Io, che ho ingoiato un bambino

Rosa teca Beauty & Beast

Stanotte lo sentivo piangere. Ve ne avevo già parlato, non ricordate? Quell’urlo sordo, strozzato, che sento dentro di me. Stanotte piangeva, e non riuscivo a fermarlo. Lo avrei strozzato per non sentirlo più. La mia amica Lucia un giorno mi disse “Dentro di te c’è una donna che urla, ma che tu hai deciso di soffocare” e no, non è così, non proprio: non è una donna quella che urla dentro di me, è un bambino.

E quel bambino sono io.

Continuo a negarmi il diritto di soffrire, insomma, c’è gente che ha sofferto molto più di me, e si è rimboccata le maniche e sorride: gente che ha avuto problemi di salute gravi, interventi menomanti, persino che ha perso familiari che non avrebbe dovuto perdere.

E va avanti.

Non ho diritto.

Ma poi cerco di spiegarmi perché, tutta questa gente aveva qualcosa sull’altro piatto della bilancia: è come avere grosse spese, ma avere degli introiti, e averne avuto magari di grossi in passato.

Io no. Io continuo ad attingere alle riserve fin dall’infanzia, magari spendendo come una formichina, ma con entrare ridotte all’osso, una specie di pensione di 300 euro con l’affitto da pagare.

Quel bambino sono io, certo che sono io. L’ho spinto dentro di me, il più profondamente possibile, ma non riesco ad azzittirlo. Piange e giorno e notte, ultimamente è peggiorato, non si ferma più.

Leggevo una vignetta giorni fa che diceva più o meno:

Dottore: “Sente delle voci?”.
Voci: “Di’ di no, di’ di no!
Paziente: “No dottore”.

Mi riviene in mente un passo del piccolo principe:

Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua e’ unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero’ un segreto”.
Il piccolo principe se ne ando’ a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente”, disse. “Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e’ per me unica al mondo”.
E le rose erano a disagio.
“Voi siete belle, ma siete vuote”, disse ancora. “Non si puo’ morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e’ piu’ importante di tutte voi, perche’ e’ lei che ho innaffiata. Perche’ e’ lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche’ e’ lei che ho riparata col paravento. Perche’ su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche’ e’ lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche’ e’ la mia rosa”.

Ecco, ecco perché piange il bambino: io non sono la rosa di nessuno.

29 thoughts on “Io, che ho ingoiato un bambino

  1. …in quel “non sono di nessuno” si nasconde il baratro della profondità umana… Non è facile vivere con questa coscienza dilaniante. Ed a volte non è facile nemmeno quando si condivide una storia con qualcuno. Perchè in fondo, nel fondo più buio, continuiamo a non essere di nessuno…

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  2. Diggerire er bbambini che cjài drento ?!? 😯
    Ommioddjo … ommadonnuzzamja !
    Ommeni … femmine, attenzjone !
    Chè si una significatione noyo avessimo a trarre da lo poste de @Djemme ( e non solum chisto … ), issa est : chista domina, a forza de lo scrivere e de lo cogitare poste su poste, si E’ FUSA LO CEREBBELLUM !!! :mrgreen:

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  3. Domanda retorica, ossia “finta”, poichè puro li serci sanno oramai che è nata pepprima la @Gallina …. coccodè … coooooccodèèèèè …. COCCOOODEEEEEE’ ! :mrgreen:

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  4. Ehiiii Diemme cosa sono queste tristitudini ???? Essere giù di tono non serve proprio a nulla…peggiora e basta !! Te lo scrive una che di queste cose e praticissima ( lo è 8 volte su 10 ) :/ Vedi di dargli un taglio… mia nonna mi diceva di mettere tutte le maliconie dentro ad lenzuolo legarlo stretto e buttarlo con forza dietro le spalle….e vaiiiiiii !
    Nella risposta che hai dato al mio commento sul tuo post del 30 gennaio eri molto determinata 🙂
    Un abbraccio da … Rosa
    ;))

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    • C’è un esercizio da fare, immaginare i propri problemi come dei palloncini legati a un filo. Con gli occhi chiusi, in pieno relax, bisogna visualizzarli, e poi immaginare di lasciarli il filo e lasciarli andare, seguirli con lo sguardo fino a che non scompaiono all’orizzonte.

      Questi esercizi di rilassamento fanno pure bene, distendono, ritemprano, ma non risolvono.

      PS: vado a rileggermi la risposta 😉

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  5. No suvvia… Forse quello che ti manca è qualcuno che ti stia accanto e ti elogi per ciò che sei. Quando scrivi parli di gente che si appoggia a te ma nessuno osa spolverare le tue spalle prima di metterci la testa. Credo a questo punto che ognuno di noi nasca con una missione e forse la tua deve essere proprio questa.

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    • Non è quello degli elogi il problema, io vengo elogiata dalla mattina alla sera, continuamente, persino mia madre, dopo una vita da giudice censore dei figli, si sta riscattando apprezzandoli e mostrando riconoscenza per ogni piccola cosa.

      Però mi mancano sempre le stesse tre cose: lo spazio, il tempo, un punto d’appoggio.

      Guarda, mi accontenterei pure di due cose su tre.

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  6. Nell’ultimo periodo in cui ancora tenevo il mio blog, c’era una parte di me che gridava e parecchio, e da troppo tempo. Sempre più spesso quella parte che di notte gridava, di giorno finiva per farmi lamentare sul blog, e mi ritrovavo a rileggermi e a starci doppiamente male. E leggevo i commenti di chi mi faceva virtuali “pat pat” sulla spalla, o mi incoraggiava, o mi diceva di reagire, e invece di lasciarmi alle spalle la cosa finivo per rivederla ancora in ogni commento a cui rispondevo, in ogni persona che mi diceva la sua. Questo è, tra gli altri, uno dei motivi per cui ho chiuso il blog. Sembrerà stupido, ma lasciare le cose alle spalle è diventato più leggero. Non ti sto assolutamente suggerendo di chiudere, sia chiaro! È solo che ho smesso in qualche modo di “cullare” il bimbo che piangeva, e di farlo sentire “coccolato” nel suo pianto. Ora quando piange calci nel culo e passare oltre. Metodo Montessori 😁

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    • Temo che la mia situazione sia un po’ diversa. Credo che se io avessi le mani libere risolverei la situazione in quattro e quattr’otto, sono sempre risorta dalle cenere e credo di avere ancora molte frecce nel mio arco (perché poi non si dirà “nella mia faretra”, boh!).

      E’ l’essere fisicamente bloccata – ed anche emotivamente traumatizzata – che m’impedisce di riorganizzarmi. L’emotivamente traumatizzata lo stavo per omettere, perché se solo riuscissi a muovermi, fisicamente intendo, anche questo lo supererei. Ho bisogno di un cambiamento.

      PS: il problema del mio di bambino invece è proprio che lo prendo a calci in culo, così piange pure più forte, oppure si mette in un angoletto per paura di prenderne ancora, e soffoca il pianto.

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  7. Ehi … benemerita @Diemme, hai colto un altro di quei luoghi comuni sciorni, e cioè quelle “frasi fatte” ( sceme ) di cui si riempiono la bocca non pochi pseudo-intellettuali, e similia monnezzume !
    A costoro, che parlano pour parlèr … chiederei : “Mi dite come si possano avere molte ( o poche ) frecce nel vostro arco ?!? 😯 Fatemelo sapere, vi prego, poichè io sono uno di quei coglioni che credono ancora che le frecce, o i dardi, o le saette, o gli strali, si trovino ( o non si trovino ) nella faretra, e non nell’ arco” ! 😐

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  8. Lascia che il tuo io interiore pianga il bambino che non è stato, che non è più o che vorrebbe essere. Accetta che dentro resti il senso di mancanza, di limite, la nostalgia e anche il dolore per la parte di te che vorresti perdere e che pesa come un fardello. Accetta… Marisa

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    • Mi piglia un accidente al solo pensiero. Ho tremato una volta che una mia amica mi stava per regalare un viaggio, fu proprio Xavier a dissuaderla, e meno male!

      Peccato che la dissuase anche dal regalarmi lo smartphone, che invece mi servirebbe… 😉

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  9. Pingback: CI SI SALVA DA SOLI? | Nel giardino segreto

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