Degli arrampicatori sociali

Sole con occhiali da soleFuoco

Mi capita, di tanto in tanto, di bazzicare gente piuttosto importante (lavorai pure, tra gli altri, con la Levi Montalcini e con Adriano Buzzati Traverso, tanto per dirne due, ma due tra tanti, credetemi).

Senza nulla togliere a questi esimi personaggi, non è che la cosa mi abbia mai emozionato. Per me le persone sono persone, e che uno sia presidente della repubblica o uno dei suoi agenti della scorta per me, fino a prova contraria, pari sono.

La scrematura successiva è naturale perché poi, vuoi per interessi culturali, vuoi per ideali esistenziali, vuoi per capacità di interagire con il prossimo e di rispetto dello stesso, alla fine mi ritrovo accanto la gente più “in” ma credetemi, la cosa è assolutamente casuale, e il ruolo sociale non è MAI stato un mio criterio di selezione.

Ora, c’è tanta gente, ma proprio tanta, che non ragiona così, e ti tratta in un modo o nell’altro a seconda di chi tu sia, o pensa che tu sia.

Il mondo è pieno di ragazze che scelgono ragazzi in base alla cilindrata della moto o dell’automobile (le famose “auto da rimorchio!), gente che va a alla scuola del quartiere chic non perché le interessi tanto studiare in una buona scuola, quanto per incontrare gente coi soldi, idem per i locali, insomma, c’è una pletora di persone che cerca non tanto agganci – che l’opportunismo può pure avere un suo perché -, quanto l’essere introdotta in ambienti “importanti” per sentirsi importante a propria volta, per poter dire “io conosco tizio”, “io sono amico di”.

Ecco, a me ‘sta gente fa un pochino pena. Un simile atteggiamento significa, secondo me, non avere stima di se stessi, pensare di non poter brillare di luce propria, avere bisogno del blasone, peraltro altrui, per sentire di aver fatto passi avanti nella scala sociale.

Tutto questo mi ricorda quella storiella del fumo che si vantava “Mio nonno è il sole, che brilla da miliardi di anni e permette la vita sulla Terra, mio padre è il fuoco, che permette di scaldarsi e di cuocere il cibo”, al che qualcuno ribatté: “Ok, ma tu chi sei??'”.

Beh, perlomeno era figlio e nipote: pensare invece che, certa gente, del sole e del fuoco non è neanche lontana parente…

Fumo

26 thoughts on “Degli arrampicatori sociali

    • Questo ce l’avevo in mente dalla settimana scorsa, quando per l’appunto mi è capitato di uscire con una persona “importante”, che mi raccontava di alcuni conoscenti che l’avevano usata strumentalmente per farsi introdurre in certi ambienti e poi, quando da quegli ambienti erano stati buttati fuori a calci nel sedere, si erano andati a lamentare: ma era colpa sua se erano riconoscibilissimi bifolchi o bifolche? Certe persone si vede lontano un miglio che sono pesci fuor d’acqua, e il rischio di essere “usati”, anche se loro non lo sanno, è elevato.

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    • Blah! Come quelli che copiano i testi altrui. Io posso capire, ma neanche tanto, che tu copi i compiti a scuola, che ti serve per la promozione, ma prendere brani e poesie scritte da altri e metterci il tuo nome, ricevere complimenti che sai di non meritare, dico, ma non ti fai pena da solo???

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  1. non ci vedo grande differenza, a scuola ti serve la promozione, nella vita la stessa cosa…
    la vita è indirizzata e valutata dal giudizio del prossimo… il loro io è un riflesso dai tempi della scuola a quelli della società…

    non si fanno pena perchè non si analizzano… ma vivono dell’analisi altrui… ottenere o far credere agli altri di aver ottenuto è l’unico obiettivo.. e lo centrano… almeno fino a quando rientrano nei parametri della società…

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  2. ….. mentre mi sentirei un omicida se …
    UN’ OMICIDA ?!?
    TUUUUUUUUUUUUUU ?!? 😯
    Oh …. che temperamento, signora @Diemme !
    Racconta @Esopo ( e ripete @Fedro ), che un giorno una @Cornacchia, stanca di avere una coda mozza e nera ed invidiando assai il bellissimo ventaglio multicolore che poteva esibire il @Pavone, se ne impossessò e se lo legò sul suo troncone di sedere sgraziato !
    Così …. usci per le strade pavoneggiandosi, ma senza riuscire ad ingannare più di tanto i passanti, i quali invece pensarono : ma quant’ è brutta quella scornacchiata che si finge pavone !!! :mrgreen:
    Morale : cerchiamo di essere noi stessi, che in fondo, chi più chi meno, chi consciamente chi inconsciamente …. siamo poeti, senza cercare di incassare, posticciamente, quei “diritti d’ autore” che invece spettano ai “veri” Poeti e che la SIAE tutela per legge, denunciando i fraudolenti !!!

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  3. Mi hai fatto tornare in mente un episodio che risale a quasi 30 anni fa (se l’ho già riportato, in uno dei commenti ad altri post, perdonami!). In viaggio di nozze abbiamo incontrato una coppia di novelli sposi che abitava vicino a Roma. Di lui non ricordo nemmeno il mestiere, lei lavorava in un panificio a Nettuno. Gente umile ma simpatica e accogliente. Quando siamo andati giù a trovarli ci hanno trattato come un re e una regina; per dire, ci hanno lasciato la loro camera da letto e hanno dormito sul divano, e lei era pure incinta!
    Insomma, quando abbiamo fatto una gita a Nettuno, lei mi ha fatto conoscere i suoi datori di lavoro, dicendo: “Si nun te vedono, nun ce credono che so’ amica d’una professoressa” (scusa l’improbabile romanesco, l’importante è capirsi. 🙂 ). Praticamente i padroni del forno non credevano che io, laureata, avessi potuto fare amicizia con “gente del popolo”.
    Purtroppo nell’arco di qualche anno abbiamo perso i contatti ma li ricorderò sempre con tanto affetto.

    Non abito a Roma quindi è poco probabile che incontri “gente che conta”. Ad ogni modo ho sempre apprezzato maggiormente le persone semplici e oneste, capaci di mostrare affetto disinteressato, degli snob.
    La storia che ho raccontato mi ha fatto riflettere su una cosa: 30 anni fa evidentemente il nostro ruolo di insegnanti godeva di alta considerazione. Proprio come adesso, vero? 😦

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    • Sì, ricordo l’episodio, me lo raccontasti, e mi piace pensare che ti avrebbero reso lo stesso onore anche se non fossi stata una professoressa, semplicemente perché lo meriti tu come persona, perché sei Marisa, che potrebbe essere una senatrice o un’operaia, ma rimane sempre la degna persona che è, sincera, altruista, leale, (e più incline al perdono di quanto non lo sia io… una caratteristica che noto negli altri perché a me manca così tanto!).

      Il ruolo degli insegnanti? Io discuterei piuttosto sul ruolo dei genitori 😉

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  4. Ce ne sarebbe da dire…Anche a me sono capitate persone “importanti”, ma anche se le rispetto, sempre persone sono…Quello che più mi voleva ammaliare è stato il più “sporco” in assoluto proprio della serie “..lei non sa chi sono io…” , un ladro di fondi pubblici!
    E riferendolmi alla suddetta frase (che non è ancora scomparsa dal nostro idioma), un tizio ha ben pensato di girarla a mio marito, che altro non faceva che il suo lavoro….Bene, il tizio ion questione (veramente importante) se ne è andato a piedi perchè, oltre un sostansioso verbale, gli è stat sequestrata l’automobile e non contento ha tentato anche di far riprendere mio marito…altro buco, se ci provavano la denuncia scattava automatica.
    Cara mia c’è ne di fumo in giro…manca l’arrosto!!! (visto anche le condizioni economiche :-)- dai battutaccia)

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    • Quelli che ti sbattono in faccia la loro posizione sono i peggiori, le persone davvero elevate sono generalmente semplici e alla mano, quelle che ho conosciuto io avevano perlopiù un’eleganza innata. “Lei non sa chi sono io”, lo dicono più i parvenu, oppure l’autista o il giardiniere della persona “importante”, piuttosto che la persona stessa.

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  5. A @Marì … Nettuno nun è Roma ( …. ce mancherebbe antro ! ), ma cjò nun toje che le persone che ospitorno te e er marito tuo, quanno che facevate li piccjoncini vjaggjanti, fussero – e sjano – persone come se deve … ggente a la mano !
    L’ educazzjone, er senso de l’ ospitalità, la diggnità personale, la generosità nun appartengheno a questo o a quer campanile ( anche se a Roma …. quelle so’ virtù secolari ), ma a l’ anima umana … che, quanno nun la insozzjamo, è bbella pe’ tutti quanti !!!
    Postescritto : a Roma …. a chi ce dice, gonfjanno er petto “LEI NON SA … CHI SONO IO!”, je arisponnemo : “CHI SEI ??? FRACCACCHJO DA VELLETRI !” …. quanno ce và de fare i cjovili e de parlà addottorati !!! :mrgreen:

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  6. Ah ah ah ah … forse averei dovuto da scrive’ la bbattuta verace …. poi però averesti ( averei ) corso er pericolo d’ acchjappatte ( d’ acchiappamme ) un bber “bbollino rosso” ! 😐
    Cheppoi …. io … ehm ….. “antico” ?!?
    ANTICOOOOOOOO … IOOOOO ?!? 😯
    Mbè ….. SINE !!! :mrgreen:

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  7. Un paio di persone vicine a me si vantavano in modo spaventoso per fortune ereditate dai predecessori e io gli chiedevo sempre ” e tu che hai fatto?”. Imbarazzante silenzio.
    Sono laureata ma non mi sono mai fatta chiamare dottoressa, lo trovo di pessimo gusto, come a voler mettere una barriera tra te e gli altri. Ora che ci penso in quattro anni l’ho usato una sola volta: dopo essere stata due ore in attesa al telefono ( contate con l’orologio giuro !), mi risponde un’ impiegata irritatissima ” Sono la dottoressa…. ” al che le rispondo ” Sono dottoressa anch’io ma se ciascuno facesse il suo dovere potremmo saltare i preliminari “.Poi non l’ho più usato giuro, io non sono un titolo, sono Micaela e così mi presento.

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    • Il galateo dice che, quando le persone si presentano, deve essere una terza persona che introduce il “titolato”, perché titolarsi da solo sembrerebbe un’autocelebrazione.

      Rispetto al titolo di studio però non la penso così, dire “sono il conte (o il duca) tal dei tali”, dice che tu sei un nobile e magari pone una barriera, senza che tu abbia meriti specifici, ma il titolo di studio è una qualifica guadagnata sul campo, che in teoria potrebbe anche “rassicurare” il tuo interlocutore sul fatto che ha davanti una persona qualificata (con tutti i distinguo e le contestualizzazioni del caso).

      Comunque oggi, che le lauree non hanno più il valore di una volta, e che ai concorsi in magistratura si presenta gente che non è in grado di scrivere senza errori di ortografia… beh, purtroppo anche i termini “dottore” e “dottoressa” sono stati abbastanza svuotati di significato.

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  8. Scusa Diemme, leggo ora con enorme ritardo (la connessione in questi ultimi giorni è davvero scarsa, in più io faccio la spola tra uno studio di fisioterapia e l’altro, più la piscina, sicché al pc – di mio marito perché il mio è rotto 😦 – ci sto pochissimo) la tua bella replica e ti ringrazio.

    Un abbraccio a te e @Bruno, sempre un simpaticone.

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