei io) non è uno slogan, ma la realtà di ogni giorno.

Questi ragazzi disabili non sono messi all’angoletto di qualche abitazione a vivere di elemosina più o meno pubblica, ma vengono messi in grado di partecipare attivamente alla vita della nazione, a dare il proprio orgoglioso contributo alla sua difesa: e pensare che invece in Italia, quando il servizio di leva era obbligatorio, avevamo ragazzi sani e liberi che facevano di tutto per farsi riformare, vergogna!

A proposito, vi racconto un aneddoto, pertinente, tanto per sorridere un po’.

Ai tempi della guerra del Golfo, quando sembrò che anche i giovani italiani sarebbero stati chiamati a combattere, una mamma, riferendosi a suo figlio, disse: “Io, piuttosto che mandarlo a fare la guerra, lo mando a Casablanca e lo faccio operare”, al che il figlio replicò: “Io, piuttosto che andare a Casablanca a farmi operare, vado nel Golfo a fare la guerra!“.

42 thoughts on “La nazione dei miracoli

  1. E’ bizzarro come i post su Israele non vengano praticamente commentati, e sì che l’argomento è particolare assai, e si presterebbe a un bel dibattito! Ma si sa, Israele è argomento hot, meglio evitare…

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    • Ciao D. Anche io sono uno di quelli che avrebbe preferito il “no comment”. Non è un discorso anti ebreo mio. Non potrei nemmeno farlo, in quanto il mio nonno lo era, ed anche uno tedesco, pensa un po. Il fatto è che questi esempi, questi miracoli, hanno come finalità la guerra. L’esercito.
      Mi viene in mente quella ragazza che – tanto fiera di se – pulisce la maschera a gas. Qualcuno le ha spiegato a cosa serve? Che finalità avrà il suo lavoro?
      Vedi DM, a me, personalmente, l’Israele mi da la sensazione di un paese militarizzato. Chi se lo ricorda il detto “Tutto per la vittoria, tutto per il front”? Capisco il tuo dolore per una nazione che non trova la tranquillità. Capisco il tuo sfogo contro le bestialità anti israeliane. Ma tutti noi qua, anche se siamo vicini a te, anche se condanniamo gli attacchi di mortai contro la popolazione civile, siamo stanchi. E penso di essere nel assentimento di tutti qua…. quando il mio primo pensiero (leggendo tali notizie) è “basta guerra, basta morti”. E’ davvero impossibile? Sarebbe utopico un accordo “tra le parti”? Non avrebbe più effetto un accordo tra le parti…. che un anima sofferente che si accontenta di contare le pile usate sui apparecchi di guerra?
      Qualcuno (che non ricordo) diceva:
      Non c’è cosa peggiore che uno stato che ti chiede di morire per patriottismo.

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    • Valentino, sono d’accordo con tutto, assolutamente tutto quello che tu scrivi, ma quella nazione è costretta a difendersi, se non lo facesse soccomberebbe. Il fine dell’esercito non è guerra e distruzione, ma difesa e salvezza. Tu dici “Siamo stanchi”? Non ci pensi a quanto possano essere stanchi loro? Non ce la fanno più, non si può vivere così! A che servono le maschere antigas? A respirare quando c’è il gas, servono comunque a proteggere la vita. Non sarebbe meglio un accordo tra le parti, chiedi ancora tu. Sì, certo, è quello che tutti auspichiamo, ma nell’attesa dobbiamo sopravvivere. Non dimentichiamoci che Gaza è stata ceduta da Israele unilateralmente, strappando da quella terra gli ebrei che vi abitavano da decine di anni, che hanno perduto la casa che vi avevano costruito, e l’hanno data ai palestinesi con tutte le infrastrutture, serre comprese, che avrebbero dato loro da vivere. Hanno distrutto tutto, e usano quella terra come base per aggredire Israele, e Israele che dovrebbe fare, non difendersi? Si difende, e tutti quelli che, in qualche modo, possono contribuire a rendere più sicura la propria terra e la vita delle proprie famiglie, magari sono ben contenti di farlo. Tutto giusto quello che hai scritto, ma devi solo cambiare prospettiva: è lotta per la vita, non per la morte. Poi certo, ovviamente, è guerra, alla quale però da sempre cercano un’alternativa ma, come dicevano giustamente gli antichi Romani, “Si vis pacem, para bellum”.

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  2. NO-COMMENT !
    Post Scriptum : no.commente, non perchè l’ argomento sia tabù ( o “bubù” ?!? ), bensì perchè sarebbe una discussione oziosa, giacchè a chi non la pensasse come me, non gliene potrebbe fregare di meno delle mie riflessioni in merito .

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    • Ma hai visto come sono felici quei ragazzi a poter “essere parte”, e hai visto con quanto amore, entusiasmo e precisione lavorano? “Essere parte” perché, come diceva il buon Gaber, “Libertà è partecipazione”.

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    • Che poi, in fin dei conti, a ogni essere umano piace sentirsi utile, mentre qui è la fabbrica dei parassiti (“Quo vado” docet, io da grande voglio fare il posto fisso).

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    • Beh io sono statale, ma se mi viene a dire qualcuno che facciamo i parassiti gli sputo in faccia! Perché non si guarda prima nelle varie realtà come vanno le cose prima di generalizzare!

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    • Guarda, io le realtà statali e comunali ti assicuro che le conosco benissimo e ci sono, accanto a gente che lavora seriamente, anche le realtà non solo dei parassiti, ma di gente gestita male: una mia amica al Comune diceva: non è che io non faccia niente perché vado a fare la spesa, il fatto è che vado a fare la spesa perché non ho niente da fare! Quando sei nel privato, un “padrone” non te lo permette, a momenti neanche se sei il figlio. Vero è pure che, dall’episodio che ti ho raccontato sono passati tanti anni e tante realtà sono cambiate, ma insomma… mi ricordo gente che si programmava la malattie a tavolino, come mesi di anticipo (vabbè, questo lo fanno pure presso i privati… ).

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    • Beh da noi non solo non si va a fare la spesa, ma nemmeno a prendere il caffè, se non per pochi minuti nella macchinetta dentro lo stabile! E quando c ‘è qualcuno che non fa niente ( ci sono anche da noi) poi c’è un altro che deve fare anche il suo lavoro perché se si vogliono mandare avanti le cose nel modo giusto, le cose da fare ci sono eccome!

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    • Beh, io nello stato ho lavorato con gente molto in gamba, e ho invidiato loro anche i corsi d’aggiornamento che oramai, contrariamente a quando entrai in azienda io, si fanno più per il pubblico che per il privato. Però, come dici tu, chi s’imbosca c’è, e certo che se uno non lavora fa ricadere il lavoro sugli altri, ma non ci sono molti modi per difendersi: nel privato, o hai meriti speciali, parentali o personali (capisciammé) o non te lo puoi permettere, salvo nelle grandi aziende come la mia dove tutto è più anonimo e il tuo capo non è quello che paga il conto se tu non lavori, ergo può permettersi di andare a simpatie e di fare chi figli e chi figliastri, ma fino a un certo punto perché alla fine i numeri devono venir fuori!

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  3. Non so cosa accade in Israele, lodevolissima l’iniziativa che citi. Io sono una lavoratrice statale italiana e non mi sento parassita di nessuno. Tanto per dirtene una sul mio modo di lavorare nello statale: non ho mai usufruito per intero delle 10 ore annue di diritti sindacali.
    Ma lasciamo perdere questo discorso: privato è meglio perchè lì entrano i raccomandati e i figli di papà per chiamata diretta e non c’è bisogno di fare gavetta di concorsi e quant’altro.
    I dipendenti statali, comunque, sono licenziabilissimi, se perdenti nel ricorso.
    Oggi sono orgogliosa per aver contribuito anche io, da volontaria italiana, alla scoperta medica sulla leucemia, finanziata dall’AIRC.

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  4. Dico così perchè m’ el dice il còre,
    che quando tocchi d’ Israèl lo stato
    con così grande femminile ardore,
    ciascùn o sta per farlo o è già scappato ! :mrgreen:

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    • Per me, possono pure scappare. Israele è una nazione talmente straordinaria e cazzuta che chi non la stima ha qualche problema, quindi non sarà una gran perdita.

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  5. Dici ???
    E allora NON sarà una perdita se @David Grossman, @Isaac Rabin, @Simon Perez, Papa @Francesco ( che sono per me sinceri esempi di dialogo e di reciproco rispetto fra due nazioni “uguali” nei diritti e nei doveri dell’ una verso l’ altra ) se ne sono già andati prendendo le distanze dai falchi ideologici dell’ una e dell’ altra sponda !
    Stammi bene, @Diè … la perfezione non è di questo mondo, e nemmeno dell’ Israele che, con cotale ardire, continui imperterrita a cantare ! 😦

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    • Non sarà perfetta, ma rispetto ai suoi vicini vince 1000 a 1, proprio a voler essere buoni! E poi possibile che tu, schiavo della tua ideologia, non riesca a stare on topic e a parlare dell’argomento che stiamo trattando? Stiamo parlando di ragazzi disabili che sono comunque inseriti in un contesto coi propri coetanei, chiamati a dare il proprio contributo alla nazione: ti piace l’idea? Non ti piace? In ogni caso potresti ogni volta che si parla di qualsiasi cosa che riguardi Israele, sia pure il contenuto proteico dei datteri, devi tirare fuori l’intera questione mediorientale?

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    • Ecco, visto che ormai fuori argomento mi ci hai portato, gustati come vengono formati i nuovi martiri, e se non hai pietà di questa infanzia rubata, davvero, non so proprio di cosa stiamo a parlare! Nessuno nega che Israele, in quanto abitato da esseri umani, abbia le sue mignotte e i suoi assassini, ma a livello di stato, tra lei e i suoi vicini, c’è un abisso etico incolmabile!

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  6. Israele e’ un Paese militarizzato? Dipende cosa intendi per militarizzato. La parola porta alla mente carri armati per strada (come a piazza Tien An Men, quando i cinesi erano ancora comunisti prima di scambiare il libretto rosso con quello degli assegni), repressione della democrazia, cose brutte dal mondo insomma, ma tutte cose che in Israele non ci sono. Certo, se cerchi di accoltellare una guardia ti becchi un proiettile in testa ma, a differenza che in tutto il resto della regione, non hai la polizia religiosa che ti censura Internet e ti vieta di vivere con una donna senza prima sposarla (e parlo di regimi relativamente light come quello di Dubai, c’e’ anche di molto peggio). Di solito e’ militare quello che non e’ civile e di civile nel mondo arabo c’e’ ahime’ ben poco, quindi ben vengano i soldati in un regime democratico e pluralista che le cose brutte dal mondo arabo.

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    • Allora mi permetto di risponderti.
      I paragoni con Tien An Men (lo dico con tutto il rispetto) mi sembrano forzati. Anche perché proprio quei carri armati sono il motivo della memoria rimasta tristemente impressa nei nostri ricordi. Vederli per strada marciare ha avuto un “shock” mediatico. Perché non succedeva tutti i giorni, no? Se invece passerebbe per le strade di qualsiasi cita del Israele la cosa non darebbe cosi tanto al occhio.
      “E’ guerra” sarebbe il primo nostro pensiero. Ed “è normale” che passino i carri armati.
      Non solo. Se (ipoteticamente) faresti un riassunto di quello che sai del Israele, cosa ti verrebbe in testa per prima. Un paese in guerra. Ovunque ti giri col pensiero al Israele ti viene implicitamente il discorso della guerra. Non lo dico come una critica. Non do colpa a nessun politico o governante. Ma…. mi chiedo se mai è esistito un altro stato che dalla sua nascita non ha mai avuto un giorno di pace. Di tranquillità.
      Mi chiedo caro amico Anto, se i suoi abitanti potrebbero mai immaginarsi un giorno di pace. Un giorno senza paura. Un giorno che le sirene suonano per i operai che vanno al lavoro… e non per nascondere le donne ed i figli nelle cantine.
      Ora, ti sembra che a Tien an Men questo succede tuttora?

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    • Caro Valentino, scusami, ma questo è un discorso di persona che parla per sentito dire. In Israele si vive più serenamente che qui, te l’assicuro, e lo scenario che hai prospettato non somiglia minimamente alla realtà israeliana quindi, davvero, fatti un bel viaggetto, che magari ne tornerai innamorato, come è successo a molti, e intendo molti non ebrei.

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    • Valentino, ti regalo una foto di Tel Aviv, in un giorno qualsiasi: vedi carri armati? Vedi gente chiusa in casa per la paura? Io vedo gente che si gode il clima, il sole, la passeggiata in bicicletta, la colazione al bar. Credimi, la vita in Israele è ben lontana da quella che hai descritto!

      Tel Aviv - passeggiata in bicicletta

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    • D. Non pretendo minimamente di conoscere la situazione in Israele. C’è, quella reale….sulla strada. Lontano da me a voler offendere il popolo ebreo – anzi, qualsiasi nazione, se è per questo. Immagino che tu sai già, che cerco a trovare le giuste parole per non (nemmeno sembrare di) offendere (inconsapevolmente) in quello che dico. Ripeto, anche se non ho sangue di ebreo, ho una grande ammirazione per la gente al quale apparteneva mio nonno. Un popolo che ha sofferto e dato sangue non tanto per uno stato territoriale in quanto per il minimo motivo di esistere. E mi riferisco al Olocausto.
      Si dice (faccio una parantesi) che il popolo ebreo soffre e soffrirà per il fatto di aver ucciso il figlio di Dio. Beh…. a questo punto sono contento (e fiero) di essere ateo. Se fosse vero….
      Tornando al discorso che mi hai fatto prima. Tu mi fai tirare le orecchie considerando che le mie parole sono “cosi, per sentito dire”. Ma certo. Il mio giudizio sta nelle notizie e non nel vedere con i miei occhi. E la critica potrebbe essere giusta. Anzi, stavo per rimodellare la mia idea sulla situazione. Solo che….
      Solo che tu stessa mi dai delle informazioni al quanto…. contrarie.
      “Diemme ha detto:
      19 febbraio 2016 alle 7:59
      Valentino, ti regalo una foto di Tel Aviv, in un giorno qualsiasi: vedi carri armati? Vedi gente chiusa in casa per la paura? Io vedo gente che si gode il clima, il sole, la passeggiata in bicicletta, la colazione al bar. Credimi, la vita in Israele è ben lontana da quella che hai descritto!
      Ma poi…

      “Diemme ha detto:
      19 febbraio 2016 alle 7:30
      ………………………….o un paese che subisce lancio di razzi e missili in continuazione, che deve impoverire la nazione per difenderla (sai quanto costa fermare ogni missile, che tanto agli amichetti tuoi non costano niente che glieli paga l’Europa con tutti i fondi che gli manda?).

      Ogni giorno piangiamo qualche morto, l’ultimo ieri, un ragazzo di 21 anni che era andato a fare la spesa al supermercato: e oltre a essere costretti a vivere così, mi devo pure sorbettare qui, in casa mia, le tue calunniose tirate antisraeliane? No grazie! Guarda, dovrebbe essere ancora aperto il blog della passionaria propal che una volta girava da queste parti: se hai voglia di scrivere certe cose, puoi sempre andare da lei, ti accoglierà a braccia aperte e ci metterà pure il carico. A lei, neanche un Vittorio Arrigoni ucciso per mano di quelli che difendeva sono bastati ad aprire gli occhi su quella realtà.

      Ora. Dimmi te D. Io cosa dovrei pensare dalle tue parole? Ho io colpa di vedere, di pensare quello che dicevo prima?

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    • Le due affermazioni non sono in contraddizione, Israele è una nazione che non si arrende al terrorismo, lo combatte ma nel frattempo continua a vivere e a celebrare la vita: gli israeliani non si chiudono in casa per il terrore, se c’è un attentato a un ristorante il giorno dopo quel ristorante sarà pieno. La risposta di Israele al terrorismo non è solo armata, ma è anche la manifestazione continua e quotidiana di essere vivi, di essere intenzionati a rimanerci e di voler celebrare la vita.

      E’ gente che si rialza da cadute incredibili, e per questo io mi sento indegna, io che dico “noi, noi, noi”, ma in realtà sono loro quelli che hanno quella forza di vivere e quello spirito di continuare a costruire e andare avanti, nonostante tutto, a dispetto di tutto.

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    • Valentino, una curiosità: se hai copincollato il mio commento, come mai passionaria è scritto con due esse, mentre nel mio commento è scritto con una esse sola?

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  7. Strano … ben due commenti mi sono stati spannati . E allora, concludo che “questa nazione dei miracoli” mi fà pensare all’ Albero dei Miracoli di collodiana & volpegattiana & pinocchiana memoria ! :mrgreen:

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    • Ecco, a Valentino ho consigliato un viaggio da quelle parti, a te credo non servirebbe neanche quello tanto neghi qualsiasi evidenza: l’ideologia è una brutta bestia, ma brutta proprio!

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    • Ah, non è strano per niente che i tuoi due commenti siano stati cestinati, l’ho sempre detto che non ammetterò fango gettato addosso a Israele, già ne leggo tanto altrove: chiamare bombarolo un paese che subisce lancio di razzi e missili in continuazione, che deve impoverire la nazione per difenderla (sai quanto costa fermare ogni missile, che tanto agli amichetti tuoi non costano niente che glieli paga l’Europa con tutti i fondi che gli manda?).

      Ogni giorno piangiamo qualche morto, l’ultimo ieri, un ragazzo di 21 anni che era andato a fare la spesa al supermercato: e oltre a essere costretti a vivere così, mi devo pure sorbettare qui, in casa mia, le tue calunniose tirate antisraeliane? No grazie! Guarda, dovrebbe essere ancora aperto il blog della pasionaria propal che una volta girava da queste parti: se hai voglia di scrivere certe cose, puoi sempre andare da lei, ti accoglierà a braccia aperte e ci metterà pure il carico. A lei, neanche un Vittorio Arrigoni ucciso per mano di quelli che difendeva sono bastati ad aprire gli occhi su quella realtà.

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  8. Certo è un video che porta alla commozione… ma questo è forse anche il suo scopo, chiamiamolo “pubblicitario”.
    Ed è comunque, a prescindere, molto lodevole trovare un’occupazione che faccia sentire utile (e realmente utile) chi ha qualche problema di disabilità.
    Aggiungerei anche che chi non ha alcun evidente handicap, certe volte andrebbe guidato quando la sua iniziativa personale non è sufficientemente consapevole e chiara, producente verso un risultato.
    Israele ha nella coesione la sua forza.. che poi questa coesione venga anche dal fatto di essere circondata da nemici, può darsi.
    In ogni modo, la valorizzazione delle persone, l’esaltazione delle loro qualità, mi pare che sia lo scopo che ispira la gente di Israele: questo genera una sorta di solidarietà attiva (che dà risutati) e anche, direi, genera un patriottismo che va invidiato e che giustamente crea orgoglio.
    Il pericolo di questo, mi scuserà DM se ripeto una mia impressione già esposta, è di sentirsi migliori e per questo destinati a un “ruolo guida” rispetto a chi ha minori qualità.
    Ma non c’è dubbio che chi viene attaccato debba difendersi, anche perché chi attacca, nel farlo, già rivela la sua disponibilità a pagare il prezzo per ciò che di male sta facendo.

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    • Sì, il pericolo forse c’è, ma nessuno è perfetto e, d’altra parte, io non ho mai neanche ritenuto l’umiltà una dote. La coscienza di se d’altra parte è anche una molla, e una cosa bisogna riconoscere agli israeliani: tutto quello che sono, che fanno, che scoprono, lo mettono a disposizione del mondo (e non esclusivamente da un punto di vista commerciale, v. gli aiuti umanitari e i presidi medici che mandano nelle zone colpite da calamità).

      E’ una nazione di cui io sono – indegnamente, visto che sto qui e non do alcun contributo – orgogliosa, alla faccia di tutti i detrattori, e mi dispiace di chi non coglie l’occasione di farci un bel viaggio, anche se un viaggio non rende giustizia alle potenzialità di questa nazione, ma almeno puoi renderti conto di strade senza carrarmati e di gente gioviale, nonostante tutto. E sottolineo il nonostante tutto, noi italiani ci permettiamo di essere incazzati e depressi per molto meno!

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    • Si potrebbe forse aggiungere una considerazione… e cioè quella che se Israele o alcuni israeliani o tu stessa, ravvisino il bisogno o l’opportunità di pubblicizzare e rimarcare le qualità, l’umanità, l’apporto scientifico e medico alla comunità mondiale del popolo israeliano, ciò sottenda un desiderio di farsi accettare o di, metto fra virgolette, “farsi perdonare qualcosa”, rappresentando quindi una sorta di istanza di riconoscimento, di inclusione..

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    • Su questo sono meno d’accordo. Diciamo che ogni paese pubblicizza i suoi successi, Israele in particolare è portata a enfatizzarli probabilmente per smentire certa propaganda calunniosa che viene continuamente fatta a suo ingiusto discredito. Il farsi perdonare direi proprio di no, io almeno proprio non ce lo ravviso anche se… ricordo quella mamma musulmana, con il figlio ricoverato in un ospedale israeliano, che intervistata ha candidamente affermato di sperare che suo figlio da grande diventasse un martire, e all’intervistatore che sottolineava che Israele stava salvando la vita a suo figlio ha opposto proprio questa argomentazione, che lo curavano perché si dovevano far perdonare! Io credo piuttosto che Israele si dovrebbe far perdonare dai suoi figli il fatto di salvare la vita a chi tornerà imbottito di esplosivo o armato di coltello per l’impresa “eroica” di spargere il nostro sangue!

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    • Certo, non hai offeso nessuno, secondo te, mentre secondo me dare dell’aggressore e bombarolo a un popolo che viene continuamente aggredito e bombardato è come dare della zoccola a una ragazza violentata: il danno e la beffa, che poi è quello che Israele subisce da sempre.

      Vedi Bruno, io non amavo – e, per la verità non amo ancora – il sarcasmo con cui tanti filoisraeliani rispondono alle accuse e ai detrattori ma poi, pur rimanendo della mia idea (ritengo il sarcasmo persino controproducente), capisco che ti ci portano, ti portano all’esasperazione negando qualsiasi evidenza, e allora alla fine uno dice ok, pensa quello che beeeeeep ti pare, io sono troppo occupato a salvare la pelle per stare appresso alle tue pippe mentali. Io t’invito a non insistere, anche se mi pare chiaro che tu voglia avere l’ultima parola: io, è chiaro che non cambierò idea, tu, a come neghi ogni dato di fatto, mi sembra pure, quindi che dobbiamo fare, scannarci? Prenderci a male parole? Rovinare l’amicizia o, se non proprio amicizia, rapporto di fiducia e cordialità? Ti ripeto, per esprimere le tue convinzioni, ci sono siti e blog in cui troveranno spago e accoglienza. Qui no.

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  9. No, NON ho dato dell’ aggressore e/o del bombarolo ad un Popolo ( che, ormai è notorio nel web, stimo assai ), ma ho dato dell’ aggressore e/o del bombarolo ai falchi rapaci dell’ una e dell’ altra sponda, il che mi sembra sia assai chiaro a tutti ( tranne che a te ??? 😯 ) . Inoltre, amica bella, piaccia o non piaccia, io ho una reputazione blogghiera da difendere, e che direbbero i miei estimatori bloggari se venissero a sapere che io mi vedo e mi ascolto quei video-clip farlocchi e sciagurati ??? 😯
    Dunque a chi mina deliberatamente alle libertà dei Popoli, io grido PUSSA VIA, BRUTTA BERTUCCIA

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